L'origine dell'umanità e della coscienza |
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Dalla comparsa degli ominidi all'inizio dell'evoluzione umana Quando sulla scena di questo pianeta fecero la loro comparsa i primi ominidi, probabilmente un osservatore esterno non avrebbe notato differenze di rilievo rispetto al mondo naturale precedente: queste creature interagivano con l'ambiente in modo non dissimile da quello di altre specie animali, i primati superiori. Ciò che cominciò a diversificarsi col trascorrere dei secoli e dei millenni fu il loro modo di sentire, la loro consapevolezza più ampia e più complessa rispetto a quella animale. In seguito queste nuove creature furono in grado di utilizzare la facoltà di comunicare e di interagire, così si formarono i primi nuclei sociali e con essi le prime culture. Solo con la comparsa delle prime civiltà, tuttavia, sono diventati percepibili i segni di qualcosa che differiva sostanzialmente dal quadro naturale. Qua e là, nella natura, le opere dell'uomo cominciarono a manifestarsi come una discontinuità nell'ambiente, portando il segno di un ordine diverso da quello preesistente. Vi erano delle superfici disboscate e coltivate in modo omogeneo, delle città costruite secondo regole aliene al mondo della natura, delle strade che permettevano a queste creature di spostarsi da un luogo all'altro, superando le barriere naturali. Adesso noi esseri umani non siamo solo spettatori di uno scenario che ricostruiamo con l'immaginazione, attraverso i segnali e gli indizi che provengono dalle tracce del passato o dai riferimenti del presente, ma attori consapevoli del continuo spettacolo che si svolge sotto i nostri occhi, dato che disponiamo di un sistema di comunicazione in grado di trasferire dall'uno all'altro la testimonianza di ciò che si percepisce, che si vede e che si sente, che si pensa o che si immagina. Molte testimonianze scritte e molti resti delle costruzioni del passato sono giunti fino a noi e ci permettono, entro certi limiti, di superare la barriera del tempo: siamo dunque in grado di stabilire dei collegamenti interpretativi tra la nostra coscienza (ed i contenuti della psiche che essa sintonizza) e quella di esseri simili a noi che vissero secoli e secoli fa. Differenze tra uomo ed animali Va però osservato che tutti i processi che coinvolgono l'uomo come essere culturale, a partire dall'evoluzione del linguaggio, datano probabilmente a non più di alcune centinaia di secoli fa, mentre quelli relativi allo sviluppo delle civiltà storiche non vanno oltre i 10.000 anni fa: periodi di tempo pressoché irrisori se messi a confronto con le ere geologiche che hanno caratterizzato l'evoluzione. Resta il fatto che tra gli esseri umani e gli altri mammiferi vi sono delle differenze sostanziali. Un gatto, un cavallo, una scimmia, per esempio, provano emozioni, probabilmente hanno sentimenti, e forse il loro cervello produce anche delle forme di pensiero, ma non quei ragionamenti evoluti di tipo umano che sono resi possibili dall'uso del linguaggio e dai contenuti della psiche che pervengono alla nostra coscienza. Gli animali non parlano, anche se comunicano mediante segnali, e non sappiamo in che misura siano dotati di autoconsapevolezza. Ma la differenza fondamentale è che col passare del tempo la mente umana ha cominciato a produrre conoscenza ed è stata capace di creare, cioè di realizzare i propri progetti, mentre gli animali non fanno niente del genere. È vero che alcune specie eseguono delle costruzioni come nidi, dighe o termitai, ma lo fanno secondo i programmi prefissati tipici della specie, e non possono inventare nulla di diverso. Dunque cos'è oggi un essere umano? Un organismo, un animale, uno dei tanti esseri attualmente viventi come risultato di quei famosi tre miliardi e mezzo di anni di vita sulla Terra? Certamente, col suo cervello e sistema nervoso, è anche un computer mentale che elabora le informazioni e gli stimoli provenienti dall'ambiente (tanto esterno quanto interno al corpo) e produce segnali, programmi e comportamenti di risposta. Ma funzionamenti di questo tipo possono essere attivati senza alcuna forma di consapevolezza, e di fatto, proprio nell'organismo umano, una notevole quantità di funzioni si svolgono senza che noi ne siamo minimamente consapevoli: sappiamo così poco sul funzionamento del nostro corpo da avere l'impressione di essere come degli alieni intrappolati all'interno di qualcosa di sconosciuto. Molti dei programmi che determinano il nostro funzionamento ed il nostro modo di elaborare le informazioni hanno origine dall'ambiente socioculturale nel quale ciascuno di noi è stato allevato e col quale interagisce, e si trasformano nel tempo in relazione a tutte le esperienze e le conoscenze accumulate e trasmesse da generazioni di nostri simili, come informazione codificata e comunicata sotto forma di linguaggio, scrittura, simboli e comportamenti. Il nostro hardware mentale, diciamo pure il cervello, si è arricchito di alcune componenti creative, che non si limitano ad elaborare risposte funzionali a determinati stimoli sulla base del codice della specie, ripetendo sempre gli stessi comportamenti generazione dopo generazione come fanno gli animali, ma producono nuovi programmi che possono essere attuati nell'ambiente mediante lo strumento del corpo, o trasmessi ai cervelli di altri esseri umani attraverso le codifiche culturali. Questo sito è un banale esempio di questa facoltà: io, mediante il cervello, elaboro una serie di informazioni – codificate attraverso un linguaggio scritto – che tramite il veicolo di trasmissione costituito da una rete di computer, perviene ad un certo numero di altri io (le persone che visitano il sito). Queste persone leggono, cioè decodificano il testo secondo i programmi ricevuti ed assimilati, ed acquisiscono l'informazione come segnale in ingresso nei loro elaboratori mentali, facendola interagire con gli altri programmi e le altre informazioni già presenti. Intelligenza, creatività, linguaggio e cultura umana A me sembra che la presenza della coscienza umana metta me, organismo tra gli altri organismi, nella nuova e singolare posizione di essere destinatario ed interprete dell'informazione, in grado di prendere decisioni in merito all'ulteriore elaborazione delle informazioni stesse. Questo segna un enorme salto di qualità, anche se avvenuto per gradi, rispetto agli altri animali, il funzionamento dei quali, almeno fino ad un certo livello evolutivo, può essere considerato come automatico e quasi robotico, per usare un termine riservato ai meccanismi costruiti dagli uomini. E se da un certo livello di complessità evolutiva il comportamento degli animali può far ipotizzare l'esistenza di una funzione cosciente o perfino autocosciente (molti amici degli animali ne sono convinti), tale funzione appare finalizzata alla gestione dell'interazione dell'animale col suo contesto ambientale, e non alla ricezione, al riconoscimento ed all'elaborazione creativa dell'informazione in quanto tale. Questo è il motivo per cui gli animali non producono cultura. Dunque in me, essere umano, esiste qualcosa che nell'animale non esiste. La mia capacità di ricevere, interpretare, elaborare creativamente e trasmettere informazione si esplica attraverso un duplice processo: da una parte ricevo informazioni e programmi, e posso trasmetterne a mia volta, attraverso l'interazione socioculturale con i miei simili mediante strumenti di trasmissione codificata, come il linguaggio, i libri o internet; dall'altra dispongo di uno strumento che mi permette, mediante l'elaborazione creativa delle informazioni ricevute e la presenza di un'importante componente intuitiva, di ottenere, all'interno di me stesso, nuove informazioni di livello più evoluto. Questo è ciò che fanno lo scienziato o l'inventore o il progettista quando, da soli o in collaborazione con altri, scoprono nuovi elementi di conoscenza o elaborano nuove invenzioni o nuovi progetti: sono tanti tasselli che prima non erano presenti nella cultura umana, mentre da un certo punto in poi ne influenzano l'ulteriore sviluppo. Inoltre l'uomo si è trasformato nel tempo da organismo in balìa degli eventi naturali, non diversamente dagli altri animali viventi su questo mondo, a essere intelligente in grado di interagire con tali fenomeni raggiungendo un certo grado di dominio su di essi, dominio che ci differenzia in modo inequivocabile dal resto del mondo animale e che è stato reso possibile da quelle trasformazioni, avvenute nell'ambito delle nostre elaborazioni mentali coscienti, che si traducono in strutture di conoscenza del mondo. I limiti umani della conoscenza e delle rappresentazioni del mondo e della vita La Terra, l'unico mondo vivente conosciuto dagli esseri umani, è la dimensione nella quale si svolge e si manifesta il complesso gioco dell'evoluzione, che comprende anche il sorgere della coscienza ed il dispiegarsi degli effetti della psiche umana, mediante tutte le descrizioni e le interpretazioni che essa ha prodotto per spiegare il fenomeno stesso. Di conseguenza, le visioni elaborate dalla psiche umana esercitano degli effetti non insignificanti sulla dinamica degli eventi naturali, come la storia antica e recente dell'umanità sta a dimostrare. La mia mente può anche essere consapevole dell’inadeguatezza e dell’imprecisione del modo in cui la realtà viene descritta, per esempio mediante rappresentazioni antropocentriche secondo cui l'evoluzione perseguirebbe un progetto finalizzato all’autoconoscenza, ma in mancanza di conoscenze sufficienti la mente umana è costretta a fermarsi, oppure a far ricorso all’immaginario della psiche, con tutti gli inconvenienti che ne derivano. D’altro canto, se la mente umana si autorappresenta come strumento di conoscenza della realtà, deve necessariamente ritenersi idonea a produrre forme di conoscenza sufficientemente adeguate alla realtà stessa. Dunque, per esempio, anche il mito secondo cui Dio creò l’uomo a sua immagine e somiglianza può essere considerato una rappresentazione immaginaria del fatto che tra la creatura (la mente umana come strumento di conoscenza) ed il creatore (il processo evolutivo della vita) deve esserci qualche forma di affinità, altrimenti non vi potrebbe essere conoscenza alcuna. Nel genere umano è presente qualcosa che trascende la natura Le varie descrizioni del mondo prodotte dalla psiche umana vanno inserite nella storia dello sviluppo complessivo del nostro pianeta: gli esseri umani, in quanto organismi animali, cioè corpi funzionante secondo le leggi naturali che valgono per il mondo animale, fanno parte a tutti gli effetti della storia evolutiva della vita. Ma se la complessità del corpo umano, del suo funzionamento e di tutti gli eventi che portano alla sua formazione sono già presenti nei mammiferi superiori, non si può affermare che l'uomo sia un animale e basta. Siamo abituati a chiamare col nome di natura l'insieme di tutti gli eventi ed i fenomeni che interessano le trasformazioni dell'ambiente fisico del mondo, così come l'evoluzione delle forme viventi di ogni sorta, le loro interazioni e l'influenza che esse hanno sulle modifiche dell'ambiente. Per quanto gli esseri umani facciano parte della natura e siano soggetti agli eventi naturali, la nostra psiche ha sempre dimostrato una certa difficoltà, ed a volte quasi un'avversione, a percepire e ad interpretare se stessa come un fenomeno totalmente ed esclusivamente naturale. Vi sono alcuni fenomeni che creano una barriera interpretativa tra le condizioni degli animali superiori, che ancora definiamo come naturali, e quella umana. Nell'uomo la natura si esprime attraverso le esigenze istintive ed emotive del corpo, in modo non diverso da quanto avviene negli animali superiori, che vivono le loro emozioni ed i loro impulsi (probabilmente percepiti come veri e propri desideri) in modo altrettanto intenso del nostro, se non addirittura di più. Il loro sistema nervoso, del resto, è perfettamente adeguato a questo scopo. Per rendersi conto della realtà di quest'affermazione basta osservare il comportamento e le manifestazioni degli animali durante il periodo degli amori: si può notare una strabiliante intensità espressiva ed una multiformità di comportamenti, che probabilmente corrispondono ad una percezione interiore e ad un coinvolgimento emotivo molto forti, anche senza voler tirare in ballo una forma di coscienza in senso umano. Pur non potendolo affermare con certezza, possiamo ipotizzare che le vicissitudini legate alla condizione animale abbiano generato nella coscienza umana una condizione di angoscia e di sofferenza, almeno in alcuni gruppi sociali. Se così non fosse stato, a nessuno sarebbe venuto in mente di dover superare lo stato di natura. Del resto, se indaghiamo la vita degli animali superiori allo stato naturale, ci accorgiamo che fame, malattie, competizione e lotta possono generare anche in loro emozioni negative ben percepibili ed evidenti, sebbene non così elaborate come quelle umane. Tuttavia i nuclei di energia mentale di origine animale non sono omogenei né in armonia tra loro, a causa dell'incoscienza e della mancanza di elaborazione ragionata delle leggi attive in natura. Queste leggi sono senz'altro dotate di un potere creativo, ma si tratta di un potere insensibile, non riflessivo, non aperto all'armonia, all'empatia ed all'amore del tutto. L'interazione di queste forze non produce dunque un ordine, nel senso superiore di accordo consapevole che si può dare a questo termine, ma solo una tensione continua, non esente da numerosi elementi conflittuali, che per il solo fatto di non autoannientarsi viene rappresentata come una forma, anche se imperfetta, di ordine. La natura infatti può essere interpretata come un insieme di esperimenti creativi diversi ognuno dei quali, chiuso in se stesso, esplica autonomamente la propria funzione nell'ambito di ciò che viene percepito come un ambiente naturale indifferenziato. Alla luce di un'interpretazione umana, alcuni dei fattori che intervengono nel processo sono aggressivi, altri difensivi, alcuni benèfici, altri malevoli, alcuni emotivi, altri aridi, e così via. Però ogni organismo cerca il proprio spazio vitale per affermare la manifestazione fisica della propria esistenza in modo autonomo, sottomettendosi al conflitto ed alla competizione per l'utilizzazione delle risorse naturali. L'ordine che ne risulta, in questo caso, è dato dal limite che ogni essere vivente costituisce per la libera espansione degli altri, e dal limite che le risorse naturali, non disponibili in quantità illimitata, rappresentano per tutti. Non si tratta pertanto né di un accordo, né di un ordine consapevole, ma di un'interazione conflittuale a carattere sostanzialmente policentrico cui sono soggette tutte le creature che ricadono sotto il dominio dell'una o dell'altra forza naturale. L'essere umano, attraverso l'attivazione dei nuclei mentali di origine animale, è soggetto alle forze della natura al pari di ogni altro organismo. A livello istintuale ciò che viene dato al suo io come gratificazione (piacere) o come deterrente (dolore, paura) non si differenzia, nel carattere delle esperienze mentali attivate, da ciò che viene dato ad altri animali superiori. È solo per la presenza di nuclei di energia psichica di origine diversa che l'uomo si differenzia dagli animali, e non cade del tutto sotto l'influenza della natura. Si può ipotizzare che la presenza di tali nuclei della psiche sia il risultato di un processo per il quale un elemento nuovo ha fatto la sua comparsa sulla scena degli eventi di questo pianeta. Infatti l'esistenza della civiltà non è assolutamente necessaria per la vita dell'uomo in quanto specie animale. L'uomo sarebbe stato in grado di sopravvivere, sia come individuo che come specie, anche allo stato di natura, come animale tra gli animali. È vero che nessuno di noi, prodotti di una cultura civilizzata, può riportare la propria consapevolezza ad un livello animale, quand'anche ci ritrovassimo a vivere in condizioni animali e tentassimo di adottare comportamenti animali. Perfino presso le culture più primitive si riscontrano comportamenti e rituali che evidenziano l'esigenza consapevole di differenziare l'uomo dall'animale. Ma dato che nel passato storico dell'umanità è accaduto che l'uomo sia passato dalla vita naturale alla vita culturale dei nuclei sociali primitivi, e poi alla vita civile, dobbiamo riconoscere che l'esigenza di questa trasformazione si è presentata come inevitabile almeno nell'ambito della coscienza umana. Alcuni gruppi umani devono aver sentito il fascino ed il vantaggio, anche in termini emotivi, della vita culturale e delle prime manifestazioni di civiltà. La complessità del fenomeno umano e l'irrompere sulla scena del mondo delle multiformi manifestazioni della psiche umana recepite dalla coscienza e trasformate in azione dalla volontà e dall'intelligenza degli esseri umani rendono ancora più complicato e difficilmente interpretabile il quadro dell'evoluzione della vita. In questa sezione verrà data qualche ulteriore indicazione interpretativa sull'evoluzione delle società e delle culture, ma l'aspetto più rilevante della storia dell'umanità è costituito dalle sconcertanti e spesso conflittuali manifestazioni della psiche umana.
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