Le ricerche di Richard Hodgson

 

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La personalità di Hodgson

Richard Hodgson (1855-1905), nato in Australia, dopo essersi laureato in legge all'università di Melbourne si trasferì in Inghilterra per studiare scienze morali a Cambridge, dove in seguito divenne insegnante di filosofia e poesia. Dotato di una spiccata personalità e di un carattere individualista ed anticonformista, nel 1881 rifiutò di accettare la sua laurea nel corso di una cerimonia a Cambridge: il rituale prevedeva infatti che i neolaureati dovessero inginocchiarsi davanti al rettore, e Hodgson dichiarò che non si sarebbe mai inginocchiato davanti a nessun uomo. Divenne poi membro attivo della Cambridge Society for Psychical Research, e contribuì a smascherare diversi medium fraudolenti. Quando, nel 1882, venne formata la SPR, Hodgson fu uno dei primi ad associarsi. Molto attivo, ricevette dalla SPR l'incarico di recarsi in India per indagare sulla Società Teosofica e sui suoi leaders, compresa la fondatrice Helena Blavatsky. Dopo aver trascorso oltre quattro mesi in India, Hodgson si convinse della natura fraudolenta dei presunti poteri della Blavatsky e di altri esponenti della Teosofia, dando luogo ad un'aspra controversia con i sostenitori dell'autenticità degli stessi. Una volta tornato in Inghilterra Hodgson investigò molti medium ad effetti fisici, riportando i risultati delle sue indagini in una relazione per la SPR in cui affermava senza mezzi termini che «quasi tutti i medium professionisti sono una banda di volgari impostori più o meno in combutta tra di loro».

L'attività di Hodgson in America

Nel 1887 Hodgson si trasferì a Boston dove divenne segretario dell'ASPR (American SPR). Fino al termine della sua vita rivestì quest'incarico, e sotto questo aspetto può essere considerato il primo professionista stipendiato nell'ambito della ricerca psichica, anche se, a causa delle ristrettezze finanziarie in cui versava l'ASPR, qualche volta lo stipendio gli veniva versato da un anonimo benefattore, senza che lui ne fosse a conoscenza. A Boston William James, di cui Hodgson era divenuto amico intimo, lo introdusse allo studio della medium Leonore Piper, dalle capacità della quale James era rimasto molto impressionato: per 18 anni Hodgson investigò la medium con costante perseveranza ed estrema accuratezza, riservandosi tre sedute la settimana. I primi risultati delle indagini non furono molto favorevoli: Hodgson dichiarerà più tardi che «durante i primi anni non avevo alcuna fiducia nei suoi poteri, ed il mio obiettivo era uno solo: scoprire se vi erano frodi o trucchi, per poterla smascherare». Hodgson presentò alla SPR una prima relazione sulle sedute con la Piper, pubblicata nel 1892 nel volume 8 dei Proceedings sotto il titolo Relazione sull'osservazione di alcuni fenomeni di trance. Si tratta di un documento molto accurato, una vera monografia di 170 pagine, nella quale Hodgson riporta i risultati delle sedute avute con la Piper dal maggio 1887 all'ottobre 1891.

Hodgson era riuscito a procurarsi la collaborazione gratuita di una stenografa per la registrazione delle sedute, i cui verbali dettagliati furono allegati alla citata relazione. Dei risultati di questa prima fase delle indagini diremo tra breve. Va aggiunto che la Piper era già stata studiata, oltre che da William James, anche da Sir Oliver Lodge, altro autorevole membro della SPR, e le osservazioni di Lodge erano state oggetto di un intervento pubblicato nel volume 6 dei Proceedings. Durante questa prima fase delle indagini di Hodgson il controllo della Piper era un sedicente Dottor Phinuit, che lo studioso riteneva essere una seconda personalità sepolta nel subconscio della medium. Tuttavia, in qualche modo, questa personalità frammentaria sembrava in grado di leggere nel pensiero e di comunicare informazioni provenienti, almeno secondo le apparenze, da spiriti disincarnati.

Il caso di George Pellew

L'attitudine di Hodgson cominciò a mutare nel 1892 a seguito della morte del suo amico George Pellew. Proveniente da una facoltosa famiglia di New York e laureato in legge ad Harward, poeta ed autore di libri e saggi, Pellew era morto a 32 anni per una caduta da cavallo. Il defunto Pellew divenne una delle principali entità comunicanti della Piper (nei suoi resoconti Hodgson lo menziona sotto il nome di George Pelham): mentre l'esistenza in vita di Phinuit non poteva esser verificata, Pellew era stato conosciuto da Hodgson in carne ed ossa. Le comunicazioni provenienti dall'entità Pelham ricevute tramite la Piper furono la causa principale dell'abbandono da parte di Hodgson delle precedenti teorie, basate sulle personalità subconscie della medium, in favore di un'ipotesi più spiritista: vi era infatti troppa individualità, troppa intenzionalità e persistenza nelle manifestazioni di George Pelham, per poterle attribuire alla sola telepatia. Una cosa, rifletteva Hodgson, era attingere alla mente di una persona o ad un presunto serbatoio cosmico per ricevere informazioni, ed una cosa del tutto diversa era che quella mente o quel serbatoio potesse tornare indietro e manifestarsi con la pienezza della sua personalità completa, e non solo con frammenti di informazione. Una seconda monografia di quasi 200 pagine fu così pubblicata nel volume 13 dei Proceedings (1897/98): Hodgson metteva a confronto l'ipotesi telepatica con quella spiritica, ed argomentava in merito alla validità di quest'ultima.

Nel marzo 1893 la Piper si sottopose ad un delicato intervento chirurgico per la rimozione di un tumore traumatico, liberandosi così dalla causa dei continui malesseri che avevano influenzato negativamente, per diversi anni, anche l'andamento delle sedute. Queste ripresero regolarmente fino al 1895, quando si manifestò un'ernia che venne operata nel febbraio dell'anno seguente. Le sedute furono di nuovo sospese fino all'ottobre 1896. Prima di presentare una breve sintesi anche di questo secondo ciclo di sedute, vediamo come si svolgeva la vita di Hodgson in America. Per quasi vent'anni visse in un piccolo appartamento di Boston, dedicando tre giorni la settimana allo studio della Piper ed investigando molti altri casi. Lavorava e leggeva fino a notte fonda, ed era un accanito fumatore. Spesso si univa alla famiglia di William James in una tenuta del New Hampshire. Era molto amato dai figli di James per il suo aspetto muscoloso ed agile e per il suo carattere sereno, gioviale ed amante della natura.

Manifestazioni di Hodgson

Dopo la morte di Hodgson, avvenuta nel 1905, si ebbero dei tentativi di comunicazione a suo nome tramite la Piper. L'8 gennaio 1906 l'entità Hodgson si manifestò spiegando che per lui era estremamente difficile comunicare, perché non si era ancora risvegliato a sufficienza, e non aveva imparato come utilizzare il meccanismo, ossia il corpo della medium. Il 23 dello stesso mese, durante una seduta alla presenza della moglie e di un figlio di William James (Billy), Hodgson si manifestò mediante l'apparato vocale della medium e disse: «Ma guarda, ecco Billy! Non siete Mrs. James e Billy? Dio vi benedica! Bene, bene, così va bene (risate)! Ho trovato la strada, sono qui, abbiate pazienza con me... dov'è William?... non sono forte, ma abbiate pazienza con me... vi dirò tutto...». L'entità Hodgson raccontò poi di aver visto Myers (morto nel 1901), e chiese che Oliver Lodge venisse informato di tutto. Domandò a Billy come andava col nuoto e con la pesca, due attività che avevano spesso praticato insieme, pregandolo poi di dare a George Dorr (che curava gli affari lasciati in sospeso da Hodgson) alcune istruzioni in merito ai propri documenti privati. Furono date molte altre informazioni di carattere personale che potevano costituire una prova dell'identità di Hodgson, il quale concluse dicendo che comunicare era molto più difficile di quanto non avesse immaginato da vivo, e che ora poteva comprendere perché Myers comunicasse così poco. Durante una seduta con la Piper, l'anonimo benefattore che aveva contribuito al pagamento dello stipendio di Hodgson (sempre attraverso il personale dell'ASPR, dato che non voleva che Hodgson sapesse da dove proveniva il denaro) venne ringraziato dall'entità per il sostegno ricevuto in vita.

Nei sette o otto mesi successivi molte persone che avevano conosciuto Hodgson ebbero delle sedute con la Piper. L'entità fece del suo meglio per offrire informazioni che dessero loro la certezza che a comunicare era la sua personalità, e che non si trattava di un gioco di lettura del pensiero. Tuttavia, diceva, non è per niente semplice trasferire correttamente le informazioni: per lo spirito è molto difficile ricordare i nomi, e molti ricordi legati a questo mondo vanno e vengono, per non parlare della difficoltà di comunicare attraverso l'organismo della medium. «Provo le stesse difficoltà di un cieco che cerchi di trovare il suo cappello – disse Hodgson al professor Newbold il 23 luglio 1906 – e non sono del tutto conscio di quello che dico perché le espressioni verbali vengono fuori automaticamente, secondo come si imprimono nella macchina (la mente della medium). Trasmetto i miei pensieri alla macchina, che li registra a caso, anche perché a volte risultano senza dubbio difficili da capire. Ora comunque comprendo il modus operandi molto meglio di quando ero nel vostro mondo». Una volta si ricordò che William James aveva detto a Newbold che lui (Hodgson) era una persona molto riservata e rigorosa. Newbold affermò di non ricordare commenti del genere, e Hodgson esclamò: «Dai retta a me, Billy, ha detto proprio così». Più tardi James confermò a Newbold di essersi effettivamente espresso in quei termini. Secondo James, durante le numerose sedute con la Piper in cui Hodgson comunicava si aveva la vivida sensazione di una personalità che comprendeva assai bene la situazione. Hodgson dava consigli a James riguardo al suo scetticismo, aggiungendo che (James) si aspettava troppo da lui, pretendendo quasi che potesse esprimersi efficacemente e coerentemente come quando aveva il corpo.

Il rapporto del 1892

La relazione presentata da Hodgson nel 1892 iniziava con alcune osservazioni sulla trance di Mrs. Piper, durante la quale la medium perdeva conoscenza ed il controllo Phinuit si impossessava del suo corpo, esprimendosi a parole. Un certo grado di anestesia si manifestava nel naso, nella bocca e nella lingua della donna, e talvolta in altre parti del corpo. Era sempre Phinuit a riferire se sentiva o meno sensazioni o dolore a seguito degli stimoli applicati dall'autore sul corpo della Piper. Hodgson passava poi ad esporre tutte le precauzioni da lui prese per escludere ogni ipotesi di frode da parte della medium, affermando esplicitamente di essersi sentito obbligato a presumere, in prima istanza, che la stessa ricorresse ad espedienti coscienti (assumendo informazioni preliminari sui partecipanti alle sedute in prima persona o attraverso altri), oppure a percezioni di natura in parte cosciente ed in parte inconscia, mediante l'interpretazione di movimenti muscolari, cenni, gesti o toni di voce prodotti dai partecipanti alle sedute. Per poter parlare di frode cosciente in quest'ultimo caso si sarebbe dovuto provare che la Piper simulasse la trance.

Talora lo scetticismo dei critici superficiali dei fenomeni medianici (del passato o contemporanei), poco e male informati, pretende di far passare i ricercatori della SPR per persone sprovvedute, ingenue e facilmente raggirabili da parte dei medium. Tutti i numerosi resoconti pubblicati all'epoca e tuttora disponibili dimostrano la mancanza di fondamento e l'inconsistenza di questa presa di posizione: tanto Hodgson quanto la maggior parte di coloro a cui vennero affidati incarichi di indagine sui fenomeni medianici dimostrarono di aver preso in considerazione sotto ogni plausibile aspetto tutte le possibilità di frode da parte dei medium e di aver svolto indagini di controllo. Hodgson assunse anche degli investigatori per tener sotto controllo tanto la Piper quanto le persone che avrebbero potuto assumere informazioni per conto di lei, e considerava come valido materiale di indagine solo quello relativo ad informazioni di cui la medium non avrebbe potuto comunque venire a conoscenza con mezzi ordinari. Inoltre Hodgson aveva già smascherato diversi medium fraudolenti ed era smaliziato e ben edotto sui trucchi dei prestigiatori, ai quali egli stesso chiedeva di impegnarsi per riprodurre i fenomeni attribuiti di solito ad agenti spiritici.

Nel suo rapporto Hodgson affermava che «noi dobbiamo supporre che Mrs. Piper sia dotata di un'astuzia almeno pari alla nostra, e che siano rari i fatti relativi ad una persona dei quali un medium non possa essere legittimamente sospettato di essere venuto a conoscenza o accidentalmente o tramite sistematiche indagini segrete». Non sembra proprio, questo, l'atteggiamento di una persona incline a farsi prendere facilmente per il naso. «Ma – continua Hodgson – la difficoltà nel supporre che le conoscenze di Phinuit siano state acquisite in questo modo è dovuta alla grande quantità di fatti comunicati, concernenti un gran numero di differenti partecipanti (traduco così il termine inglese sitters, riferito a coloro che assistevano alle sedute), soprattutto tenuto conto dell'estrema cura presa nell'evitare che Mrs. Piper potesse avere qualsiasi conoscenza relativa all'identità di queste persone prima della consultazione». Hodgson riteneva dunque che, sebbene in qualche caso la Piper – qualora fosse stata incline alla frode – avrebbe potuto procurarsi con mezzi ordinari alcune delle informazioni che Phinuit dava agli spettatori, l'ipotesi di frode non reggeva di fronte alla quantità delle informazioni fornite a coloro che contattavano la medium per la prima volta (first sitters) in forma anonima o sotto falso nome.

Fallimenti e successi del controllo Phinuit

Sebbene Hodgson non ritenesse che la Piper ricorresse coscientemente a sistemi fraudolenti, non se la sentiva di escludere completamente che il controllo Phinuit non utilizzasse in qualche caso metodi di ricognizione delle reazioni degli astanti. Tuttavia furono proprio i molti errori, i pasticci e le ingenuità di Phinuit a far supporre ad Hogson l'assenza di un metodo di verifica da parte di quella che lui considerava una personalità secondaria dissociata della medium. Se in certe sedute Phinuit si dimostrava chiaroveggente, in altre dimostrava una tale capacità di confondersi e di equivocare ed una tale mancanza di lucidità che – se queste fossero state le sue sole manifestazioni – Hodgson stesso avrebbe senza alcun dubbio bollato la medium come impostore. Il controllo si giustificava così: «Qualche volta, quando io vengo qui, dovete sapere che è davvero difficile per me prendere il controllo della medium. A volte penso di essere in sintonia con la medium, altre volte non lo sono per niente. Quando il controllo non è completo sono debole e confuso». Nonostante i molti errori, fraintendimenti ed equivoci da parte di Phinuit, vi furono anche alcune comunicazioni corrette, accuratamente indagate da Hodgson, soprattutto per verificare l'ipotesi della trasmissione del pensiero dai partecipanti alla medium. Hodgson scartò quest'ipotesi anzitutto per considerazioni di tipo negativo: Phinuit infatti spesso non era in grado di comunicare o sbagliava nomi di persone che erano ben presenti alla coscienza dei consultanti. Tuttavia la stessa entità a volte era in grado di fornire informazioni in tutto o in parte corrette su persone o eventi ai quali il consultante in quel momento non stava minimamente pensando (ma che tuttavia conosceva) o, in qualche caso, di cui non era nemmeno a conoscenza.

Tra i fallimenti di Phinuit si può citare il seguente episodio: una signora (Hannah Wild), prima di morire, aveva fatto un patto con la sorella (Mrs Blodgett) alla quale aveva lasciato una lettera da lei scritta e sigillata, dicendo che – nel caso fosse sopravvissuta nell'aldilà – avrebbe cercato di comunicarle il contenuto della lettera tramite un medium, in modo che la sorella potesse avere una prova certa della sua sopravvivenza mettendo a confronto la sua comunicazione con il contenuto della lettera. Dopo la morte di Hannah, sua sorella, senza aver letto la lettera, la inviò a William James il quale la lesse, la sigillò di nuovo e la restituì a Mrs. Blodgett, diventando così l'unica persona vivente che conosceva con certezza il suo contenuto. Leonore Piper fu consultata alcune volte sia da William James sia dalla stessa Mrs Blodgett, alla presenza di Hodgson, e Phinuit fornì tre versioni distinte del contenuto della lettera – di cui due molto dettagliate – nessuna delle quali, una volta portata a conoscenza di William James, si dimostrò corrispondente alla lettera lasciata da Hannah Wild. Tuttavia, in presenza della Blodgett, Phinuit – comportandosi come se a sua volta fosse controllato dalla Wild – riconobbe diversi oggetti appartenuti alla defunta e nominò correttamente alcune persone da lei conosciute, anche se fece errori o confusioni nei confronti di altri nomi richiesti da Mrs Blodgett. A seguito di questi esperimenti tanto la Blodgett, che pur era incline a credere nella sopravvivenza, quanto Hodgson esclusero di trovarsi di fronte allo spirito di Hannah Wild. Hodgson optava piuttosto per una trasmissione subconscia di informazioni note alla Blodgett, osservando tuttavia che in certi casi Phinuit riusciva ad ottenere informazioni corrette da oggetti appartenuti alla Wild, e toccati con mano dalla medium, anche in assenza della Blodgett o di William James.

In un altro caso una signora (Miss Z.) raccontò di aver avuto una sola seduta con la Piper, alla quale non aveva dato il suo vero nome. Durante la seduta Phinuit improvvisamente disse di vedere una signora di nome Maria, in una stanza insieme alla figlia di nome Stella, e che Maria aveva una malattia che si presentava come un eczema sul dorso delle mani ed ai polsi. Miss Z. non era al corrente di questo fatto, e scrisse a sua zia Maria, che viveva nel Vermont a più di 200 chilometri di distanza da Boston e che aveva una figlia (Stella), per avere una conferma di quest'informazione, che si rivelò corretta. Hodgson riteneva improbabile che Miss Z. fosse stata già prima al corrente della malattia della zia, cancellandola poi dalla memoria cosciente. In un'altra occasione Phinuit disse ad una certa Mrs W. che suo figlio Nelson – che mancava da casa ormai da 17 anni e del quale da tre anni Mrs W. non aveva più notizie, ignorando dove si potesse trovare – stava tornando a casa, e che essa avrebbe avuto notizie di lui entro due settimane tramite la lettera di un suo amico, alla quale sarebbe seguita una lettera di Nelson stesso. Le lettere arrivarono effettivamente dalla California nei tempi indicati, e furono seguite da una terza lettera in cui Nelson annunciava il suo ritorno a casa. Sebbene questo episodio fosse stato confermato da altre due persone (la sorella ed un'amica di Mrs W.) Hodgson ritenne di non poterlo verificare perché i fatti risalivano a due anni prima e nel frattempo Mrs W. era morta.

Phinuit era in grado di dare, in certi casi, informazioni piuttosto precise in relazione alle persone cui erano appartenute ciocche di capelli, avvolte in seta o in carta, che venivano presentate alla medium. In altri casi tuttavia non rispondeva o dava risposte errate. Hodgson fece anche alcuni esperimenti per ottenere da Phinuit informazioni sulle persone a cui erano appartenuti determinati oggetti (di cui lo stesso Hodgson non conosceva l'origine e che gli venivano consegnati da conoscenti), ottenendo a volte risultati di rilievo. Per quanto Phinuit affermasse spesso il contrario, non sembrava che cercasse di ottenere tali informazioni dagli spiriti, ma dava l'impressione di percepire le influenze degli oggetti, anche se in modo non decifrabile. Hodgson prese anche in considerazione l'ipotesi spiritica sulla base delle informazioni offerte da Phinuit e da altri controlli della medium. In particolare riferì di una serie di 45 sedute che la Piper concesse, dal novembre 1886 al giugno 1889, a Miss W., la quale ne aveva tenuto accurate registrazioni. Durante 41 di tali sedute il controllo era stato preso «da un amico personale (di Miss W.) i cui argomenti di conversazione, le forme di espressione ed il modo osservare le cose erano completamente diversi tanto da quelli di Mrs Piper quanto da quelli di Phinuit». Miss W. aggiunge che la personalità del suo amico, da lei chiamato T., era così ben delineata da costituire per lei la prova più convincente dei poteri di chiaroveggenza della medium, ma che le era impossibile presentare tale prova come oggettiva.

T. era stato in vita ministro di una congregazione, e quando prendeva il controllo della medium discuteva spesso con Miss W. di argomenti religiosi (per i quali Phinuit non mostrava invece alcun interesse), di affari professionali, di amici comuni e di molti fatti privati noti solo a lui ed a Miss W. Essendo un uomo del West, utilizzava spesso le tipiche forme verbali che aveva utilizzato in vita, anomale rispetto all'inglese di Boston. Le conversazioni con T. in qualità di controllo, riportate da Miss W., erano molto interessanti e ricche di particolari identificativi di tutto rispetto: in alcuni casi l'argomento verteva sullo scetticismo mostrato in vita da T. in relazione ai fenomeni medianici. Inoltre non di rado T. riferiva a Miss W. fatti di cui lei non era al corrente, e dei quali in seguito poteva verificare l'esattezza. Anche alcune profezie avanzate da Phinuit o da T. si verificarono puntualmente. Hodgson cominciò a prendere in seria considerazione l'ipotesi della sopravvivenza dello spirito quando informazioni di questo genere gli vennero offerte dall'entità George Pelham.

Nel suo primo rapporto Hodgson propendeva comunque per l'ipotesi della trasmissione del pensiero – o meglio dei contenuti subconsci presenti nella mente dei consultanti – al subconscio della medium, al quale i controlli, considerati come personalità dissociate della stessa medium, avrebbero attinto. Presentava inoltre una serie di ragioni plausibili, alla luce dei diversi fatti citati, che lo inducevano a propendere per tale ipotesi, anche se riconosceva apertamente che alcuni episodi non potevano esser fatti rientrare in questo quadro. Va osservato che il limite dell'ipotesi avanzata da Hodgson – pur con le eccezioni di cui egli stesso era consapevole – consiste nel fatto che essa non offre nessuna spiegazione teorica sul modo in cui le informazioni possono passare dal subconscio di una persona a quello di un'altra. All'epoca di Hodgson infatti le conoscenze sul funzionamento del cervello erano talmente vaghe che poteva esser considerata come plausibile l'ipotesi della trasmissione dei contenuti della mente mediante onde elettromagnetiche (o di altra natura): la stessa spiegazione veniva ritenuta plausibile per tutti i casi di telepatia tra i viventi. Ma nessun campo energetico di natura fisica in grado di svolgere questa funzione è stato individuato fino ad oggi.

Infine, Hodgson fece un'accurata ricerca sull'origine della personalità di Phinuit, che affermava di essere stato in vita il medico francese Jean Phinuit (o Phinnuit) Scliville, vissuto tra il 1790 ed il 1860, dimostrando che il controllo non era in grado di parlare francese, e non riusciva a dare indicazioni sulle personalità più in vista della sua epoca nell'ambito dei medici francesi. In alcune occasioni Phinuit era in grado di formulare diagnosi abbastanza precise sullo stato di salute dei consultanti, anche se in altri casi sbagliava: secondo un medico che ebbe tre sedute con la Piper, le conoscenze mediche di Phinuit non andavano comunque al di là di quanto la stessa Piper poteva aver letto nella rivista Medicina domestica. Quanto al nome, Hodgson ritiene che possa trattarsi di una trasposizione del dottor Finnet (o Finny), uno dei controlli di un certo Cocke, un medium a pagamento – a giudizio di Hodgson del tutto privo di reali poteri medianici – al quale la Piper si era rivolta nel 1884 per un consulto su un presunto tumore che temeva di avere. Fu in quell'occasione che la medium ebbe la sua prima trance, avendo per controllo una ragazza indiana che disse di chiamarsi Chlorine. La Piper fece poi molte altre sedute con Mr Cocke avendo dapprima come controllo Chlorine, poi un certo numero di altri spiriti, tra cui Phinuit che alla fine prese il sopravvento. Va anche osservato che nel 1891 l'entità affermò che Phinuit non era il suo nome, ma di essersi chiamato Jean Alaen Scliville, nato a Metz.

Il secondo rapporto (1897): la scrittura automatica

Nella relazione del 1897 Hodgson cominciava con l'osservare che le entità comunicanti tramite la Piper erano diventate numerose, ed in gran parte indipendenti da Phinuit, il quale nelle sedute dell'ultimo anno non si era più manifestato. La trance della medium aveva inoltre subito un'evoluzione, nel senso che alla comunicazione verbale per incorporazione da parte di un'entità si era aggiunta la scrittura automatica indotta da un'entità distinta da quella che comunicava verbalmente, e spesso le due modalità di comunicazione (verbale e scritta) avvenivano contemporaneamente. La genesi della scrittura automatica nella Piper fu in sé sorprendente: il 12 marzo 1892, mentre Phinuit osservava un anello portato da una spettatrice ed appartenuto ad una certa Annie, indicando correttamente il nome della proprietaria, il braccio della medium si sollevò lentamente finché la mano non fu sopra la sua testa, irrigidendosi in quella posizione mentre la mano era scossa da tremiti convulsi. Phinuit esclamò più volte: «Mi ha portato via la mano! Vuole scrivere», riferendosi probabilmente all'entità Annie. Hodgson mise una matita tra le dita della mano, ed un block-notes sulla testa della medium, ma senza risultato, finché, obbedendo ad un ordine di Phinuit, non afferrò la mano della medium tenendola saldamente al polso in modo da impedire la vibrazione. Allora la mano scrisse (sempre in quella strana posizione): «Sono Annie D. ...non sono morta ...non sono morta ma vivo ...non sono morta ...il mondo ...addio ... sono Annie D. (il cognome venne scritto correttamente per intero)». La mano cominciò a rilassarsi mentre Phinuit mormorava: «Ridammi indietro la mano, ridammi la mano». Il braccio restò contratto e sollevato per qualche tempo finché, con molta difficoltà, venne abbassato e Phinuit riuscì a riprenderne il controllo.

Durante diverse sedute seguenti il fenomeno si ripetè in modo più o meno simile, col block-notes posto sulla testa della medium, finché il 29 aprile 1892 Hodgson non mise il braccio della Piper su un tavolo sul quale poteva restare comodamente appoggiato durante la trance, suggerendo che la mano scrivesse in quella posizione anziché sulla testa della medium. Fu necessario però ripetere il suggerimento diverse volte, usando anche la forza nel corso di ripetuti tentativi, per costringere il braccio ad abbandonare la posizione verticale e ad appoggiarsi sul tavolo: finalmente la mano cominciò a scrivere nella nuova posizione, adottandola di regola da quel giorno in poi. Tuttavia i movimenti spasmodici continuarono a presentarsi occasionalmente, sia quando il braccio si preparava a scrivere sia, in misura minore, quando Phinuit ne riguadagnava il controllo. Molte matite furono spezzate o gettate via dal tavolo.

In genere le comunicazioni mediante scrittura automatica provenivano direttamente da qualche amico o conoscente dei partecipanti, il quale così riusciva ad esprimersi autonomamente invece di servirsi del controllo. Hodgson osservò come la qualità della scrittura fosse molto variabile, in funzione dell'eccitazione dell'entità comunicante o della frequenza delle sue comunicazioni scritte. Inoltre aveva la sensazione che la personalità comunicante fosse inconsapevole del fatto di scrivere, e si preoccupasse solo di trasmettere i propri pensieri alla medium, affinché potessero pervenire agli spettatori. In qualche occasione Hodgson riuscì ad ottenere che entrambe le mani della medium scrivessero contemporaneamente, ottenendo due messaggi provenienti da distinte entità, mentre il controllo Phinuit continuava a parlare su un diverso argomento. Tuttavia la mano sinistra scriveva molto più di rado della destra, probabilmente a motivo della sua minore efficienza come macchina scrivente.

Comunicazioni di George Pelham

Durante una seduta alla quale anche Hodgson era presente, mentre Phinuit comunicava verbalmente con una consultante, la mano della medium cominciò a scrivere un messaggio diretto ad Hogson e proveniente da un suo amico defunto, che non aveva avuto alcuna connessione con la consultante, «...quasi che – scrisse Hodgson – qualcuno, entrando in una stanza dove due persone stanno conversando, si avvicini con discrezione ad una terza persona lì presente per sussurarle qualcosa all'orecchio, senza disturbare». Frequentemente l'entità che comunicava per iscritto era George Pelham, l'amico di Hodgson morto nel 1892, il quale di quando in quando si serviva anche della voce della medium. L'amicizia tra Hodgson e George Pellew era stata di natura più intellettuale che emotiva. Come si è detto, George era molto versato nella letteratura e nella filosofia, alle quali dedicava gran parte del suo tempo. Negli ultimi tre anni prima della morte aveva vissuto a New York, integrandosi nella società culturale di quella città in cui era ben conosciuto. Era anche membro della ASPR, pur essendo scettico sulla possibilità di una vita futura post mortem, eventualità che considerava, dal punto di vista filosofico, non solo incredibile ma anche inconcepibile. Su questo argomento vertevano molte lunghe discussioni tra lui ed Hodgson, il quale, pur non credendo a quell'epoca nella sopravvivenza, tuttavia sosteneva che poteva trattarsi di un'ipotesi almeno concepibile. George alla fine si dichiarò d'accordo con Hodgson, e gli promise che se fosse morto prima di lui ed avesse riscontrato di esistere ancora, si sarebbe attivamente dato da fare per far conoscere all'amico la realtà della sua nuova esistenza.

Circa cinque settimane dopo la sua morte, George si manifestò per la prima volta ad una seduta della Piper alla quale partecipavano Hodgson ed un comune amico di entrambi, che era stato presentato alla medium sotto il falso nome di Mr. Hart. George comunicava usando Phinuit come intermediario. Oltre a presentarsi col proprio vero nome, George indicò esattamente i nomi e cognomi di diversi suoi amici, incluso Mr. Hart, riferendo alcuni eventi di cui sia Hodgson che Hart erano all'oscuro. Riconobbe come propri i gemelli da polso che Hart portava, dando una corretta versione del modo in cui l'amico ne era venuto in possesso. Incaricò Hart di dare un suo messaggio a Katharine Howard, figlia di due suoi cari amici: «Dille questo, e lei capirà: Katharine, io risolverò i problemi». Il messaggio non aveva alcun particolare significato né per Hart né per Hodgson, ma quando Hart, il giorno dopo, riferì il messaggio al padre di Katharine, James Howard, questi ne rimase molto impressionato: ricordava infatti che quando George era stato loro ospite, qualche tempo prima della morte, parlava spesso con la figlia Katharine, allora quindicenne, di temi come lo spazio, il tempo, Dio e l'eternità, facendole notare quanto fossero insoddisfacenti le opinioni comunemente accettate su tali questioni. Era solito concludere tali discussioni dicendo a Katharine che prima o poi sarebbe riuscito a trovare una soluzione per questi problemi, ed allora glielo avrebbe fatto sapere. George fece riferimento ad altre circostanze relative a comuni amici, tra cui William James, ed a loro conoscenti. Già da questa prima seduta sia Hodgson che Hart riportarono una profonda impressione, perché avevano riconosciuto nei dettagli, nei molti riferimenti personali ed intimi, e nel modo stesso di esprimersi o di interloquire, la personalità reale dell'amico quale era da loro percepita quando era in vita. Seguirono diverse sedute alle quali presero parte altri amici di George, con i quali l'entità mostrava un vivo desiderio di entrare in contatto, tanto che spesso Phinuit diceva ad Hodgson: «George mi chiede, quand'è che fai venire Jim (Howard)?» oppure «George dice che vuole parlare con voi della filosofia della vita».

Una vivace conversazione medianica

L'11 aprile 1892 gli Howard, marito e moglie, che non avevano mai avuto alcun interesse nella ricerca psichica né si sentivano predisposti in tal senso, parteciparono sotto falso nome ad una seduta privata con la Piper, dopo essere stati convinti a farlo da Hart quando quest'ultimo riferì il messaggio relativo a Katharine. Gli Howard furono molto colpiti dai vari e precisi riferimenti ad amici comuni ed a circostanze ed affari privati, tanto che riferirono di aver riportato l'impressione di un'autentica conversazione con l'amico che avevano conosciuto per tanti anni. Quello che segue è uno stralcio dalle note di James Howard, che rende bene il vivido carattere della conversazione.

George: «Jim, sei tu? Parlami, presto. Io non sono morto: non pensare a me come ad un morto. Sono dannatamente contento di vederti. Tu mi puoi vedere? Non riesci a sentirmi? Porta il mio affetto a mio padre e digli che desidero vederlo. Io sono felice qui, ed ancor più da quando ho scoperto di poter comunicare con voi. Mi dispiace per coloro che non riescono a parlare... Voglio che tu sappia che penso spesso a te. Ho parlato a John di alcune lettere: ho lasciato le mie cose terribilmente in disordine, sia i miei libri che le mie carte. Mi perdoni per questo, non è vero?»
Howard: «Cosa fai, George, dove sei?»
G. «Non riesco a fare quasi niente, per ora: mi sono appena risvegliato alla realtà della vita dopo la morte. All'inizio era come essere nelle tenebre, non riuscivo a distinguere nulla. Sai, Jim, le ore più scure sono quelle che precedono l'alba: ero disorientato, confuso. Presto avrò qualche occupazione. Ora posso vedervi, amici miei. Posso sentire le vostre parole. La tua voce, caro Jim, riesco a distinguerla dall'accento e da come articoli le frasi, ma risuona come un grande tamburo. La mia invece giungerà a te come un flebile sussurro».
H. «Allora la nostra conversazione è qualcosa di simile ad una telefonata?»
G. «».
H. «Una telefonata a lunga distanza? (George si mette a ridere). Non sei rimasto sorpreso nel trovarti ancora vivo?»
G. «Proprio così: davvero sorpreso. Io non credevo in una vita futura. Andava al di là delle mie capacità di ragionamento. Ora invece per me è così chiaro come la luce del giorno. Noi abbiamo un fac-simile astrale del corpo materiale... Jim, cosa stai scrivendo adesso?»
H. «Niente di importante».
G. «Perché non prendi nota di quello che ti dico?»
H. «Mi piacerebbe, ma la semplice espressione delle mie opinioni non servirebbe a niente. Mi servono fatti».
G. «Ed io voglio offrirtene, tanto a te quanto ad Hodgson, se è sempre interessato in queste cose».
H. «La gente verrà a sapere di questa possibilità di comunicazione?»
G. «È solo questione di tempo, e la gente nel corpo materiale saprà tutto di queste cose, e ciascuno sarà in grado di comunicare... Desidero che tutti gli amici sappiano di me... Cosa sta scrivendo Rogers?»
H. «Un romanzo».
G. «Non mi riferisco a quello. Non sta scrivendo qualcosa su di me?»
H. «Sì, sta preparando uno scritto commemorativo su di te».
G. «Questo è simpatico: è piacevole essere ricordato. È molto gentile da parte sua. Lui è stato sempre gentile nei miei confronti quando ero in vita. Martha Rogers
(una figlia di Rogers deceduta in giovane età) è qui. Ho parlato con lei varie volte. Si concentra troppo sulla sua malattia fatale, sul fatto di essere stata nutrita mediante un tubo. Noi le diciamo che dovrebbe dimenticarsene, ed in buona parte c'è già riuscita, ma è stata malata per troppo tempo. È una cara piccola creatura, quando la si conosce bene, ma non si lascia conoscere facilmente. È una bella piccola anima, e manda il suo amore al padre... E Berwick, come sta? Lo saluto con affetto. È un bravo ragazzo, è proprio come avevo sempre pensato che fosse quando ero vivo: leale ed onorevole. E come va Orenberg? Lui ha alcune mie lettere. Dategli i miei più calorosi ed affettuosi saluti. Io gli sono sempre stato molto caro, sebbene tra i miei amici fosse quello che mi capiva meno. Le persone eccentriche, come me, sono sempre poco comprese in vita. Per questo io andavo soggetto a crisi depressive. Ora non più, ora sono felice. Voglio che mio padre lo sappia: eravamo soliti discutere di cose spirituali, ma sarà difficile convincerlo. Sarà più facile con mia madre».

Hodgson notava come tutte le citazioni di George fossero esatte, ed inoltre riferì in dettaglio sui vari test condotti tanto da lui quanto da altri consultanti per stabilire l'identità tra l'entità George e la personalità di George Pellew. Affermava inoltre che George non si era mai sbagliato sia nell'identificare gli oggetti e le loro relative associazioni personali, sia nel riconoscere le persone stesse. Tra i molti partecipanti che si presentarono alla Piper in forma anonima, George riconobbe sempre i propri amici rivolgendosi loro come avrebbe fatto in vita, ricordando episodi e citando cose ad essi associate con una partecipazione emotiva identica a quella che la personalità di Pellew aveva dimostrato nei confronti di ciascuno di loro.

Una personalità genuina e coerente

La tenacia di George nell'assolvere al proprio compito durante le numerosissime sedute che si svolsero per oltre cinque anni, con le sole interruzioni dovute allo stato di salute della medium, era dovuta, secondo Hodgson, alla promessa fattagli dall'amico che, se fosse morto per primo ed avesse scoperto di esistere ancora, avrebbe fatto tutto quanto in suo potere per poter comunicare tale scoperta. Le manifestazioni di George non erano mai di natura occasionale o intermittente, ma mostravano sempre i segni indicativi di una personalità viva, coerente e persistente, dotata di tutti i caratteri di un'intelligenza autonoma del tutto indipendente dalla presenza o dall'assenza alle sedute di questo o di quello spettatore. L'interesse continuo dimostrato da George nei confronti dei propri familiari ed amici, dei propri ricordi e dei propri affari personali erano, secondo Hodgson, proprio quelli che ci si sarebbe aspettati dall'intelligenza di Pellew se fosse stato ancora in vita. Hodgson dava conto anche di alcuni insuccessi o errori occorsi a George, mettendo in evidenza come l'entità avesse sempre cercato di far presente agli interlocutori le difficoltà della comunicazione e del riconoscimento delle persone e degli eventi di questa dimensione, soprattutto quando la luce non era buona a causa dello stato di salute della medium o di altre perturbazioni della sintonia.

Due ipotesi a confronto

Nel suo intervento, Hodgson metteva poi a confronto l'ipotesi spiritualistica con quella telepatica tra i vivi, nel tentativo di trovare una spiegazione per i fatti da lui riportati. Si ricollegava alle conclusioni del suo precedente rapporto per riconoscere, anzitutto, che l'ipotesi di frode da parte della medium, già in precedenza dichiarata insostenibile, lo era ancor più di fronte ai nuovi eventi. Gli sviluppi della medianità della Piper, con le comunicazioni provenienti da diverse entità manifestatesi mediante la scrittura automatica, ed il riconoscimento dell'intelligenza autonoma e coerente di ciascuna di queste entità – ed in particolare di George – differenziavano queste sedute da quelle in cui il controllo Phinuit era l'unico intermediario. La contemporaneità delle diverse manifestazioni toglieva forza all'ipotesi tendente a considerare Phinuit come una personalità dissociata subconscia della medium. I gruppi coerenti di memorie associate alle diverse personalità comunicanti, le caratteristiche manifestazioni emotive che distinguevano ciascuna di queste personalità, la complessità richiesta per l'interpretazione di questo o di quel carattere e l'assenza di ogni apparente legame comune tra i pensieri ed i sentimenti associati all'una o all'altra personalità, rendevano Hodgson incline a riconoscere un fondamento individuale autonomo e persistente che, evidentemente, poteva sopravvire alla morte del corpo.

Quest'ultima parte della dissertazione di Hodgson – che occupa 50 pagine dei Proceedings (volume 13) – era divisa in due capitoli: nel primo l'ipotesi della comunicazione da parte degli spiriti veniva messa a confronto con quella della telepatia tra i viventi, considerando i pro ed i contro di ciascuna delle ipotesi nella spiegazione del vasto materiale sperimentale raccolto dall'autore; nel secondo erano messi in evidenza tutti gli elementi indiziari che lo indussero a considerare positivamente l'ipotesi della sopravvivenza dello spirito. Non ritengo opportuno fare una sintesi ridotta dei ragionamenti di Hodgson, che dovrebbero essere eventualmente oggetto di uno studio a sé stante. Basti dire che si tratta di argomentazioni intelligenti, precise ed approfondite, che cercano di tener conto di tutte le possibili obiezioni che potrebbero essere ragionevolmente avanzate. Hodgson confermava ancora una volta il suo ruolo di studioso serio, tenace e critico, sinceramente teso alla ricerca della verità e scevro di pregiudizi di parte. Per questo la sua dissertazione merita di essere tenuta ben presente ancor oggi, da parte di chiunque voglia dedicarsi alla ricerca psichica.


 

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