La liberazione dalla psiche umana

 

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Una sintesi della vita umana

È venuto il momento di tirare le somme e di tentare una sintesi interpretativa dell'avventura della vita umana. Siamo partiti dal quadro delle conoscenze fondate sulla ricerca scientifica, ma ci siamo poi dovuti confrontare con i limiti posti alla nostra capacità di comprendere dalle risorse intellettive di cui disponiamo, sia collettivamente, nell'ambito del sistema sociale e culturale di cui facciamo parte, sia soggettivamente, in base al livello di intelligenza più o meno elevato (o più o meno scadente, a seconda del punto di vista) di cui ognuno di noi è dotato. Abbiamo inoltre messo in evidenza la complessità del fenomeno della psiche umana e la gamma piuttosto ridotta delle sintonie della psiche di cui ciascuno di noi fa esperienza cosciente nel corso della propria vita, in relazione al suo destino individuale ed alla sua storia personale, constatando come nell'ambito della psiche si trovi di tutto e come ad ogni sintonia ne possa corrispondere una antitetica, conflittuale e talvolta (almeno così può sembrare) inconciliabile. Ben si comprende dunque come la navigazione all'interno di questo mare di esperienze possa essere rischiosa e non di rado contrassegnata da elementi negativi, come dolori e sofferenze. In poche parole, nella vita ognuno si arrangia come può, seguendo il proprio destino con le risorse di cui dispone ed attuando un programma più o meno interessante nell'ambito di un progetto a lunga scadenza la cui conoscenza ci è preclusa, ma le cui direttive dobbiamo seguire.

La nostalgia per un'altra realtà

Nello stesso tempo ci siamo accorti di come la nostra stessa coscienza porti con sé, almeno per alcuni di noi, la nostalgia e l'anelito per una realtà – diversa da quella offerta dalla vita terrena – alla quale il nostro nucleo identitario sente di appartenere, in un certo senso, di diritto, mentre in questo mondo abbiamo spesso l'impressione di vivere per cause di forza maggiore, condizionati come siamo dalle esigenze del nostro corpo, interpretate secondo le sintonie della psiche che ci dirigono. Sollecitati da questo richiamo, alcuni esseri umani vanno alla ricerca di sintonie diverse da quelle ordinarie, per verificare in modo sperimentale se riescono ad ottenere segnali, indizi o informazioni in merito alla possibilità di accedere a quella dimensione nella quale desiderano esistere. Partendo dai sogni, abbiamo percorso un itinerario fatto di sintonie mentali diverse, variamente orientate, culminante in quelle esperienze fuori dell'ordinario più o meno connesse con la morte del nostro corpo che sono le NDE. A questo punto la nostra indagine si è indirizzata verso i fenomeni medianici, per vedere se possano offrirci qualche indicazione in merito all'eventuale sopravvivenza della nostra coscienza individuale alla morte del corpo fisico. Nell'interpretazione di questi interessanti e straordinari fenomeni ci siamo trovati di fronte a difficoltà e ad ostacoli non facili da superare, sempre alla luce delle limitate risorse di cui disponiamo in questa vita.

Le facoltà dei medium

È infatti evidente che i medium sono esseri umani dotati di facoltà e di poteri non ordinari: se così non fosse tutti (o quanto meno un buon numero di persone) avrebbero la capacità di ottenere risultati eccezionali come quelli che si verificano tramite i medium più dotati. Oltre alle comunicazioni da parte delle entità (alcune delle quali, come si è visto, offrono un contributo non privo di interesse all'ipotesi della sopravvivenza) non vanno dimenticati i fenomeni fisici come gli apporti, la telecinesi, la voce diretta. Il problema che resta tuttora aperto è da cosa dipendano i fenomeni medianici e come mai ai nostri giorni – quando possiamo disporre di validi strumenti per la registrazione dei fenomeni fisici – sia così difficile trovare qualcuno in grado di produrli. Sebbene l'atteggiamento culturale prevalente nella nostra epoca tenti di persuaderci del fatto che tutto debba essere ricondotto alle facoltà del cervello, chi vuole restare ancorato a questa tesi è poi costretto ad arrampicarsi sugli specchi quando cerca di attribuire alla mente umana (se considerata come un prodotto dell'attività cerebrale) quelle straordinarie facoltà che renderebbero possibili i fenomeni medianici. Non abbiamo infatti sufficienti elementi conoscitivi per poter interpretare questi fenomeni in un'ottica esclusivamente umana, e tenendo conto dell'ipotesi della sopravvivenza e della teoria della super-psi, mi sembra plausibile inquadrare i fenomeni medianici nell'ambito di un contatto con una dimensione diversa. 

Collegamenti con realtà separate

Potrebbero dunque esistere altre realtà, distinte e separate dalla nostra, nelle quali dimorano quelle forme di coscienza e di intelligenza individuale che noi chiamiamo entità o spiriti. Se un gruppo di noi tenta con costanza e perseveranza di gettare un ponte tra la nostra dimensione ed uno di questi diversi piani di esistenza, l'esperimento può avere successo purché nel gruppo sia presente un medium, cioè un individuo le cui facoltà mentali possano stabilire una connessione con quelle dimensioni. Di solito il contatto avviene a seguito di una richiesta avanzata intenzionalmente dalla nostra dimensione, e la risposta delle entità si manifesta nella maggior parte dei casi con un atteggiamento collaborativo. Stabilito il contatto, le entità comunicanti possono utilizzare le sintonie della psiche alle quali il medium ed i partecipanti alle sedute hanno accesso nella nostra dimensione, e da qui può nascere un gioco delle parti fatto di aspettative e di accondiscendenze, di richieste soddisfatte in tutto o in parte, ma anche di equivoci, di incomprensioni, di interferenze inopportune e perfino di inganni e dispetti. Infatti dal momento in cui viene stabilito il contatto tra le due dimensioni, queste entità dimostrano di avere dei poteri in grado di interagire con la nostra dimensione utilizzando le risorse energetiche del corpo del medium e dei partecipanti alle sedute.

Come si è visto, in alcuni casi le entità manifestano un evidente collegamento con la personalità di un essere umano deceduto, tanto da avvalorare l'ipotesi della sopravvivenza, ma in altri casi questo non avviene, e si ha la netta impressione che mediante i poteri di cui sono dotate esse utilizzino elementi della psiche coscienti ma anche subliminali tratti dalle menti del medium o dei presenti per costruire personalità fittizie. Non si può dunque escludere l'ipotesi che le entità possano impersonare con successo l'identità di un essere umano defunto e, d'altra parte, non si può nemmeno escludere l'eventualità che una persona vivente si trasformi, dopo la morte, in uno spirito. Resta il fatto che qualcosa che non può essere escluso non è detto che sia garantito, ed a questo punto non ci resta che sperare o credere nella sopravvivenza, se questo è ciò che desideriamo o che riteniamo giusto. Si può anche riconoscere l'azione delle entità in certi fenomeni paranormali non medianici, come ad esempio il poltergeist o la psicocinesi, che implicano il movimento o lo spostamento di oggetti anche pesanti senza che possano essere individuate normali cause fisiche. Nei casi di poltergeist, così come in quelli di infestazione, non si può dire che le entità abbiano un atteggiamento particolarmente benevolo nei confronti degli esseri umani, anche se la causa scatenante di questo tipo di interventi è spesso da ricercare nelle sintonie psichiche negative attivate dall'inconscio di un soggetto umano, in genere un adolescente.

Le facoltà attribuite allo spirito umano

Ma l'interazione tra gli spiriti e gli esseri umani non si limita a questo. Come abbiamo visto, nell'ambito della psiche umana sono presenti tutte quelle sintonie, spesso definite come superiori – quali il pensiero ragionante, la creatività, la fantasia, l'autocoscienza riflessiva, l'elaborazione dei significati, la ricerca della conoscenza, i sentimenti nobili, e così via – che nel linguaggio comune sono sempre state riferite allo spirito umano, implicando così una capacità, da parte del cervello, di acquisire, di interpretare e di elaborare anche elementi provenienti da una dimensione distinta da quella del mondo fisico. Dall'Ottocento in avanti tuttavia c'è stata una forte tendenza culturale a porre anzitutto l'accento sul cervello, considerandolo a tutti gli effetti come strumento creativo completo ed autosufficiente, anziché come percettore ed elaboratore di segnali esterni provenienti tanto dal mondo fisico quanto dalle sintonie della psiche. È anche evidente il fatto che alcuni individui sono dotati di risorse o di facoltà che altri possiedono in modo limitato, come per esempio la creatività, ed è noto che nel mondo antico l'invenzione artistica o letteraria veniva attribuita, oltre che all'artista in quanto recettore, all'ispirazione di entità divine o semidivine (la musa o il dèmone) che rappresentavano la personificazione di ciò che in epoca più recente è stato chiamato lo spirito, il genio, oppure l'inconscio. Inoltre, almeno in campo artistico, la creatività è stata sempre correlata con la fantasia, cioè con una forma complessa di immaginazione e di pensiero più o meno svincolata dalla realtà del mondo fisico. In campo scientifico e tecnico invece la creatività si è applicata direttamente sulla realtà del mondo fisico, fino ad ottenere quei risultati straordinari che ci permettono di vivere oggi in un mondo inimmaginabile anche solo un paio di secoli fa.

Possiamo tranquillamente riconoscere che la negazione di ogni ipotesi relativa all'esistenza dello spirito o degli spiriti non porta da nessuna parte, se vogliamo comprendere l'origine e lo scopo dei fenomeni superiori della psiche, e meno che mai ci aiuta nella ricerca di una possibile spiegazione per i fenomeni paranormali o medianici, in quanto ci costringe a ricorrere ad ignoti ed inesplicati poteri inconsci del cervello per giustificare non solo la capacità di captare e trasmettere informazioni da e verso altri cervelli, ma anche quella di esercitare azioni dirette sul mondo fisico. L'accoglimento dell'ipotesi che tiene conto dell'esistenza di entità spirituali (cioè estranee al nostro strumento corporeo, così come noi lo conosciamo) apre invece qualche spiraglio – se non per una spiegazione completa e soddisfacente – quanto meno per una migliore comprensione di questi fenomeni, dato che permette di stabilire una certa graduale continuità tra manifestazioni psichiche considerate normali, sebbene non ordinarie, (come la fantasia, la creatività, il sogno), e gli eventi paranormali.

Nel loro insieme si tratta di fenomeni per i quali possiamo ipotizzare che da parte di entità e di energie aliene rispetto alla dimensione fisica venga esercitata un'influenza più o meno intensa sullo strumento che determina l'attività della nostra psiche. Sotto questo aspetto anche termini come anima ed inconscio potrebbero essere considerati quasi come sinonimi, trattandosi semplicemente di etichette che ciascuno, secondo l'orientamento della sua psiche, mette su un barattolo il cui contenuto è rappresentato da forze enigmatiche, ma attive ed efficaci. Si può anche arrivare a comprendere il motivo dell'inaffidabilità di parte del materiale di origine medianica, che può rientrare tanto nel regno psichico della fantasia quanto sotto il vincolo della realtà, dato che né le entità né la psiche sono legate alla realtà oggettiva del nostro mondo fisico. Il vero ed il falso hanno un valore ben preciso in relazione alla dimensione umana oggettiva, ma i loro confini diventano molto più sfumati nel campo della psiche soggettiva, che può farci sembrare o credere reale ciò non lo è sul piano oggettivo, ricordandoci che la nostra percezione della realtà è pur sempre una percezione generata dalla psiche, che per trovare valide conferme nel mondo fisico deve essere corroborata da verifiche oggettive, anche di tipo strumentale.

In che modo può essere resa possibile la sopravvivenza della coscienza individuale?

L'ipotesi che l'esperienza e le sintonie della psiche umana siano almeno in parte determinate da entità non direttamente percepibili in questa dimensione fisica (se non nell'ambito della fenomenologia paranormale e medianica) va elaborata in modo più approfondito se vogliamo considerarla in relazione all'eventuale sopravvivenza ed alla continuità della nostra identità cosciente dopo la morte. Le entità comunicanti per via medianica affermano spesso ed esplicitamente che qualcosa della nostra personalità individuale sopravvive alla morte del corpo, ed in più di un caso cercano di offrire prove concrete e verificabili del fatto di aver precedentemente vissuto una vita terrena. In relazione al fatto di voler prestar fede o di dubitare di ciò che affermano le entità, ognuno si può regolare come meglio crede e sente: come i ricercatori hanno potuto constatare, dal punto di vista del criterio della verità – come lo intendiamo in questa dimensione – le affermazioni e le indicazioni delle entità a volte risultano vere, a volte non lo sono, e non di rado sono inverificabili. Quello che concretamente ci mette in difficoltà è il dover spiegare in che modo un'individualità legata ad un organismo umano, la cui esperienza cosciente si estrinseca tramite l'attività del cervello, possa poi continuare ad esistere pur in assenza delle funzionalità di quell'organo. Dato che noi sappiamo bene cosa succede al corpo di chi muore, non possiamo avere dubbi sul fatto che ad un certo punto il nostro strumento fisico (cervello compreso) è soggetto a deterioramento ed a dissoluzione. Dunque, volendo ipotizzare la continuità della coscienza al momento o in prossimità del trapasso, dobbiamo di necessità riconoscere l'esistenza di un diverso strumento di sintonia e di elaborazione mentale che dovrebbe sostituirsi al cervello, affinché il flusso dell'esperienza mentale non si interrompa, o – se si interrompe – venga poi riattivato mediante una connessione con lo stato di coscienza precedente la morte.

Come si è visto, quest'ipotesi è stata sostenuta ed avanzata in varie forme, che nel loro complesso fanno riferimento al cosiddetto doppio, o anima, o perispirito, o corpo eterico, cioè ad un organo di natura energetica non meglio identificata che esisterebbe in parallelo al corpo fisico (ma non nella dimensione fisica) già durante la vita umana. In parole povere, ad ognuno di noi sarebbe associato anche uno spirito dotato di una specie di mente di tipo energetico, che non solo coesiste col cervello fisico e con esso può a volte connettersi, ma che è in grado di continuare la propria attività anche quando il cervello fisico smette di funzionare, generando una continuità dell'esperienza cosciente. Le sintonie della psiche alle quali la nostra coscienza ha accesso tramite l'attività del cervello ci impedirebbero, in condizioni ordinarie, di essere consapevoli del nostro spirito per un motivo analogo a quello per cui, di giorno, la luce del sole ci impedisce di vedere le stelle, che pure sono presenti nel cielo: la forza attrattiva dei contenuti della psiche normalmente sintonizzati mediante l'attività cerebrale è troppo forte per consentirci la percezione delle sintonie mentali legate allo spirito. Il cervello dunque sarebbe lo strumento mediante il quale siamo irretiti e vincolati nelle sintonie della psiche umana, e questa è la ragione per cui solo passando attraverso le porte della morte possiamo liberarci da questi vincoli ed accedere ad altre sintonie appartenenti a realtà completamente diverse. Resta tuttavia il problema, già evidenziato, della dipendenza della stessa coscienza dal funzionamento del cervello, in tutti quei casi in cui – in questa vita – la coscienza viene meno senza che nulla intervenga a sostituirla.

Un tempo per vivere ed un tempo per morire

Ognuno di noi è libero di valutare se e quanto si senta attratto dalle sintonie della psiche umana: abbiamo già affrontato questo tema nella sezione sulla psiche umana, sottolineando il fatto che – per quanto soddisfatta una persona possa essere della propria esperienza in questa vita – non va dimenticata l'enorme quantità di esperienze negative, dolorose e drammatiche che l'umanità nel suo complesso affronta giorno dopo giorno ed ha dovuto affrontare nel corso della sua storia. In genere ciascuno di noi, vivendo un anno dopo l'altro, si abitua a tal punto ad esistere in questo mondo da finire col comportarsi come se questa vita dovesse essere eterna, considerando la morte come l'evento più negativo che possa esistere, dato che pone fine alla vita. Sotto questo profilo si può affermare, con un filo di ironia, che quanto meno chi è morto si è già tolto il pensiero! La nostra cultura della vita ci impedisce di sviluppare un'adeguata cultura della morte, di cui si sente la mancanza. Dunque, riteniamo di poter sostenere a buon diritto che, così come esiste un tempo per vivere, esiste anche un tempo per morire, nel quale qualsiasi approccio positivo e sereno nei confronti di una morte sana ed indolore dovrebbe essere ben accetto.

Liberi dai conflitti della psiche umana

La liberazione dalle sintonie della psiche umana diventa dunque un'opportunità per svincolarsi da quegli schemi socio-culturali che, in forma dogmatica, ci obbligano a considerare questa vita come l'unica opportunità che viene offerta alla nostra coscienza individuale di fare esperienza. Il constatare che ci potrebbe essere una dimensione reale nella quale le entità o gli spiriti godono di un'esistenza cosciente, cosa che a mio parere può considerarsi possibile anche se non certa, ci aiuta a considerare come plausibile il fatto che anche noi, se lo desideriamo, potremo aver accesso a quella realtà, eventualmente con l'aiuto di quelle stesse entità che già vi dimorano.

Alla morte del corpo fisico l'attività mentale dello spirito potrebbe permeare integralmente quella del cervello, permettendo alla coscienza di sintonizzare esperienze del tutto nuove, in una dimensione nella quale lo spazio ed il tempo hanno una valenza completamente diversa da quella alla quale siamo abituati. Un fenomeno analogo potrebbe anche aver luogo in quelle particolari condizioni nelle quali si producono le NDE: in questo caso le due attività potrebbero in parte coesistere, dato che i contenuti dell'esperienza vengono trasmessi anche al cervello per essere memorizzati. In prossimità della morte, o forse anche durante tutta la vita, potrebbe accadere l'inverso, cioè la trasmissione alla mente dello spirito dei contenuti della memoria umana, affinché siano utilizzabili all'interno di una nuova forma di esperienza che si sostituire a quella della vita terrena, svolgendosi in una dimensione caratterizzata da fenomeni ben diversi da quelli che sperimentiamo in questa vita. Può darsi che il fatto che alcune persone abbiano una NDE ed altre no dipenda dall'apertura di un canale di connessione con lo spirito, un canale che di solito viene ostruito o inibito fin dall'infanzia. Quando questo canale si apre possono avvenire cose straordinarie: esperienze interiori in grado di modificare sostanzialmente la nostra visione del mondo, creazioni che possono determinare nuovi sostanziali mutamenti culturali, o perfino l'intervento attivo in questa dimensione di forze e di entità ad essa di norma estranee.


 

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