|
Le indagini del giudice Edmonds - Quarta parte La progressione dell'io nel mondo degli spiriti Le informazioni contenute nelle comunicazioni medianiche riportate nel libro Spiritualism di Edmonds e Dexter riguardano spesso le condizioni di esistenza dell'io cosciente in quello che le entità disincarnate chiamano mondo degli spiriti (spirit-world), ma che sarebbe più corretto definire dimensione degli spiriti, in quanto non si tratta di un altro pianeta dell'universo fisico in cui noi attualmente viviamo, ma, per così dire, di un altro universo parallelo. Le entità comunicanti danno per scontato che alla morte dell'organismo umano l'io cosciente, che fino ad allora era rimasto vincolato a quell'organismo, si trasferisca nella dimensione dello spirito senza perdere la propria individualità e mantenendo, almeno in parte, i ricordi della propria vita terrena. Nel presentarsi, l'entità Sweedenborg si esprime in questi termini: «Al di là di questa vita, nelle regioni luminose dove dimorano gli spiriti resi perfetti, le glorie e le qualità di Dio sono manifeste. Da quelle regioni io provengo, e la mia è una missione d'amore. Il mio corpo è luminoso, e la mia anima è visibile agli spiriti da cui è circondata, a causa della sua congenialità con loro» (pag. 102). Il significato di parole come spirito, anima, Dio, o corpo (riferito ad un'entità inorganica), viene dato per scontato, probabilmente sulla base dei riferimenti culturali di quell'epoca: né Edmonds né Dexter chiedono che il significato di tali termini sia meglio specificato, fatta eccezione – come vedremo in seguito – per il nuovo corpo non fisico che le entità affermano di aver ricevuto dopo aver lasciato l'organismo umano. Per quanto riguarda un termine come Dio – che noi possiamo solo considerare come una generica etichetta di riferimento a sintonie della psiche più o meno intensamente intuite dalla mente umana, attualmente priva delle risorse necessarie per accedere ad una realtà così complessa – a pag. 101 Sweedenborg aveva fatto un fugace riferimento alla complessità del cosmo come fenomeno creativo, con il numero straordinario di galassie, e dunque di stelle e di mondi che di esso fanno parte: già in quell'epoca la percezione dell'immensità dell'universo, e la conoscenza ancora embrionale delle dinamiche cosmiche, determinavano una sostanziale modifica dell'idea di Dio, dalla dimensione esclusivamente terrena ed antropocentrica, che aveva caratterizzato tutte le epoche precedenti, ad una concezione che potesse tener conto di tutte le trasformazioni creative – note o ignote a noi umani – che si sono verificate e si verificano nel cosiddetto universo creato. Tuttavia in seguito le entità comunicanti non fanno mai sufficiente chiarezza sulla complessità e sulle difficoltà che per noi comporta la comprensione del fenomeno creativo e dell'energia creatrice, e spesso continuano a fare riferimento ad una divinità personalizzata dalle prerogative quasi esclusivamente antropomorfe, che eventualmente potrebbe rappresentare solo un minuscolo frammento di una grandiosa e per noi inconcepibile impresa organizzativa. A onor del vero, a pag. 103 possiamo trovare una descrizione di Dio, ingenuamente semplificata, come energia creatrice che pervade tutto l'universo: «La sua presenza riempie l'intero universo. Fin nei più remoti regni dello spazio, dove l'occhio umano non è mai penetrato, e che nemmeno il pensiero umano riesce a raggiungere, perfino al di là delle favolose regioni in cui Satana riposa, la Presenza Divina è riconosciuta in tutta la potenza e la gloria delle opere del Creatore, così come lo è su questa vostra piccola sfera». Si noti lo strano riferimento, di evidente origine psichica, alle favolose regioni che sono il luogo di riposo di Satana. Subito dopo si afferma che «...l'anima dell'uomo è parte di Dio stesso. Vive per sempre, ed è vissuta fin da quando le stelle del mattino hanno riconosciuto la gloria della Divinità». I termini anima e spirito vengono spesso utilizzati come sinonimi dalle entità inorganiche, ma in seguito l'evoluzione nel tempo dello spirito individualizzato viene chiarita un po' meglio: «Dio creò l'uomo con un corpo per adeguarsi al sistema naturale che lo circondava, e anche con uno spirito per riconoscere che era stato creato da uno Spirito con il quale era destinato a dimorare per l'eternità. Lo spirito che alla nascita entra nel corpo del bambino è il principio, o il germe. Non è esistito prima in forma senziente, ma è esistito, come essenza, fin dall'inizio» (pag. 108). Al di là dei riferimenti alla creazione dell'essere umano in termini che richiamano più la Bibbia che non le nostre attuali conoscenze scientifiche, l'entità sembra voler dire che lo spirito ha bisogno della vita organica per iniziare il processo conoscitivo ed evolutivo della propria esistenza, sotto forma di io cosciente vincolato ad un organismo: prima della vita umana lo spirito esiste come scintilla di origine divina, ma non ha alcuna coscienza della propria esistenza. Ovviamente, alla luce delle nostre facoltà intellettive, affinché qualcosa possa esistere è necessario che vi sia una forma di coscienza che ne riconosca l'esistenza: nel caso dello spirito inconscio potremmo ipotizzare una coscienza cosmica o divina dotata di risorse che vanno ben al di là della nostra coscienza umana. Tuttavia nel libro di Edmonds non troviamo nessun approfondimento sull'importante questione dell'origine dello spirito e della sua esistenza inconscia, prima che col tempo si risvegli sotto forma di io cosciente durante la vita organica. Invece, a pag. 109, ci vengono offerte alcune singolari informazioni in merito al sesso dell'anima (e dello spirito): «(L'anima) cresce con il corpo e ne assume la figura, la forma, l'aspetto ed il sesso; ed è questo che caratterizza, secondo me, il sesso dello spirito; il quale, se davvero fosse emanato da un'unica sorgente, non potrebbe essere diviso in sessi, ma dovrebbe esistere per principio in una unità di forma e di sostanza. Lo sviluppo del corpo, sia maschile che femminile, determina il sesso dell'anima; e poiché noi passiamo attraverso molte trasformazioni nel nostro viaggio verso il paradiso, il corpo dell'anima mantiene sempre quel sesso in qualunque stato possa esistere, fino a quando non si riunisce alla fonte da cui è stato emanato». Come si può notare, si tratta di una visione essenzialmente organica, anche se progressivamente sempre più eterea, della condizione di esistenza dello spirito nel suo percorso evolutivo. Queste entità comunicanti spesso si esprimono come se stessero elaborando delle considerazioni speculative in merito alla realtà nella quale si trovano, anziché fornirci descrizioni precise ed appropriate del loro mondo: abbiamo così un'ulteriore conferma dell'origine – o della contaminazione – sostanzialmente psichica delle informazioni che ci pervengono per loro tramite. Per esempio, a partire da pag. 107 inizia la descrizione di quello che viene presentato come il percorso evolutivo dello spirito disincarnato nelle cosiddette sfere. In seguito queste sfere prenderanno la forma di piani di esistenza appartenenti a dimensioni diverse da quelle dell'universo fisico, ma in queste pagine si ha l'impressione che le entità si riferiscano ad altri mondi del nostro universo: «Ma, ben oltre la portata dei più potenti telescopi, ci sono mondi pieni di spiriti, che una volta nati vivono per sempre. Non conoscono la morte, eppure sono provvisti di corpi adatti ai mondi in cui vivono... essi abitano mondi più belli di quanto i poeti abbiano dipinto il paradiso. Non c'è necessità di lavorare, poiché la purezza della loro natura rende superfluo ogni sforzo per il sostentamento. La temperatura è uguale in ogni luogo, così ben adatta alla condizione dei loro corpi che l'atmosfera conferisce ulteriore bellezza alla loro carnagione... Può darsi che questi mondi siano stati creati prima che questo vostro mondo, o i pianeti ed i corpi da cui è circondato, fossero creati. Di questo non sono sicuro, ma mi colpisce l'idea che la nostra Terra sia una delle ultime creazioni di Dio. E sono anche convinto di poter dire che gli abitanti di questi mondi appartengono a una creazione superiore rispetto agli abitanti della vostra sfera. Sono più belli nelle loro proporzioni, più gloriosi nelle manifestazioni delle loro anime, ed hanno una più stretta affinità con Dio» (pag. 107-108). E ancora: «Gli spiriti, dopo aver lasciato il corpo, sono condotti in località adatte alle capacità ed alla condizione delle loro menti, con riferimento all'educazione, alla società ed al progresso. Così, una mente altamente istruita... è condotta su un globo o pianeta adatto, per la posizione e la conformazione, allo sviluppo delle sue facoltà in modo da farla avvicinare al piano in cui lo Spirito di Dio è più manifesto in tutta la sua potenza e la sua gloria» (pag. 110-111). Poco più avanti (pag. 112), rispondendo ad Edmonds che chiedeva se un umano, una volta morto, potesse rinascere in un pianeta diverso col corpo di un abitante di quel mondo, l'entità Bacon afferma che: «...in proporzione al suo sviluppo spirituale, lo spirito (una volta libero dal corpo) va in cerca di quel luogo in cui incontrerà le circostanze corrispondenti, che lo aiuteranno ad operare più intensamente con la propria mente, grazie al fatto di aver perso la sua parte più grossolana, cioè il corpo. Quando arriva nel luogo della sua residenza, il suo corpo assume le caratteristiche degli abitanti di quel luogo, la cui organizzazione è, ovviamente, più eterea e spirituale rispetto a quella di chi nasce sulla vostra Terra. Poiché gli spiriti non possiedono tutti lo stesso grado di purezza della loro natura, essi, ovviamente, devono cercare questa congenialità di organizzazione, di desideri e di qualità. Molti globi, sfere o pianeti contengono abitanti la cui organizzazione è molto inferiore a quella umana». Pur sottolineando, ancora una volta, l'ingenuità con cui Edmonds e Dexter accolgono queste rivelazioni dal sapore vagamente surreale – in quanto prive di riscontri oggettivi – basandosi esclusivamente sulla fiducia che essi ripongono nelle entità disincarnate, cerchiamo di comprendere meglio il percorso di progressione dello spirito così come comincia ad essere delineato (anche se all'inizio in modo piuttosto confuso) nelle comunicazioni ricevute. Anzitutto osserviamo come gli autori non si preoccupino di definire meglio ciò che transita da una dimensione all'altra, o da un pianeta all'altro, accontentandosi di generici e scontati riferimenti all'anima o allo spirito da parte delle entità comunicanti: eppure dovrebbe essere chiaro che il significato di tali trasformazioni può essere importante per noi umani solo se esse riguardano quel soggetto che abbiamo definito come io cosciente, così come si è formato e come è già in parte progredito percorrendo un tratto del suo percorso evolutivo nel corso della vita umana. Di fatto, una trasformazione che comportasse una forma di identità e di coscienza del tutto nuova, privata di qualsiasi concreto collegamento con la nostra vita attuale e dei ricordi della medesima – dei quali poter disporre almeno per un certo periodo – non avrebbe nessun significato per il nostro attuale io cosciente, almeno fino a quando esso non fosse eventualmente riattivato. Dunque è chiaro che quando ci si riferisce allo spirito, anche in queste comunicazioni medianiche, esso va inteso come condizione dell'io cosciente una volta che si è separato definitivamente dal proprio organismo umano, senza peraltro perdere la propria identità ed alcuni tratti della propria personalità. Fintanto che l'io cosciente vive la nostra vita, vincolato al suo organismo, le esperienze nelle quali viene coinvolto sono determinate dalle sintonie della psiche umana, e dipendono: 1) dalle esigenze funzionali dell'organismo, 2) dalle varie condizioni ambientali e sociali nelle quali l'organismo si viene a trovare nel tempo, 3) dai programmi culturali ricevuti ed assimilati e dalle reazioni della psiche indotte da quei programmi, 4) ed infine dall'eventuale influenza di uno spirito personale o di altre entità disincarnate. È evidente come i primi tre di questi quattro fattori determinanti vengano necessariamente meno con la morte dell'organismo, la quale dunque rappresenta in ogni caso un evento fondamentale in relazione all'eventuale continuazione dell'esistenza dell'io cosciente ed alle sue successive esperienze in ambiente spirituale. La continuità dell'identità dell'io dovrebbe tuttavia comportare un trasferimento nella nuova dimensione spirituale delle facoltà mentali – sia intellettive che sensibili – che l'io ha ricevuto in dote e che sono state dal medesimo utilizzate e messe a punto nel corso della sua vita umana. Vediamo ora come questo complesso processo di transizione viene descritto ed interpretato dalle entità comunicanti nel libro di Edmonds e Dexter. Anzitutto, viene ribadito che nella dimensione dello spirito l'io viene trasferito in un ambiente sociale i cui residenti hanno un livello di evoluzione mentale e spirituale affine al suo. Quando Edmonds chiede (pag. 117) come mai questa regola sia operativa solo in ambito spirituale, mentre nel nostro mondo organico le più diverse e conflittuali sintonie della psiche sono costrette a convivere ed a scontrarsi, l'entità Bacon risponde che: «Se Dio mette insieme, nel vostro mondo, tutti i tipi di spiriti, buoni o cattivi, certamente i buoni non cercano la compagnia dei cattivi, e viceversa». Come si vede, non si tratta di una spiegazione, ma solo di una constatazione, e nemmeno molto pertinente. Il problema della potenziale capacità di evoluzione di uno spirito nel momento in cui si incarna in un organismo umano, e del livello a cui progredisce durante questa vita, viene affrontato in modo sbrigativo, e certamente non risolto. Alla domanda di Edmonds: «Allora, è vero che alcuni spiriti, quando entrano nell'embrione, sono più progrediti di altri?», Bacon risponde: «(Il progresso riguarda) la condizione o lo stato che lo caratterizza quando nasce nel mondo degli spiriti, non lo spirito che nasce con l'embrione. Vorrei dire che supporre che lo spirito possa essere malvagio, quando viene emanato per la prima volta da Dio, abbatterebbe l'intero fondamento dei nostri insegnamenti» (pag. 117). Anche qui si ha l'impressione che l'entità comunicante esprima una propria opinione, senza avere una vera conoscenza di come realmente stanno le cose. L'osservazione che lo spirito emanato da Dio non può essere malvagio è apparentemente sensata, ma il problema nasce dal fatto che il termine Dio viene indifferentemente utilizzato sia per designare l'energia che infonde nel creato un amore infinito, assoluto ed incondizionato, così come viene riconosciuta e sentita dall'io cosciente al termine del proprio percorso evolutivo spirituale, sia per indicare la misteriosa sorgente le cui trasformazioni nel tempo hanno dato origine tanto ai nostri organismi ed alle condizioni ambientali in cui essi vivono, quanto alle dinamiche bipolari della psiche umana ed ai programmi culturali con cui essa influenza e determina le nostre interazioni sociali. Il male in quanto dolore, così come il piacere organico, scaturiscono ovviamente dalla medesima sorgente, ed è innegabile il fatto che vi sono esseri umani il cui io dimostra un'inclinazione a procurarsi quello che viene percepito come un vantaggio – cioè, in qualche modo, come una fonte di piacere – mediante azioni che causano dolore e sofferenze agli altri. Non pochi esseri umani sentono inoltre l'esigenza di trasferire sui propri simili, e perfino su coloro a cui si sentono affettivamente legati, il retaggio delle sofferenze che essi stessi hanno patito. Attribuire la causa di questo processo contrassegnato da dinamiche psichiche bipolari e conflittuali ad un Dio pieno d'amore è ingenuo, illusorio e scorretto. Le entità comunicanti hanno ragione quando sostengono che il percorso evolutivo dell'io cosciente può veramente iniziare quando esso, liberato dalle costrizioni dell'organismo umano, comincia a vivere in una forma spirituale o disincarnata: sono tuttavia costrette ad ammettere che il livello di partenza di questo percorso spirituale è diverso da un individuo all'altro, a seconda del grado di evoluzione raggiunto da ciascun io nel corso della sua vita umana. Questa esposizione ha il merito di stabilire che il percorso evolutivo dell'io verso lo Spirito – che si svolge pur sempre nel tempo, almeno nelle sue fasi iniziali – è comunque migliorativo, nel senso che ogni io spirituale non può che progredire lungo il proprio percorso, indipendentemente dal suo livello di partenza. Non sono dunque previste né misure coercitive o punitive, né involuzioni retrogade, in relazione al male dal quale un determinato io cosciente si è lasciato coinvolgere durante la sua vita umana, identificandosi con le dinamiche della propria psiche. D'altra parte non ci viene spiegato quali, fra i fattori che determinano il coinvolgimento dell'io cosciente nelle dinamiche positive o negative della psiche umana, influisca in modo sostanziale sulla qualità spirituale dell'io e sul conseguente livello di partenza della sua esistenza nella dimensione dello spirito. Dobbiamo riconoscere che, secondo questa visione, la vita umana rappresenta comunque un vaglio per stabilire la qualità dei singoli spiriti quando – risvegliati dal loro stato inconscio mediante la trasformazione in io cosciente – si devono confrontare con le dinamiche della psiche umana: evidentemente la regolarità della qualità del prodotto non viene assicurata, per così dire, dal processo di fabbicazione. A pag. 145 possiamo trovare una gloriosa descrizione della meta finale del percorso evolutivo dell'io spirituale, che l'entità Sweedenborg riferisce per sentito dire, dato che anch'essa, a quanto pare, deve ancora percorrere molta strada per raggiungere quella dimensione: «Ora ci viene detto che la gloria, la bellezza di questa sfera è al di là della comprensione dello spirito; che la piena manifestazione dello spirito non è frenata da alcuna barriera materiale, ma sgorga in un flusso spontaneo di amore e di saggezza; che quella terra è piena di delizie, perché là tutte le leggi di Dio operano insieme in modo così armonioso, che tutti i pensieri degli spiriti sono espressi all'unisono: che tutti gli affetti, i desideri, la forza di volontà e l'azione dello spirito sono controllati dal sincero desiderio di fare ogni cosa secondo la volontà e la legge della grande sorgente; che lo spirito, libero dai vincoli materiali, si manifesta come spirito, come intelligenza, cogliendo da ogni oggetto che gli sta attorno il germe stesso del pensiero, prima ancora che venga pronunciato; che da lì si irradia inoltre la concentrazione dello spirito, inviata ovunque sulla Terra per controllare la cattiva direzione prodotta dalla connessione con la materia. Ci viene anche detto che c'è una speciale qualità nello spirito, per cui ciascuno conserva gli attributi peculiari della sua natura, così mutata dalla progressione, così alterata dal suo percorso verso l'alto, che esso stesso diventa un dio, dotato di un'intelligenza capace di esercitare l'influenza che ho menzionato prima. Ora, che lo spirito nel suo passaggio attraverso le sfere conservi intatti i legami che si sono formati sulla Terra, credo sia vero in molti, moltissimi casi». Se facciamo astrazione dal tempo, e consideriamo questo quadro come meta finale del percorso determinato dalla forza di attrazione (che potremmo forse assimilare alla forza di gravità attiva nell'universo fisico) che attira ogni io spirituale verso lo Spirito, è evidente come tutti gli spiriti, liberati dalle dinamiche bipolari della psiche umana, siano sullo stesso piano, anche se viene affermato che ognuno mantiene certe proprie caratteristiche peculiari. Tuttavia noi siamo abituati a vivere nel tempo, che condiziona il modo in cui percepiamo la realtà sia durante la nostra vita umana, sia nelle fasi successive dell'esistenza dell'io spirituale, almeno stando a quanto affermano le entità che comunicano tramite Dexter. Si noti inoltre l'accenno al male, come effetto dell'attrazione prodotta sull'io dalla polarità negativa della psiche a causa della connessione con la materia, cioè con l'organismo umano. Questo implica una nuova forma di bipolarismo tra due forme energetiche separate dal tempo, quanto meno in relazione alla percezione da parte dell'io cosciente del proprio percorso evolutivo, tanto nella sua forma umana quanto, eventualmente, in quella spirituale. Al termine di questo viaggio attraverso il tempo l'io spirituale accede alla dimensione dello Spirito, la cui energia viene percepita come amore eterno, infinito, assoluto, incondizionato ed onnicomprensivo nei confronti di ogni aspetto di una creazione perfettamente armoniosa e libera da qualsiasi contaminazione conflittuale e maligna. All'inizio invece l'io cosciente si forma e si sviluppa all'interno dell'organismo a cui è vincolato, sotto il dominio energetico della psiche umana – bipolare nella sua essenza – con cui comincia a confrontarsi durante questa vita, fino alla morte del proprio organismo. Il tempo diventa dunque il mezzo fondamentale tramite il quale ogni io cosciente è destinato a compiere quel percorso più o meno lungo che, indipendentemente dalle condizioni iniziali, lo condurrà alla meta finale, collegando – mediante l'evoluzione della coscienza – due dimensioni energetiche tra loro separate e diverse. Abbiamo visto come in alcune NDE questa transizione nella dimensione dello Spirito possa avvenire in un tempo relativamente breve, anche perché è quasi sempre associata ad una percezione del tempo molto diversa da quella a cui ci siamo abituati nello stato di coscienza ordinario determinato dal funzionamento della nostra mente umana. Invece le entità Sweedenborg e Bacon prospettano un percorso per fasi successive, in ognuna delle quali l'io soggiorna per un periodo di tempo più o meno lungo, affinando la propria coscienza, esercitando le proprie facoltà intellettive, e distillando progressivamente – se così si può dire – la propria essenza spirituale, fino a raggiungere i livelli più elevati della dimensione dello Spirito: «...progredendo, fino a quando non avranno oltrepassato queste sfere, e non saranno entrati nelle gloriose dimore di quello che può essere chiamato il paradiso. Ma solo a poco a poco perdono la loro organizzazione materiale, sublimata, è vero, da ogni gradino ascendente via via che si elevano sulla scala della loro evoluzione, finché alla fine la materialità non viene inghiottita dalla spiritualità, ed essi non vengono incorporati nell'essenza della Causa Prima, oppure esistono nella forma che vi ho detto» (pag. 146). Esamineremo tra poco le rivelazioni di queste entità disincarnate in merito all'esistenza della sfera in cui dimorano, che – a quanto sembra – è solo di poco più elevata rispetto a quella della nostra vita organica, e risulta ancora contaminata da certe dinamiche della psiche umana, sempre che tali contaminazioni non siano causate dalle sintonie della psiche di Dexter o di Edmonds: alcune di queste rivelazioni mi sembrano ingenue e bizzarre, a causa della loro affinità con le dinamiche relative al funzionamento dell'organismo umano, in una dimensione in cui l'io spirituale dovrebbe già essere definitivamente libero da ogni forma organica. In effetti, viene riconosciuto che il processo della morte riguarda solo il transito dalla nostra attuale vita organica al livello dell'esistenza spirituale a cui l'io viene destinato al termine di essa. Alla domanda di Edmonds: «Cosa intendi quando dici che "la morte è la prima e l'ultima battaglia in cui c'è dolore?"», Sweedenborg risponde: «...non c'è un'altra morte nel passaggio ad una sfera superiore... La morte del corpo è spesso accompagnata dal dolore, mentre quando lo spirito passa da una sfera alla successiva, si trova in uno stato di incoscienza piuttosto che di morte» (pag. 217). Ed ancora: «(Gli spiriti) non muoiono mai; ma via via che progrediscono di sfera in sfera abbandonano i loro aspetti più grossolani, e non sono mai del tutto spogliati dalla materia, anche quando arrivano a quelle sfere in cui si manifesta lo spirito di Dio. Il cambiamento è progressione, ed avviene gradualmente, e muoiono solamente una volta, sebbene l'ultimo passaggio dalle sfere alla luminosa dimora comporti un cambiamento più consistente rispetto al transito da una sfera all'altra» (pag. 280). La vita dell'io nelle sfere ultraterrene Passiamo ora ad esaminare le informazioni ottenute da Edmonds e Dexter in merito all'esistenza dell'io disincarnato in quelle dimensioni, progressivamente sempre più spirituali, che vengono genericamente definite come sfere. Come ho già osservato, non possiamo attribuire a tali informazioni alcuna validità oggettiva, dato che non siamo in grado di verificarle durante questa nostra vita organica, ma quanto meno vediamo se sono dotate di un'intrinseca coerenza e se possiamo prenderle in considerazione come ipotesi più o meno ragionevoli. Nella storia dello spiritualismo, le descrizioni ottenute per via medianica sulle condizioni di vita e sulle esperienze dell'io disincarnato nelle varie dimensioni dell'aldilà sono molte, e non di rado presentano tra loro differenze che le rendono inconciliabili ed inaffidabili: in genere sono intrise di elementi riconducibili alle dinamiche bipolari della psiche umana, e sotto questo aspetto non possono essere considerate come valide testimonianze della dimensione dello Spirito, che è tale proprio in quanto completamente libera ed aliena da qualsiasi bipolarismo. Le informazioni ottenute da Edmonds e Dexter sono dunque prese in esame non perché migliori o più significative rispetto ad altre (sotto questo profilo tutti noi umani siamo liberi di seguire, se lo vogliamo, gli orientamenti e le inclinazioni che le sintonie della nostra psiche ci suggeriscono), ma come esempio di come, nella fase iniziale dello spiritualismo, persone intelligenti, capaci e colte, affrontassero, anche criticamente, i temi relativi alla continuazione dell'esistenza dell'io cosciente dopo la morte. Non bisogna credere infatti che i due autori di Spiritualism si bevessero tranquillamente qualsiasi cosa le entità comunicassero loro: spesso chiedono spiegazioni in merito a certe affermazioni di fronte alle quali restano perplessi, e non sempre sono soddisfatti dalle poco esaurienti risposte ottenute. Non di rado, tuttavia, non vogliono spingere le loro critiche oltre un certo limite, dimostrando di avere nei confronti delle entità disincarnate la fiducia ed il rispetto che si attribuiscono ad un'autorità riconosciuta come superiore. Il risveglio dell'io cosciente nella dimensione spirituale in cui viene a trovarsi dopo la morte è descritto in modo piuttosto convenzionale: «Ma quando si risveglia da questo sonno di morte e apre gli occhi sul mondo in cui il suo spirito è stato trasferito, come sono strani i suoi pensieri, come sono meravigliose le sensazioni che gli attraversano il cervello con rapidità fulminea!... Il vincolo spirituale che lo univa alla materia è reciso, il legame della vita è spezzato, lo spirito ormai liberato si scioglie dai suoi condizionamenti terreni. Là giace il corpo irrigidito nella morte. Com'è diverso dallo spirito che aleggia su di esso, ancora incosciente, ancora incapace di pensare, ma ormai nato nella vita delle sfere» (pag. 155). Ovviamente, il riferimento al cervello è impreciso, e viene usato in relazione all'attività mentale. Lo spirito neonato viene subito accolto da altri spiriti amichevoli che si prendono cura di esso, lo informano sulla sua nuova condizione e lo aiutano ad ambientarsi nella nuova dimensione: «...apre gli occhi alle ineffabili glorie di un nuovo mondo. Allora tutti gli spiriti le cui vite sono pure, con una missione da compiere verso di esso, ora lo prendono per mano e gli dicono di guardarsi intorno, ed ecco che le cose che erano vecchie sono diventate come nuove... Pensate, inoltre, che si è liberato di tutti i condizionamenti che nella vita hanno così circoscritto la sua azione mentale, e che il suo spirito libero può ora bere fino all'ultima goccia gli inebrianti sorsi di gioia indicibile che gli vengono offerti da ogni parte» (pag. 156). La nuova condizione dell'io spirituale viene delineata in modo molto generico: «Dopo che gli (spiriti) amici si sono presi cura di loro, per qualche tempo rimangono sotto i loro insegnamenti – non sermoni o dottrine, ma una sorta di storia di tutto ciò che sta davanti a loro – e poi è loro consentito di manifestare le vere inclinazioni della loro natura. Allora, se sono buoni e puri, se le loro menti desiderano ciò che sta in alto e che è santo, se, in parole povere, desiderano ascendere, le loro affinità diventano la loro guida. Non possono sbagliare. Sono irresistibilmente spinti ad andare avanti verso il luogo in cui troveranno tutte le circostanze e le condizioni conformi ai loro desideri, o alle esigenze della loro natura» (ibid). Dopo aver osservato come gli spiriti – contrariamente a quanto accade a noi umani – non possono occultare i loro pensieri o i loro desideri, l'entità Sweedenborg comincia a descrivere la costituzione di quello che potrebbe essere chiamato l'organismo dello spirito: infatti, per quanto strano possa sembrare, Sweedenborg attribuisce ad ogni spirito una specie di corpo più o meno materiale, la cui consistenza diventa sempre più spirituale man mano che l'io progredisce nella sua ascesa verso le sfere superiori. «Ora, gli spiriti possiedono una natura materiale, e questa natura o forma in alcuni è così grossolana, da essere soggetta a leggi quasi altrettanto imperiose come quelle vigenti sulla Terra... La loro natura materiale è soggetta ad influenze che richiedono obbedienza, e anche se non c'è più nessuna delle sofferenze fisiche che voi avete, tuttavia ci sono altrettante necessità materiali e bisogni assoluti, proporzionati alla grossolanità di questa loro natura, quanti ce ne possono essere nel vostro mondo materiale» (pag. 157). Questa descrizione della condizione dello spirito non è affatto convincente: la ragione principale per cui noi umani dobbiamo provvedere alle esigenze del nostro organismo è data dalle sofferenze da cui rischia di essere afflitto il nostro io cosciente nel caso in cui tali esigenze non siano adeguatamente soddisfatte. Non si comprende perché un io spirituale – anche se associato ad una forma organica, ma libera da ogni sofferenza – debba essere assoggettato ad esigenze di ordine fisico a cui non può sottrarsi, sempre che non lo si voglia considerare come un mero automa: in alternativa, potremmo pensare che la soddisfazione di tali esigenze gli procuri invece gioia e piacere. Queste esigenze dell'organismo associato all'io spirituale vengono riproposte a più riprese, sempre in forma umanizzata e poco convincente: «Mangiamo e beviamo la frutta e la verdura delle regioni in cui dimoriamo... dato che, finché la materia esiste, essa non può sostentarsi senza il supporto di una fonte esterna. E poiché mangiamo, ci deve essere qualcuno che coltivi il cibo, perché le condizioni climatiche non sempre fanno sì che il cibo prodotto spontaneamente sia sufficiente per tutti. Ma qui sorge la questione della scelta di chi debba lavorare, e tutti noi, nelle nostre comunità, facciamo a turno nel farlo, e quindi ognuno fa il suo dovere verso se stesso e verso gli altri. Il più delle volte gli spiriti si associano in quartieri o comunità, composti da un numero di individui che varia tra cinquanta e cinquecento, e mentre la nostra mente è occupata soprattutto dai temi avvincenti della progressione e della purezza, dello sviluppo e dell'amore, tuttavia i doveri quotidiani della vita materiale incombono su di noi come su di voi, anche se sempre modificati dalla nostra organizzazione e dalle circostanze in cui ci troviamo, e dal luogo in cui le nostre affinità ci hanno condotti» (pag. 157). Questa sembra più che altro la descrizione di una di quelle comunità utopiche ed egualitarie che si formavano con una certa frequenza in quell'epoca negli Stati Uniti, e che riuscivano a sopravvivere per qualche anno – tra molte difficoltà – per poi sciogliersi. In seguito il tema viene rielaborato – sempre da Sweedenborg – in forma alquanto diversa: «Ora, noi mangiamo, beviamo e dormiamo, ma queste necessità inderogabili della vita organica non producono i loro effetti allo stesso modo che sulla Terra... Quando lo spirito è asceso alle sfere superiori, si spoglia della parte più grossolana del suo corpo, come se fosse un indumento, e, di conseguenza, lo spirito diventa chiaramente il principio che governa la propria esistenza... e talvolta questi spiriti mangiano a malapena una volta alla settimana, e soltanto quando le esigenze della parte materiale della loro organizzazione richiedono nutrimento dal cibo. Se lo spirito prova dolore, questo nasce da qualche violazione delle parti organiche del suo corpo; e poiché c'è meno materia, c'è anche meno dolore... e quanto più gli spiriti sono vicini alla Terra, tanto più sono influenzati dalle cause che coinvolgono la materia appartenente alla Terra... Non ho mai visto uno spirito malato nel corpo, ma ho visto spiriti soffrire di una specie di dolore. Sentono la fame, o la sete, ma solo quando sono mescolati con la materia in proporzione maggiore o minore. E più avanzano nella loro ascesa, più diventano immateriali» (pag. 278). Indipendentemente dal fatto che noi possiamo trovare interessante o convincente questa descrizione, il quadro che ci viene presentato è abbastanza chiaro: dopo la morte dell'organismo umano l'io cosciente continua a fare esperienze determinate dall'unione tra il suo spirito ed un nuovo organismo di tipo fisico, il quale diventa sempre meno materiale ad ogni passaggio ad una sfera superiore. La costituzione di questo nuovo organismo, in un certo senso pur sempre fisico, anche se di materia più rarefatta, viene descritta da Sweedenborg in modo vago e confuso – come di consueto – rispondendo alle domande di Edmonds, il quale ovviamente avrebbe voluto saperne di più: «...(si tratta di) un corpo composto da nuovi materiali, raffinati e sublimati, ma pur sempre del tutto materici... I materiali non provengono dal vecchio corpo, ma sono una nuova creazione, portatrice di vita al pari del germe corporeo quando diede vita all'embrione nell'utero... quando lo spirito lascia il corpo si trasferisce in un altro probabilmente pronto per esso. Nemmeno gli spiriti riescono a vedere questo processo» (pag. 167). Si riscontra sempre una certa ambivalenza tra ciò che a volte viene da noi percepito come forma evanescente o fantasmatica di uno spirito (Edmonds riteneva infatti di aver visto lo spirito di un suo parente separarsi dal corpo al momento della morte ed assumere una nuova forma), e l'organismo con cui lo spirito dovrebbe vivere nella propria sfera, separata dalla nostra: alla fine, l'entità comunicante se la cava dichiarando apertamente la propria ignoranza in merito al processo di formazione di questi presunti corpi ed alla loro costituzione. Quando Edmonds chiede qualche chiarimento sulla materia di cui sono composti i nuovi organismi, la risposta è: «Quando rifletti sul fatto che la materia è la stessa, ed esiste da sempre, la tua domanda ha già avuto una risposta» (pag. 178). Il tema del nuovo organismo a cui lo spirito si connette nella sfera in cui dovrà dimorare viene ripreso a pag. 196: «Lo spirito non rimane nella sua forma spirituale; ma non appena il processo della morte è terminato, si trasferisce in una nuova organizzazione, in un nuovo corpo creato con la materia, ma così puro rispetto al suo vecchio corpo, che la sua bellezza e la sua raffinatezza si impongono alla sua attenzione fin dal primo momento in cui lo esamina». L'entità comunicante (Sweedenborg) solleva poi da sola l'obiezione che può essere avanzata nei confronti di un corpo già bell'e pronto e tenuto da parte, in attesa di essere indossato, per così dire, da uno spirito appena arrivato in quella dimensione: il processo di formazione e di sviluppo del nostro corpo umano infatti è dinamico, e passa attraverso varie fasi, mentre questo nuovo corpo di cui si riveste lo spirito ci viene presentato come statico e permanente, cioè non composto di materia vivente. Come al solito, la questione viene liquidata dicendo che noi non siamo in grado di comprendere quello che accade nella dimensione degli spiriti: «...si potrebbe rispondere che, siccome ogni cosa sulla vostra Terra è misurata secondo lo standard di ciò che esiste su quella Terra, non esiste un criterio valido con cui giudicare le relazioni di causa ed effetto nel mondo degli spiriti. E inoltre, le vostre idee sulla creazione sono così circoscritte al minuscolo pianeta che occupate, che non c'è da meravigliarsi che anche le vostre conclusioni non siano all'altezza» (ibid). Questo modo di (non) ragionare, tipico di chi vorrebbe convincere senza riuscire a dare spiegazioni adeguate ed approfondite su quanto afferma, si riscontra in gran parte delle comunicazioni medianiche. Il processo del transito dell'io dalla nostra dimensione organica terrena (talvolta definita come prima sfera) alla dimensione spirituale in cui dovrà dimorare (identificata in genere con la seconda sfera), in coincidenza con la morte dell'organismo umano, viene così descritto a pag. 195: «Quali possano essere le ultime sensazioni del morente, forse non sarà mai possibile saperlo... la mente sembra acquistare, durante il processo della morte, una nuova facoltà – quella di osservare le molte circostanze che si stanno verificando nel mondo in cui lo spirito sta andando – ed io credo che questa nuova facoltà le dia il potere di aiutare lo spirito a vedere la forma degli amici e la luce che sempre circonda gli spiriti buoni; ed ho fiducia che i fatti confermino questa mia affermazione. Dunque, quando una persona sta morendo, il suo spirito, uscendo dal vecchio corpo come da un guscio, spesso vede indistintamente attorno a sé le forme di uomini e donne. A volte osserva anche i contorni sfumati di alcune parti della seconda sfera, e quindi le espressioni che spesso sentiamo possono essere spiegate facilmente. L'ultima idea, o sensazione tangibile, per il morente – intendo per il morente che mantenga una coscienza sensoriale – è, forse, l'angoscia per la separazione dagli amici, ed una sorta di strana aspettativa per ciò che sperimenterà dopo la morte. Sono propenso ad essere d'accordo con un'idea spesso avanzata da uno di voi, cioè che, nella maggior parte dei casi, i morenti perdono ogni paura della morte. L'approssimarsi dello spirito ai confini di quella sfera in cui sta per entrare, agisce sul terrore della morte come un calmante ed un ansiolitico della sua precedente apprensione. È una sorta di amalgama di sentimenti, una specie di fusione tra il mondo degli spiriti e la Terra, che tranquillizza l'anima nel suo ultimo conflitto con questo stato terminale della sua organizzazione corporea». Ho riportato per intero questo lungo brano sia per notare la forma di supposizione con cui vengono presentate queste informazioni – sottolineata da espressioni come non sarà mai possibile saperlo, credo, ho fiducia che, sono propenso a – sia per considerare che la morte degli organismi di noi umani può verificarsi ad ogni età e con modalità molto diverse tra un caso e l'altro, mentre si ha l'impressione che l'entità comunicante faccia riferimento solo ad un modello standard, per così dire, di trapasso. Viene poi spiegato come, dopo un periodo di intorpidimento più o meno intenso della coscienza, l'io venga aiutato a risvegliarsi e ad ambientarsi nella nuova dimensione da spiriti amici accorsi ad aiutarlo: «Ebbene, l'anima si è risvegliata in un nuovo corpo ed in una nuova terra. Ha riconosciuto amici e parenti ed ha compreso che è passata dalla morte alla vita. Comincia così la storia della vita di quello spirito» (pag. 196). Queste informazioni, la cui affidabilità ognuno è libero di valutare come meglio crede, sono comunque abbastanza chiare nel delineare il percorso evolutivo dello spirito, e differiscono sostanzialmente da altre informazioni ottenute nei decenni successivi, tramite vari altri medium. Le entità Sweedenborg e Bacon sostengono che la vita umana consiste nella formazione e nello sviluppo di un organismo, il quale dà origine ad un io cosciente che consente ad uno spirito individuale di passare da una condizione di esistenza potenziale – priva di qualsiasi forma di coscienza – ad una condizione nella quale, esercitando la propria influenza sull'io, può prendere coscienza della propria esistenza e delle proprie qualità personali. Dopo il processo della morte del proprio organismo, che viene sperimentato dall'io in una delle varie forme in cui si svolge, l'io diventa spirito, e continua ad esistere in una nuova dimensione mediante un organismo più o meno materiale già preformato ed adatto a tale esistenza. L'io spirituale non perde coscienza della propria identità personale e conserva il ricordo almeno di alcune delle esperienze della sua precedente vita terrena, ma procede nel proprio percorso evolutivo verso una condizione sempre più spirituale, dimorando per un tempo più o meno lungo in una sfera e passando – quando ne sente l'esigenza – ad una sfera superiore, in ogni caso senza dover mai tornare ad un livello inferiore. In questo consiste il percorso spirituale definito come progressione. Mi sembra che ci sia una certa coerenza in questa visione, che ha il pregio di garantire sempre ad ogni spirito condizioni di esistenza in continuo miglioramento, via via che avanza di livello partendo dallo stato iniziale più o meno evoluto in cui esso viene trasferito dopo la morte del suo organismo. Vedremo in seguito come queste entità comunicanti affrontano due questioni fondamentali: il destino degli spiriti di coloro che muoiono precocemente, anche durante l'infanzia, e quello di coloro il cui io cosciente, nel corso dell'avventura umana, si è sentito attratto dalle sintonie della polarità negativa della psiche, identificandosi con esse e causando danni e sofferenze ad altri esseri umani. Vediamo ora come viene descritta l'esistenza nella seconda sfera, che sembra essere la destinazione più comune dell'io cosciente dopo che si è separato dal proprio organismo umano: «Ora, nella seconda sfera, ci sono molti luoghi o pianeti occupati dagli spiriti, e (lo spirito) va nell'uno o nell'altro in obbedienza a questa legge (di affinità), e lì rimane finché non viene ammesso nella sfera superiore. Esso trova il territorio o il mondo che abita organizzato in modo simile al vostro, in quanto richiede manodopera per sviluppare le sue risorse, così che (lo spirito) ha il compito di lavorare per il proprio bene e per quello degli altri. E qui lasciatemi dire che nelle sfere il lavoro è sostanzialmente la prima forma di fedeltà richiesta da qualunque comunità a qualunque persona voglia sostenere di farne parte. Questa è la regola principale del mondo degli spiriti, riconosciuta come emanata da Dio» (pag. 197). Ho già evidenziato l'ingenuità di questa contaminazione, attribuibile alla psiche umana, per la quale il lavoro viene inteso non come una libera attività fondata sull'interesse dell'io spirituale per la conoscenza, per la creatività o per le varie forme di interazione con altri spiriti affini, ma ancora come una necessità determinata dalle condizioni ambientali, in relazione alle esigenze di un ipotetico organismo che dovrebbe essere ormai libero da qualsiasi forma di sofferenza. Il fatto che si faccia riferimento a molti luoghi o pianeti (cioè mondi) nell'ambito di questa seconda sfera, indica un'ulteriore suddivisione, sulla quale non vengono forniti altri ragguagli. È vero che, se consideriamo il nostro universo fisico come prima sfera, possiamo ipotizzare che anche al suo interno vi siano molti altri mondi sui quali si sono sviluppate forme di vita delle quali non sappiamo assolutamente nulla. Comunque l'entità che comunica tramite Dexter continua a descrivere un ambiente molto simile a quello della nostra Terra, nel quale lo spirito deve ancora provvedere alle esigenze del proprio organismo, anche se per ragioni diverse da quelle a cui siamo abituati in questa vita: «...il nuovo spirito sente spesso la necessità di riparare il proprio corpo dal sole o dalla tempesta, non perché questo gli causi dolore, o perché l'esporre il suo corpo a tutte le variazioni di temperatura possa provocare malattie o infermità, ma perché il suo piacere è accresciuto dal suo conformarsi a tutte le leggi della natura. Esporre al freddo o all'umidità il suo corpo, la cui organizzazione non si è tutto liberata da ogni contaminazione terrena, diminuirebbe il vero piacere che può trarre dal riparo o dalla protezione. Di conseguenza, edifica le sue abitazioni, veste il suo corpo, e cerca i mezzi per sostenere la sua forza, o piuttosto per soddisfare il suo appetito. Sappiate inoltre che le leggi della natura, nella loro applicazione al corpo materiale dello spirito, sono così apprezzate dallo spirito, che mentre una loro violazione non produce malattia o dolore, tuttavia lo spirito che ne trascura o rifiuta l'osservanza è degradato, come punizione per tale infrazione a ciò che sa essere giusto. E questa punizione non è inflitta da alcun tribunale, ma avviene come conseguenza naturale; lo spirito sprofonda sempre più in basso, finché la sua densità non lo conduce nei luoghi sotto la terra» (ibid). È perfino imbarazzante dover evidenziare la puerile assurdità di queste affermazioni, che non solo sono in netto contrasto con altre comunicazioni medianiche, ma contraddicono il principio stesso della progressione dello spirito, così come era stato esposto dalle medesime entità. Non vi è alcuna valida ragione per questa presunta estensione delle leggi di natura ad un ipotetico organismo di cui non viene spiegata la costituzione e le cui esigenze vitali vengono descritte in modo così ambivalente. Succede abbastanza spesso che nelle varie comunicazioni medianiche relative ad un'eventuale continuazione dell'esistenza dell'io cosciente in una dimensione ultraterrena si riscontrino contaminazioni della psiche umana senz'altro poco convincenti, ed a volte addirittura assurde: il fascino esercitato su di noi dai vari fenomeni fisici straordinari, enigmatici ed inspiegabili che queste stesse entità inorganiche riescono a produrre tramite i medium non può e non deve indurci a prestar fede a tutto quello che viene da esse rivelato o insegnato, quando risulta indigeribile per le nostre facoltà intellettive, pur tenendo conto dei limiti della nostra mente. Nel caso del giudice Edmonds le entità insistono spesso sulla verità di quanto da esse rivelato in merito all'esistenza nelle dimensioni dello spirito: «Non è per mostrare al mondo che gli spiriti possono comunicare con gli umani... ma è allo scopo di mostrarvi le verità della vostra vita spirituale, dopo che lo spirito ha lasciato il corpo, che lasciamo le nostre alte dimore e la vita beata delle sfere, per venire sulla Terra ad insegnarvi» (pag. 353). Anche questo riferimento ad uno spostamento quasi fisico dalle alte sfere ai piani bassi del nostro mondo ci lascia alquanto perplessi. Il percorso della progressione viene poi ribadito in questi termini: «Voi sentite il desiderio di poter ascendere, passo dopo passo, da una condizione all'altra, lasciandovi alle spalle i mali e gli errori della vostra natura materiale... I vostri spiriti desiderano ardentemente che venga il tempo in cui potranno vagare tra gli stupendi scenari del mondo degli spiriti, quando potrete assimilare da ogni oggetto intorno a voi le verità sulla natura e su Dio; quando, pieni di gioia inesprimibile, potrete esprimere quei pensieri che raggiungono un intenso desiderio di perfezione; quando, spogliato da ogni cosa impura, lo spirito vede nello spirito l'essenza eterna liberata da ogni commistione terrena; quando non un pensiero, non un desiderio, lo riporterà ad essere connesso con la Terra; ma pieno di amore ed ispirato dalla saggezza, potrà afferrare anche lo sgabello dei piedi del trono di Dio, e prenderne possesso per diritto di nascita!» (pag. 354). Le informazioni fornite in merito alle condizioni di esistenza nelle comunità degli spiriti riflettono, spesso in modo arcaico e quasi fiabesco, quelle della nostra vita umana: «...il clima in cui vivono si adatta perfettamente alla condizione della loro organizzazione, e poiché hanno relativamente poca materia da proteggere, non risentono dei cambiamenti climatici, che sono molto rari. Il denaro non esiste, ed il territorio è suddiviso in comunità o in quartieri, in ciascuno dei quali la terra è ancora suddivisa in appezzamenti, affinché ciascuno coltivi il proprio a beneficio di tutti. Il governo è patriarcale, ed a capo di ogni sfera c'è uno spirito invisibile, che comunica i suoi desideri agli spiriti superiori mediante dichiarazioni orali non questionabili, o per impressione» (pag. 279). Sebbene le entità in certi momenti sembrino attribuire grande importanza alle informazioni sull'esistenza nella dimensione degli spiriti che esse comunicano, di fatto queste informazioni risultano vaghe, ingenue, confuse ed inaffidabili. Secondo quanto Bacon dice a Edmonds e Dexter (pag. 134), «...noi consideriamo della massima importanza riuscire a comunicare in modo adeguato i nostri insegnamenti sulle abitudini, la vita, la condizione e le circostanze che riguardano lo spirito dopo la morte (dell'organismo umano), e dopo mesi di preparazione vi abbiamo riuniti insieme per procedere, mano nella mano, in questo lavoro di (rivelazione della) verità». Tuttavia, i risultati di quest'operazione non ci sembrano particolarmente brillanti: il giudice Edmonds sembra prestar fede a queste rivelazioni, probabilmente perché sono in accordo con certe sintonie della sua psiche. Eppure, avendo frequentato diversi medium, aveva già potuto constatare ed aveva pubblicamente evidenziato le sostanziali e talvolta inconciliabili differenze che si riscontrano tra le varie comunicazioni medianiche. Il fatto che queste comunicazioni fossero ottenute tramite la scrittura automatica di Dexter – con le modalità che abbiamo precedentemente illustrato – ci può indurre a pensare che il sistema mentale dello stesso Dexter operasse in modo inconscio, attraverso il suo cervello, per presentare in forma scritta rappresentazioni oniriche ed immaginarie della cui vera origine l'io cosciente di Dexter era tenuto del tutto all'oscuro. Tuttavia siamo a conoscenza di molti altri casi in cui le comunicazioni sono ottenute quando il medium è completamente in trance, e con modalità incompatibili non solo col normale funzionamento del cervello umano, ma anche con qualsiasi forma di funzionamento alterato che debba tuttavia tener conto delle leggi della fisica: si possono citare, ad esempio, i casi di comunicazioni ottenute per voce diretta, per scrittura diretta, o verbalmente da parte di entità materializzate. Nel tentativo di spiegare questi fenomeni si deve comunque ipotizzare l'intervento di energie aliene rispetto a quelle che regolano l'attività mentale nella nostra dimensione umana. Come si è visto, a volte questa interazione tra le sintonie della psiche umana e le informazioni relative ad una dimensione che dovrebbe essere al di là del raggio di azione della psiche, viene sottolineata dalle stesse entità. Bacon continua dicendo: «Noi vi spieghiamo; ma, in definitiva, è il vostro giudizio che deve farvi da guida in ogni circostanza» (pag. 134). Se da una parte quest'affermazione costituisce un riconoscimento dell'importanza delle facoltà intellettive della mente umana, dall'altra relativizza il valore e l'affidabilità delle informazioni che ci vengono trasmesse per via medianica in merito ad una dimensione che noi non possiamo conoscere direttamente, e sulla quale le stesse entità comunicanti dimostrano di avere idee alquanto vaghe e confuse. Per esempio, ecco come Sweedenborg si esprime in merito alle dimensioni in cui gli spiriti dovrebbero dimorare: «Le sfere o i cerchi, per come li intendo io, indicano le localizzazioni in cerchi o orbite dei globi dove vanno gli spiriti. Nei primi giorni di queste manifestazioni (medianiche), venivano date molte interpretazioni forzate alle affermazioni fatte dagli spiriti, che spesso assumevano il colore delle credenze individuali, non per una precisa intenzione, ma per impressione, e di conseguenza spesso ciò che ne risultava era una mescolanza di verità e di errore. Ora, io so che gli spiriti vanno su altri pianeti. L'anima è una Cosmopolita in mezzo all'eternità dei mondi. E vi sembra strano che essa possa scegliere una dimora dove può essere più felice?» (pag. 123). No, non ci sembra strano, ma non viene spiegato se il riferimento sia ad altri pianeti del nostro universo fisico (come chiesto dalla persona che aveva posto la domanda a cui l'entità sta rispondendo), oppure ad altri mondi appartenenti alla dimensione degli spiriti. Quando parlano, in modo generico, dei mondi appartenenti alle sfere che gli spiriti possono visitare, le entità non chiariscono mai se si tratti di mondi fisici che lo spirito può sperimentare con un organismo idoneo (come avviene per noi su questa Terra), oppure di mondi appartenenti ad una dimensione spirituale, direttamente accessibili agli spiriti mediante il sistema percettivo di cui dispongono. Anche per quanto riguarda il nostro mondo, sempre sulla base di quanto affermato dalle entità comunicanti, talvolta si ha l'impressione che gli spiriti possano vedere, percepire e sapere ciò che accade qui da noi, mentre altre volte sembra che riescano a percepire, più o meno confusamente, solo le sensazioni ed i pensieri elaborati dalla mente del medium o dei partecipanti alle sedute. Ad esempio, Bacon dice: «...quando io sono con te, e tutto il tuo sistema è passivo, posso leggerlo, ma non distintamente, intendo non tutti i pensieri, ma abbastanza per capire la loro direzione ed il loro soggetto» (pag. 124). A pag. 174 l'entità Sweedenborg descrive l'ambiente della sesta sfera, alla quale è stato destinato. Dopo aver detto di essere stato accolto in una comunità di spiriti eletti, costituita per la maggior parte da quelli che erano stati suoi parenti ed amici durante la vita terrena, così continua: «L'aria era pura, e l'intero cielo era luminoso e limpido oltre ogni confronto. Non notai alcuna differenza nel cielo, tranne la sua luminosità e purezza; e guardando a distesa sulla terra, non riuscii a rilevare alcuna differenza nel suo aspetto rispetto alla nostra Terra, tranne nella bellezza celestiale e nell'armonia nella disposizione del paesaggio... Gli alberi, le rocce e le montagne, i fiori e gli uccelli, i torrenti zampillanti ed i ruscelli mormoranti, gli oceani e i fiumi, l'uomo, la donna ed il bambino, tutto passava davanti a me, superando di gran lunga ogni cosa che avevo concepito o immaginato come bellezza della forma, nelle gloriose manifestazioni della loro natura...». In quest'ambiente idealizzato, ma pur sempre simile ai paesaggi terrestri, gli spiriti svolgono le loro attività: «Noi occupiamo la terra – una terra tangibile, reale – così come lo è la vostra terra; ma lo stato progredito sia dello spirito che dell'ambiente rende superfluo per noi lavorare molto per ottenere cibo per il sostentamento dei nostri corpi. Inoltre, la terra produce spontaneamente la maggior parte del cibo necessario per il nostro corpo. E direi che gli spiriti avanzati non richiedono tanto cibo quanto quelli che sono nelle sfere inferiori. I loro corpi, quando sono elevati ad una sfera superiore, perdono una parte della loro grossolanità, e via via che vengono raffinati, diventano più simili allo spirito stesso» (pag. 175). Come si può notare, pur passando dalla seconda alla sesta sfera, l'ambiente descritto resta sostanzialmente lo stesso, simile ad alcuni ameni paesaggi del nostro mondo, con tutt'al più qualche differenza in quello che potremmo definire il grado di purezza, di armonia e di bellezza: le esigenze dei presunti organismi di cui gli spiriti continuerebbero ad essere dotati diventano progressivamente meno vincolanti progredendo verso le sfere superiori, anche se restano qualitativamente simili a quelle del nostro organismo umano. L'influenza della psiche umana in queste rappresentazioni della dimensione degli spiriti viene messa in evidenza dalla stessa entità comunicante: «Così, mettendo a confronto queste condizioni, la vostra mente può percepire più facilmente qual è lo stato di quei mondi predisposti come residenza degli spiriti, le menti dei quali, piene di conoscenza e stimolate solo dal forte sentimento di amore e di adorazione di Dio, sono poste lì per vivere, per abitare quelle terre, e per formare proprio quei legami e quelle associazioni che lo stesso spirito formò sulla Terra» (pag. 176).
|
|