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La vita di relazione

Le interazioni psichiche tra i diversi io

Dato che le nostre conoscenze sul modo in cui il funzionamento del sistema nervoso (ed in particolare del cervello) determina le dinamiche psichiche che coinvolgono l'io cosciente sono ancora limitate ed insoddisfacenti, siamo nella condizione di dover fare affidamento sulla percezione empirica di ciò che il nostro io sperimenta, per valutare la correlazione tra gli eventi che ci riguardano – in quanto organismi umani viventi – e le esperienze psichiche che ne derivano. Quando l'io è in grado di osservare con un certo distacco critico le proprie esperienze psichiche, si accorge di come queste ultime siano influenzate dalle relazioni con gli altri, relazioni che in alcuni casi l'io desidera e ricerca, in altri casi accetta per consuetudine o per necessità, ed in altri casi ancora è costretto a subire suo malgrado. Se l'io è in grado di valutare con sufficiente attenzione le proprie reazioni alle dinamiche psichiche che coinvolgono l'io della persona con cui interagisce, sarà particolarmente cauto nella scelta di coloro con cui instaurare una relazione, evitando, per quanto possibile, di lasciarsi irretire in un'ingenua spontaneità che, partendo da premesse di simpatia, può in seguito produrre reazioni conflittuali incontrollabili.

Nel caso in cui, in una relazione tra due persone, entrambi gli io si identifichino completamente con le dinamiche psichiche nelle quali vengono coinvolti, le reazioni psichiche dell'uno e dell'altro vengono automaticamente determinate da quella che potremmo definire – in modo impreciso ma sufficientemente evocativo – come la chimica della psiche, per la quale le sintonie psichiche dell'uno esercitano una certa influenza su quelle dell'altro, in un gioco di stimoli reciproci di cui ognuno dei due io sperimenta gli effetti, positivi, neutri o negativi che siano. I programmi culturali che vengono trasmessi ai membri di un certo gruppo sociale umano spesso impongono – o tentano di imporre – delle regole sui comportamenti da adottare, e sulle modalità con cui le dinamiche psichiche si possono essere manifestate, nel corso delle interazioni tra due o più individui nelle diverse circostanze: ovviamente, nel caso in cui l'io si identifichi con la propria psiche, l'adesione a certe norme di comportamento dipenderà dalle reazioni che la psiche gli impone. In quest'epoca, nella nostra cultura assistiamo non di rado a forme di comportamento aggressivo e violento che prevalgono non solo su quelle che in altri tempi sarebbero state considerate normali regole di buona educazione, ma anche su quelle norme che dovrebbero essere considerate come un patrimonio inalienabile della civiltà, dell'etica e dell'intelligenza umana, come la ragionevolezza, il rispetto reciproco e la gentilezza nelle interazioni con gli altri. La prevalenza e la difesa dell'autoaffermazione aggressiva ed incivile delle dinamiche psichiche è sintomatica – oltre che dell'identificazione acritica dell'io con la propria psiche – di uno stato di crisi, magmatico e conflittuale, in cui viene a trovarsi la psiche stessa nei periodi di transizione da una fase culturale consolidata, ma ormai giunta al tramonto, ad una nuova fase ancora in via di formazione.

Se l'io di una delle due persone coinvolte nell'interazione o nella relazione ha già intrapreso il percorso di differenziazione nei confronti delle proprie dinamiche psichiche, mentre quello dell'altra si identifica ancora con esse, si possono presentare ulteriori difficoltà, derivanti sia dall'incomprensione, da parte di quell'io che si identifica con la psiche, della posizione dell'altro io – spesso percepita come distante, fredda o perfino disumana – sia dal sovraccarico di reazioni psichiche, la cui gestione diventa problematica, con cui deve confrontarsi l'altro io. La psiche infatti produce i suoi effetti con particolare efficacia per induzione, cioè mediante quella modalità operativa per cui le dinamiche psichiche che si producono in una persona possono suscitare reazioni immediate, intense e spesso incontrollate in un'altra persona coinvolta nella relazione con la prima. Per questa ragione può essere opportuno che chi voglia impegnarsi in un'attività di liberazione dell'io dall'assoggettamento alla psiche limiti le interazioni con gli altri al minimo indispensabile, in base a quanto richiesto dalle esigenze umane, ed instauri delle relazioni solo con persone ben conosciute, che possano capire e rispettare le sue esigenze anche nel caso in cui non le condividano. Va ricordato che quest'attività di liberazione non è motivata da un rifiuto in toto della psiche umana, nei confronti della quale l'io continua a mantenere un forte interesse, ma dall'esigenza dell'io di non farsi asservire da quegli aspetti della psiche che esso sente non in armonia con la propria vera essenza.

Le relazioni tra due io già sufficientemente progrediti nel percorso di separazione critica dalle proprie dinamiche psichiche e dai coinvolgimenti emotivi che ne conseguono sono improntate al rispetto reciproco e ad una naturale gentilezza, ed in genere sono motivate da esigenze di comune interesse che vanno oltre le finalità personali: ognuno degli io coinvolti nella relazione sa per esperienza, infatti, che le dinamiche psichiche spontanee possono prendere il sopravvento sulle capacità di controllo e di valutazione dell'io nel caso in cui i tempi dell'interazione impongano automatismi reattivi che possono coglierlo di sorpresa. Tuttavia, nel caso di un io già progredito in questo percorso di liberazione, anche le reazioni psichiche automatiche sono molto più in armonia con le esigenze di equilibrio, di serenità e di benessere dell'io, rispetto a quanto accade di norma quando l'io si identifica con le sintonie psichiche che lo coinvolgono. Non di rado le stesse reazioni psichiche spontanee ed automatiche subiscono un naturale processo di rallentamento che consente un loro miglioramento qualitativo senza che l'io debba intervenire direttamente: due persone che abbiano già raggiunto un buon livello evolutivo possono trarre certamente vantaggio da un'interazione nella quale la psiche può manifestarsi in naturale armonia.

I fenomeni psichici che intervengono nelle interazioni tra una pluralità di persone possono essere osservati e descritti nella loro complessità, che cresce via via che il numero di individui coinvolti aumenta, fino a trasformarsi in quelli che vengono definiti come fenomeni culturali di massa, ai quali viene attribuita un'enorme importanza economica e politica nelle nostre attuali società. Tuttavia, al di là del loro interesse come campo di osservazione delle dinamiche psichiche collettive, tali fenomeni sono poco significativi per il processo di evoluzione dell'io cosciente, il quale non dispone delle risorse necessarie per confrontarsi con l'energia psichica che si accumula nelle interazioni tra molti individui il cui io è ancora assoggettato alle dinamiche psichiche in cui viene coinvolto. Nei nostri sistemi socioculturali – fondati sull'interazione psichica di milioni di persone – l'io, per il solo fatto di voler portare avanti la sua esperienza della vita organica, deve trovare il modo di adattarsi, in una forma o nell'altra, alle richieste che i programmi determinati dai fenomeni psichici collettivi gli impongono. In questo processo di adattamento l'io non di rado deve sperimentare la complessità dei fenomeni psichici, soprattutto quando viene coinvolto nel conflitto tra le reazioni psichiche di origine interiore e le norme o le richieste – anch'esse di origine psichica – che il sistema culturale di cui fa parte cerca di imporgli.

L'amore verso gli altri alla luce delle NDE

In molte NDE, lo Spirito viene sperimentato come una sorgente di amore infinito ed incondizionato, che accoglie e conforta tutte le creature reduci dall'esperienza umana, considerando ciascuna di esse meritevole della stessa attenzione, della stessa importanza e della stessa sollecita comprensione, indipendentemente da come ha reagito alle vicende nelle quali è stata coinvolta durante la sua avventura terrena. La condizione che si sperimenta nella dimensione dello Spirito è quella di una sostanziale unità della coscienza, al di là del suo frazionamento in una molteplicità di esperienze individuali. Queste esperienze sono molto probabilmente all'origine delle norme etiche e religiose che ci invitano ad amare il nostro prossimo (cioè l'altro) come il nostro stesso io. Ma le stesse NDE dimostrano come i cambiamenti di orientamento dell'io nei confronti della vita umana e delle dinamiche psichiche che la governano siano determinati dalla sperimentazione diretta di una realtà di ordine diverso, e dalla conseguente assimilazione di una forma di energia di cui prima l'io non disponeva, o disponeva in quantità molto limitata. Tuttavia, nella realtà della vita organica nella quale l'io si trova immerso, anche se per un periodo di tempo limitato, il funzionamento stesso del cervello determina l'insorgere di quelle dinamiche psichiche che coinvolgono l'io al punto che quest'ultimo finisce spesso con l'identificarsi con esse, e gli riesce molto difficile trovare le risorse per liberarsi dalla sua condizione di assoggettamento. È evidente l'importanza che ciascun io attribuisce alle proprie esperienze psichiche, compresi gli effetti delle NDE.

L'io può intraprendere un percorso di separazione e di liberazione nei confronti delle dinamiche psichiche che tendono a coinvolgerlo, ma non può assoggettare la psiche alla propria volontà – per quanto buone possano essere le sue intenzioni – se non dispone di adeguate risorse energetiche. Vi sono persone che mostrano una naturale disposizione ad amare gli altri, e si impegnano per alleviare le sofferenze che il destino riserva a molti esseri umani, perché la polarità  positiva della psiche si manifesta in esse in questo modo. Analogamente, la polarità negativa della psiche induce altre persone a maltrattare o a sfruttare gli altri, traendo vantaggio dalle loro disgrazie. Si può anche ritenere, come alcuni fanno, che questi orientamenti del funzionamento della psiche individuale siano in relazione con una maggiore o minore influenza dello Spirito sull'io, ed in effetti molte NDE comportano una riorganizzazione, a volte radicale, delle dinamiche psichiche che l'io sperimenta quando fa ritorno alla vita organica. Resta tuttavia da comprendere perché lo Spirito lasci che la psiche mantenga il suo carattere bipolare, e non intervenga allo stesso modo nei confronti di tutti gli esseri umani, o quanto meno di coloro che passano attraverso una condizione di sospensione temporanea delle attività vitali e della coscienza, ma preferisca assegnare solo ad alcuni di essi il compito di diffondere nella dimensione della vita organica – dominata dalla psiche umana – gli effetti di quanto hanno sperimentato nella dimensione dello Spirito.

L'amore che viene irradiato nella dimensione dello Spirito, e che viene sperimentato dall'io durante molte NDE, è una forma di energia che, riversandosi sull'io, fa sentire a quest'ultimo la sostanziale unità di tutto e di tutti, e lo rende più libero nei confronti di molti dei condizionamenti determinati dalla psiche umana, in base ai quali l'io si orientava nella sua vita. Ma se l'io non ha sperimentato direttamente la dimensione dello Spirito, assimilando un poco di quell'energia che in quella dimensione permea ogni cosa, corre il rischio di credere di poter trasferire nella sfera della vita organica le esperienze di cui leggiamo nei report delle NDE, utilizzando la sua volontà come fonte di energia. Tuttavia la vita umana si svolge pur sempre tramite un organismo il cui complesso funzionamento richiede particolari risorse, e la cui vulnerabilità nei confronti di traumi, malattie infettive, difetti congeniti ed invecchiamento è evidente. Ogni organismo, inoltre, presenta caratteristiche che lo rendono diverso dagli altri, e che influenzano in modo particolare l'esperienza cosciente dell'io che vive mediante quell'organismo. Dunque anche il nostro amore per gli altri si manifesta spesso come amore per l'organismo degli altri, in quanto riteniamo, non senza motivo, che le condizioni di vita degli organismi abbiano un effetto sostanziale sulle esperienze di vita a cui l'io degli altri va soggetto. Come si vede, si tratta di un processo piuttosto complicato, la cui gestione dipende in gran parte dalle dinamiche della psiche umana, nelle quali ciascun io viene coinvolto e non di rado irretito.

Ma se riconosciamo la presenza di elementi negativi nella vita degli altri, e se il nostro amore per gli altri si manifesta nel desiderio di rendere la loro esperienza di vita più positiva, o quanto meno di alleviare le loro sofferenze, non dovremmo venire alla conclusione – alla luce delle esperienze riportate da molte NDE – che la cosa migliore, per chi soffre, sia che la sua vita umana termini, in modo che l'io possa fare ritorno alla dimensione dello Spirito? In fin dei conti, nella dimensione della vita organica, per poter dare bisogna avere, ed è evidente come nelle dinamiche complessive della psiche umana vi sia un deficit di amore, di concordia e di comprensione reciproca: tale deficit non può essere semplicemente compensato da un ingenuo ricorso alla buona volontà, che può anche funzionare in un certo ambito ridotto, ma non sembra in grado di risolvere i problemi dell'umanità su scala globale, così come non lo ha fatto nel passato. Non è un caso che l'io di coloro che hanno sperimentato la dimensione dello Spirito, una volta ritornato alla vita organica ed all'influenza della psiche umana, percepisca spesso questo rientro nel corpo come un comando, anzi, addirittura come un'imposizione o una costrizione, sul significato della quale continua ad interrogarsi, dato che, se a volte gli sembra di aver ricevuto al riguardo informazioni e conoscenze chiare ed illuminanti nella dimensione dello Spirito, tali conoscenze vengono dimenticate quando l'io rientra nel proprio organismo.

Il fatto che l'io sia costretto a fare ritorno alla vita organica anche contro la propria volontà viene spesso interpretato dallo stesso io come un compito o una missione che gli è stata assegnata e che esso deve portare a termine. Pertanto alcuni sono indotti a credere che questa missione consista nel contribuire a determinare – nel corso del tempo – una trasformazione della psiche umana da energia caratterizzata da un marcato bipolarismo ad energia essenzialmente unipolare, le cui manifestazioni dovrebbero orientarsi secondo quella che viene attualmente considerata come la sua polarità positiva. Altri invece ritengono che la vita organica sia una sorta di banco di prova per l'io, una palestra in cui allenarsi e cimentarsi per testare, migliorare e potenziare le proprie risorse spirituali. Dunque l'io verrebbe obbligato a sperimentare la vita organica – almeno secondo l'interpretazione che viene data da coloro che sono stati costretti controvoglia a lasciare la dimensione dello Spirito – per perfezionarsi nella pratica dell'amore verso gli altri o per comprendere meglio il senso della vita umana, mediante una completa immersione nell'energia psichica. Le difficoltà della vita servirebbero proprio a questa funzione, ed eliminarle significherebbe togliere dalla palestra gli attrezzi necessari ad esercitarsi: la varietà e la qualità di tali attrezzi è dosata in modo che ognuno possa allenarsi in relazione alle proprie risorse ed alle esigenze del livello spirituale già raggiunto, sulla base delle proprie potenzialità. Questo programma di allenamento, se così vogliamo chiamarlo, non verrebbe imposto all'io, ma sarebbe concordato ed accettato dall'io stesso nel suo stato spirituale al di là del tempo, e comporterebbe l'esperienza temporale di una vita vissuta come organismo.

Quale che sia l'interpretazione che ognuno di noi preferisce in merito al significato della vita umana, si tratta pur sempre di un'interpretazione psichica che ci può essere di un certo aiuto nell'affrontare i problemi, i rischi, le difficoltà e le pene di questa vita: infatti la dimensione dello Spirito – secondo quanto ci viene testimoniato da molte NDE – presenta caratteristiche completamente diverse rispetto a quella della vita organica, e dunque, una volta che l'io spirituale sia riuscito ad accedere a quella dimensione (o a farvi ritorno), non si porrà più gli interrogativi in merito al significato della vita umana nella stessa forma in cui se li pone mentra la sta vivendo. L'io cosciente, nel vivere come organismo, potrebbe essere eventualmente interessato a comprendere in che modo le sue scelte, i suoi comportamenti ed i suoi orientamenti – sostanzialmente influenzati dalla psiche umana – possono avere conseguenze sulla sua possibilità di accedere alla dimensione dello Spirito, o sulle modalità con le quali potrà dimorare in quella dimensione. Ma anche questo sembra essere un problema di origine psichica collegato alla condizione umana, in quanto le NDE non forniscono informazioni univoche, coerenti e convincenti riguardo ad un sistema di valutazione fondato, ad esempio, sul merito: sembra infatti che l'io venga in ogni caso accolto con amore nella dimensione dello Spirito, per il solo fatto di aver vissuto e di aver subito – nel bene e nel male – le contaminazioni determinate dalla psiche umana. La debolezza o la forza dimostrate dall'io nei confronti di tale contaminazione dipendono dalle sue risorse spirituali di partenza, e dunque dalla sua condizione originaria: in definitiva, dallo stesso Spirito da cui è stato emanato.

I limiti dei sentimenti emotivi

Nelle relazioni umane spesso prevalgono quegli automatismi psichici, determinati dal funzionamento cerebrale, che chiamiamo sentimenti ed ai quali attribuiamo un particolare valore in quanto siamo indotti a credere che siano i nostri sentimenti, anche quando non rapprentano altro che le modalità con le quali il sistema nervoso del nostro organismo reagisce alle circostanze ambientali ed alle interazioni umane che il destino gli riserva: i sentimenti emotivi rapprentano una buona dimostrazione di come le dinamiche psichiche siano di rado al servizio del processo evolutivo dell'io, il quale viene spesso irretito, lusingato, ingannato, e comunque controllato dalle medesime. Le manifestazioni dei sentimenti emotivi sono già evidenti nel comportamento di molti animali superiori ai quali si possa attribuire almeno una forma (anche se non evoluta) di io senziente, e rappresentano il modo con cui la psiche naturale determina e controlla il funzionamento di ogni singolo organismo. L'ulteriore elaborazione culturale da parte della psiche umana perviene ad una classificazione di massima dei sentimenti, che vengono considerati positivi o negativi non tanto sulla base della valutazione dell'io che li sperimenta direttamente, quanto in funzione degli effetti che i programmi di condizionamento culturale possono avere sulle interazioni sociali e sulle conseguenti dinamiche. Può accadere pertanto che sentimenti come l'odio, il rancore o la rabbia, che dovrebbero essere considerati negativi in base all'effetto diretto che hanno sull'io cosciente, siano culturalmente valorizzati se rivolti verso un nemico (vero o presunto che sia), verso un avversario (politico, economico o sportivo), o verso qualcuno che riteniamo ci abbia fatto un torto. Analogamente, possiamo provare un sentimento di appagamento, di gioia o perfino di felicità quando si verifica una evento che i programmi culturali dominanti ci inducono a considerare positivo, anche se non ha nessuna connessione diretta col nostro io cosciente: è il caso, per esempio, dell'allegria determinata dalla vittoria di una squadra in una competizione sportiva. 

La complessità dei sentimenti emotivi fa sì che essi risultino tanto più efficaci e convincenti per l'io quanto più esso si identifica acriticamente con le proprie dinamiche psichiche, affidando ingenuamente il proprio destino al potere spontaneo della psiche umana anziché esercitarsi nell'uso della ragione e dell'intelligenza critica, anche – e soprattutto – nelle interazioni umane. Ovviamente, questo accade perché la stessa condizione umana implica di norma l'assoggettamento dell'io da parte della psiche, e di conseguenza l'evoluzione spirituale dell'io, e le risorse intellettive e sentimentali che possono favorire tale evoluzione, rappresentano piuttosto l'eccezione che non la regola. Tuttavia, le conseguenze di questo stato di cose sono sotto gli occhi di tutti: il mondo umano, ed il mondo plasmato dall'umanità, non possono essere diversi da quello che sono, nelle loro trasformazioni temporali, in quanto riflettono, nei loro aspetti positivi e negativi, il carattere bipolare dell'energia psichica che predomina su questo pianeta. Il quadro generale che ne risulta è piuttosto confuso: per quanto riguarda il passato, ciò che è accaduto non può più essere modificato, e ciascun io cosciente ha vissuto le esperienze – positive o negative – che il destino gli ha riservato; per quanto riguarda il futuro, la polarità positiva della psiche induce sempre un elemento di speranza teso a valorizzare questa vita, e l'impegno di gran parte dell'umanità è diretto a cercare di migliorare, in un modo o nell'altro, le condizioni in cui l'organismo umano deve vivere, in modo che la psiche possa esprimere il proprio potenziale, amplificandone gli effetti spesso controversi.

Questo stato di cose è alla base del forte incremento di organismi umani contemporaneamente viventi che si è verificato nell'ultimo secolo: non a caso, il bisogno di riprodursi è tanto più forte proprio laddove le condizioni ambientali non offrono sufficienti prospettive per una vita organica sana ed equilibrata. La psiche naturale, infatti, tende a produrre un maggior numero di nuovi organismi quando le condizioni ambientali ne eliminano gran parte nella fase di formazione e di crescita: ma l'incremento delle conoscenze nel campo della medicina, e le risorse tecniche che hanno consentito la produzione e la diffusione su larga scala di sostanze alimentari e farmacologiche e di apparecchiature mediche, dopo essersi sviluppate nelle aree scientificamente e tecnologicamente più avanzate, hanno esteso i loro effetti in molte altre regioni del pianeta, riducendo la mortalità – soprattutto infantile – causata da malattie e malnutrizione, e determinando l'incremento della popolazione. Ovviamente, queste masse di popolazione giovane o adulta, non trovando sufficienti risorse per vivere nelle loro aree di origine, oppure sotto la spinta psichica del desiderio di una vita più gratificante, vanno alla ricerca (non di rado illudendosi) di migliori prospettive di vita nelle aree economicamente (ma non in via permanente) più avanzate. Certamente il pianeta sta andando in crisi anche a causa dell'eccessivo consumo umano di risorse, che non ha precedenti nella sua storia.

I sentimenti emotivi determinati dalle dinamiche psichiche in relazione (e come reazione) ad eventi di questa portata dimostrano, con la loro ambivalenza, l'ingenuità della speranza che i problemi umani si possano risolvere affidandosi allo spontaneismo della psiche umana. Infatti, tanto nel caso di un sentimento – che possiamo definire positivo – di amore verso il prossimo e di solidarietà umana, che spinge verso l'accoglienza incondizionata di masse di indigenti alla ricerca di condizioni di vita migliori (ai cui bisogni qualcuno dovrà poi provvedere), quanto nel caso di un sentimento – magari negativo, ma comprensibile – che induce a porre dei limiti all'accoglienza indiscriminata, dato il numero troppo elevato di potenziali migranti, i problemi generati dalla crescita della popolazione umana del pianeta non possono essere risolti, se non ponendo un limite a tale crescita. Ovviamente, chi ritiene che il valore della vita consista nel dimostrare amore e solidarietà verso i poveri ed i bisognosi, è indotto a comportarsi di conseguenza non per risolvere i problemi di questo mondo sulla base di valutazioni più o meno intelligenti e ragionevoli, ma in funzione di un'eventuale ricompensa che ritiene di poter ottenere nella dimensione dello Spirito, oppure, più semplicemente, perché il suo io cosciente si identifica con le sintonie determinate dalla polarità della psiche percepita come positiva. Ma, sempre restando nell'ambito di questa vita, sarebbe opportuno ricordare che, proprio a causa del carattere bipolare della psiche umana, talvolta le intenzioni sentite come positive, ed i comportamenti che ne conseguono, producono degli effetti che, nel tempo, manifestano aspetti negativi che non erano stati valutati con sufficiente attenzione.

Il frazionamento della coscienza in una moltitudine di organismi individuali – ognuno con la sua particolare dotazione di esperienze, positive e negative, che si accresce nel tempo – i quali cercano di interagire in modi diversi, a volte aiutandosi reciprocamente, altre volte confrontandosi anche violentemente, continua ad essere un fenomeno enigmatico anche alla luce delle informazioni sulla dimensione dello Spirito che possiamo dedurre da molte NDE. Quella dimensione, infatti, presenta aspetti così diversi rispetto a quelli della vita umana, che inevitabilmente l'io cosciente che ne abbia fatto esperienza finisce col considerare quest'ultima – se non prorprio come un sogno – quanto meno come una forma di realtà temporanea ed evanescente, e pertanto di qualità inferiore rispetto alla realtà permanente della dimensione spirituale, che tuttavia può essere sperimentata come tale solo una volta che l'io abbia definitivamente concluso l'esperienza della vita organica. Ma fintanto che l'io resta vincolato alla vita dell'organismo, la dimensione dello Spirito può essere solo pensata, immaginata o, nel migliore dei casi, sperimentata mediante un varco nella dimensione temporale che si apre per poi richiudersi, come ben sanno tutti coloro che sono stati costretti contro la loro volontà a tornare nel loro corpo, o coloro che fanno ricorso a sostanze psichedeliche per sperimentare forme di realtà alternative ed impermanenti. È evidente che l'io cosciente anela a nutrirsi di un'energia di cui in questo mondo trova le tracce ed i surrogati in alcune forme di esperienza che hanno un effetto temporaneo: tuttavia l'immersione completa nella sorgente inesauribile di tale energia gli è preclusa, almeno fin quando deve restare vincolato al proprio sistema psicofisico.

La tensione psichica nelle relazioni umane

È senz'altro possibile immaginare una vita di relazione nella quale l'incontro con l'altro rappresenta l'avvicinamento di due essenze per loro natura simili le quali, per effetto del reciproco contatto, si sentono entrambe pervase da una forma di energia positiva. Questo è quanto accade di norma nella dimensione dello Spirito, almeno stando a quanto ci viene riferito da molte NDE. Nella dimensione della vita organica, tuttavia, le relazioni interpersonali quasi sempre coinvolgono due o più io, ognuno dei quali è assoggettato alle tensioni che la psiche determina in termini di desideri, di preoccupazioni, o di dinamiche positive o negative di vario genere, con tutte le reazioni sentimentali ed emotive che ne posono derivare. Ogni io porta inevitabilmente con sé le proprie sintonie psichiche, che – per effetto della relazione – vanno soggette ad una serie di interazioni reattive (che potremmo definire chimiche) con quelle dell'altro. Queste tensioni psichiche – che, nelle varie forme in cui si presentano, sono state ampiamente descritte e studiate empiricamente – non di rado coinvolgono l'io con quella particolare intensità che contraddistingue la cosiddetta vita sentimentale, al punto che l'io può esserne completamente assorbito, sia che si tratti di tensioni percepite come positive, dalle quali l'io può essere irresistibilmente attratto, sia nel caso di tensioni negative, alle quali l'io non riesce a sottrarsi nonostante la sofferenza che deve sopportare, o che è indotto a suscitare nell'altro per ritorsione.

Lo studio delle relazioni umane ci fa ben comprendere come le tensioni energetiche che si producono a causa del carattere bipolare dell'energia psichica e delle dinamiche conseguenti alle varie interazioni tra le persone – mediante le quali tali tensioni energetiche si accumulano e si scaricano – determinino per l'io coscente tutta quella gamma di sentimenti emotivi che va dall'estremo positivo di un'intensa felicità all'estremo negativo di una disperazione angosciata, anche nel caso in cui l'organismo non presenti segni evidenti di traumi e di lesioni, o sintomi di malattie e di malfunzionamento. Solo in alcuni casi, per esempio quando dall'andamento di una certa relazione dipende il fatto di conservare o di perdere i mezzi di sostentamento, si può ritenere che l'organismo reagisca negativamente di fronte alla prospettiva di dover affrontare una situazione di rischio per il proprio benessere o per la sua stessa sopravvivenza, ma spesso non è così: nel caso, per esempio, di un innamoramento non corrisposto, o di un intenso desiderio la cui soddisfazione dipende dalle decisioni di un'altra persona, la sofferenza che l'io può dover sopportare dipende da una tensione psichica alla quale l'io non riesce a sottrarsi, anche se tutte le esigenze vitali del suo organismo sono soddisfatte. Si riscontra comunque un'interconnessione tra le complesse dinamiche determinate dal modo in cui la tensione energetica della psiche si manifesta nelle interazioni e nelle relazioni umane, e le reazioni emotive e sentimentali – tanto positive quanto negative – che l'io sperimenta ed alle quali reagisce spesso automaticamente, cosciente di ciò che sta sperimentando, ma privo di qualsiasi conoscenza in merito al funzionamento delle dinamiche psichiche dalle quali viene coinvolto e con le quali inconsapevolmente si identifica. Sotto quest'aspetto, è sensato parlare di un asservimento dell'io (e delle sue risorse) da parte dell'energia psichica.

Nelle questioni relative all'ampliamento delle conoscenze di cui possiamo disporre noi esseri umani, si perviene ogni tanto ad un punto nel quale comprendiamo che non ha più senso porsi il problema del perché qualche cosa esiste (come accade, per esempio in fisica, per la forza di gravità o per l'energia elettromagnetica), ma ci si deve limitare a riscontrare l'evidente esistenza di quel fenomeno, rinunciando ad accertarne ed a verificarne la causa. Anche per quanto riguarda l'energia psichica e l'influenza che essa esercita sui sentimenti e sulle emozioni che coinvolgono l'io, in quanto soggetto cosciente e sperimentatore degli effetti della psiche, ci troviamo nella stessa condizione: dobbiamo constatare l'esistenza di energie e di dinamiche la cui causa va oltre le nostre capacità umane di comprensione. Possiamo però domandarci se le risorse di cui l'io dispone possono esercitare a loro volta un'influenza sulle dinamiche della psiche: per poter ripondere a questa domanda, è necessario anzitutto tenere presente come il frazionamento della coscienza in una pluralità di organismi, ciascuno con un proprio io le cui risorse variano anche molto da una persona all'altra, renda difficile, o addirittura impossibile, definire un modello standard di io. Anche quando, come nelle pagine di questo blog, ci limitiamo ad attribuire all'io la funzione essenziale di soggetto cosciente delle esperienze psichiche, dobbiamo pur sempre riconoscere le differenze individuali nel modo con cui l'io reagisce al coinvolgimento da parte delle proprie sintonie psichiche, con le quali molto spesso si identifica acriticamente.

Per poter far fronte alle esigenze di sopravvivenza e di benessere del proprio organismo, l'io normalmente subordina la propria libertà alle regole di un sistema collettivo il cui funzionamento è determinato dalle modalità con cui la psiche umana si manifesta nelle interazioni politiche tra i membri di quel sistema, e dai programmi socioculturali che ne derivano. Vi sono casi, tuttavia, nei quali l'io sente il bisogno di difendere la propria libertà anche correndo il rischio che il proprio organismo venga danneggiato o eliminato in conseguenza delle proprie scelte. Tuttavia, anche in questi casi, l'io dovrebbe riuscire a comprendere se la sua determinazione dipende pur sempre dall'assoggettamento a dinamiche psichiche che lo affascinano e lo irretiscono con il loro carattere numinoso di origine endogena, dimostrando una vitalità che ha nettamente la meglio sulla rigidità convenzionale di norme sociali spesso obsolete e sclerotizzate, oppure se sente l'esigenza di intraprendere un vero percorso di liberazione nei confronti delle seducenti o deprimenti dinamiche con cui la psiche lo affascina e lo illude. Per questo l'io dovrebbe anzitutto dedicare le proprie risorse a riflettere su se stesso per ritrovare le proprie vere ed affidabili fondamenta, senza lasciarsi incantare più di tanto dalle dinamiche psichiche – siano esse di origine esogena o endogena – che determinano quei sentimenti e quelle emozioni che rappresentano, come si suol dire, l'essenza stessa della vita, ma attribuendo loro il giusto valore, a condizione che non lo privino delle energie necessarie per portare a termine con successo il processo evolutivo intrapreso.

Detto questo, dobbiamo necessariamente riconoscere che – fintanto che restiamo nella dimensione della vita organica – la pluralità stessa degli io fa sì che ognuno di essi debba ricercare in se stesso il misterioso significato della propria esistenza individuale ed il modo di interpretare questa vita al meglio delle proprie capacità, sulla base delle risorse di cui dispone. Si potrebbe osservare che, anche se le vie da percorrere possono essere varie e molto diverse tra loro, la meta finale è unica per tutti: ma le differenze restano, e consistono proprio nel modo in cui le diverse vie vengono percorse, tenendo anche conto del fatto che, secondo quanto riportato in molte NDE, in una vita si può percorre solo un tratto do strada, e dunque, anche al termine di essa, la meta può essere ancora lontana. Sempre alla luce di quanto ci raccontano le NDE, le modalità con cui si può seguire questo percorso di evoluzione spirituale sono essenzialmente due: la via dell'amore e quella della conoscenza. La via dell'amore, che viene spesso sintetizzata nella regola aurea «ama l'altro come ami te stesso», è tutt'altro che facile da interpretare e da attuare nella realtà della vita umana, poiché l'io dell'altro può essere invischiato nelle sue dinamiche psichiche quanto ed ancor più del nostro io: in linea di massima si ritiene, ragionevolmente, che l'amore per gli altri vada inteso come attività rivolta ad alleviare le loro sofferenze e, se possibile, fare in modo di dar loro un po' di gioia. È chiaro, tuttavia, che per poter dare bisogna avere, e nel bilancio generale delle energie naturali e psichiche che determinano le dinamiche della vita umana vi è un deficit di amore che non può essere compensato semplicemente dalla nostra buona volontà.

In ogni caso la via dell'amore implica una vita di relazione, dato che si fonda sulle interazioni con gli altri e con la gestione delle dinamiche psichiche che tali interazioni determinano. La via della conoscenza, invece, può anche essere intrapresa e percorsa in solitudine: il suo scopo infatti è quello di ridestare e sperimentare le energie spirituali alle quali il nostro io può eventualmente accedere già in questa vita, una volta che sia riuscito a differenziarsi dalle dinamiche psichiche nelle quali viene normalmente coinvolto. La conoscenza è diretta anzitutto verso le varie sintonie psichiche che l'io sperimenta direttamente nelle varie circostanze della sua vita, e poi – indirettamente – verso le sintonie psichiche sperimentate da altre persone, sulla base delle informazioni che l'io riesce ad acquisire al riguardo. Va tuttavia ricordato che l'io non può arbitrariamente prendere la via della conoscenza in base ad una libera scelta, ma può farlo solo quando (e se) un esame approfondito delle esperienze della propria vita, e delle modalità con cui si è lasciato coinvolgere dalle proprie dinamiche psichiche, lo induce a rivolgere la propria attenzione ed il proprio interesse verso il mistero della sua esistenza individuale, non lasciandogli altra scelta se non quella di esplorare la propria vera essenza. La via dell'amore resta comunque più normale, ed in un certo senso più umana, anche se non sempre i risultati che essa ottiene sono quelli sperati: d'altra parte la via della conoscenza non preclude un atteggiamento benevolo verso gli altri, tuttavia implica pur sempre una certa diffidente precauzione nei confronti delle dinamiche psichiche in cui l'io dell'altro può essere coinvolto, e con le quali spesso si identifica.

Le tensioni psichiche che si devono affrontare nella via della conoscenza derivano solo in parte dalle interazioni e dalle relazioni con gli altri, che non possono essere del tutto evitate – anche se possono essere limitate al minimo indispensabile – se l'io vuole far fronte alle esigenze del proprio organismo. Il motivo per cui l'io di un gran numero di umani si lascia così facilmente controllare dalle proprie dinamiche psichiche va ricercato nell'effettivo potere della psiche, che seduce, illude, impaurisce, premia o punisce l'io, almeno fino a quando quest'ultimo è vincolato al proprio organismo: mediante il funzionamento del cervello e le interazioni tra una pluralità di cervelli la psiche influenza in modo determinante ogni aspetto della vita umana, senza alcun riguardo per le conseguenze che le sue dinamiche bipolari possono avere per la sensibilità di un singolo io individuale. Inevitabilmente (ed ingiustamente) alcuni io sono costretti a patire una vita di sofferenze e di dolori anche atroci, senza che possano riuscire ad influenzare ed a modificare le dinamiche psichiche che provocano tali sofferenze. Dunque l'io non deve sottovalutare il potere della psiche, e se sente l'esigenza di intraprendere il percorso della conoscenza è necessario che possa fare affidamento su una forma di energia che lo protegga nei confronti delle tensioni psichiche negative che possono insorgere in qualsiasi momento, e con cui è costretto a confrontarsi: si tratta, per così dire, di imparare a navigare nel mare insidioso della psiche senza fare naufragio o andare qua e là alla deriva, ma utilizzando al meglio le vele ed il timone della propria solida imbarcazione, orientandosi con una bussola affidabile.

L'energia su cui l'io può fare affidamento per confrontarsi col potere della psiche è di natura spirituale, e proviene da una dimensione diversa da quella che l'io sperimenta durante la vita organica. Non è facile per l'io riuscire a trovare un canale che gli consenta di attingere all'energia spirituale, dato che di solito è stato programmato per adattarsi al predominio dell'energia psichica ed a subirne l'influenza, fino a considerare la difesa della vita organica – personale, dei propri discendenti, o del gruppo sociale di cui si considera membro – come il valore supremo. Per contro, la stessa energia psichica può manifestare la sua polarità negativa disgregativa e distruttiva, sovvertendo – sempre attraverso il dominio esercitato sull'io di un certo numero di esseri umani – quegli stessi valori che la polarità positiva aveva promosso con particolare enfasi. La constatazione del carattere bipolare dell'energia psichica, e l'esperienza diretta delle tensioni psichiche che ne derivano, non di rado spinge l'io cosciente verso la ricerca di una forma di energia che gli permetta di mantenere integra la sua sensibilità originaria durante tutto il viaggio di attraversamento del mare della psiche, sperimentato mediante la vita organica. Infatti l'assoggettamento dell'io da parte della psiche e lo stesso adattamento acritico dell'io alle esigenze della vita organica mediante le quali la psiche lo condiziona e, per così dire, lo addomestica, implicano quasi sempre una rinuncia da parte dell'io a quei requisiti di sensibilità derivanti dalla sua componente spirituale – più o meno sviluppata – in favore di un adeguamento, da esso considerato come conveniente, alle dinamiche psichiche in cui è coinvolto.

La debolezza dell'io nei confronti delle tensioni psichiche si riflette, ovviamente, nelle interazioni e nelle relazioni umane: non di rado l'energia psichica, superate agevolmente le deboli risorse di controllo di cui l'io dispone, si scarica nelle dinamiche interpersonali di coppia, di gruppo o di massa, determinando tutta la gamma dei comportamenti che si possono osservare quando la psiche si manifesta nel suo stato naturale. I programmi culturali di controllo delle dinamiche psichiche generate dalle interazioni umane – finalizzati a contenere gli effetti disgreganti e conflittuali dell'energia psichica – a volte hanno successo ed a volte falliscono. Il forte incremento nel numero di organismi umani che convivono sul nostro pianeta determina anche un'intensificazione delle tensioni psichiche, che possono rompere gli argini – non particolarmente robusti – costruiti nel tempo dalla ragione umana per canalizzare l'energia psichica. Gli effetti negativi derivanti dalle tensioni psichiche interpersonali si riflettono sull'equilibrio dell'io, anche se esso non è direttamente coinvolto in tali interazioni, soprattutto quando la sua sensibilità lo porta a percepire l'esperienza umana nel suo aspetto corale, ed a constatarne la sostanziale disarmonia: di conseguenza l'io, ragionando sulla natura stessa dell'energia psichica e sul potere che essa esercita nella dinamiche della vita umana, deve fare ricorso all'aiuto di un'energia alternativa di qualità non bipolare, in cui possa riporre fiducia e che possa considerare veramente amica, per poter condurre a termine con successo il compito nel quale si è impegnato – volontariamente o perché gli è stato imposto – vivendo questa vita.  


 

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