Un libro interessante di Hornell Hart

 

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La sintesi di Hart

Nel 1959 Hornell Hart (1888-1967) pubblicò The Enigma of Survival, un testo nel quale esaminava le prove pro e contro l'ipotesi della sopravvivenza. Dopo essersi laureato nel 1921 presso l'Università dello Iowa, Hart fu per vent'anni professore di Sociologia alla Duke University (North Carolina). Durante questo periodo collaborò con Joseph B. Rhine, la cui attività nel campo della ricerca psichica si svolgeva presso la stessa Università, e fece attivamente parte del consiglio direttivo del Journal of Parapsychology. Scrisse alcuni libri e molti articoli su argomenti importanti per la sociologia, la psicologia e la parapsicologia. A lui si deve il termine super-ESP (o super-PSI) per indicare un insieme di facoltà straordinarie attribuite alla mente umana alla scopo di spiegare i fenomeni paranormali evitando di dover fare ricorso all'ipotesi della sopravvivenza dello spirito.

Nella prima parte del libro, prendendo in esame l'ampia documentazione sulle sedute medianiche dei decenni precedenti, Hart si sofferma in particolare sulle ricerche compiute per oltre 30 anni da Charles Drayton Thomas sulla celebre medium inglese Gladys Osborne Leonard (1882-1968). Drayton Thomas (1868-1953), ministro della Chiesa Metodista inglese, dedicò la maggior parte della vita a studi sistematici ed indagini rigorosamente condotte sulla sopravvivenza. Il 3 febbraio 1917 ebbe anonimamente la sua prima seduta con la medium Osborne Leonard, tramite la quale Sir Oliver Lodge riteneva di aver ricevuto prove inconfutabili dell'identità di suo figlio Raymond morto in guerra, come riportato nel suo libro Raymond or Life and Death. Il padre di Drayton Thomas era morto nel 1903, ed anche la sorella Etta – che aveva condiviso con Charles l'interesse per la ricerca psichica – morì nel 1920 all'età di 46 anni. Nel 1922 Drayton Thomas cominciò a pubblicare una serie di articoli e vari libri nei quali presentava i molti elementi probatori relativi all'identità degli spiriti di suo padre, di sua sorella e di altri suoi amici trapassati, che si manifestavano nel corso delle sedute con la Leonard. Egli teneva dettagliate ed accurate registrazioni scritte delle sedute, che metteva poi a disposizione dei ricercatori interessati, ed inoltre riuscì a registrare su grammofono alcune comunicazioni – provenienti dall'entità del padre – che fece poi ascoltare ad un comitato di membri della SPR. Gli stessi controlli della medium idearono e proposero una serie di esperimenti e di test atti a verificare se le informazioni ricevute provenissero realmente da entità disincarnate o potessero essere attribuite a telepatia tra la medium ed i partecipanti alle sedute. Per il merito scientifico riconosciuto alle sue ricerche Drayton Thomas fu eletto membro del Comitato Direttivo della SPR, del quale fece parte per 19 anni.

Le indagini di Drayton Thomas sulla sopravvivenza

Drayton Thomas si era convinto che la personalità umana sopravvive alla morte del corpo, e riteneva di aver trovato un gran numero di prove atte a giustificare questa sua convinzione. Per sopravvivenza intendeva una continuità della memoria, del carattere e degli interessi fondamentali della personalità umana dei trapassati, e riteneva che tale personalità conservasse vividi e dettagliati ricordi della vita terrena. Tramite i medium più dotati, le entità potevano conversare e collaborare con le persone viventi, pur restando in una dimensione separata da quella terrena. Secondo Drayton Thomas nel corso delle sedute si aveva la netta percezione della presenza del corpo eterico delle entità in un ben definito spazio fisico, a poca distanza dalla medium, mentre Feda, lo spirito guida della Leonard, parlava e riferiva i loro pensieri, comunicando telepaticamente con gli spiriti. Di quando in quando tuttavia le entità si esprimevano direttamente, con un sussurro o ad alta voce, ed allora le parole o le frasi potevano essere udite distintamente come provenienti dal punto in cui esse si trovavano. Dryton Thomas indagò con molta attenzione il fenomeno della voce diretta, e riferì che la tonalità della voce e le modalità espressive delle entità comunicanti corrispondevano a quelle che avevano avuto in vita, sia che si manifestassero direttamente, sia che parlassero tramite il corpo della medium. Parte dei messaggi delle entità di maggior rilievo, tra cui il padre e la sorella di Thomas, consistevano in predizioni relative ad eventi futuri di cui né la medium né alcuno dei presenti poteva avere non solo certezza, ma nemmeno una vaga idea, nel momento in cui la predizione veniva rivelata, a riprova del fatto che le entità disponevano di informazioni e conoscenze nettamente più avanzate rispetto a quelle accessibili con le normali risorse umane. Inoltre Dryton Thomas eseguì una gran quantità di esperimenti di associazione verbale, di citazioni di libri e di articoli, e di proxy sittings (sedute durante le quali le domande e le richieste presentate alle entità da uno dei presenti erano state scritte da una terza persona assente, non di rado sconosciuta al richiedente stesso, e le risposte ottenute erano poi inviate a questa terza persona per la verifica), allo scopo di poter confermare inequivocabilmente l'identità delle entità e di escludere ogni forma di telepatia tra gli spettatori e la medium.

I limiti della teoria della super-ESP

A fronte di questi importanti dati probatori ottenuti da Dryton Thomas, Hart fa notare la presenza – tra le entità comunicanti – di personalità fittizie, spesso in veste di spiriti guida, come Feda per la medium Osborne Leonard o Phinuit nel caso di Leonora Piper, oppure di personaggi in parte costruiti dagli spettatori, come quel John Ferguson a cui si è fatto riferimento negli esperimenti condotti da Samuel G. Soal. L'autore del libro procede poi ad una valutazione della sostenibilità della teoria della super-ESP, ritenuta plausibile (tra gli altri) dal professor Dodds (1893-1979) e da Gardner Murphy (1895-1979), in base alla quale il potere drammatizzante delle facoltà inconsce della mente umana è in grado, in determinate circostanze, di far uso della telepatia, della chiaroveggenza, della precognizione e della retrocognizione in modo praticamente illimitato e superando qualsiasi forma di controllo. Già nel 1923 Charles Richet aveva affermato che, piuttosto che accettare la sopravvivenza, preferiva ipotizzare un'estrema perfezione delle cognizioni trascendentali, raggruppate intorno a centri immaginari rappresentati dalle personalità fittizie delle entità comunicanti. Tuttavia questa concezione, ispirata ad una sorta di telepatia onnisciente, sembrava insostenibile a numerosi ricercatori: per esempio Saltmarsh, nel 1931, si chiedeva con quali strumenti la mente del medium potesse connettersi con la sorgente nascosta, o sconosciuta, di un'informazione, nel caso in cui tale informazione non fosse riconducibile ad alcun soggetto identificabile: era come cercare il classico ago nel pagliaio!

Il professor Dodds e il potere della telepatia

Eric Robertson Dodds era nato a Banbridge, nella Contea di Down, da genitori insegnanti: all'età di 10 anni si trasferì con la madre a Dublino (il padre era morto tre anni prima) e ricevette la sua educazione al St. Andrew's College e al Campbell College di Belfast. Fu successivamente espulso dall'istituto per «volgare, affettata e persistente insolenza». Nel 1912 vinse una borsa di studio presso l'University College di Oxford, in cui studiò le Literae Humaniores ed ebbe modo di instaurare relazioni con Aldous Huxley e T. S. Eliot. Dopo la laurea, nel 1919 fu nominato professore incaricato all'Università di Reading, dove conobbe e sposò A. E. Powell, una docente di inglese. Dal 1924 al 1936 insegnò greco all'Università di Birmingham. In questo periodo curò diverse importanti traduzioni ed ebbe modo di dedicarsi anche anche alla propria produzione poetica. Nel 1936, su scelta diretta della Corona inglese, fu nominato Regius Professor of Greek all'Università di Oxford. Il suo mancato servizio nella prima guerra mondiale, la sua palese vicinanza alle posizioni indipendentiste della Repubblica Irlandese e al socialismo, oltre che il suo campo di ricerca inusuale, non lo resero inizialmente gradito ai suoi colleghi. Per tutta la vita coltivò interessi nel misticismo, nella metapsichica e nei fenomeni paranormali, fino a diventare nel 1961 presidente della SPR. Come testimonia nella sua biografia Missing Persons (1977), fin da giovane si appassionò «a quella vasta gamma di fenomeni che occupano i territori contesi tra la scienza e la superstizione». In campo sperimentale, riuscì ad ottenere significativi responsi telepatici da parte di soggetti ipnotizzati ed eseguì alcuni esperimenti medianici con i fratelli Schneider e con la Leonard.

Dodds considerava la telepatia un dato di fatto accertato, ma non credeva nella sopravvivenza. Affermava di non ritenere necessaria l'ipotesi che la mente subconscia del medium dovesse andare a cercare la mente subconscia dell'agente in possesso delle informazioni, fino a trovare le informazioni adatte a creare la personificazione di una entità deceduta correlata a qualcuno dei partecipanti alla seduta. La posizione di Dodds può essere considerata accettabile limitatamente ai casi in cui il/la medium può attingere a materiale inconscio o rimosso (letto o sentito): ampliando l'ambito delle informazioni disponibili con l'includere anche i ricordi coscienti o inconsci dei partecipanti alla seduta telepaticamente trasferiti alla sua mente, la sola telepatia potrebbe essere sufficiente a spiegare la personalità delle entità comunicanti e la correttezza delle informazioni fornite per via medianica. Ma è legittimo estendere l'ambito dal quale vengono attinte le informazioni a tutte le menti dei viventi, ovunque si trovino, e perfino a quelle di persone già morte? E come si potrebbero ottenere informazioni relative ad eventi futuri, che si devono ancora verificare?

Le ricerche di Gardner Murphy

Gardner Murphy affermava di non ritenere necessaria l'ipotesi della mente del sensitivo che vaga, tra miliardi di menti, alla ricerca di quella in possesso delle informazioni richieste, perché nell'ambito della telepatia non è lo spazio ad essere rilevante, ma l'argomento dell'informazione richiesta. Con un'analogia attuale potremmo sostenere che la telepatia si comporterebbe come un motore di ricerca in Internet: tra i miliardi di siti disponibili, ognuno dotato di varie pagine con una vasta quantità di informazioni, il motore di ricerca individua velocemente quelli che contengono le informazioni richieste. Queste informazioni, tuttavia, devono essere già presenti, in un sito o nell'altro.

Laureatosi a Yale nel 1916, Gardner Murphy si era poi specializzato in psicologia ad Harward ed alla Columbia University. Fu presidente sia dell'ASPR (1944) che della SPR (1949). Studiò la medium americana Leonora Piper, con la quale eseguì esperimenti di telepatia a grande distanza. Nel 1925 si impegnò, insieme allo psicologo di Harvard William McDougall, affinché alla parapsicologia venisse riconosciuto il rango di disciplina scientifica, pur ammettendo le difficoltà di eseguire esperimenti accettabili secondo il metodo scientifico. Insegnò psicologia alla Columbia University, ad Harvard ed al City College di New York. Scrisse diversi testi sulla psicologia della personalità e sulle potenzialità della mente umana. Nel 1961 pubblicò Challenge of Psychical  Research (La sfida della ricerca psichica) nel quale sono riportati i risultati delle sue indagini relative alla chiaroveggenza, alla precognizione, alla telepatia ed alla psicocinesi. Per Murphy la facoltà di selezionare il materiale attinente alle informazioni richieste è molto sviluppata nei medium di alto livello. A prova di ciò cita anche l'abilità dei sensitivi psicometrici di estrarre informazioni legate alla storia di un determinato oggetto (object reading).

Già nel 1945 Murphy notava come la fenomenologia paranormale faccia parte dell'esperienza umana da migliaia di anni, nell'ambito delle più diverse culture, e che varie forme di entità comunicanti si sono presentate sia a persone in stato di trance, sia a persone sotto l'influenza di sostanze psicoattive. Spesso è stata l'attesa culturale del soggetto sensitivo o di altre persone a determinare l'identificazione delle entità comunicanti. Così fenomeni come telepatia, chiaroveggenza, precognizione o psicocinesi potrebbero essere ascritti all'azione di forze che operano al di là della coscienza e della volontà degli esseri umani coinvolti nel processo, ma non per questo possono essere considerati come una prova della sopravvivenza. In effetti è stata soprattutto la cultura del diciannovesimo e della prima parte del ventesimo secolo a richiedere ai medium messaggi da parte dei defunti: il compito socialmente riconosciuto dei medium era infatti quello di fornire le prove della sopravvivenza. In sintesi, l'ipotesi antispiritualista (e dunque contraria alla sopravvivenza) attribuisce le comunicazioni ricevute alla tendenza drammatizzatrice della mente inconscia, ed in particolare di quella dissociata del medium, che risponde alle suggestioni provenienti dall'ambiente socioculturale in cui il medium opera e dalle aspettative coscienti o inconsce dei presenti.

A favore dell'ipotesi della super-ESP si espresse anche Joseph B. Rhine (1895-1980), nel 1949 e nel 1957: sua moglie Louisa (1891-1983) aveva lavorato per 35 anni sul problema della sopravvivenza, senza riuscire a raggiungere una soluzione definitiva che potesse essere ritenuta scientificamente valida. A me sembra evidente come tutte le ipotesi fondate sulla super-ESP risentano dell'influenza di una sintonia psichica che impone di escludere a priori la possibilità dell'esistenza degli spiriti: esse infatti forzano oltre ogni limite ragionevole le capacità telepatiche del medium, senza però offrire alcuna spiegazione plausibile sull'origine delle facoltà tramite le quali l'inconscio del sensitivo potrebbe venire a conoscenza di eventi che si devono ancora verificare.

Altre posizioni esaminate da Hart

Hart continua il suo esame delle posizioni critiche sul fatto che le entità comunicanti siano effettivamente gli spiriti dei trapassati, riportando le opinioni di Henry H. Price (1899-1984, da non confondere col più noto Harry Price) e di Frederik van Eeden in merito alla drammatizzazione inconscia operata dai medium sulle informazioni ricevute per via telepatica. Ma, come si è visto, gli studiosi convinti della sopravvivenza – o quanto meno dell'esistenza degli spiriti come intelligenze autonome – hanno sempre sottolineato come la telepatia tra i partecipanti ed il medium non basti a spiegare le più convincenti comunicazioni ottenute: ed infatti la super-Esp va ben oltre la telepatia tra i presenti, e non riesce comunque a spiegare mediante quali risorse avvenga il processo di acquisizione delle informazioni. Nel 1947 Drayton Thomas obiettò che, volendo sostenere la teoria della super-Esp, si dovrebbe postulare una sorta di registrazione universale, una memoria accumulata del genere umano all'interno della quale la mente del medium sarebbe in grado di cercare e di trovare le informazioni richieste. Secondo lui queste ipotesi sono così poco evidenti e così poco verificabili che risulta più sensato attenersi a quanto più volte dichiarato dalle entità stesse, che cioè i messaggi sono trasmessi da entità disincarnate che partecipano alla seduta con questo scopo.

La telestesia

Nel 1938 il matematico e fisico inglese George N. Tyrrell (1879-1952) introdusse il termine telestesia per indicare ciò che oggi viene chiamato super-Esp: «La facoltà della telestesia... sembra consistere in un ampio raggio di poteri extrasensoriali di straordinaria universalità ed estensione, che il medium evidentemente possiede». Il termine telestesia era stato già usato nel 1911 da un'entità comunicante (avente come medium Mrs. Willett) che si autoidentificava come Gurney: «Oh – diceva l'entità – la telestesia è una verità indiscutibile: è il potere di acquisire la conoscenza direttamente, senza l'intervento delle menti disincarnate». È interessante notare come Tyrrell attribuisca a due diversi orientamenti della mente, e dunque a due distinte sintonie psichiche, lo studio statistico dei fenomeni paranormali e quello qualitativo. Potremmo estendere questa dicotomia mentale anche ai sostenitori della tesi della sopravvivenza ed ai loro oppositori: nessuno dei due schieramenti riesce a presentare prove irrefutabili di quanto afferma.

Apparizioni e visioni in punto di morte

Nel libro di Hart sono poi ricordati i numerosi casi di apparizioni riportati nella letteratura: apparizioni dei morti, dei morenti, ma anche dei vivi. Vengono evidenziati i noti casi di coloro che, in punto di morte, riconoscono – tra le entità che riescono a vedere – quelle la cui morte non era a loro nota, ma che comunque erano effettivamente morte. Molti di questi casi sembrano, a prima vista, una prova evidente della sopravvivenza. Ma anche in questo caso non sono mancati coloro che hanno messo in dubbio il valore probante delle apparizioni, come ad esempio Donald West, criminologo inglese nato nel 1924, attivo ricercatore e critico indagatore dei fenomeni paranormali, presidente della SPR dal 1963 al 1965 ed autore di Psychical Research Today, pubblicato nel 1954. West, la cui opera di ricercatore fu sempre tesa a verificare ed a non accettare acriticamente, per quanto possibile, i fenomeni riportati come paranormali, sosteneva che i casi ritenuti più probanti erano quelli più remoti e meno verificabili, mentre quelli più recenti e verificabili si presentavano quasi sempre più deboli sul piano probatorio. Tuttavia anche West ammetteva l'esistenza di facoltà psichiche fuori dell'ordinario, operanti a livello inconscio.

Saltmarsh, in un articolo del 1931 dal titolo «Is Proof of Survival Possible?» sostenne che non sempre le visioni in punto di morte hanno per oggetto entità trapassate, ma a volte vengono percepite anche persone viventi. Edmund Gurney, nel suo fondamentale Phantasms of the Living (pubblicato nel 1886 e scritto con la collaborazione di Myers e Podmore), avanzò la teoria che le apparizioni non fossero altro che allucinazioni create dalla mente subconscia di colui che le vede, sulla base di una suggestione – simile a quelle che ricevono i soggetti ipnotizzati – trasmessa telepaticamente dall'entità visualizzata. Louisa Rhine sosteneva tuttavia che l'ipotesi che le apparizioni fossero dovute ad un processo telepatico indotto dai trapassati sui viventi non fosse convincente, alla luce del fatto che nel caso di allucinazioni visive o auditive relative ad un soggetto (agente) vivente, quest'ultimo in diversi casi non aveva avuto nessuna intenzione cosciente di voler apparire. Dunque secondo lei è l'intento del percipiente a prevalere, non quello dell'agente.

Tra i motivi per cui anche Gardner Murphy non riteneva che le apparizioni potessero essere considerate come prove della sopravvivenza vi sono sia le visioni del proprio doppio (il duplicato del corpo del percipiente), sia quelle relative agli animali: in quest'ultimo caso, anche se si tratta di animali morti, vengono meno le ragioni che attribuiscono la sopravvivenza all'essere umano in quanto dotato di intelligenza e di facoltà morali, cognitive e di relazione superiori a quelle degli animali. Sotto questo aspetto, Murphy osservava che, se si ipotizzava la telepatia, nei casi in cui fossero stati dei cani a comunicare l'evento della propria morte, i poteri telepatici avrebbero dovuto essere estesi anche ad essi. Va notato inoltre che le apparizioni sono quasi sempre convenientemente vestite, spesso portano con sé degli oggetti (borse, bastoni da passeggio, ecc.), oppure sono a cavallo, o in carrozza, o in auto, e talvolta sono accompagnate da animali. Se quelli percepiti sono davvero i corpi eterici dei trapassati, esistono anche corpi eterici per i vestiti o per gli oggetti? Un'ipotesi plausibile è che le apparizioni siano una specie di ologramma, creato mediante determinate (e sconosciute) risorse psichiche che sfuggono al controllo ed alla coscienza dell'io. Solo poche di queste apparizioni (circa una su quattro) riescono anche a parlare.

Il quadro finale e le conclusioni di Hart

Hart prende poi in considerazione le controdeduzioni e le prove a favore dell'ipotesi della sopravvivenza, citando tra l'altro un articolo del 1941 di Bernard Abdy Collins (1880-1951), nel quale vengono discusse e neutralizzate alcune delle obiezioni avanzate da Saltmarsh. Si fa riferimento, per esempio, ai casi di calligrafia identica (certificata dai periti) degli scritti prodotti dai medium con gli scritti dell'entità comunicante quando era in vita, oppure al timbro ed alla dizione della voce diretta, perfettamente identificabili dai presenti per quelli che l'entità comunicante aveva in vita. Infine, nel capitolo 17, vengono elencate e sintetizzate sia le considerazioni e le prove presentate dai sostenitori della teoria della super-ESP, avversari della sopravvivenza, sia quelle dei sostenitori di quest'ultima. Riporto qui di seguito una sintesi dei pro e dei contro.

Prove della sopravvivenza fornite dalle comunicazioni medianiche:

  • Informazioni su eventi futuri di cui nessuna persona vivente poteva essere al corrente quando furono comunicate.
  • Corrispondenze incrociate, mediante le quali il significato delle comunicazioni, ottenute tramite medium diversi (molto lontani e non in contatto tra loro), può essere ottenuto solo quando tutti i messaggi sono trasmessi ad un altro destinatario, indicato dalle entità ma sconosciuto ai medium stessi.

Prove ottenute tramite le apparizioni:

  • Caratteristiche delle fattezze, dell'abbigliamento, del modo di comportarsi, del timbro della voce o del modo di esprimersi delle entità sostanzialmente identiche a quelle del trapassato in un determinato periodo della sua vita.
  • Attaccamento affettivo e sentimentale manifestato dalle entità nei confronti di persone amate in vita.

Rifiuto dell'ipotesi della sopravvivenza a causa dei seguenti elementi riscontrati nelle comunicazioni medianiche:

  • Affermazioni imprecise, contraddittorie, inconcludenti o false da parte delle entità.
  • Creazione di personalità fittizie, non riconducibili ad alcuna persona realmente vissuta, il cui carattere è influenzato dalla psiche del medium o di qualcuno dei presenti.
  • Alcune entità comunicanti corrispondono a persone ancora vive, ma ritenute morte da qualcuno dei partecipanti alle sedute.

Rifiuto dell'ipotesi della sopravvivenza in relazione alle apparizioni:

  • Le apparizioni possono corrispondere a persone trapassate ma anche a persone ancora viventi.
  • La quasi totalità delle apparizioni sono eventi spontanei che non possono essere adeguatamente studiati e valutati.
  • Molte apparizioni possono essere attribuite a forme di allucinazione. Quelle percepite da una pluralità di soggetti potrebbero essere attribuite a forme di allucinazione collettiva (alcune apparizioni, tuttavia, sono state anche fotografate, dunque non possono essere considerate come allucinatorie).

Per quanto riguarda prove di altra natura, come le NDE, abbiamo già visto come i sostenitori della sopravvivenza ritengano plausibile ipotizzare altri strumenti tramite i quali la coscienza può continuare ad esistere, canalizzando sintonie psichiche diverse da quelle della vita terrena. Gli avversari della sopravvivenza sostengono invece che la coscienza può solo esistere come effetto dell'attività del nostro cervello, al quale vanno dunque ricondotte tutte le possibili sintonie psichiche. Questo era lo stato dell'arte della ricerca psichica in merito al tema della sopravvivenza all'epoca in cui Hart scrisse il suo libro, e negli oltre cinquant'anni trascorsi da allora non sono stati fatti passi avanti degni di nota. La sintonia psichica personale resta comunque determinante per l'interpretazione dei fatti noti. Hart concludeva il suo libro osservando come, non potendosi pervenire ad una certezza assoluta, l'interpretazione probabilistica dell'ampia casistica documentata deponesse a favore della sopravvivenza. Lo scetticismo ad oltranza, oltre a non offrire nessuna prova sperimentale a conferma di ipotesi come la super-ESP, non potrà mai accettare nessuna prova della sopravvivenza come conclusiva, proprio perché parte dalla premessa aprioristica che il cervello sia l'unico supporto della coscienza.


 

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