Esperimenti sull'ipnosi: il punto di vista di Myers

 

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Gli esperimenti del Comitato

Una prima serie di esperimenti fu eseguita per verificare il trasferimento di sensazioni dall'operatore (Mr. G. A. Smith, dotato di notevoli qualità mesmeriche) al soggetto (Fred Wells, di 20 anni, fornaio). Wells si metteva a sedere in poltrona e veniva bendato, mentre Smith, in piedi dietro di lui, eseguiva alcuni passi mesmerici che inducevano lo stato ipnotico. Poi alcune parti del corpo di Mr. Smith venivano pizzicate o punte in modo da causargli un discreto dolore, seppur sopportabile. Quest'operazione durava da uno a due minuti, durante i quali Smith chiedeva a Wells (che in ipnosi non era in grado di udire alcun'altra voce) se sentisse qualcosa. Nella prima serie di esperimenti Smith teneva una delle mani di Wells, mente nelle serie successive fu eliminato ogni contatto tra i due. Ecco un resoconto della prima serie di esperimenti, datato 4 gennaio 1883.

  • La parte superiore del braccio destro di Mr. Smith viene ripetutamente pizzicata: dopo un paio di minuti Wells comincia a grattarsi nella stessa parte del suo corpo.
  • Mr. Smith viene pizzicato dietro al collo: stesso risultato.
  • Uno schiaffo nel polpaccio della gamba sinistra: stesso risultato.
  • Lobo dell'orecchio sinistro pizzicato: stesso risultato.
  • Parte esterna del polso sinistro pizzicata: stesso risultato.
  • Schiaffi nella parte superiore del dorso: stesso risultato.
  • Capelli tirati: Wells localizza il dolore nel braccio sinistro.
  • Spalla destra schiaffeggiata: la parte viene indicata correttamente.
  • Puntura al polso sinistro esterno: stesso risultato.
  • Puntura dietro al collo: stesso risultato.
  • Piede sinistro pestato: nessuna indicazione.
  • Puntura all'orecchio sinistro: correttamente indicata.
  • Schiaffi alla spalla sinistra: stesso risultato.
  • Polpaccio della gamba destra pizzicato: Wells si tocca il braccio.
  • Puntura al polso sinistro interno: correttamente indicata.
  • Puntura al collo dietro l'orecchio: stesso risultato.

In questa prima serie di esperimenti diverse circostanze potevano indurre a pensare che vi fosse stato uno scambio di informazioni, anche inconsciamente, tra l'operatore ed il soggetto, tramite il contato delle mani, i rumori o altri segnali. Nella serie successiva fu perciò interposto tra Mr. Smith e Wells un paravento, che impediva qualsiasi contatto anche visivo tra i due. Inoltre durante alcune delle prove Mr. Smith si trovava in un'altra stanza, divisa da quella in cui era Wells da spesse tende. Ecco la seconda serie di esperimenti del 10 aprile 1883.

  • La parte superiore dell'orecchio sinistro di Mr. Smith viene pizzicata. Dopo un paio di minuti Wells grida: «Chi mi sta pizzicando?» e comincia a strofinare la parte corrispondente.
  • La parte superiore del braccio di Smith viene pizzicata, e quasi subito Wells indica la parte corrispondente.
  • Orecchio destro di Smith pizzicato: dopo un minuto Wells colpisce il suo orecchio destro, come per scacciare una mosca fastidiosa.
  • Il mento di Smith viene pizzicato: Wells indica la parte corretta quasi immediatamente.
  • Vengono tirati i capelli dietro la nuca di Smith: nessuna indicazione da Wells.
  • Smith pizzicato dietro al collo: dopo un poco Wells indica la parte corretta.
  • Pizzicato l'orecchio sinistro di Smith: stesso risultato.

A questo punto, essendo Mr. Smith nell'altra stanza, Wells comincia ad addormentarsi dicendo di non voler essere più scocciato. Ma viene parzialmente risvegliato, e gli esperimenti riprendono.

  • Del sale viene messo in bocca a Smith. Wells grida: «Non mi piace mangiare le candele» (probabilmente perché la parola candela era stata da lui udita qualche minuto prima).
  • Dello zenzero in polvere, di una varietà particolarmente piccante, viene messo in bocca a Mr. Smith. Wells esclama: «Non mi piacciono le cose piccanti! Perché mi date del pepe di Cayenna?»
  • Del sale viene messo di nuovo in bocca a Mr. Smith. Wells esclama: «Perché mi date ancora dei cattivi pasticci piccanti?»
  • In bocca a Mr. Smith viene messo dell'assenzio. Wells grida: «Fatemi il favore, non mi piace la mostarda». Va osservato che in questi ultimi esperimenti il gusto dello zenzero era persistente, e nascondeva le sensazioni successive.
  • Il polpaccio destro di Mr. Smith viene pizzicato. Wells è molto contrariato, e per un po' di tempo rifiuta di parlare. Alla fine solleva bruscamente la gamba destra e comincia a strofinarsi il polpaccio.

Dopo di che Wells, sempre più arrabbiato, rifiutò qualsiasi ulteriore collaborazione. Con considerevole acume si giustificò dicendo: «Non vi dico più niente, così, dato che non rispondo, la smetterete di pizzicarmi e di tormentarmi». E poi, rivolto a Mr. Smith che lo invitava a collaborare ancora: «Ma perché volete che risponda? Stanno tormentando me, non voi, ed io non sopporto più i loro pizzicotti». Alla luce dei risultati di questi esperimenti ne furono messi a punto altri per verificare se vi fosse una forma di comunicazione fuori dell'ordinario tra Mr. Smith e Fred Wells. In uno di questi Wells venne fatto sedere in un angolo della stanza con la faccia rivolta verso il muro, mentre Smith e due membri del Comitato sussurravano ad intervalli ed a turni irregolari il suo nome dall'angolo opposto, in modo tale che un osservatore dotato di normale udito avrebbe potuto a mala pena percepirli da un paio di metri di distanza, mentre non sarebbe riuscito a sentire alcunché laddove si trovava Wells, che oltretutto aveva gli occhi chiusi ed era bendato. In queste condizioni Wells rispondeva soltanto quando a pronunciare il suo nome (Fred) era Smith, e mai quando lo facevano gli altri. Questo esperimento ebbe successo anche quando Smith e gli altri furono isolati in una stanza adiacente, separata da spesse tende da quella in cui si trovava il soggetto.

Controllo telepatico della volontà del soggetto

Per escludere qualsiasi eventualità di accordo fraudolento tra l'operatore ed il soggetto, Mr. Smith fu invitato ad ipnotizzare un amico fidato di Gurney, Mr. Beard. Una volta messo quest'ultimo in stato ipnotico profondo e ad occhi chiusi, uno sperimentatore accostava un diapason al suo orecchio e gli poneva ad alta voce la domanda «Lo senti?» Nello stesso istante un altro sperimentatore indicava a Mr. Smith un sì o un no, in modo che l'operatore potesse influenzare a distanza la volontà del soggetto, che doveva rispondere o non rispondere secondo l'indicazione ricevuta da Smith. L'esperimento ebbe successo in tutti i dodici casi in cui fu ripetuto. Al suo risveglio, Mr. Beard (che era stato scelto come persona di fiducia dai membri del Comitato) affermò di aver udito tutte le volte il suono del diapason ma in alcuni casi si era sentito obbligato a non rispondere alla domanda, come se la sua volontà fosse stata soggiogata da quella dell'ipnotista.

Insensibilità al dolore di singole dita

Un altro esperimento venne ripetuto una quarantina di volte senza che si verificasse un singolo fallimento. Un soggetto venne bendato e fatto sedere davanti ad un tavolo sul quale posava entrambe le mani, con le dita ben aperte. Uno schermo formato da fogli di cartone marrone gli venne poi messo davanti in modo che poggiasse sui suoi avambracci e gli coprisse completamente il petto ed il viso, estendendosi ben oltre in alto ed ai lati (in modo da esser certi che non potesse vedere le sue dita). Tutti coloro che assistevano all'esperimento erano assolutamente certi dell'impossibilità che il soggetto potesse vedere quanto accadeva alle sue dita. Due delle dieci dita erano poi scelte dagli sperimentatori ed indicate in silenzio all'operatore (sempre Mr. Smith), il quale, stando a più di un metro di distanza dallo schermo, eseguiva alcuni passi delicati sulle dita indicategli. Veniva presa ogni precauzione affinché fosse evitato non solo qualsiasi contatto, ma anche la sensazione di una corrente d'aria. Per maggior sicurezza anche uno degli sperimentatori compiva movimenti analoghi a quelli dell'operatore su due delle altre otto dita del soggetto non selezionate. In alcuni esperimenti l'operatore semplicemente teneva le sue dita al di sopra di quelle del soggetto, senza compiere alcun movimento. Dopo un minuto o poco meno, le due dita prescelte diventavano totalmente rigide ed insensibili: se le punte acuminate di una forchetta pungevano dolcemente una delle altre dita il soggetto protestava immediatamente, ma potevano essere affondate in ciascuna delle due dita scelte senza che vi fosse la minima reazione fisica o verbale. Anche quando il colpo veniva vibrato con forza (cosa che gli stessi sperimentatori facevano con riluttanza) ed in modo da causare un sicuro dolore anche in una persona dotata di pelle coriacea, la vittima restava in silenzio o continuava tranquillamente a parlare, senza manifestare alcuna reazione. Se veniva chiesto al soggetto di chiudere la mano a pugno, l'ordine era correttamente eseguito fatta eccezione per le sole dita mesmerizzate, che restavano innaturalmente protese in avanti.

Va osservato che nel corso di questi esperimenti il soggetto veniva letteralmente sottoposto a piccole torture, allo scopo di poter escludere che l'insensibilità al dolore da lui dimostrata non fosse simulata: fiammiferi accesi erano accostati alla sensibile zona intorno alle unghie, oppure gli venivano applicate scosse elettriche di crescente intensità. L'esperimento ebbe successo anche quando fu eseguito scegliendo come soggetto una signora dalla pelle delicata, che andava letteralmente in crisi appena la punta della forchetta le toccava una delle dita sensibili, ma non mostrava nessuna reazione quando ad essere pesantemente punte erano le dita mesmerizzate. Mediante un altro interessante esperimento venne dimostrata la capacità del soggetto di scegliere, tra un gruppo di dieci oggetti di tipo simile, solo quei due o tre che erano stati precedentemente mesmerizzati dall'operatore (in un'altra stanza) mediante passi eseguiti senza alcun contatto. Vennero di proposito scartati oggetti in metallo, come monete e simili, onde evitare che vi potesse essere qualche forma di trasmissione di calore dalle mani dell'operatore all'oggetto.

Altri test di controllo della volontà

Successivamente fu messa a punto una seconda serie di esperimenti per verificare la facoltà dell'operatore di influenzare telepaticamente la volontà del soggetto. Anzitutto fu scelto un soggetto (un giovane di nome Fearnley) mai incontrato prima dall'ipnotizzatore (sempre Mr. Smith), ed al quale nulla era stato rivelato sulla natura dell'esperimento. Il soggetto, in stato di sonno ipnotico, doveva aprire o tenere chiuse le dita della mano in risposta alla domanda dello sperimentatore (in questo caso il professor Barrett): «Adesso, vuoi aprire le dita?» Nel porre la domanda, lo stesso Barrett indicava a Mr. Smith, che gli stava accanto, una risposta (sì o no) scritta su un biglietto che il soggetto non avrebbe potuto in nessun caso vedere, quand'anche avesse tenuto gli occhi ben aperti. Senza alcun suono, senza alcun mutamento di espressione e restando a distanza dal soggetto, l'operatore doveva cercare, mediante la propria volontà, di influenzarne la risposta in accordo con quanto Barrett gli indicava. Su venti prove eseguite, 17 ebbero pieno successo, mentre tre fallirono: nei casi di fallimento Smith dichiarò di non essersi concentrato abbastanza.

L'esperimento fu ripetuto ponendo Mr. Smith ad una distanza variabile e via via crescente dal soggetto. In questo caso le risposte (sì o no) erano scritte su due diversi cartoncini che venivano consegnati a Smith da Barrett mentre quest'ultimo chiedeva al soggetto: «Riesci a sentirmi?» Ovviamente, se il cartoncino indicava no il soggetto non doveva dare alcuna risposta. Furono dapprima condotte 25 prove nelle quali Mr. Smith si trovava ad un metro dal soggetto: tutte le prove ebbero pieno successo. Furono poi condotte sei prove ad una distanza di due metri, sei prove ad una distanza di quattro metri ed altre sei prove a quasi 12 metri di distanza, tutte senza un singolo fallimento. Nell'ultima serie di prove Smith si trovava in un'altra stanza, con la porta chiusa, ed il cartoncino gli veniva passato da sotto la porta. Per non influenzare involontariamente il proprio tono di voce, Barrett mescolava i cartoncini e li dava a Smith a faccia in giù, in modo da non conoscere la risposta. Mr. Smith fu poi isolato in una camera situata a 10 metri di distanza dalla precedente (due stanze più in là), nella quale i cartoncini gli venivano recapitati da una terza persona: le prime tre prove ebbero successo, poi il soggetto cadde in un sonno profondo e non fu possibile continuare. Altri esperimenti dello stesso genere furono condotti in una stanza completamente buia, nella quale Barrett, tenendo la mano di Smith, gli segnalava la risposta stringendola una volta per indicare no e due volte per il sì. Anche in questo caso le 12 prove eseguite ebbero pieno successo.

Mi è sembrato interessante riportare questi esperimenti perché, al di là dei risultati ottenuti, li ritengo indicativi della serietà e dell'attenzione con cui le indagini venivano condotte dai membri del Comitato. In nessun caso, poi, gli stessi credettero di dover giungere a conclusioni definitive o affrettate, ma ogni volta cercavano di ideare nuovi esperimenti di conferma delle ipotesi avanzate.

Il punto di vista di Myers sull'evoluzione dei processi psichici

Gli esperimenti sull'ipnotismo si inseriscono in quell'ampio campo di indagine, teso a far luce sul funzionamento della mente umana, che Myers definì psicologia sperimentale e che vide il suo periodo di più intensa attività proprio tra la fine dell'Ottocento ed i primi decenni del Novecento. Gli stessi sviluppi della psichiatria dinamica e della psicologia, sebbene contrassegnati da limiti teorici, metodologici e sperimentali, ebbero come premessa l'effettiva osservazione di un cospicuo numero di fenomeni di origine e di natura mentale (o nervosa, come si diceva all'epoca). Fin dalle prime osservazioni, il Comitato ebbe cura di evidenziare il fatto che gran parte dei fenomeni osservati non si presentavano esclusivamente nello stato ipnotico e nei soggetti mesmerizzati, ma erano già da tempo nel repertorio di quegli stati non ordinari di coscienza conosciuti come sonnambulismo, anestesia spontanea, catalessi, trance, chiaroveggenza, automatismo, ecc. La letteratura medica dell'epoca conteneva un vasto campionario di precise osservazioni relative a casi di questo genere, così come a fenomeni di personalità multiple.

Fu soprattutto Myers ad essere colpito dalla complessità dei vari fenomeni relativi ai funzionamenti anomali della mente, che attrassero il suo interesse fino al punto da indurlo ad elaborare una teoria della personalità umana originale. Come accade non di rado, le idee di Myers hanno avuto in seguito molto meno successo e diffusione di quelle di Freud o di Jung (probabilmente anche perché Myers non era un professionista in campo clinico), soprattutto per il fatto che questi ultimi, ed i loro seguaci, si proponevano come ideatori di soluzioni terapeutiche, mentre Myers preferiva mantenersi in un ambito più sperimentale e speculativo. Sebbene Myers dichiarasse apertamente di credere (e sperava di poterlo anche provare) che noi possediamo una specie di anima o di spirito (il Sé trascendente, come lui preferiva chiamarlo) che in qualche raro caso in questa vita può manifestare poteri che vanno al di là di quelli del nostro sistema organico, tuttavia riteneva che questo spirito fosse un'entità del tutto separata rispetto alla mente umana, all'Io ed ai contenuti dalla psiche, che riflettono quasi esclusivamente il processo organico di evoluzione naturale. L'attenzione di Myers per le scoperte scientifiche dell'epoca e le sue acute ed attualissime considerazioni sul funzionamento della mente sono esemplari, e tolgono qualsiasi carattere di misticismo alle sue indagini in vari settori della ricerca psichica.

Per restare nell'ambito dell'ipnosi, è indubbio che essa apre una finestra sulla suggestionabilità mentale, un fenomeno che oggi è ampiamente riconosciuto da tutti coloro che operano in campo politico, pubblicitario o dell'intrattenimento di massa. Il riconoscimento del fatto che i contenuti psichici della coscienza dipendono dal funzionamento della mente e sono in gran parte influenzati dalle interazioni sociali, e che in ultima analisi l'Io conosce ben poco sul modo in cui la mente opera e sulle vere cause che determinano i contenuti della psiche, rappresenta una notevole conquista della psicologia sperimentale, e nello stesso tempo ha un effetto inquietante per la maggior parte degli esseri umani, paragonabile alla scoperta che la Terra non è al centro dell'universo, o che il nostro corpo ed il nostro cervello sono il risultato dell'evoluzione naturale.

Myers ha messo in risalto le reazioni comportamentali che indicano la presenza di una sensibilità già nei primi organismi unicellulari, all'alba dell'evoluzione, e la possibilità che si sia formata una coscienza coloniale negli organismi costituiti da colonie di cellule non differenziate, come le spugne, le meduse o i coralli. Infine, ha riconosciuto l'emergere di una coscienza individuale, e la sua successiva evoluzione, negli organismi pluricellulari differenziati, notando come anche in questo caso l'unità dell'individuo sia un'unità di coordinamento, non di creazione, un'unità di aggregati che derivano dalla molteplicità, cioè, in ultima analisi, un'unità sociale. E nello stesso modo in cui anche in una società umana complessa i singoli individui delegano ad altri numerose funzioni e scelte, attendendosi comunque che tali operazioni esplichino i loro effetti nell'interesse di tutti e dunque anche nel proprio, così la mente di un animale riflette questa funzione di decisione, di mediazione, di governo, che potremmo definire politica.

Come è stato più volte notato, quando si arriva ad esaminare la psiche umana si riscontra che essa non è in sé portatrice di alcuna informazione affidabile circa le funzioni del processo evolutivo, il quale – per quanto ne sappiamo – si manifesta come se fosse per sua natura inconscio. Se così non fosse, noi sapremmo tutto sul nostro funzionamento, sul nostro stato di salute, sui processi dell'evoluzione e sulle leggi che ne stanno alla base. Invece non sappiamo nulla, ed i primi barlumi di conoscenza sono stati ottenuti da una parte dell'umanità solo negli ultimi due secoli. Precedentemente (ed anche oggi) la psiche umana ha prodotto (e continua a produrre) un gran numero di rappresentazioni di carattere simbolico e fantastico, la cui origine resta celata nei suoi enigmatici meandri.

Il funzionamento sociale della nostra mente

Secondo Myers la vera base della nostra personalità umana è data dal nostro organismo fisico, cioè dalla colonia di cellule di cui siamo costituiti (anche se ai nostri giorni sarebbe più appropriato fare riferimento alla nostra eredità genetica), e dalla storia personale che su questa base si innesta per effetto delle interazioni sociali e culturali, dato che la colonia cellulare del nostro corpo si deve inserire nell'altra e più ampia colonia costituita dalla società. Di solito noi siamo abituati a pensare di avere un'identità, un carattere ed una personalità autonomi ed indipendenti, fondati sulla volontà e sulla memoria. Ma proprio i fenomeni dell'ipnosi, che Myers (citando le parole del professor Beaunis) definiva una vera vivisezione morale, dimostrano come in linea di massima tanto la memoria quanto la volontà abbiano origine dal funzionamento della mente, e possano essere artificialmente manipolate ed alterate in modo che la nostra coscienza resti all'oscuro delle reali cause da cui originano gli impulsi che percepiamo  – da noi quasi sempre ingenuamente attribuiti al nostro libero arbitrio – ed in certe circostanze possa considerare alcuni fenomeni allucinatori come eventi realmente accaduti e memorizzati, dimenticando nel contempo quelli che si sono effettivamente verificati.

In conclusione Myers, sulla base di un'analisi obiettiva dei fatti, deduce che noi esseri umani siamo, pur nella nostra estrema complessità, degli automatismi viventi dotati di coscienza, il cui funzionamento prevede però, in generale e salvo qualche eccezione, di non poter diventare pienamente consapevoli del modo in cui opera la nostra struttura. Solo in epoca recente la conoscenza ha cominciato ad indagare sulla complessità del funzionamento mentale, nel tentativo di fare luce sull'origine e sulle cause dei fenomeni della psiche, ed anche ai nostri giorni siamo ben lontani dall'avere un quadro conoscitivo esauriente e soddisfacente sulla psiche quale risultato dell'interazione tra gli elementi coscienti ed inconsci della nostra attività mentale e del funzionamento del cervello e del sistema nervoso. È già stato messo in evidenza il fatto innegabile che solo la coscienza costituisce la vera essenza del nostro esistere come esseri umani, dato che quando io non sono cosciente non esisto, e nemmeno so di non esistere, anche se qualcun altro, nel suo stato cosciente, può testimoniare dell'esistenza del mio corpo e perfino di movimenti fatti o di parole pronunciate, sempre dal mio organismo, ma in stato di incoscienza. Inoltre tutto ciò che sparisce dalla mia memoria sparisce anche dalla mia coscienza, dunque per me è come se non esistesse o non fosse mai esistito, a meno che un'altra persona degna di fede non me ne dia testimonianza, come diversi esperimenti condotti dallo stesso Myers dimostrarono.

Secondo Myers, se noi, in quanto esseri umani, siamo dotati di uno spirito, non ne siamo assolutamente coscienti: non sappiamo nulla della sua natura o della sua identità, ed al massimo possiamo essere coscienti dell'idea di avere uno spirito. Da questo punto di vista Myers si dimostra, già alla fine dell'Ottocento, molto più profondo e più vicino alla comprensione dell'esistenza umana di altri studiosi, anche di epoca più recente, i quali o hanno negato l'esistenza dello spirito o hanno confuso lo spirito con la psiche, attribuendo un carattere spirituale a quelli che non sono altro che contenuti psichici sintonizzati dall'attività mentale nel complesso ambito socioculturale umano.

Uso dell'ipnosi per la terapia sociale

Myers affermava senza mezzi termini che la psicologia sperimentale rivoluziona tutte le antiche idee metafisiche. Ma proprio per questo, secondo lui, la natura di automatismo dell'essere umano può essere utilizzata per favorirne l'evoluzione. Infatti, in accordo con l'idea di civiltà prevalente nell'Europa di fine Ottocento, l'evoluzione umana nasce dall'inibizione che le funzioni mentali superiori sono in grado di esercitare su quelle inferiori, ereditate dalla nostra origine animale. Senza questa inibizione, dovuta in gran parte alle esigenze sociali (da cui il termine civiltà per indicare il fenomeno di evoluzione dell'essere umano rispetto alla sua natura animale), le creature umane sarebbero molto più inclini a cedere a comportamenti di tipo istintuale, come si riscontra ogni volta che le condizioni sociali consentono una rimozione delle inibizioni. Sotto quest'aspetto Myers era in piena sintonia con l'orientamento di alcuni pionieri della conoscenza della psiche: si vedano ad esempio i saggi di Freud, da Psicologia delle masse e analisi dell'io (1921) a Il disagio della civiltà (1930). Myers sosteneva inoltre che l'ipnosi avrebbe potuto essere utilizzata per aiutare le persone socialmente disadattate o pericolose (e dunque anche criminali e delinquenti) a migliorare, e perfino a diventare virtuose, dato che l'ipnotismo, come l'educazione, è anzitutto un processo di inibizione. Per suffragare queste affermazioni Myers citava alcuni esempi di persone il cui carattere era cambiato decisamente in meglio a seguito di una terapia ipnotica, anche se riconosceva che alcuni individui (come gli alcolizzati cronici) sono molto difficili da ipnotizzare.

La psiche e lo spirito

Trascorso più di un secolo da queste osservazioni di Myers, oggi prendiamo atto del fatto che l'evoluzione della civiltà ha preso strade molto diverse da quelle che lui immaginava. In epoca recente abbiamo assistito infatti al diffondersi ed all'accentuarsi di atteggiamenti disinibitori rispetto alle pulsioni istintuali, probabilmente dovuti al tentativo di cercare una nuova e più armoniosa sintesi tra la natura animale dell'essere umano e la funzione evolutiva della civiltà. Non siamo in grado attualmente di dire se quest'esperimento dell'evoluzione avrà successo, o se (come è probabile) finirà in un fallimento al pari di tanti altri processi storici. Quello che più importa mettere in evidenza è il fatto che tutti questi fenomeni che fanno parte della storia umana e, più in generale, dell'evoluzione della vita in questo mondo, e che hanno un'indubbia influenza sui comportamenti degli esseri umani, sono determinati da contenuti della psiche che vengono alla luce della coscienza ed hanno ben poco a che vedere con lo spirito. Resta pertanto aperto il problema, anzi l'enigma, della relazione tra lo spirito e la coscienza dell'io e del significato dell'esperienza umana per lo spirito: questioni alle quali il Myers dedicò i suoi sforzi e le sue notevoli risorse fino alla morte, avvenuta a Roma nel 1901 (e sulle quali, forse, il suo spirito si impegnò anche dopo il trapasso).


 

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