Indimenticabili esperienze coscienti in condizioni critiche

 

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Condizioni critiche prossime alla morte

Tra gli stati di coscienza non ordinari, le NDE meritano una particolare attenzione. Come è noto, l'acronimo NDE sta per Near-Death Experience, espressione inglese che può essere tradotta in italiano con «esperienza in prossimità della morte» o «esperienza di pre-morte». Userò comunque l'acronimo inglese, dato che è il più diffuso e riconosciuto. Le NDE classiche sono costituite da racconti o testimonianze di eventi vissuti coscientemente (e ben memorizzati) da persone che si sono trovate, per un periodo più o meno lungo, in uno stato critico nel quale di norma non viene riscontrata alcuna forma di esperienza cosciente che venga poi registrata nella memoria. In alcuni casi è lecito parlare di uno stato di potenziale morte clinica, rispetto al quale i soggetti coinvolti sono state poi rianimati. Da qui il riferimento alla condizione near-death (vicina alla morte). Va precisato che le NDE non riguardano la totalità delle persone che, per un motivo o per l'altro, vengono a trovarsi in una condizione critica prossima alla morte, ma solo una percentuale che viene stimata intorno al 15÷20%. Anche per le NDE si riapre dunque la stessa questione che caratterizza altri stati di coscienza non ordinari, quali i sogni lucidi o le OBE, che risultano accessibili solo ad una minoranza di esseri umani.

Ricerche sulle NDE

A partire dagli anni 50 del secolo scorso, vari ricercatori hanno approfondito le conoscenze sulle NDE: tra di essi figurano medici come Raymond Moody, Michael Sabom, Melvin Morse, e psichiatri o psicologi come Elizabeth Kübler-Ross, Kenneth Ring, Peter Fenwick, Phyllis Atwater ed altri. Da un'indagine Gallup del 1982 risultava che negli Stati Uniti circa 8 milioni di persone adulte avevano avuto una NDE. Alcuni sondaggi successivi portavano questo numero a quasi 12 milioni. Da uno studio pubblicato nel 2001 dal medico van Lommel è risultato che su 344 pazienti rianimati negli ospedali olandesi dopo un arresto cardiaco, circa il 18% era andato soggetto ad una NDE (si veda la pagina sulle Evidenze mediche).

Forte impatto delle NDE sulla visione della vita

L'aspetto più interessante delle NDE è che si tratta di esperienze che hanno quasi sempre un impatto molto profondo e duraturo su coloro che le hanno sperimentate. Molti infatti ritornano alla vita ed alla coscienza ordinaria con un bagaglio interiore di esperienze e di convinzioni particolarmente significativo in merito all'esistenza in un diversa dimensione ed al significato della vita umana, e ricominciano a vivere con una visione del mondo e del proprio impegno nella vita che in alcuni casi risulta completamente diversa da quella che avevano prima di entrare nello stato critico che ha indotto la NDE. Molte di queste testimonianze sono pervase da un'aura numinosa per la presenza di un'energia la cui orgine viene percepita come divina, un'energia che si manifesta sotto forma di luce e di amore assoluto ed incondizionato. Gli effetti di una NDE possono comprendere l'annullamento del timore della morte, la comprensione del significato dell'amore, l'incremento della capacità di amare il prossimo senza condizioni, il sentimento che tutto l'esistente è un'unica entità e che la vita ha un significato profondo ed uno scopo, l'accettazione e la compassione per gli altri esseri umani e l'accrescimento dell'interesse per lo spirito e per la sua evoluzione. Chi è passato attraverso quest'esperienza tende di solito ad essere più incline ad una spiritualità universale, anziché assumere un atteggiamento religioso nel senso convenzionale e tradizionale del termine, ed alcuni ne tornano convinti del fatto di essere spiriti temporaneamente connessi ad un corpo fisico.

Le NDE non sono un fenomeno recente

Che esperienze classificabili come NDE si siano verificate anche nell'antichità è dimostrato da testimonianze giunte fino a noi. Al di là dei casi classici, alcuni dei quali probabilmente creati a scopo didascalico, come quello riportato da Platone nella Repubblica (nel quale Era, un soldato greco creduto morto in battagia e deposto insieme ad altri cadaveri sulla pira funebre, torna in vita e descrive il suo viaggio nell'aldilà), merita di essere ricordato un episodio narrato dallo storico modenese Ludovico Antonio Muratori nel capitolo IX di una sua interessante opera minore intitolata Della forza della fantasia umana, pubblicata nel 1745: «...una nobil fanciulla per ardentissima febbre venne ad un furioso delirio: cessato questo, rimase senza senso e moto, di modo che fu creduta morta, né si pensò ad altro, che a prepararle il funerale. Ma dopo qualche tempo gittò un sospiro, ed accorsi gli astanti con liquori spiritosi, e con iscaldarla tanto fecero, che ella tornò in se stessa. Non li ringraziò ella punto di questo beneficio, anzi proruppe in lamenti, perché avessero distolta l'anima sua giunta ad uno stadio d'inesplicabil tranquillità e felicità, a cui alcuno non può giungere in terra, e che niun gaudio e piacere di questa vita potea paragonarsi al provato da lei. Aggiunse di aver ben sentito coll'orecchio i gemiti de i suoi genitori, e i ragionamenti intorno al suo funerale; ma che questo nulla avea interrotta la sua tranquillità; ed essere stato sì profondamente immerso l'animo suo in quelle delizie, che più non pensava alle cose del mondo, e né pure a conservare il suo corpo».

NDE angoscianti

Non tutte le NDE sono però caratterizzate da connotati positivi. Lo IANDS (International Association for Near Death Studies, www.iands.org) definisce distressing (angoscianti) le NDE in cui prevalgono sensazioni ed emozioni sgradevoli, penose o dolorose. Può trattarsi di sensazioni di vuoto e di solitudine eterna percepite come inquietanti ed alienanti, oppure, in casi estremi, di visioni di ambienti infernali con presenza di esseri più o meno demoniaci che incutono terrore. Le testimonianze di NDE angoscianti sono in netta minoranza rispetto a quelle che riportano NDE positive e gratificanti, e variano dal 2% al 15% del totale delle esperienze, a seconda delle indagini di riferimento. Solo di recente sono stati pubblicati studi più approfonditi e documentati sui casi di NDE negative (si veda la pagina dedicata alle NDE angoscianti). È inoltre possibile che, a causa del loro carattere inquietante e spaventoso, esse tendano maggiormente ad essere rimosse dalla memoria di coloro che ne hanno fatto esperienza, ed è comprensibile come queste persone possano essere più restie a parlarne. Del resto, fino a qualche decennio fa, anche coloro che raccontavano le loro NDE positive andavano incontro a reazioni di incredulità o di sbrigativo riduzionismo, quasi si trattasse semplicemente di sogni o di allucinazioni.

Riguardo ai casi studiati, si può osservare come non esista alcuna relazione tra l'atteggiamento etico o religioso di una persona, il suo stile di vita, il sesso o l'età, e la possibilità di sperimentare una NDE positiva oppure angosciante. Sebbene alcuni potenziali suicidi riferiscano di aver avuto NDE angoscianti, con inquietanti sensi di colpa, un numero ben maggiore ha riportato NDE positive. Inoltre in alcune NDE sono presenti sia elementi negativi ed angoscianti che visioni positive e confortanti, ed in qualche raro caso di cui si ha notizia, è accaduto che una stessa persona abbia sperimentato in due diverse occasioni tanto una NDE positiva quanto una NDE angosciante. È dunque possibile che la qualità della NDE dipenda da fattori legati alle sintonie della psiche al momento dell'esperienza.

Esperienze simili alle NDE non correlate alla crisi della morte

D'altra parte diverse persone hanno riferito di aver avuto esperienze simili alle NDE (NDE-like) in condizioni non critiche: in questo caso ci troviamo nell'ambito delle sintonie mentali che determinano gli stati di coscienza non ordinaria, quali le OBE o i sogni lucidi, senza che si possa stabilire una correlazione tra l'esperienza cosciente e la presunta inattività delle funzioni cerebrali. Proprio l'ipotesi dell'assenza di attività cerebrale ha costituito per diverso tempo il principale fattore di interesse delle NDE, anche se alcuni ricercatori ritengono che queste esperienze siano in ogni caso determinate da qualche forma di attività cerebrale che si produrrebbe soprattutto in prossimità della morte.

Correlazione tra attività cerebrale e coscienza

In alcuni casi la sospensione delle funzioni del cervello è stata determinata da esigenze di tecnica chirurgica strettamente controllata (per esempio, registrazione di encefalogramma piatto per un periodo abbastanza lungo). Le testimonianze delle esperienze vissute da persone le cui funzioni vitali si trovavano in questo stato hanno indotto alcuni ricercatori ad ipotizzare che la corrispondenza coscienza = attività mentale = attività cerebrale in alcune circostanze possa venir meno. Per esempio, il dottor Peter Fenwick, neuropsichiatra inglese impegnato nel campo delle ricerche sulle NDE, così descriveva lo stato del cervello durante una NDE: «Il cervello non sta funzionando, non è là, è fuori gioco, può anche essere leso… Eppure queste esperienze, chiarissime, si verificano… Quando il cervello smette di funzionare, normalmente si ha uno stato di incoscienza. Per esempio, se voi avete uno svenimento, cadete al suolo senza sapere cosa sta accadendo, dato che il cervello non funziona. I sistemi della memoria sono particolarmente sensibili all'incoscienza, e così non potrete ricordare nulla. Eppure, dopo una di queste NDE, i ricordi sono chiarissimi e lucidi… Questo è un vero rebus per la scienza. Non ho ancora trovato una sola spiegazione scientifica che possa dar conto di questi fatti». (Si veda inoltre l'articolo sulle Evidenze mediche del dottor van Lommel).

Coloro che invece sostengono la tesi che in ogni caso le NDE devono essere correlate con l'attività del cervello, appartengono a due categorie: o si richiamano al fatto che, senza eccezioni, qualsiasi forma di consapevolezza e qualsiasi elemento di informazione ricevuto dagli esseri umani deve passare attraverso l'attività cerebrale (negando a priori la possibilità di altre alternative), oppure cercano di provare che le NDE non si verificano in condizioni di EEG piatto (pur se così potrebbe sembrare) ma prima o dopo tali stati, e che l'attività cerebrale anche in condizioni di ridotta efficienza può consentire il prodursi di tutte le esperienze delle NDE e la loro memorizzazione. I primi sostengono (logicamente, in base ai loro presupposti) che l'onere della dimostrazione della non dipendenza delle NDE dall'attività cerebrale sia tutto a carico di coloro che sostengono tale tesi, mentre i secondi ritengono di aver provato che anche le NDE sono determinate da particolari forme di funzionamento del cervello.

Io penso che allo stato attuale le conoscenze scientifiche sul modo in cui l'attività del cervello si traduce in un'esperienza cosciente come quella presente in diverse NDE siano ancora insufficienti per poter trattare l'argomento con adeguata sicurezza, nonostante i progressi delle neuroscienze. Ritengo inoltre che, quand'anche le NDE fossero in ogni circostanza un prodotto dell'attività cerebrale, questa specie di canto del cigno del cervello costituirebbe un'esperienza della massima importanza, dato che può comportare fenomeni (significativi anche in relazione ad un possibile stato di transizione della coscienza) come l'uscita dal tempo e dallo spazio, la ricezione di informazioni appaganti e confortanti sul significato della vita, il coinvolgimento emotivamente intenso ed estatico in un'onda d'amore infinito ed onnicomprensivo.

Uno sguardo su un'altra dimensione

Dunque, lasciando in sospeso la questione se le NDE possano dimostrare l'esistenza di una vita cosciente dopo la morte, esse trasmettono un messaggio, un insieme di informazioni relative ad una condizione che per molti aspetti è diversa, quasi antitetica, rispetto a quella umana. La presenza in molte di queste esperienze di un essere luminoso che irradia un amore incondizionato di un'intensità che va oltre qualsiasi esperienza umana, un amore che infonde sicurezza, immensa felicità e senso di appartenenza, e che ci fa sentire finalmente a casa, è un elemento particolarmente significativo rispetto alle esperienze determinate dalla psiche umana. Un altro aspetto che si verifica abbastanza spesso è la revisione della propria vita in compagnia di questo essere di luce: non vi è la sensazione di essere giudicati, e meno che mai condannati. Vi prevale invece un senso di comprensione e di conforto, non disgiunto in qualche caso da un benevolo umorismo. Semmai è lo sperimentatore stesso che, nel percepire quanto vi è stato di disarmonico nella propria vita, soprattutto in relazione alle sofferenze causate agli altri dai nostri atti, sente con rammarico l'inadeguatezza della propria capacità di controllare in modo positivo una condizione psichica così complessa come quella umana.

Alla luce dell'importanza dell'elaborazione di sintonie della psiche che vanno oltre gli stati ordinari di coscienza, si può affermare che tramite le NDE ci perviene un insieme di informazioni da non sottovalutare. La questione se tali esperienze siano in tutti i casi un'elaborazione dovuta all'attività del cervello, come sostengono diversi ricercatori, oppure si producano in qualche caso anche in assenza di attività cerebrale, come ritengono altri, pur essendo molto rilevante per la comprensione del fenomeno, non ne esaurisce il significato e l'importanza.

In questa sezione sono riportate alcune testimonianze di NDE, selezionate tra le tante che si possono trovare in rete nei siti specializzati. Si tratta quasi esclusivamente di esperienze positive, pervase di atmosfere ultraterrene, che non vengono vissute come fantasie o avventure oniriche, ma hanno lo spessore e l'impatto di un'esperienza reale, non di rado percepita come di livello superiore alla stessa realtà del nostro normale stato di veglia. Anche la registrazione nella memoria di tali eventi risulta profonda e duratura, almeno pari, se non superiore, a quella degli episodi della nostra vita che hanno determinato un coinvolgimento emotivo e significativo estremamente intenso.


 

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