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Conclusioni

Il valore delle NDE

Quando affermavo, nel concludere la pagina del mese scorso, di non essere in grado di sostenere, in base alle mie risorse conoscitive, che ogni io cosciente venga attratto nella dimensione dello Spirito al termine della sua vita organica, ovviamente non intendevo escludere tale possibilità. Se leggiamo i resoconti di alcune NDE, come per esempio quella di Jayne Smith, ne riportiamo la chiara impressione che il potere di attrazione dell'energia dello Spirito si estenda a tutti gli esseri umani, al termine della loro vita organica, indipendentemente dalle vicissitudini in cui sono stati coinvolti per effetto dell'assoggettamento dell'io alle dinamiche della psiche umana. D'altra parte, dichiaravo anche di sperare sinceramente che così possa essere. Tuttavia, se tutto può apparire chiaro, perfetto ed assolutamente comprensibile quando l'io cosciente si trova nel campo d'azione della dimensione dello Spirito, la condizione umana appare pur sempre problematica una volta che l'io viene di nuovo vincolato al proprio organismo, senza poter portare con sé quelle conoscenze che lo avevano illuminato. In questo mondo sono troppo grandi e multiformi le differenze che si riscontrano tra i diversi io per effetto dell'assoggettamento alle varie dinamiche della psiche umana, anche se, ovviamente, una volta che si consideri l'io come soggetto cosciente distinto e separato rispetto alle dinamiche della psiche di cui fa esperienza, si può individuare un nucleo comune a tutti gli esseri umani. Ma, come ho più volte osservato, è proprio il diverso grado di identificazione dell'io con le dinamiche della propria psiche – e dunque il diverso effetto di attrazione esercitato dall'energia della psiche umana sui vari io – a costituire il maggiore ostacolo nei confronti del riconoscimento da parte dell'io della propria più autentica essenza, la quale viene oscurata dal coinvolgimento dell'io nelle dinamiche che la psiche gli impone tramite l'organismo. Non va inoltre dimenticato che le NDE nelle quali l'io sperimenta in modo inequivocabile la dimensione dello Spirito sono pur sempre una ridotta percentuale rispetto a tutti quei casi in cui l'organismo si trova in analoghe condizioni di criticità e vi è una perdita di coscienza, nella quale non si verifica alcuna esperienza che l'io sia in grado di ricordare quando il suo normale stato di coscienza viene ripristinato. È dunque ben comprensibile come Jayne Smith considerasse la propra esperienza come un dono meraviglioso, ricevuto senza alcun merito particolare da parte sua (anche se certamente tutta la sua vicenda umana, terminata nel 2021, dimostra come il suo io fosse dotato di una particolare sensibilità).

L'esistenza di NDE, o di fasi delle NDE, contraddistinte da intense esperienze angoscianti, o addirittura caratterizzate dalla presenza di entità maligne che tormentano un io costretto a sopportarle, dimostra come non sempre sia facile raggiungere la dimensione dello Spirito, e come l'io possa rimanere intrappolato per periodi più o meno lunghi nelle dinamiche negative della psiche umana. Non riesco infatti nemmeno a prendere in considerazione l'esistenza di un'autonoma dimensione negativa del Male, anch'essa non bipolare, e capace di attrarre definitivamente a sé l'io spirituale di alcuni esseri umani. Se così fosse, il nostro mondo non sarebbe altro che un campo di battaglia tra due campi di forza distinti e separati, che si confrontano mediante l'energia bipolare della psiche umana, e noi creature umane saremmo solo le pedine di questa gigantesca partita a scacchi, senza alcuna possibilità, da parte nostra, di decidere se voler essere bianchi o neri, e di influenzare il nostro destino in senso per noi positivo. Diverse NDE, compresa quella di Jayne Smith, ci inducono ad escludere una situazione di questo genere, poiché mostrano che nella dimensione dello Spirito tutto quello che noi non solo consideriamo, ma anche sperimentiamo e sentiamo come negativo per effetto del nostro assoggettamento alle dinamiche della psiche umana (come il dolore, le sofferenze, le malattie, le guerre, ecc.), perde di significato, e che tutto è perfetto così com'è – compreso dunque tutto ciò che viene da noi interpretato come il male – in quanto corrisponde ad un progetto voluto dallo Spirito stesso, il quale ne è cosciente e responsabile. Quest'interpretazione si basa su una relativizzazione dell'esperienza della vita umana, la quale, considerata nel suo limitato svolgimento temporale, una volta che si sia conclusa – come certamente deve accadere per tutti noi – sarà sostituita da una forma di esperienza non più temporanea, ma eterna, o comunque svincolata dai limiti imposti dal tempo umano. Di conseguenza, quali che siano le condizioni in cui si svolge la vita umana, ogni io cosciente sperimenta ciò che è mediante il confronto con le dinamiche della psiche e con le conseguenze delle proprie scelte e delle proprie azioni: proprio sperimentando ciò che è, e ciò che diviene, determina le esperienze a cui andrà incontro allorquando sarà libero dalla forma organica. Queste esperienze possono benissimo essere ancora contaminate dalla psiche umana – ed in particolare dalla sua polarità negativa – almeno fino a quando l'io non si riconnette alla sua controparte spirituale, in un certo senso ricordandosi che essa esiste.

Durante la vita umana l'io cosciente può essere rappresentato come un nucleo potenzialmente spirituale, ricoperto da uno strato più o meno spesso di incrostazioni rigide ed indurite generate dalla psiche umana: queste incrostazioni, se da una parte possono servire a proteggere il nucleo spirituale, quasi come una corazza, dall'altra ne limitano la possibilità di entrare nel campo d'azione della coscienza e di interagire con l'organismo. Può darsi che questo nucleo spirituale abbia una propria esistenza autonoma, al di fuori del tempo come noi lo sperimentiamo in questa vita: di certo le esigenze dell'organismo, la variabilità delle condizioni ambientali e sociali in cui si svolge la vita di ogni organismo, le dinamiche della psiche che ne derivano, ed i programmi di condizionamento socioculturale elaborati dalla psiche medesima (tramite le sue manifestazioni collettive), non aiutano l'io cosciente ad entrare in contatto con questo nucleo spirituale, il quale, alla morte dell'organismo, potrebbe anche incontrare delle difficoltà a liberarsi dal guscio di incrostazioni che lo ricopre. Da qui deriva l'opportunità di utilizzare una parte della vita, soprattutto nella fase finale, per ridurre ed ammorbidire la corazza delle incrostazioni prodotte dalla psiche umana, in modo da favorire la liberazione dell'io spirituale alla morte dell'organismo. A questo scopo, può essere molto utile leggere, o – meglio ancora – ascoltare e guardare sui siti Internet, le narrazioni di tante NDE, riflettendo sulle reazioni che esse producono in ognuno di noi, e sul valore che il nostro io sente di attribuire all'una o all'altra esperienza. Potrei fare un elenco con i collegamenti ad almeno una ventina di esperienze che io ritengo particolarmente interessanti, ma non mi sembra così importante: chiunque sia interessato può fare una rapida ricerca e trovare, soprattutto su YouTube, le testimonianze dirette dei protagonisti di tali esperienze. Ascoltando quello che hanno da raccontare, e guardando il modo in cui lo raccontano ed il coinvolgimento emotivo che manifestano mediante le parole usate (o la difficoltà di trovare i termini più efficaci), il tono della voce e le espressioni del volto, ognuno può sperimentare, interpretare e valutare le proprie reazioni, ed il grado di realtà e di verità che intende attribuire a quello che viene raccontato. Si tratta, senza dubbio, di esperienze che rendono meno banale e meno scontata la vita di ognuno di noi, una vita il cui significato viene ampliato ed intensificato mediante il risalto dato alla possibilità di sperimentare la dimensione dello Spirito come meta finale di qualsiasi percorso di esistenza umana, per quanto tortuoso e tormentato possa essere. Pur ricordando l'importanza di non confondere mai due dimensioni e due forme di energia così diverse tra loro, come quella dello Spirito e quella della psiche umana, l'impatto che la conoscenza dell'esistenza di queste esperienze può avere sulle dinamiche della psiche che coinvolgono l'io cosciente, quando ancora è vincolato al suo organismo, non è da sottovalutare.

Una valutazione del lavoro compiuto finora

L'impegno di questi anni è servito soprattutto a me, al mio io cosciente, per esprimere e comunicare in una forma sufficientemente completa ed organizzata sia le informazioni acquisite, sia le elaborazioni interpretative della mia mente, in merito al significato delle esperienze della vita umana ed al destino dell'io cosciente alla morte del suo organismo. La testimonianza di questo mio percorso può servire da guida, o da traccia, per chiunque voglia intraprendere un percorso analogo. Sono partito da una valutazione sintetica delle nostre attuali conoscenze in merito allo sviluppo della vita organica sul pianeta in cui viviamo, dato che le esperienze della nostra vita sono in gran parte determinate dal funzionamento dell'organismo in cui l'io cosciente si forma e si sviluppa. Ho cercato di spiegare come le nostre conoscenze fanno chiarezza su alcuni aspetti di questo processo, ma non sono sufficienti a prevedere in modo affidabile le trasformazioni e le evoluzioni che possono avvenire nel tempo, da una condizione A ad una condizione B del sistema della vita organica nel suo complesso, soprattutto quando il tempo che intercorre tra lo stato A e lo stato B viene valutato su scala geologica. Quello che si riscontra è un costante incremento della complessità del sistema e della quantità di informazione in esso contenuta, che deve pure avere una sua causa, tenendo conto che tale incremento richiede un dispendio di energia, in base alle implicazioni del secondo principio della termodinamica. Ho anche accennato ai notevoli cambiamenti che sono avvenuti in un periodo di tempo assai ridotto (su scala geologica), per effetto delle attività umane. In un determinato periodo, in alcuni degli organismi prodotti dal sistema di evoluzione naturale – così come noi lo conosciamo – è comparso un nuovo elemento (la coscienza) che, probabilmente attraverso un processo progressivo, ha determinato anche l'autoconsapevolezza della propria esistenza da parte di un soggetto cosciente (l'io) dotato di risorse come la capacità di ragionare, l'intelligenza creativa, la capacità di elaborare schemi mentali di conoscenza della realtà, e la capacità di realizzare, con i mezzi disponibili, alcuni dei propri progetti mentali. Ma, soprattutto, l'io cosciente ha scoperto di disporre della capacità di poter comunicare con i propri simili in modo complesso, articolato e più o meno profondo, mediante il linguaggio, dando origine a quella rete di interazioni umane che inizialmente ha prodotto le società primitive, alcune delle quali sono sopravvissute fino all'epoca attuale, e poi società sempre più complesse, formate da molti milioni di individui. Anche se le risorse umane non sono equamente distribuite, ma l'io di alcune persone può disporre di alcune risorse in misura anche notevolmente superiore a quella di cui dispongono mediamente gli altri io, la capacità di comunicare mediante il linguaggio (inizialmente solo parlato, ma poi anche scritto) permette la trasmissione e la diffusione delle conoscenze, delle idee e delle elaborazioni creative nell'ambito di una società. Grazie a questo processo, alcune persone particolarmente dotate hanno sentito l'esigenza di organizzare in modo più complesso le interazioni umane, creando un tessuto sociale dotato regolamentato e controllato, ed in qualche caso sono riuscite a realizzare, almeno in parte, questa notevole impresa, che comporta il raggiungimento di un livello più elevato di ordine nelle dinamiche di questo mondo.

L'attenzione è stata poi rivolta al modo in cui tutti questi processi si svolgono come manifestazioni della psiche umana, la quale produce i suoi effetti mediante le sintonie mentali determinate dal funzionamento del nostro sistema nervoso e del cervello, e dunque mediante uno strumento organico assai complesso. Ciascun io cosciente sperimenta le dinamiche della propria psiche, che rappresentano solo una frazione delle esperienze fatte nel tempo da tutti gli esseri umani, e di norma ne viene non solo coinvolto, ma si identifica completamente con esse. La constatazione della diversità delle esperienze determinate dalle dinamiche della psiche, e del modo in cui esse generano continuamente – nell'ambito delle interazioni umane – tensioni che talvolta si trasformano in conflitti, e l'osservazione di come la sensibilità dell'io cosciente reagisce alle varie sintonie sperimentate, a volte desiderandole come fonte di piacere, di felicità e di appagamento, ma non di rado sentendosi costretto a sopportare le preoccupazioni, le pene ed il dolore, anche fisico, associato ad esse, ci mostrano il carattere bipolare dell'energia della psiche. La polarità negativa della psiche, così come viene sperimentata dall'io cosciente, si manifesta non solo nel dolore determinato dal funzionamento dell'organismo e dai suoi eventuali difetti, in relazione alle condizioni ambientali che esso deve affrontare, ma anche dalle prevaricazioni e dalle oppressioni con cui un essere umano (o un gruppo di esseri umani) affligge un altro essere umano (o un altro gruppo di esseri umani), pur sempre rese possibili dalle esigenze dell'organismo al quale l'io cosciente sente di essere vincolato. Dopo aver sinteticamente esposto i principali aspetti di quello che può essere considerato il normale flusso delle dinamiche della psiche in cui l'io cosciente viene coinvolto nello stato di veglia (che differisce, ovviamente, da un io all'altro), sono state prese in esame le principali esperienze soggettive determinate dagli stati di coscienza non ordinari, dai sogni fino alle esperienze indotte da sostanze psicoattive, che ampliano notevolmente la gamma delle esperienze rese possibili dal funzionamento della mente umana. Alla luce di tutti questi eventi relativi alle diverse modalità con cui l'io sperimenta la realtà durante la vita umana, si presenta – sotto il profilo della conoscenza – la questione di come il funzionamento biochimico di un organo (il cervello) possa determinare una così ampia gamma di esperienze, ed in particolare di come la stessa esistenza del soggetto sperimentatore (l'io cosciente) dipenda dallo stato fisico, certamente molto complesso, di quest'organo. Abbiamo visto come il dibattito su questi temi nell'ambiente scientifico sia tuttora aperto: sebbene la correlazione tra gli stati fisici di un sistema organico complesso come il cervello e le esperienze dell'io cosciente non possa essere negata, al punto che in particolari condizioni la stessa esistenza dell'io viene temporaneamente meno, resta sempre irrisolta la questione di come lo stato di un sistema fisico possa tradursi in esperienza da parte di un soggetto cosciente. L'enigma riguarda dunque la stessa esistenza di un sistema organico come il cervello umano, ed il modo in cui esso – tramite il controllo esercitato sull'organismo di cui fa parte – sintonizza, elabora e traduce in comportamenti ed in attività le varie gamme di frequenza della psiche.

Il fatto poi di sapere che l'organismo umano, cervello compreso, ha un'esistenza temporanea, nella fase finale della quale è soggetto ad un deterioramento al quale segue inevitabilmente la morte, ci ha portato a rivolgere la nostra attenzione verso quelle esperienze che mostrano l'esistenza di forme di coscienza in qualche misura autonome e svincolate da un organismo umano, oppure di esperienze che non dovrebbero verificarsi se l'io cosciente fosse normalmente connesso al proprio organismo: nel primo caso ci siamo occupati dei fenomeni medianici, nel secondo di quelle esperienze, comunemente etichettate come NDE, che possono aver luogo quando l'organismo si trova in condizioni critiche il cui esito potrebbe anche comportare la sua morte definitiva. Una volta accertata la realtà dei fenomeni medianici, abbiamo visto come sia difficile – in base ai programmi culturali attualmente dominanti, ed alla luce delle nostre conoscenze scientifiche – riuscire ad elaborare una teoria convincente e verificabile, che possa spiegare il fatto stesso che essi si verifichino, senza fare ricorso all'esistenza di entità inorganiche dotate di una loro autonoma intelligenza, volontà a capacità di azione. Proprio queste difficoltà fanno sì che molte persone, sotto l'influenza delle dinamiche della propria psiche, sentano l'esigenza insopprimibile di negare ad ogni costo la stessa possibilità che tali fenomeni accadano. Abbiamo anche visto come, sebbene queste entità inorganiche dichiarino quasi sempre di essere gli spiriti di persone già vissute in forma organica nel nostro mondo, ed in alcuni casi riescano a dare prove molto convincenti di questa loro connessione con le personalità dei defunti, le informazioni da loro offerte in merito alla loro esistenza nella dimensione in cui dimorano – oltre ad essere quasi sempre pesantemente contaminate da elaborazioni tipiche della psiche umana – presentino sostanziali differenze, e non di rado siano in conflitto tra loro. Ci troviamo così nella sgradevole condizione di riscontrare che il nostro normale quadro interpretativo della realtà presenta carenze ed è inadeguato a spiegare i fenomeni medianici (soprattutto quelli di tipo fisico), e che le informazioni che ci vengono fornite dalle stesse intelligenze aliene che risultano determinanti affinche i fenomeni si verifichino sono spesso confuse ed per noi incomprensibili, a volte contraddittorie, ed in ogni caso insoddisfacenti per quanto riguarda l'incremento delle nostre conoscenze. Questo è uno dei motivi per cui l'interesse nei confronti dei fenomeni medianici, dopo aver toccato il suo apice nella seconda metà dell'Ottocento e nei primi decenni del Novecento, è andato poi progressivamente diminuendo. Ognuno, comunque, può consultare l'ampia letteratura attualmente disponibile su quest'argomento – ed in particolare quella relativa alle comunicazioni ottenute da parte delle entità – per osservare e valutare le reazioni delle proprie sintonie psichiche a quello che è accaduto o che accade in questo particolare campo, tenendo conto anche di quanto è stato esposto nel merito in questo sito.

La realtà dei fenomeni medianici e di altri fenomeni paranormali, e la possibilità che l'io cosciente possa sperimentare altre dimensioni oltre a quella della vita organica, ci hanno portato ad approfondire le dinamiche della psiche umana, il cui carattere di energia bipolare sembra essere intrinsecamente associato alle esigenze stesse del nostro organismo: le varie sintonie della psiche dominano tutte le nostre interazioni e le complesse dinamiche delle nostre società, contrassegnate dalle continue interferenze tra ciò che viene sentito ed interpretato come positivo o benefico e ciò che invece è sperimentato come negativo e malvagio. Il modo in cui le dinamiche della psiche generano le tensioni tra le due polarità – tensioni rese possibili ed esaltate dalla frammentazione della coscienza in una moltitudine di esperienze individuali – ci induce a ritenere che l'io cosciente non possa liberarsi da tali tensioni finché continua ad identificarsi con le dinamiche della psiche da cui viene coinvolto, e che anche nel caso in cui intraprenda un percorso di differenziazione nei confronti delle sintonie della propria psiche, la sua completa liberazione può aver luogo solo alla morte del proprio organismo. Una delle più importanti conseguenze del bipolarismo della psiche umana è che, nelle dinamiche temporali che regolano le relazioni tra le cause e gli effetti, ciò che viene sperimentato come positivo oggi può avere conseguenze negative domani, e viceversa. Questo è il motivo per cui a volte, sotto il dominio della psiche umana, anche ciò che viene fatto con le migliori intenzioni e, come si suol dire, a fin di bene, può avere col tempo conseguenze che causano conflitti e sofferenze. Molte forme di bontà di origine sentimentale – non fondate dunque su una valutazione ragionata ed approfondita degli effetti delle varie energie operanti nell'ambito della vita organica – derivano dall'attrazione esercitata sull'io cosciente di molte persone da parte della polarità positiva della psiche umana, nello stesso modo in cui l'io cosciente di altre persone non può fare a meno di identificarsi con la polarità negativa della stessa psiche. Pertanto, la coerenza con quello che si ritiene essere il bene supremo, spinta fino alle sue estreme conseguenze, può condurre ad una volontaria rinuncia alla vita organica, e ad una specie di indifferenza nei confronti della difesa del progresso umano e dei valori su cui si fonda la convivenza umana, delle nostre condizioni di vita in relazione alle risorse disponibili nel nostro mondo, e della necessità di proteggere le conquiste fin qui fatte: tutte cose per cui, a volte, il bipolarismo stesso della psiche ci impone la necessità di sporcarci le mani, anche quando non vorremmo farlo. Non bisogna inoltre dimenticare che un altro effetto del bipolarismo della psiche umana consiste in questo: che ciò che viene percepito come il bene per una persona o per un gruppo di persone, può essere interpretato come un male da un'altra persona o da un altro gruppo di persone.

Queste considerazioni ci inducono a riflettere su quelle che possono essere le interferenze tra l'energia dello Spirito e quella della psiche umana, alla luce di quanto rivelato da coloro che – dopo aver sperimentato la dimensione dello Spirito nel corso di una NDE – hanno dovuto far ritorno (spesso contro voglia) alla vita organica, anche se in non pochi casi la loro personalità ha subito notevoli cambiamenti in conseguenza delle loro esperienze. Questo stesso tema, cioè l'interazione tra due forme di energia così diverse, tra le quali l'io cosciente sembra fare da tramite, è stato anche affrontato in alcune delle comunicazioni ottenute per via medianica, con risultati piuttosto confusi e non particolarmente convincenti, tenuto conto delle notevoli differenze che caratterizzano le esperienze a cui i diversi io sono soggetti durante la vita organica. Il meno incoerente tra questi tentativi di interpretazione del transito tra la dimensione della vita organica e quella dello Spirito (ammesso che questo transito effettivamente si verifichi, o perché l'io ne sente l'esigenza e l'anelito, o perché un potere superiore così dispone), mi sembra essere quello che vede la vita organica come lo stadio iniziale nel quale l'io cosciente  si forma, si sviluppa, ed in qualche caso riesce anche ad evolversi in una certa misura, per continuare poi il proprio percorso evolutivo come io spirituale, in modo progressivo e sempre migliorando la propria condizione esistenziale, quali che siano le condizioni da cui è partito in questa vita. Meno coerente e meno convincente mi sembra l'interpretazione per la quale un io spirituale, distinto dall'io cosciente di cui noi diventiamo consapevoli durante la vita organica, ma dotato di una propria individualità, dovrebbe passare nel tempo attraverso diverse esperienze di tipo umano, perdendo, in ognuna di esse, la propria autocoscienza, allo scopo – per così dire – di purificarsi. Resta il fatto che le esperienze nella dimensione dello Spirito determinano spesso una trasformazione dell'io cosciente, trasformazione che si riscontra anche quando l'io fa ritorno alla vita organica. Un aspetto paradossale, almeno apparentemente, di tutte queste vicende nelle quali l'io può essere coinvolto, è che l'io, mentre da una parte dovrebbe essere proprio quell'entità che conosce meglio la propria essenza, dall'altra rimane un mistero anche per se stesso: solo nella dimensione dello Spirito, secondo quanto riportato da chi ha potuto sperimentarla, esso riesce ad assimilare tutta la conoscenza necessaria per risolvere questo mistero, ma questa conoscenza non può mai essere trasferita nella dimensione della vita organica. Evidentemente, il tempo – ed il modo in cui esse viene percepito durante la vita organica – resta la chiave determinante di questo mistero, e la morte dell'organismo può essere interpretata come la liberazione dell'io cosciente dal flusso temporale unidirezionale che ne ha caratterizzato la vita umana. In un certo senso, si potrebbe fare riferimento all'io spirituale come al ricordo che l'io ha del suo stato futuro, anche se questo futuro dovrebbe essere inteso come una condizione libera dal tempo, anziché come qualcosa che avviene dopo la morte dell'organismo.

Conclusione

È venuto per me il momento di interrompere, almeno per qualche tempo, questo blog, per non rischiare di ripetere quello che ho già scritto, anche più volte, senza poter offrire alcuna nuova informazione affidabile sotto il profilo della conoscenza. Non è mia intenzione, comunque, abbandonare l'aggiornamento del sito: dedicherò il mio tempo e la mia attenzione a rileggere tutto quello che ho scritto in questi anni, per verificarne la coerenza e per correggere o sistemare meglio, laddove necessario, la forma espositiva. Il titolo definitivo di questo sito è diventato Il mistero della vita umana perché, via via che procedevo nell'elaborazione dei vari temi qui trattati, mi accorgevo che molti degli aspetti di questa nostra vita organica che noi diamo per scontati in quanto l'abitudine con cui li sperimentiamo ci induce a considerarli come normali, risultano invece enigmatici quando la nostra mente rivolge l'attenzione alle loro cause, alle loro motivazioni ed ai loro scopi. Lo stesso io cosciente, che – nella multiforme varietà generata dalla frammentazione della coscienza in una moltitudine di organismi individuali – è il protagonista delle varie esperienze che abbiamo qui trattato (nella sua qualità tanto di soggetto sperimentatore quanto di sensore), diventa un mistero anche per se stesso quando si accorge che la sua esistenza è soggetta ad un flusso temporale che lo induce sia ad interpretare ed a valutare il proprio passato, sia a cercare di prevedere e di determinare il proprio futuro. Infatti, per continuare a vivere nella vita organica, l'io è comunque costretto a provvedere alle esigenze del proprio organismo, e di conseguenza anche a sopportare quanto di negativo le dinamiche della psiche attivate dall'organismo gli trasmettono, mentre per tentare la sorte di sperimentare altre eventuali dimensioni deve prima liberarsi proprio dall'organismo a cui si sente vincolato. Solo liberandosi dagli effetti del flusso temporale in cui è immerso l'io può sciogliere i legami col proprio passato, e smettere di preoccuparsi per quanto gli può accadere in futuro, ma è evidente che le dinamiche indotte dalla psiche umana si oppongono con energia a questa liberazione. In attesa di sperimentare ciò che può eventualmente accadere dopo la morte dell'organismo, all'io non resta dunque che continuare a sperimentare ciò che accade prima della morte, via via che il tempo procede verso quell'inevitabile evento. E qui è necessario che mi interrompa, dato che si tratta di esperienze individuali e personali che non è possibile affrontare o interpretare secondo criteri oggettivi convenzionali. Posso solo aggiungere che, almeno per quanto mi riguarda, non vedo alcuna valida ragione per la quale anche l'esperienza degli eventi che precedono la morte non possa essere positiva e perfino gradevole e divertente: ovviamente, non è detto che poi le cose vadano realmente in questo modo!

Ora desidero ringraziare tutti coloro che, in molte parti di questo mondo, hanno seguito questo sito, ed anche coloro che lo visiteranno in futuro: il mio impegno di questi anni non è stato motivato dal desiderio di insegnare qualcosa agli altri (spero comunque di essere riuscito a dare anche qualche utile informazione), ma piuttosto – come ho già detto – di lasciare una traccia del percorso di sviluppo e di evoluzione di un io cosciente, che possa servire da mappa di orientamento, per così dire, anche per altri io, ai quali esprimo la mia gratitudine per l'attenzione che mi hanno dedicato. Quando avrò qualcosa di nuovo e di significativo da aggiungere a quanto ho fino ad oggi esposto, continuerò senz'altro a pubblicarlo nelle pagine di questo blog. Inoltre, sebbene non sia mia intenzione trasformare questo sito in un social aperto ad un pubblico dibattito (anche perché non ho né le capacità né le risorse per farlo), se qualcuno sentisse l'esigenza di fare qualche domanda o di esporre le proprie riflessioni critiche sui temi qui trattati, può farlo inviando una email a info@vitaumana.it: risponderò privatamente, come ho fatto finora. Ognuno può notare le (inutili) complicazioni – che non di rado si traducono in aperte contrapposizioni, anche conflittuali – determinate dalla frammentazione della coscienza in una moltitudine di organismi, a causa del modo in cui le diverse sintonie prodotte dell'energia bipolare della psiche si manifestano e reagiscono (quasi sempre mediante automatismi che l'io non controlla) nelle interazioni umane.

Sotto il profilo tecnico questo sito risulta alquanto obsoleto: è ben leggibile sui computer (da scrivania e portatili) e sui tablet ad alta definizione, ma non su altri dispositivi mobili come gli smartphone. È un sito che non utilizza cookies o forme di tracciamento di alcun genere: è stato ideato e costruito artigianalmente da me, è cresciuto in tutti questi anni, e non sono più in grado, adesso, di modificarlo radicalmente per adeguarlo agli standard attuali, né ho intenzione di sostenere la spesa per farlo fare ad uno specialista del web.

Termino dunque esprimendo la speranza di aver ben chiarito le differenze tra l'energia bipolare della psiche umana, sotto il dominio della quale l'io cosciente viene a trovarsi a causa della sua dipendenza dall'organismo al quale è vincolato, e l'energia non bipolare che viene sperimentata nella dimensione dello Spirito, una volta che l'io, svincolato dalla vita organica, vi venga attratto. Sebbene la polarita positiva della psiche possa essere interpretata – per molti aspetti – come un riflesso dell'energia dello Spirito, ritengo che sia ingenuo e poco intelligente credere che il bipolarismo che caratterizza l'energia della psiche possa essere eliminato solo in virtù di questo riflesso. Mi sembra più interessante per l'io intraprendere già nel corso della vita umana un percorso di differenziazione dalle dinamiche della propria psiche, che lo prepari a separarsi definitivamente dal campo energetico della psiche alla morte del proprio organismo. E con questo chiudo e ringrazio ancora chiunque abbia letto o leggerà quanto ho scritto finora.  


 

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