Materializzazioni e smaterializzazioni di persone ed oggetti

 

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Materializzazioni

Mediante lo studio assiduo degli eventi prodottisi durante centinaia di sedute, Brackett venne alla conclusione che non solo si materializzavano le forme degli spiriti, ma anche i loro abiti e gli eventuali ornamenti indossati. Per materializzazione Brackett intendeva la trasformazione di una sostanza dapprima invisibile ed evanescente in una materia visibile, tangibile e dunque concreta. Al pari delle entità, gli oggetti materializzati presentavano non solo il requisito della visibilità, ma anche quello della tangibilità. Inoltre, da alcuni esempi riportati si deduce che quegli oggetti erano dotati di peso proprio, manifestando dunque tutti i caratteri fisici della materia come noi la conosciamo. Purtroppo a quell'epoca non c'erano gli strumenti di registrazione audiovisiva – sensibili anche nel campo dell'infrarosso – di cui disponiamo ai nostri giorni, anche se ci è pervenuta la documentazione fotografica di fenomeni di materializzazione di entità, di piante e di oggetti vari, prodottisi con alcuni medium. In ogni caso, per analogia con altri fenomeni medianici ben documentati e registrati (come la voce diretta), si può credere che le entità materializzate si presentassero come realtà oggettive, non riconducibili a fenomeni di suggestione o di allucinazione collettiva: un'ipotesi che lo stesso Brackett non mancò di prendere in considerazione, anche alla luce dei suoi studi sul mesmerismo, fino a scartarla.

Brackett ammetteva francamente di non essere mai riuscito a comprendere in che modo le materializzazioni potessero prodursi, né noi possiamo dire di saperne più di lui, con la differenza che in quell'epoca le persone intelligenti ed istruite erano ancora piene di fiduciosa speranza nei progressi della scienza, grazie ai quali pensavano di riuscire a spiegare questi come altri misteri. Noi invece, oltre un secolo più tardi, sappiamo di essere parte di un universo il cui livello di complessità si presenta talmente elevato da farci dubitare di disporre degli strumenti adeguati per decifrare a fondo la realtà fisica, e ci troviamo del tutto disorientati nei confronti di fenomeni che implicano la possibilità dell'esistenza di dimensioni alternative.

Evoluzione dell'entità Bertha

Per tornare alle sedute della Fay, Brackett osservò che mentre le materializzazioni delle entità avvenivano di norma solo all'interno del gabinetto medianico, dal quale le entità uscivano più o meno ben formate (in alcuni casi, come si è visto, completando la loro materializzazione o trasformazione anche fuori dal gabinetto), la materializzazione degli oggetti si produceva talvolta all'esterno, e dunque poteva essere studiata più agevolmente. Bertha, nella sua allegria quasi fanciullesca, dimostrò di essere – agli occhi di Brackett – un'entità particolarmente intelligente, coscienziosa, disponibile ed affezionata. Non mancò mai di presentarsi ad alcuna delle sedute alle quali l'artista prese parte, e fu per lui un'aiutante ed una collaboratrice preziosa in diversi esperimenti. Brackett, per parte sua, affermava di essere assolutamente certo che Bertha non fosse né la medium camuffata né una complice, e che durante due anni di indagini non riuscì mai ad individuare il minimo indizio che gli potesse far dubitare che Bertha non fosse ciò che diceva di essere: uno spirito materializzato. Via via che la relazione tra di loro si approfondiva, Brackett vide Bertha crescere davanti ai suoi occhi in intelligenza, in spigliatezza, in capacità di comprensione ed in profondità di ragionamento e di sentimento, proprio come un genitore può veder crescere sua figlia. Fu questo l'aspetto che più colpì Brackett, quello cioè di trovarsi di fronte ad un'autentica personalità autonoma, su molti aspetti della quale volle mantenere il riserbo, affermando che le cose di cui avevano ragionato insieme rappresentavano per lui quanto di più sacro avesse al mondo.

Quando Bertha aveva sollevato la mano a quasi un metro da terra, la prima volta che si era manifestata, aveva voluto indicare con quel gesto – come spiegò in seguito – l'altezza che aveva all'età in cui era morta: circa quattro anni (il che corrispondeva al vero, e fu confermato dai parenti di Brackett). Attualmente essa si presentava come una ragazza di circa sedici anni, alta un metro e mezzo, ben proporzionata e con un viso particolarmente bello, la cui espressione, in alcune circostanze, era per Brackett al di là di ogni descrizione. Non appariva vestita con drappeggi elaborati, ma con alcuni capi nello stesso tempo essenziali ed eleganti: una gonna corta ed una blusa aderente, con maniche corte che lasciavano visibili le braccia ben modellate. Non portava mai cappelli, lasciando ondeggiare liberamente sulle spalle i lunghi serici capelli. Era sempre di buon umore, incline a fare scherzosi apprezzamenti nei confronti di coloro con cui entrava in contatto. Come Brackett accertò personalmente attraverso accurate misurazioni eseguite con la collaborazione di un suo amico che non credeva negli spiriti, le misure della corporatura di Bertha ed il suo aspetto non corrispondevano né a quelle della medium né a quelle di alcun altro dei partecipanti alle sedute. Bertha collaborò assiduamente con Brackett, facendogli comprendere che l'abilità di comunicare in modo intelligente si sviluppa negli spiriti mediante l'uso appropriato che essi possono fare delle nostre emanazioni magnetiche (per definire le quali Brackett utilizza uno strano aggettivo: aromal), ed un'assidua frequentazione con noi è necessaria affinché possano acquisire un miglior controllo della dimensione fisica: la coerenza delle materializzazioni e la capacità di espressione migliorano sensibilmente ogni volta che essi possono entrare in contatto con noi in modo armonioso e positivo.

Le performances di Bertha

Bertha si comportava con molta naturalezza. Spesso, uscendo dal gabinetto, si andava a sedere accanto a Brackett e cominciava a conversare con lui, apparentemente senza notare le altre persone che le stavano intorno. Un giorno in cui l'entità si dimostrava particolarmente in forma e vivace, Brackett le disse: «Oggi sei piena di energia: potresti fare qualcosa per stupirci?». Dopo un momento di esitazione, Bertha condusse lo zio in mezzo alla stanza e, mettendosi a ridere, gli disse: «Ti farò vedere il modo in cui vestiamo le forme nel gabinetto». Poco prima Auntie, il controllo della Fay, aveva detto a Brackett che le entità prima si materializzavano e poi venivano vestite. Bertha dapprima allungò in avanti le braccia nude, mostrando bene le mani come per far vedere a tutti che non nascondeva nulla, poi cominciò a strofinare rapidamente i palmi come se stesse arrotolando qualcosa, e ben presso dalle mani cominciò a scendere una sostanza che sembrava un bianchissimo merletto. Continuò così finché vari metri di tessuto si furono srotolati sul tappeto, poi chiese allo zio di inginocchiarsi davanti a lei, dato che era troppo alto perché lei potesse lavorare a suo agio: prese il tessuto e cominciò a modellargli indosso un vestito, che non presentava alcuna cucitura. All'osservazione di Brackett che mancavano ancora le maniche, prese le braccia dello zio una dopo l'altra e materializzò le maniche. Mettendogli una mano sul capo gli disse poi: «Hai pochi capelli», e strofinandogli la testa materializzò una parrucca, che Brackett non poteva vedere ma che sentiva benissimo toccandola. Coloro che erano seduti accanto a lui dissero che si conciliava perfettamente con i suoi capelli naturali e che comunque gli donava. In seguito Bertha gli tolse il vestito, lo arrotolò in una massa compatta, lo manipolò per qualche momento, finché tutto scomparve. Queste operazioni venivano compiute alla luce, mentre le sue braccia erano scoperte fino alle spalle e sempre mantenute tese in avanti.

In una seduta successiva Brackett, dopo aver presentato Bertha ad alcuni amici da lui invitati per l'occasione, le chiese se poteva gentilmente mostrare loro come fabbricava la stoffa. L'entità venne avanti e chiese a Brackett il suo fazzoletto: una volta avutolo tra le mani, prese a manipolarlo, e mentre così faceva il materiale cominciò ad aumentare di volume, finché la stoffa non iniziò a scendere. Ma anziché essere in un sol pezzo, stavolta si divise in due parti, una bianca e l'altra di colore rosso scuro – ciascuna largo circa 70 centimetri – che scendevano contemporaneamente verso il pavimento. Una volta prodottasi la stoffa, Bertha ne prese un capo mentre Brackett, reggendo l'altro capo, si spostò per la stanza in modo da svolgerlo in tutta la sua lunghezza (circa 3 metri e mezzo) così che tutti riuscissero a vederlo. A quel punto lo spirito guida spense la luce, mostrando che la stoffa aveva un'intensa luminescenza. Bertha poi la raccolse, l'arrotolò e la smaterializzò sulla spalla di Brackett, sulla cui giacca rimase visibile una macchia luminosa fino a quasi un minuto dopo la scomparsa della stoffa.

Ulteriori indagini

Nella seduta del 6 ottobre 1885 Auntie, il controllo, chiese che quattro signore selezionate tra il pubblico controllassero tutti gli abiti e gli indumenti della medium. Fu accertato che la Fay indossava solo abiti scuri, fatta eccezione per un collarino bianco. Poi il controllo chiese a Brackett di portare una luce all'interno del gabinetto medianico e di esaminarlo con la massima cura, per vedere se vi fosse qualche possibilità di nascondervi complici oppure di occultarvi oggetti o materiale di qualsiasi sorta. Non si riuscì a scoprire niente del genere. Appena questo fu fatto Mrs. Fay, che durante l'ispezione era rimasta all'interno della stanza, si diresse verso il gabinetto. Si era appena seduta al suo interno che una forma materializzata, drappeggiata di bianco, ne uscì inoltrandosi nella stanza, subito seguita da diverse altre forme similmente vestite. La luce fu abbassata, e dal gabinetto uscì una forma femminile, vestita con stoffe intensamente illuminate: questa figura camminò per alcuni minuti all'interno della stanza, poi scomparve a meno di un metro di distanza da Brackett. In seguito sul tappeto che si trovava in mezzo alla stanza comparve una debole luce, non più larga del palmo di una mano, che gradualmente andò crescendo ed intensificandosi fino ad assumere la forma alta e spigolosa di Auntie, la quale, con la sua consueta voce roca, salutò il pubblico dicendo: «Buona sera a tutti: volevo verificare quel che sono capace di fare». Continuò poi il suo discorso con stringenti argomentazioni, affermando di avere ottime ragioni per voler sottoporre la medium a test di verifica e concludendo col dire che, mentre rispettava uno scettico onesto, non aveva alcuna stima nei confronti di coloro che accettavano ogni cosa senza valide e sostanziali prove.

Auntie si diresse poi verso il gabinetto, dal quale uscirono diverse entità che furono riconosciute. Venne anche Bertha, che di nuovo materializzò davanti a tutti della stoffa luminescente, e – dopo averla fatta esaminare a coloro che lo desideravano – se ne fece un vestito che indossò: prima passeggiò per la stanza con l'abito indosso, poi se lo tolse, smaterializzandolo di fronte a tutti. Rientrata per un momento nel gabinetto medianico, ne uscì di nuovo e, inginocchiatasi sul pavimento, cominciò a compiere con le dita della mano destra movimenti circolari sul tappeto: ad ogni movimento si poteva percepire una luce sempre più intensa. Continuò così finché non ebbe materializzato un altro pezzo di tessuto di ampie dimensioni. Nel veder questo uno degli spettatori chiese allo stesso Brackett, che si trovava vicino a Bertha, se era sua abitudine prender parte a giochi di prestigio, ma subito fu ripreso da un suo amico il quale, trovandosi molto più vicino, aveva potuto osservare ogni cosa con la massima attenzione. Questi, rivolgendosi all'amico ed a tutti i presenti, dichiarò di propria iniziativa che, avendo investigato per trent'anni la fenomenologia medianica, doveva riconoscere che quello a cui aveva appena assistito era l'evento più stupefacente e convincente di fronte al quale si fosse mai trovato.

Nella seduta del 13 novembre 1885 un folto pubblico affollava la stanza, tanto da far temere per la buona riuscita delle materializzazioni. Nell'ambiente ancora ben illuminato Bertha si presentò e fece alzare lo zio dalla sedia, lamentandosi per il fatto che, data la scarsità di spazio, non avrebbe potuto far molto. Materializzò un garofano tra le mani di Brackett, e quando questi chiamò un suo amico, Whitlock, per mostrarglielo, prese entrambe le mani dell'amico tra le sue e fece apparire un garofano in ciascuna mano. Whitlock era il direttore di Facts – un mensile di Boston dedicato ai fenomeni paranormali, pubblicato dal 1882 al 1887 – e come tale era un assiduo frequentatore di sedute medianiche. In quell'occasione Emma, un'altra entità di controllo della medium, comparve vestita con un sontuoso abito di satin luminoso, che tutti gli assistenti della prima fila riuscirono ad esaminare. Whitlock si procurò un paio di forbici e, col consenso di Emma, tagliò dal vestito un bel pezzo di stoffa: lo strappo venne riparato all'istante. Allora Whitlock, cercando di individuare il taglio nel vestito, cominciò ad alzare la gonna, il che dette occasione ad Emma di fare delle osservazioni salaci sulle intenzioni di Whitlock, tra le risate del pubblico.

Tra le altre materializzazioni apparve anche il padre di Whitlock, una figura di bell'aspetto dalla corporatura robusta e dalla spiccata individualità, sulla quale sarebbe stato difficile confondersi. In merito a questa seduta lo stesso Whitlock scrisse il seguente resoconto: «Durante questa seduta alle signore... (sono nominate cinque partecipanti) fu chiesto da Mrs. Fay di esaminare gli abiti da lei indossati. Le signore testimoniarono che la medium non aveva alcun indumento bianco sulla propria persona, eccezion fatta per un nastrino intorno al collo. Il gabinetto medianico fu esaminato da chiunque lo desiderasse. Mio padre, George C. Whitlock, trapassato circa venti anni fa, apparve perfettamente materializzato. Riguardo all'esperimento col vestito dell'entità Emma, una cosa è certa: io avevo tra le mani un pezzo di broccato bianco, che sapevo di aver ritagliato dall'abito, e mentre stavo inginocchiato davanti all'apparizione, il buco che si era creato nel vestito scomparve, mentre io utilizzavo i miei sensi, tanto la vista quanto il tatto, per convincermi della realtà dei fatti. Nel corso della seduta si materializzarono oltre sessanta forme, la maggior parte delle quali furono riconosciute da amici o parenti».

In un'altra circostanza Brackett ebbe modo di trovarsi a tu per tu con la medium, al di fuori di una seduta, per parlare con lei in merito alle richieste avanzate da alcuni suoi amici, che avrebbero voluto compiere esperimenti in condizioni di controllo più strette. Anche in questo caso la medium si rimise al parere del suo controllo, ed appena si fu ritirata dietro le cortine Auntie comparve pienamente materializzata e salutò cordialmente lo scultore, dicendosi lieta di vederlo e parlando con cognizione di causa ed in modo molto ragionevole delle proposte dei suoi amici. Le tende erano rimaste aperte, e lo scultore poteva vedere bene sia la medium che Auntie, che poi si smaterializzò direttamente davanti ai suoi occhi. Brackett prese allora la mano destra della medium nella sua mano sinistra, mentre sei forme pienamente materializzate uscivano dal gabinetto per salutarlo. Nel frattempo Mrs. Fay, sotto controllo ma non in trance completa, parlava con lui sull'aspetto delle materializzazioni, descrivendogliele prima ancora che diventassero visibili. Si trattava di entità ben distinte, sia per altezza che per aspetto, alcune delle quali conversavano liberamente, mostrando di possedere individualità ed intelligenza in misura non inferiore a quelle di alcuni suoi conoscenti, i quali – dice Brackett con rammarico – quando le entità erano apparse nel corso delle sedute, avevano creduto di mostrarsi saggi trattandole freddamente e negando loro ogni fiducia, il che non aveva poi favorito il positivo sviluppo delle materializzazioni.

Esperimenti di Brackett con altre medium

Brackett condusse anche esperimenti con altre medium, soprattutto allo scopo di verificare se le stesse entità, ed in particolare Bertha, potessero materializzarsi in condizioni diverse, ed in che modo le apparizioni fossero influenzate dalla personalità del medium o dalla diversità dell'ambiente. Quando Bertha si materializzava, Brackett la metteva alla prova con dei test per verificare se la sua personalità corrispondesse a quella della nipote come l'aveva conosciuta nel corso delle sedute con la Fay. Dichiarò che in alcuni casi le entità che si erano presentate con le fattezze di Bertha si erano poi rivelate ingannevoli, fatto che Brackett attribuì non ad un tentativo di frode da parte della medium (Mrs. Sawyer) ma all'attrazione esercitata su entità poco evolute da un magnetismo potente, anche se di qualità grossolana.

Di particolare interesse furono le sedute con Mrs. Helen Fairchild, dato che questa medium operava restando al di fuori del gabinetto, ma sempre sotto l'influenza di uno dei suoi controlli, in particolare di un'entità che si faceva chiamare Cadaleene, la quale, in modo molto informale e diretto, chiamava le persone che dovevano avvicinarsi al gabinetto per interagire con gli spiriti materializzati. Poiché le sedute si svolgevano quasi sempre alla luce, la presenza contemporanea di diverse entità materializzate e della medium induce quanto meno a scartare la possibilità di mistificazione delle apparizioni da parte della stessa Mrs. Fairchild. Effettivamente Whitlock – che pure frequentava queste sedute – aveva manifestato qualche obiezione sul fatto che il gabinetto medianico della Fairchild consistesse in un piccolo locale, separato da tende, che collegava la sala delle sedute con un'altra stanza: conversando con un amico aveva detto che, dopo aver esaminato attentamente il gabinetto, non era riuscito a trovare indizi di frode, ma tuttavia avrebbe preferito che gli stessi risultati si potessero produrre mediante un gabinetto creato mettendo di traverso una tenda ad uno degli angoli della sala, le pareti della quale si presentavano massicce e prive di possibili entrate segrete. Dopo l'iniziò della seduta Whitlock fu sorpreso di sentire Cadaleene rivolgersi a lui dicendogli: «Signor Stiamo-ai-fatti (Mr. Facts-Man: gioco di parole basato sul titolo della rivista diretta da Whitlock), ho sentito quel che hai detto al tuo amico, e come potrai vedere sistemeremo una tenda in un angolo della stanza per mostrarti quel che siamo capaci di fare». Per circa un'ora e mezzo la seduta si svolse come al solito, con le entità che si materializzavano in buona luce nel consueto gabinetto medianico. Un amico di Brackett, che aveva ricevuto il giorno prima – mediante scrittura automatica di propria mano – una comunicazione da parte di uno spirito che gli aveva promesso di manifestarsi nel corso di quella seduta, disse che non solo lo spirito aveva mantenuto appieno la sua promessa materializzandosi in una forma ben riconoscibile, ma che gli aveva anche parlato di cose che nessun altro al di fuori di lui stesso avrebbe potuto conoscere.

Ad un certo punto Cadaleene, sempre mantenendo la medium sotto controllo, fece accendere tutte le luci a gas della sala e poi chiuse la porta scorrevole anteriore del gabinetto medianico, lasciando aperte le tende che la coprivano in modo che tutti potessero controllare che la porta restasse ben chiusa. Poi tutti i presenti furono invitati a disporsi di fronte ad un angolo della stanza – sempre in modo che la porta chiusa fosse controllabile – davanti al quale vennero disposte delle tende a formare un gabinetto provvisorio. La medium, sotto controllo, entrò un attimo nel nuovo gabinetto, ma ne uscì quasi subito seguita da un'entità vestita completamente di bianco. Quest'ultima rientrò nel gabinetto, dal quale uscirono altre due entità, un uomo ed una donna, seguiti poi da molti altri spiriti, mentre Cadaleene chiamava con precisione, tra il pubblico, coloro che erano associati all'una o all'altra materializzazione. Brackett cita anche i nomi di alcuni dei partecipanti, dicendo che alcuni eventi di questa seduta erano stati riprodotti mediante disegni. Brackett ed un suo amico ottennero poi dalla Fairchild una seduta privata, della durata di circa due ore, in occasione della quale esaminarono a loro agio il gabinetto medianico senza scoprire nulla che potesse far supporre l'intervento di complici. Durante la seduta, non un minuto trascorse senza che fossero presenti entità materializzate (a volte tre o quattro insieme) molte delle quali identificate da Brackett o dal suo amico. Le entità si materializzavano indifferentemente nell'uno o nell'altro dei gabinetti medianici, senza che si potesse riscontrare alcuna differenza di qualità. Spesso Brackett entrò all'interno del gabinetto d'angolo (la medium, come si è detto, ne restava fuori) in compagnia di una o due forme materializzate. Mentre stava seduto tra due entità, tenendo un braccio attorno a ciascuna di esse in modo da poterne verificare l'effettiva consistenza, quella alla sua sinistra, con la quale stava conversando ed il cui braccio destro gli cingeva il collo, scomparve istantaneamente senza il minimo indizio di alcun movimento: prima era lì ben tangibile, ed un attimo dopo non c'era più. Tuttavia – osserva Brackett – la forza medianica della Fairchild si estrinsecava prevalentemente nelle materializzazioni, e la maggior parte delle entità apparivano velate e prive di quelle caratteristiche intellettive e sociali che possono rappresentare una prova sicura di identificazione.

Due materializzazioni particolarmente significative di Bertha ebbero luogo durante le sedute con le sorelle Berry, due medium di Boston che sembravano particolarmente dotate. La prima ebbe luogo nell'estate 1885: Bertha, che riusciva a sopportare più luce rispetto ad altre materializzazioni, accompagnò lo zio fino al gabinetto medianico, e qui Brackett ebbe modo di osservarla nei minimi dettagli. Aveva una lunga e vaporosa capigliatura color biondo scuro che le ricadeva sulle spalle scendendo fin sotto la vita, ed un abito bianchissimo e raffinato che ne avvolgeva le forme, come una statua greca. Secondo Brackett, sembrava più la personificazione di un ideale di bellezza che non un creatura come quelle che vivono in questo mondo. In questa circostanza l'artista che era in lui prese il sopravvento, dandoci di questa entità e del suo modo di agire e di parlare una descrizione davvero celestiale: racconta che le passò le mani tra i capelli, che gli sembrarono di pura seta, e le accarezzò la testa, mentre lei poneva il capo sul suo petto, dicendogli con molta tenerezza: «Non credevi che sarei venuta». Questo era vero: durante le sedute con le sorelle Berry, Brackett aveva atteso a lungo l'apparizione di Bertha, che fino ad allora non si era manifestata, tanto che lui, sfiduciato e stanco per il viaggio, non pensava di poterla rivedere.

Ad un'osservazione di Brackett, Bertha, che di solito era di umore allegro, afferrò nervosamente la sua mano e cominciò a respirare rapidamente, poi si ritirò nel gabinetto, come se fosse stata contrariata. Ma quando Brackett fu tornato al suo posto, corse di nuovo verso di lui e, inginocchiandosi, gli circondò il collo con le braccia e cominciò a parlargli all'orecchio per comunicargli i propri pensieri – secondo quanto racconta l'artista – con frasi profondamente ispirate. Brackett fu molto colpito da questa manifestazione perché ebbe l'impressione che Bertha gli leggesse nel pensiero e chiarisse con parole precise tutti i dubbi e le perplessità che lo turbavano, mentre la sua forma materializzata tremava e vibrava per l'emozione. Infine, sollevando la testa e gettando indietro i lunghi capelli, lei gli afferrò entrambe le mani e, con una luce radiosa nel viso, disse: «A te sembrerà strano, ma io non posso far nulla di mia iniziativa. Noi siamo soggetti a delle regole, e se mi è consentito di venire, devo farlo in armonia con quelle. Ci sono sfere e circoli che noi non possiamo penetrare, se le influenze che li controllano ce lo impediscono. Noi siamo ancora umanizzati, ancora desiderosi di quell'affetto, di quell'amore umano che costituisce la corda di seta che tutti ci unisce. Cosa non faresti tu per poter raggiungere coloro che son cari al tuo cuore? Riesci a comprendermi adesso?». Brackett racconta che ognuna di queste parole, e la calda ed accorata intonazione con cui furono pronunciate, sarebbe rimasta impressa in modo indelebile nella sua memoria, e si rammarica di non poter riferire, per motivi personali, tutto quello che l'entità gli disse. Alla fine Bertha appariva stremata per il lungo sforzo, e mentre si alzava per tornare verso il gabinetto, accompagnata dallo zio, la sua forma cominciò rapidamente a mutare, fino a scomparire nell'invisibile come una luce che si estingue. Brackett afferma che in questa circostanza, quand'anche avesse scoperto di essere stato ingannato da una dozzina di complici delle medium, avrebbe egualmente ringraziato Dio per avergli offerto una simile incomparabile manifestazione di bellezza.

In un'altra occasione, dopo che Brackett aveva ispezionato il gabinetto medianico delle sorelle Berry (che si presentava quanto mai semplice e tale da fargli escludere ogni forma di intervento da parte di complici), Bertha si materializzò direttamente all'interno della stanza, ad un metro di distanza dal gabinetto ed a quasi due dalla porta di ingresso, così vicino allo scultore da sfiorarlo col suo vestito mentre sorgeva davanti a lui. Ad un'altra seduta, il 7 novembre 1885, assisteva anche un'amica di Brackett, Mrs. Newton. Accorgendosi che Bertha stava per manifestarsi, egli disse all'amica di osservare verso l'angolo a sinistra del gabinetto, dove, sul tappeto accanto al muro, cominciava a formarsi una macchia luminosa: quasi istantaneamente Bertha apparve davanti a tutti, intrattenendosi poi con Mrs. Newton e con altri familiari di Brackett. Questi chiese in seguito all'amica di scrivergli le proprie impressioni in merito al suo incontro con l'entità, e la signora gli rispose scrivendo tra l'altro: «In merito all'apparizione che dichiara di essere lo spirito di tua nipote Bertha, posso affermare che si tratta dell'entità più intelligente e vivace che mi sia mai capitato di vedere (e negli ultimi dieci anni ne ho viste davvero tante). Nessuno che la veda può sostenere che si tratti di un'immagine artefatta, di un'effigie senza vita o della medium camuffata. Come può essere – ho chiesto a me stessa – che una bella ragazza come questa, così incantevole e piena di grazia, di vitalità e di intelligenza, sia realmente uno spirito e non un essere umano in carne ed ossa? Eppure, mentre facevo a me stessa questa domanda, ho potuto vedere Bertha voltarsi verso il gabinetto e svanire prima di arrivare alle tende. Ma non era trascorso neanche un minuto che saltava di nuovo fuori dal gabinetto, come un serafino rinato, ed aprendo le mani davanti a tutto il pubblico, con le braccia nude fino alle spalle, le portò in alto, sopra la testa, e cominciò a manipolare qualcosa, apparentemente nell'aria, fino a formare una rosa di squisita bellezza, che mi porse, con lo stelo ancora gocciolante nel punto in cui era stata apparentemente tagliata dal suo ramo...».

Denunce di frodi e trucchi

Il libro di Brackett contiene molte altre interessanti testimonianze e considerazioni sulla natura delle materializzazioni, sulle modalità con cui si presentano e sulle loro interazioni con gli esseri umani. Ma – ci domandiamo – quale affidabilità hanno oggi per noi queste testimonianze? Il racconto di Brackett è sufficientemente preciso, coordinato ed argomentato da poter esser ritenuto affidabile: è evidente che Brackett non vuole ingannare il lettore, e con ogni probabilità la sua testimonianza dei fatti è sincera. Inoltre – a parte le testimonianze della Marryat – una ricerca sulla stampa dell'epoca (periodici e quotidiani di Boston e di New York) ha confermato l'esistenza e l'attività delle medium citate da Brackett, oltre alla qualità ed alla tipologia dei fenomeni di materializzazione che si producevano in quelle sedute. Si può dunque ragionevolmente concludere che, se inganno vi è stato, Brackett stesso deve esserne rimasto vittima per primo, dato che ci racconta di queste manifestazioni escludendo la frode e ponendosi sempre una domanda (che fa da sottotitolo al suo libro): «Se queste apparizioni non sono né personificazioni della medium né suoi complici, allora cosa sono?»

Sempre su alcuni giornali dell'epoca comparvero notizie relative a denunce di smascheramento dell'una o dell'altra medium di Boston. E, come accade di solito, a queste notizie venne subito dato un ampio risalto, senza procedere ad ulteriori verifiche o approfondimenti. È umano – ed in fondo anche naturale – che mentre si richiede che i fenomeni paranormali siano assoggettati ai più stringenti controlli, di fronte alle denunce di frode ci si accontenti anche di dichiarazioni vaghe e non suffragate da prove o verifiche di rilievo: umano, certo, ma non logico né ispirato a criteri di valutazione imparziale. In effetti le denunce nei confronti delle medium di Boston si basavano essenzialmente su due dichiarazioni: la prima da parte di un certo John Curtis, anche lui di Boston, che nell'aprile 1888 invitò a casa sua diversi giornalisti e sottopose loro sei scatoloni di materiale da teatro (costumi di ogni genere, cuffie, baffi e barbe finte, reti, merletti, ecc.), dicendo di essere riuscito a procurarsi quegli oggetti catturandoli nel corso delle sedute delle medium che praticavano materializzazioni fraudolente (tra cui la Fay, la Fairchild e le Berry). I costumi, molto logori ed in precarie condizioni, rappresentavano i personaggi più improbabili, da Montezuma alla Regina di Saba, passando per il Corsaro Nero.

Sul Boston Herald del 23 febbraio 1890 comparve poi un articolo dal titolo Confessioni di uno spirito, che riportava la descrizione grafica di un gabinetto medianico a prova di ispezione, nel quale cioè sarebbe stato possibile per dei complici del medium introdursi all'interno della sala senza che il marchingegno potesse essere scoperto. Questo espediente – diceva l'articolo – era stato utilizzato dai coniugi Cowan (altri due medium di Boston) e le prove del suo impiego potevano ancora essere rintracciate nella sala delle sedute. Tuttavia l'attrezzatura descritta nell'articolo appariva così complessa e di così difficile impiego, che lo stesso giornale esprimeva qualche perplessità sulla possibilità che essa fosse stata effettivamente impiegata. Da alcune citazioni si ha poi il sospetto che l'autore dell'articolo fosse quello stesso John Curtis che si era impegnato a smascherare le medium fraudolente di Boston. Proposito lodevole, che tuttavia ci induce ad una semplice riflessione: dato che si riteneva che le entità materializzate fossero complici della medium, e dunque esseri umani in carne ed ossa che – come si è visto – potevano interagire liberamente col pubblico, e dato che alle sedute poteva partecipare chiunque (lo stesso Curtis dichiarava di avervi assistito più volte) la soluzione più semplice e risolutiva per smascherare frodi ed imbrogli non sarebbe stata quella di bloccare una delle entità, dimostrando così pubblicamente che si trattava non di un'apparizione ma di un essere umano? Non risulta che questo sia mai accaduto.

Secondo l'articolista tutte le entità che apparivano nel corso delle sedute sarebbero state impersonate dall'una o dall'altra medium, da un suo complice e da una ragazza: costoro si potevano cambiare d'abito e di camuffamento all'interno di uno sgabuzzino collegato al gabinetto medianico: in particolare la ragazza avrebbe interpretato anche la parte di Bertha, la nipote di Brackett. Non stupisce dunque che nell'articolo sia citata anche l'indignazione espressa nel merito da Brackett stesso, che definì quest'interpretazione dei fatti un'operazione sacrilega. Noi, pur essendo troppo lontani da quell'epoca per poter indagare più a fondo i fatti, non possiamo non mettere a confronto l'accuratezza e la perseveranza delle osservazioni di Brackett con la superficialità delle affermazioni di Curtis o delle osservazioni riportate nell'articolo. Infatti, se è vero che nella maggior parte dei casi le materializzazioni e le smaterializzazioni avevano luogo all'interno del gabinetto medianico, vi sono diversi fatti (volendo anche tralasciare tutte le ispezioni compiute e gli esperimenti eseguiti cambiando la posizione del gabinetto) che non sono in accordo con l'ipotesi di frode data da Curtis. Ricordiamo in particolare che:

  • in diverse occasioni le entità si smaterializzarono (ed in qualche caso si materializzarono) all'esterno del gabinetto medianico, e perfino tra le braccia di Brackett;
  • i fenomeni si producevano non al buio ma ad una luce attenuata, sufficiente per vedere bene tanto il pubblico quanto quello che succedeva in prossimità del gabinetto ed in qualche caso, quando le cortine erano aperte, anche al suo interno;
  • in più di un'occasione Brackett fu in grado di assistere ai fenomeni di materializzazione all'interno del gabinetto, verificando la presenza della medium in trance;
  • a volte erano presenti contemporaneamente fino a sei entità materializzate;
  • nel corso di una seduta potevano materializzarsi fino a sessanta forme, alcune ben definite, altre più evanescenti, da bambini piccoli (ricordiamo la testimonianza della Marryat) ad anziani di entrambi i sessi, e dato che l'occhio di Brackett era ben allenato a distinguere dettagli e somiglianze, è improbabile che tutte queste personificazioni potessero essere eseguite dalla medium e da due soli complici;
  • in molti casi le entità venivano riconosciute ed identificate nell'aspetto dai presenti, e potevano trasformarsi nelle sembianze e nell'abbigliamento quasi istantaneamente, anche senza rientrare nel gabinetto;
  • i vestiti luminescenti, le macchie luminose sul tappeto, le materializzazioni delle stoffe avrebbero dovuto esser prodotti mediante l'impiego di sostanze chimiche ed il ricorso ad abili giochi di prestigio, sull'organizzazione dei quali nulla venne spiegato da coloro che sostenevano di avere le prove della frode.

Resta da fare un'osservazione finale: l'ipotesi di materializzazioni così reali, tangibili e personalizzate è talmente incredibile che il fatto che qualcuno dichiari di avere le prove che si tratta di una frode ha un effetto quasi tranquillizzante, assecondato dalla constatazione che ai nostri tempi fenomeni di questo genere non se ne verificano più. Hanno dunque buon gioco coloro che attribuiscono all'ingenuità e – diciamolo pure – alla stupidità degli osservatori del passato la capacità di farsi menare per il naso da abili commedianti, i quali – anziché esibirsi con successo sui palcoscenici – mettevano in scena questi spettacoli nei quartieri popolari, ricavandone pochi dollari. Ma, francamente, l'attenta lettura di libri come quello di Brackett e lo studio comparato dei fenomeni medianici nel loro insieme non ci consentono di avvalorare la tesi che quegli investigatori fossero degli sprovveduti, e che in ogni caso tutto si potesse ricondurre a mascherate ed a giochi di prestigio.


 

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