Il significato della vita e la liberazione dell'io cosciente |
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L'esistenza sotto il dominio della psiche Allo stesso modo in cui la vita organica ha avuto origine e si è evoluta sul nostro pianeta, anche la psiche si è sviluppata progressivamente, fino a raggiungere la sua attuale complessità. Le manifestazioni ed i comportamenti che si riscontrano nel mondo animale sono determinati dalla psiche naturale (o animale). Tali comportamenti si ripetono sempre più o meno identici a se stessi, pur adattandosi al variare delle circostanze ambientali: i caratteri psicofisici relativi a ciascun organismo animale, interagendo con l'ambiente (che comprende anche le altre specie animali e gli altri individui della stessa specie), determinano il comportamento ed il destino di quell'organismo. Dato che anche noi esseri umani siamo dotati di un organismo come gli animali, la psiche naturale si esprime in noi con i suoi comandi più o meno istintuali relativi alla sopravvivenza ed al benessere del corpo, alla sessualità ed alla riproduzione, alla ricerca di una posizione più o meno dominante nell'ambito del gruppo, e così via. Ma per il funzionamento degli esseri umani, considerati come membri di società più o meno complesse, sono diventati predominanti i programmi ed i comandi derivanti dalla psiche umana. In gran parte questi programmi vengono acquisiti mediante l'interazione con altri membri della società di cui un individuo fa parte, attraverso i condizionamenti socioculturali che ha ricevuto e che riceve costantemente. Altri comandi invece sono elaborati direttamente dalla psiche, tanto dai suoi elementi istintuali di origine animale quanto da quelle particolari sintonie della psiche umana che caratterizzano e determinano l'orientamento ed il comportamento di un individuo. Può accadere che le particolari sintonie della psiche determinate dalla nostra attività mentale (che l'io cosciente sperimenta come pensieri, sentimenti ed emozioni), entrino in conflitto con alcuni condizionamenti socioculturali ricevuti dall'esterno, ma mentre siamo consapevoli delle forme di comando e di dominio sul nostro comportamento rappresentate da questi ultimi, spesso l'io cosciente è inerme di fronte al potere esercitato da alcune sintonie della psiche, con le quali si identifica completamente. E, in definitiva, gli stessi condizionamenti socioculturali sono determinati da sintonie che esercitano il loro potere ed il loro comando su molti esseri umani. L'orientamento della psiche degli esseri umani Il modo in cui gli esseri umani affrontano le difficoltà della vita e cercano delle risposte ai vari conflitti della psiche nei quali sono coinvolti è orientato prevalentemente verso l'esterno: la maggior parte degli individui ha bisogno di ricevere dall'ambiente socioculturale una serie di programmi che insegnino loro come comportarsi, come interagire e come interpretare la vita e la complessità delle esperienze determinate dalla psiche. È questo il motivo per il quale le organizzazioni religiose possono contare su moltitudini di fedeli, o alcuni leader politici carismatici trovano un gran numero di seguaci. Solo una minoranza, invece, si affida ad una propria attività autonoma di elaborazione mentale, in una ricerca tesa a trovare ed a valutare, mediante l'intelligenza, sintonie della psiche più evolute e più soddisfacenti rispetto a quelle già disponibili. In questo caso si fa affidamento su una funzione creatrice che coinvolge la stessa psiche, portando alla luce nuovi nuclei che talvolta, partendo da un individuo o da un gruppo ristretto di individui, si irradiano poi in una comunità più ampia. La vita umana può essere in ogni caso ricondotta alla dinamica conflittuale, creativa ed evolutiva delle esperienze della psiche nelle quali l'io cosciente di ogni essere umano è coinvolto ed irretito, senza avere il potere e gli strumenti per risolvere a proprio vantaggio i conflitti che ne derivano, come abbiamo avuto modo di verificare nella pagina dedicata alla psiche, alla realtà ed alla volontà. La vita viene dunque considerata come una successione di eventi esterni ed interiori che determina il funzionamento, dalla nascita alla morte, di ciascun individuo, considerato come membro (o persona) nell'ambito del sistema sociale di cui fa parte, e come fruitore di esperienze della psiche dal punto di vista del suo io cosciente. L'esaurirsi di queste funzioni determina quella che viene riconosciuta – in ambito sociale e culturale, e con l'avallo di buona parte della cultura scientifica – come una condizione usa e getta del materiale umano. Tale condizione, nel suo aspetto più favorevole per l'io cosciente, implica che la vita sia al servizio del progetto di un (quanto meno auspicato) progresso sociale collettivo, le cui vere finalità ci restano tuttavia ignote, dato che la storia ci dimostra come la vita di molte creature umane sia stata e sia tuttora segnata da sciagure e sofferenze di ogni genere. Nello svolgere questa funzione – come creature progettate e realizzate per questo scopo – il nostro io cosciente dovrebbe registrare un bilancio di sufficiente soddisfazione, se non proprio di felicità, che ci consenta di sentirci in pace con noi stessi e ci induca a non porci troppi interrogativi in merito al significato di tutta la faccenda. Quanto al destino dell'io cosciente dopo la morte, gli attuali rappresentanti delle sintonie della psiche più accreditate (e più divulgate) della nostra cultura sono disposti ad accettare come inevitabile anche il fatto che la nostra coscienza si possa estinguere del tutto, dimostrando così di adempiere efficacemente al ruolo di automi umani. Più umanamente dignitosa è la speranza di coloro che considerano la vita umana come una prova impegnativa da superare con dedizione, con umiltà, ed anche con spirito di sacrificio, per poter essere ricompensati, dopo il trapasso, con l'accesso ad una dimensione e ad una dimora più consone alle esigenze dell'io cosciente. Nel complesso, tuttavia, restano ancora diverse domande per le quali non è possibile trovare una risposta: ci sfugge soprattutto la ragione dell'esistenza dell'io cosciente ed il significato del nostro destino personale in questo mondo. Inoltre, la nostra visione umana è troppo limitata, poiché siamo vincolati per un periodo relativamente breve ad un'epoca storica e ad alcuni luoghi di un pianeta il quale non è che uno tra i miliardi di mondi presenti in un universo sconfinato. E questo stesso universo potrebbe essere uno tra tanti universi paralleli esistenti. Al di là della condizione umana In quest'ottica anche la psiche umana, pur con tutta la sua complessità ed i suoi conflitti, finisce con l'avere un impatto molto relativo: le cose che a noi possono sembrare importanti, le grandi conquiste e perfino le grandi tragedie del'umanità, si dissolvono nel silenzio degli spazi siderali. Nelle pagine di questo sito il vocabolo Dio è stato raramente utilizzato, ben sapendo che tutte le sintonie della psiche che inducono all'uso di quel termine se ne servono per etichettare scatole il cui contenuto è un riflesso antropomorfo dei nostri limiti e della nostra ignoranza: un abisso incolmabile, nello spazio e nel tempo, separa infatti noi esseri umani dalla possibilità di concepire un'approssimata, seppur vaga, idea di cosa sia l'universo. Ma nel riconoscere la possibilità che l'io cosciente continui ad esistere dopo la morte, la nostra storia individuale umana può essere inserita in un ciclo di esperienze molto più vasto rispetto alle sintonie della psiche che ci coinvolgono in questa vita. Dunque possiamo concederci – almeno a livello di speranza e di desiderio – la visualizzazione di un quadro di esperienze mentali post-umane, dedotto dalle testimonianze di diverse NDE e dalle comunicazioni medianiche di alcune entità. Possiamo dunque desiderare o credere che il nostro io cosciente continuerà a fare esperienze di natura mentale – quali emozioni, sentimenti, affetti, pensieri, ricordi e così via – riferiti ad una nostra identità individuale dotata di continuità e di memoria. In qualche caso alcune entità comunicanti hanno offerto riferimenti precisi in relazione alla loro esistenza umana: i loro affetti ed i loro sentimenti sembrano avere ancora dei legami con le persone (parenti, amici) conosciute in questa vita e la loro esistenza nell'altra dimensione ci appare per diversi aspetti di una natura non molto diversa da quella umana. Tuttavia altri indizi inducono a credere che le sintonie mentali di cui eventualmente potremmo fare esperienza nelle dimensioni ultraterrene siano sostanzialmente diverse da quelle della psiche umana a cui ci siamo abituati. Sembra che nell'aldilà le esperienze mentali siano assai meno conflittuali e contraddittorie rispetto a quanto non accada in questa dimensione: la sofferenza dovrebbe essere assente o comunque molto ridotta, limitata ad alcune forme di rimorso per quanto è stato fatto in questa vita o per quanto poteva essere fatto e non è stato fatto. Si tratta però di un rimorso che resta libero da quelle forme di dolore, di angoscia o di tormento ad esso non di rado associate nell'esistenza umana, un rimorso che si manifesterebbe più che altro tramite il desiderio di fare qualcosa di valido e di utile per gli altri, cioè di alleviare le sofferenze altrui e di rendere più felice il prossimo. Nel complesso, si ha l'impressione che l'esistenza nell'aldilà possa essere decisamente più armoniosa e più felice rispetto a quella terrena: le entità spirituali collaborano o comunque convivono in armonia, e sembra che siano del tutto assenti quelle forme di conflittualità e di incomprensione che caratterizzano l'esistenza nel nostro mondo. Le entità manifestano amore, o comunque sentimenti positivi, nei confronti dei loro cari o delle persone conosciute in questa dimensione. Un termine spesso utilizzato per esprimere il rapporto reciproco è quello di simpatia: in molti casi le entità spiritiche hanno mostrato di apprezzare che da parte nostra si guardi a loro con simpatia, e sembra che tale simpatia attivi in loro il desiderio e la possibilità di intervenire benevolmente anche nei nostri confronti. Come potrebbe essere l'esistenza nell'aldilà, secondo le comunicazioni di alcune entità Nell'esaminare i fenomeni medianici, si riscontra che in alcuni casi la memoria degli eventi e delle relazioni di questo mondo è ancora viva negli spiriti comunicanti (fatta eccezione per certe espressioni linguistiche e soprattutto per i nomi propri), il che può indurre ad ipotizzare una continuità dell'esperienza cosciente da questa dimensione a quella dell'aldilà: talvolta gli spiriti non sembrano nemmeno rendersi conto del trapasso avvenuto. Si può dunque ritenere che il senso di identità individuale dell'io cosciente permanga intatto, anche se i contenuti mentali di cui si fa esperienza sono di natura diversa. In parole povere sembra che l'io cosciente, svincolato dal corpo umano, continui ad esistere mediante uno strumento energetico, mantenendo la memoria della personalità umana, nei confronti della quale viene progressivamente a differenziarsi ed a trasformarsi a causa della diversità dell'esperienza. Non sembra che nell'aldilà esista il tempo, almeno così come lo sperimentiamo nella dimensione umana, ma potrebbero esistere dei percorsi evolutivi attraverso i quali lo spirito dovrebbe superare i vincoli dell'identità individuale (o per meglio dire: si sentirebbe progressivamente liberato da tali vincoli), per seguire un iter che lo porterebbe a percepire, immedesimandovisi, quello che potremmo definire il significato, il valore e la purezza della creazione. Laddove la psiche umana ci riempie di domande che non trovano risposta, le sintonie mentali dell'aldilà potrebbero offrire la conoscenza immediata e completa del significato di ogni cosa. L'attività creativa nella dimensione degli spiriti Sembra inoltre che un altro aspetto della dimensione dello spirito sia l'attività. Si tratta di una forma di attività certamente diversa da quella con la quale – mediante il controllo del corpo – noi operiamo in questo mondo, che però si esplicherebbe pur sempre in modo finalizzato ed intelligente, traendo vantaggio dall'apprendimento, dall'impegno e dalla conoscenza. La presenza dell'attività implica anche la possibilità concreta di plasmare e di trasformare l'ambiente nel quale gli spiriti vivono, così come noi facciamo nella nostra dimensione, ma attraverso il controllo diretto e volontario delle facoltà creative di origine mentale. Quando uno spirito dice di esercitarsi nelle arti, significa che tenta concretamente di creare qualcosa trasformando col suo intento la realtà mentale in cui si trova immerso. Quando un altro spirito afferma di predisporre l'ambiente affinché una seduta medianica abbia successo, sembra comportarsi come un tecnico che cerchi di sistemare nel modo migliore le apparecchiature necessarie a produrre determinati effetti. Tutto questo implicherebbe la presenza di un pensiero intelligente capace di interagire con un ambiente che presenta una sua realtà, in parte soggettiva ma in parte anche oggettiva. I limiti della vita corporea La vita umana comporta un'interazione col mondo e con gli altri esseri umani che si svolge attraverso lo strumento corpo-mente: uno strumento senz'altro ammirevole per la sua complessità e per le sue prestazioni, ma soggetto a tutti i limiti, a tutte le imperfezioni ed a tutti gli errori che caratterizzano la vita animale su questo pianeta. Per questo motivo gran parte dell'attività umana si concentra sulla vita del corpo, sulla sua difesa nei confronti di tutto ciò che ne minaccia l'integrità ed il buon funzionamento (malattie, nemici, traumi, ecc.), compreso il deterioramento naturale dovuto al passare del tempo, seguito inevitabilmente dalla morte. Per le stesse cause anche le esperienza della psiche possono subire un deterioramento, una specie di degrado che sembra quasi inevitabile date le premesse. Siamo inoltre inclini a chiederci il motivo della presenza del male, della conflittualità, della sofferenza, anche se sappiamo che si tratta di aspetti della psiche umana associati al funzionamento del nostro corpo e della nostra mente, aspetti che possono essere del tutto assenti in un individuo, ma presenti in un altro. Così una persona può essere intrinsecamente malvagia, ed un'altra un esempio di filantropia, allo stesso modo in cui un corpo può avere un malfunzionamento congenito o una dolorosa malattia, mentre un altro gode di ottima salute. È fuor di dubbio che, siccome la persona malvagia reca danno agli altri, mentre il filantropo è un benefattore, non si può restare socialmente ed umanamente indifferenti rispetto alle diverse conseguenze dei due casi, ma sebbene questa sia una necessità dettata dalle esigenze di giustizia sociale e di protezione individuale proprie dell'esistenza umana, sotto il profilo della conoscenza nulla ci viene svelato sulle cause mentali ed organiche che rendono inclini alla bontà o alla malvagità. La liberazione dell'io cosciente Come abbiamo visto nella pagina dedicata a questo tema, una volta liberato dall'attrazione che lo vincola allo strumento corpo-mente ed alle sintonie della psiche umana, l'io cosciente potrebbe sperimentare le diverse sintonie offerte dalla mente in un'altra dimensione, in modo molto più armonioso e probabilmente con una gamma di espressioni più ampia e più ricca. Lo strumento mediante il quale si sperimenterebbero tali sintonie nella dimensione dello spirito non sembra essere soggetto ai limiti ed alle distorsioni del corpo e del cervello umano: l'energia utilizzata dall'io sembra essere disponibile senza limiti e senza fatica, non sembrano esservi sofferenze causate da malformazioni o difetti di funzionamento, né vulnerabilità nei confronti di offese provenienti da altri spiriti. Tutto questo fa sì che vengano a mancare le condizioni primarie per il degrado determinato dalla psiche al quale siamo assoggettati in questa nostra vita umana. Per tutte queste ragioni la percezione della dimensione dello spirito dal punto di vista della nostra condizione di esseri umani può risultare affascinante e liberatoria: attraversata la soglia della morte il nostro io cosciente si libera e si purifica di tutte le scorie determinate dall'essere stato imprigionato all'interno dello strumento corporeo, dopo aver respirato ogni giorno non solo i balsami, ma anche i veleni prodotti dalla psiche umana, e può prendere parte ad un fenomeno evolutivo di grande complessità, ma molto più in armonia con la sua essenza. Questa, almeno, è la speranza che l'io cosciente nutre, in accordo con la sua vera natura, e questa è l'impressione che si può ricavare alla luce di alcune esperienze che sembrano provenire dalla dimensione ultraterrena. Le teorie sul significato della vita umana: la reincarnazione Quanto al significato della vita umana ed all'importanza del nostro comportamento in questo mondo (anche in funzione di ciò che ci accadrà dopo), sono state avanzate – soprattutto in ambito religioso – le più varie e le più strane teorie. Possiamo prendere ad esempio quella della reincarnazione: in molti casi le entità comunicanti non ne fanno cenno, anzi talvolta la negano esplicitamente, mentre offrono dei riferimenti precisi in relazione alla loro esistenza umana considerata come unica. Nella maggior parte dei casi, la nostra memoria non ci fornisce alcun indizio affidabile di una vita anteriore a quella attuale, né in questa né in altre dimensioni. Certamente si possono avere delle fantasie al riguardo, elaborando forme di ragionamento teorico che tengano conto di tale eventualità: tutte cose che però mancano dello spessore dell'esperienza realmente vissuta. Non vanno poi dimenticate le importanti e ben documentate ricerche sulla reincarnazione svolte da uno studioso serio e capace come Ian Stevenson (1918-2007), ma mentre può riuscire comprensibile il passaggio dalla nostra attuale dimensione umana ad una dimensione più armoniosa e più adeguata alle esigenze dell'io, come quella che ci viene spesso descritta, non si comprendono bene le ragioni per cui uno spirito cosciente dovrebbe voler tornare anche solo temporaneamente in questo mondo, a meno di non esservi obbligato. A titolo di provocazione, vorrei chiedere a chi legge come si sentirebbe all'idea di doversi trasferire, anche solo temporaneamente, in una dimensione più conflittuale, più tormentata, più violenta, più contraddittoria e più incomprensibile di quella in cui si trova in questa vita: qualcosa, insomma, di analogo ad una prigione. Non credo che ne sarebbe entusiasta! Qualcuno afferma che il significato dell'incarnazione in questa dimensione, da parte di uno spirito che ha già fatto esperienza di una dimensione mentale più evoluta, consisterebbe nel fare nuove esperienze o nel recare aiuto e conforto ad altri esseri umani, cioè di fatto a contribuire all'evoluzione del fenomeno della psiche in questa dimensione. Il limite di quest'ipotesi è che sembra implicare una forma di aiuto umanitario in questo mondo da parte di una specie di civiltà superiore, senza dare conto delle ragioni per le quali bene e male dovrebbero coesistere e fronteggiarsi in modo così conflittuale sulla Terra. Nell'ambito di questa visione, il nostro pianeta sembra essere assimilato ad una zona di frontiera, una specie di campo di battaglia, una scacchiera sulla quale le forze positive e quelle negative si confrontano, con gli esseri umani nel ruolo di pedine, bianche o nere che siano. In altre parole, se il trasferimento dell'io cosciente alla dimensione dello spirito può avvenire solo a seguito dell'esperienza umana, allora per necessità è indispensabile che ciascuno di noi viva dapprima il proprio destino nell'ambito di quest'esperienza, la quale – come si è detto – è caratterizzata da istanze della psiche in sé contraddittorie e conflittuali, che tali sono destinate a restare (quanto meno per tempi assai lunghi) per effetto delle leggi che regolano questa dimensione. Se invece la durezza dell'esperienza umana potesse essere mitigata e confortata dall'intervento di spiriti già evoluti, un reale aiuto da parte di questi spiriti sarebbe quello di rendere decisamente meno conflittuale il fenomeno della psiche umana. Anche l'ipotesi di un ciclo di incarnazioni come sistema per purificare lo spirito e renderlo più evoluto non sembra convincente, quanto meno in relazione alla difficoltà nel comprendere in che modo la natura psicofisica dell'esperienza umana possa influenzare evolutivamente lo spirito e di quali mezzi disponga quest'ultimo per riuscire a controllare le sintonie della psiche umana. Come è stato già osservato nella pagina sullo spirito alieno, si verrebbe a creare in questo modo un dualismo quasi incolmabile tra lo spirito e l'io cosciente di un essere umano, dualismo che non trova però riscontro nelle numerose comunicazioni da parte di quegli spiriti che continuano a presentarsi con la loro identità nell'ambito di un sistema mentale di qualità più evoluta. In definitiva – pur senza poter escludere del tutto l'eventualità della reincarnazione – sembra più ragionevole vedere il passaggio dalla dimensione umana a quella dello spirito come un gradino di un percorso evolutivo che comunque procede in senso positivo: anche chi in questo mondo è destinato ad incarnare una parte della psiche umana malvagia, violenta ed irresponsabile, una volta liberatosi dai vincoli mediante i quali il suo io si è formato ed è intrappolato all'interno del suo sistema psicofisico, potrebbe fare esperienza di una visione completamente diversa dell'esistere, una visione all'interno della quale la libertà dovrebbe coesistere con l'impossibilità sia di danneggiare gli altri che di esserne danneggiati. Prima di poter attribuire questo o quell'aspetto del carattere o delle sintonie della psiche umana ad un'influenza da parte dello spirito (al quale dovrebbe essere riconosciuto un livello di maggiore o minore evoluzione che precede l'incarnazione) sarebbe necessario avere conoscenze sulla natura della psiche umana – e sul funzionamento degli strumenti attraverso i quali essa si manifesta e si trasmette – più profonde rispetto a quelle di cui attualmente disponiamo. Un enigma che va al di là della psiche umana Come è già stato evidenziato, soprattutto a proposito delle indagini sui fenomeni paranormali e delle ipotesi avanzate per spiegarli, la ricerca si pone spesso lo scopo di svelarne il mistero alla luce delle varie interpretazioni originate dalla psiche e delle capacità di valutazione delle stesse da parte dell'intelligenza umana. Tuttavia non è detto che tali interpretazioni siano adeguate a tutta la gamma dei fenomeni che possono aver luogo in questo mondo. Si tratta pur sempre, infatti, di facoltà proprie della psiche umana, pur considerata nei suoi aspetti più evoluti: ma sia in alcune NDE che nei fenomeni medianici di rilievo si percepisce la presenza di qualcosa che va oltre la psiche umana. Se prendiamo in considerazione l'esistenza di un'altra gamma di sintonie, ben diverse da quelle della psiche umana (alla quale ci siamo abituati ed adattati), ci troviamo di fronte ad un enigma che, per quanto sorprendente, non è affatto più complesso né più strano dei vari problemi con i quali gli astrofisici si confrontano ai nostri giorni, e che hanno portato ad ipotizzare la presenza di altri universi oltre al nostro, della materia e dell'energia oscura, del tempo cronologico variabile e via di seguito. Anche in questi casi si ha la sensazione che le facoltà intuitive ed interpretative della nostra psiche, ai livelli più elevati di intelligenza, raggiungano dei confini oltre i quali non si riesce ad andare, proprio a causa dei limiti imposti dallo strumento psicofisico con cui viviamo. Infine, in ultima analisi, anche tutto quello che è stato scritto nelle pagine di questo sito può essere considerato come la manifestazione di una particolare gamma di sintonie della psiche umana (fatta eccezione per i resoconti relativi ai fenomeni medianici o alle NDE), né potrebbe essere diversamente. Nella trattazione dei vari argomenti, posso rivendicare la coerenza della ricerca, l'onestà dell'esposizione, la logica del ragionamento, ma anche questo può essere fatto rientrare nell'ambito delle sintonie della psiche proprie della mia mente e della mia personale esperienza di vita, e mi rendo perfettamente conto del fatto che altri esseri umani potrebbero vedere le stesse cose da un punto di vista diverso. Gli unici elementi che ritengo obiettivamente significativi sono: l'interpretazione della psiche umana come fenomeno autonomo dal quale siamo completamente assorbiti (ed usati) nel corso della nostra vita, ed il percorso di liberazione che può essere seguito dall'io cosciente nel riconoscere la propria essenza e nel difendere i diritti che ne conseguono, una volta che riesca a liberarsi dall'identificazione con la propria psiche. Mi sembra dunque che il modo migliore di vivere sia di passare attraverso quest'esperienza nel modo che ci sembra più congeniale, ma senza recare mai danno al prossimo e possibilmente senza infrangere le leggi, in modo da non aggiungere con le nostre azioni ulteriore caos ad un mondo già di per sé sufficientemente caotico: uno stato caotico determinato non solo dalle leggi naturali in base alle quali si è evoluta la vita, ma soprattutto dai conflitti determinati dalla psiche umana, che possono provocare più danni e più distruzioni della natura stessa. Ogni possibile spiegazione e comprensione del significato della vita è rimandata a quando l'io cosciente, liberato dai vincoli che lo legano a questo mondo ed alla psiche umana, riuscirà eventualmente a trasferirsi in un'altra dimensione.
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