Le straordinarie facoltà attribuite all'inconscio |
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Attività e facoltà non coscienti della psiche Come si è visto nella pagina precedente, al concetto di inconscio sono stati attribuiti vari significati, alcuni fondati su osservazioni e dati sperimentali, altri del tutto speculativi. Nelle pagine dedicate all'ipnosi che si possono leggere nella sezione sulla ricerca psichica sono riportati i risultati di indagini sperimentali, che mostrano come alcuni soggetti in stato ipnotico possano avere accesso a facoltà e risorse non ordinarie, delle quali non dispongono nel normale stato di veglia. Per esempio, tanto negli esperimenti di Pierre Janet quanto in quelli condotti dal Comitato della SPR (Society for Psychical Research), alcuni soggetti furono in grado di ricevere a distanza, ed al di fuori di qualsiasi possibilità di comunicazione sensoriale, comandi mentali impartiti dall'operatore, o pensieri e sensazioni sperimentati da quest'ultimo. Già fin dai tempi del mesmerismo la letteratura aveva riportato esempi di soggetti, denominati sonnambuli e sonnambule, capaci di leggere nel pensiero o di predire eventi futuri: la mancanza di una documentazione adeguata fece sì che questi casi venissero considerati con comprensibile sospetto, oppure relegati nell'ambito delle fandonie. Tuttavia quanto accertato nei casi sperimentali condotti con metodo affidabile richiedeva una spiegazione, per la quale venne in soccorso l'inconscio: l'attività mentale determinava nell'essere umano diverse facoltà, alcune delle quali erano disponibili nello stato di coscienza ordinaria, mentre altre erano attive al di fuori della coscienza. Alla fine dell'Ottocento gli psicologi cominciarono a considerare la psiche come un fenomeno autonomo, lasciando ad altri specialisti (fisiologi, neurologi, anatomisti) il compito di indagare il modo in cui il funzionamento del cervello e la conseguente attività mentale determinassero le dinamiche della psiche. Abbiamo però già osservato che gli unici eventi della psiche che possiamo ricordare, descrivere e comunicare sono quelli di cui siamo o siamo stati coscienti. Solo sulla base delle scoperte della neurologia e, ai nostri giorni, delle neuroscienze, si è potuto riscontrare come determinate patologie del cervello e del sistema nervoso abbiano come conseguenza anomalie, bizzarrie e deficit che alterano, in modo talora sconcertante, i processi della psiche. La psiche umana può essere studiata come fenomeno autonomo nel suo complesso, ma sotto un profilo più filosofico che non medico, per i motivi già esposti nella pagina precedente. Teorie speculative sulla psiche L'essere umano dimostra un costante bisogno di trovare una spiegazione per le cose che non comprende, dunque in ogni tempo ed in ogni luogo sono fioriti i pensatori che, con notevole energia e determinazione, hanno elaborato sistemi speculativi più o meno coerenti, trovando allievi e proseliti e non di rado ottenendo un notevole successo culturale. Questo è accaduto anche in campo medico, nell'ambito di quelle malattie delle quali non è stata individuata con certezza la causa e per le quali non esistono terapie sicure. È umanamente comprensibile che chi è affetto da tali malattie si aggrappi ad ogni informazione che gli dia anche una minima speranza di poter guarire: si viene a creare quindi una forte domanda di teorie terapeutiche e di metodi di cura. Poiché la psiche può causare negli esseri umani disagi e sofferenze, e può determinare comportamenti pericolosi sotto il profilo sociale, la domanda di soccorso e di psicoterapia è sempre stata sostenuta. Oggi possiamo constatare ogni giorno il potere che deriva da ogni forma affidabile di conoscenza: lo verifichiamo nella tecnologia, nelle telecomunicazioni, nell'informatica, nei trasporti, ed in molti settori della stessa medicina. Ci aspettiamo che tutto quello che è stato realizzato sulla base di conoscenze scientificamente fondate funzioni, se non proprio nel 100% dei casi (un margine di errore è sempre possibile), almeno nel 98%, e comunque ci riteniamo defraudati quando le cose non funzionano come lecitamente ci aspettiamo. Ma per quanto riguarda le teorie speculative le cose non stanno mai in questi termini: ci saranno sempre i seguaci entusiasti, pronti a fare nuovi proseliti presentando (ed esagerando) i risultati positivi ottenuti, ma si dovrà anche tener conto della notevole percentuale di insuccessi, che è ingenuo sperare siano divulgati dall'ideatore o dagli adepti di questa o di quella teoria. In epoca abbastanza recente fenomeni di questo genere si sono verificati anche nell'ambito delle varie scuole collegate ad alcune interpretazioni delle dinamiche mentali inconsce, come ad esempio la psicoanalisi. Il fatto è che quando l'io cosciente cerca di interpretare (e di comprendere) il funzionamento della mente, la psiche produce materiali sempre molto interessanti, che possono essere osservati ed analizzati e che costituiscono un affascinante oggetto di studio: si tratta tuttavia di elaborazioni che non possono essere considerate come una forma di conoscenza scientifica. L'unica struttura organica che può essere scientificamente studiata è il cervello, mediante la ricerca sul suo funzionamento a livello neurale e molecolare. Ovviamente gli psicologi possono sostenere che il modo in cui studiano la psiche si fonda sull'osservazione e sull'interpretazione intelligente (secondo criteri socialmente e culturalmente accreditati) di alcune manifestazioni della psiche poco evolute, e dunque bisognose di aiuto terapeutico. Tuttavia basta andare a vedere la conflittualità storica tra le varie scuole, i dissidi tra gli esponenti di una stessa scuola, e le espressioni di rancore e di disprezzo con cui i partigiani dell'una o dell'altra interpretazione teorica degli stessi fatti osservati attaccavano chi non era d'accordo con loro, per rendersi conto che la psicologia dinamica ha sempre avuto molte più affinità con altri aspetti della vita sociale, come ad esempio la politica, che non con la ricerca scientifica. D'altra parte i ricercatori più onesti, come ad esempio Pierre Janet, hanno sempre mantenuto una certa prudenza nei confronti delle elaborazioni teoriche, considerandole come relativamente utili, ma mai come certamente vere, e proprio per questo hanno avuto un successo inferiore rispetto a coloro che hanno fatto affermazioni precise e decise, più in linea con lo spirito del tempo. Quando poi andiamo ad esaminare l'influenza che sull'elaborazione dei sistemi psicologici hanno avuto le teorie filosofiche (di origine schiettamente psichica e speculativa) di pensatori del calibro di Schopenhauer, di Nietzsche, di Carus o di Hartmann, non possiamo fare a meno di riconoscere la presenza di una specie di annebbiamento illusorio, originato dalla stessa psiche, che ha condizionato la psicologia dell'Ottocento e di buona parte del Novecento (e che non si è risolto nemmeno ai nostri giorni). I fatti sconcertanti oggetto della ricerca psichica Le teorie speculative sull'inconscio e sulle sue caratteristiche hanno avuto un notevole impatto anche nell'ambito della ricerca psichica, come si vedrà in modo più approfondito nelle sezioni dedicate a tale argomento. In questo caso il punto di partenza è costituito dall'osservazione di alcuni fatti e dall'accertamento della loro realtà: questi fatti, tuttavia, sono di natura tale da determinare particolari reazioni della psiche, dato che in non pochi casi sembrano costituire una minaccia per la stabilità stessa dei sistemi di conoscenza prevalenti nella nostra cultura. Nell'ambito della psicologia e della psichiatria dinamica di fine Ottocento i fatti osservati riguardavano soprattutto il comportamento dei pazienti o le loro comunicazioni verbali relative ai contenuti della psiche da essi sperimentati. Solo in rari e dubbi casi si verificavano eventi che potevano implicare l'attivazione di facoltà paranormali. Quando, nella seconda metà dell'Ottocento, cominciarono a circolare le informazioni relative alle facoltà medianiche, l'attenzione degli psichiatri e degli psicologi cominciò a dirigersi su alcuni casi di scrittura automatica e di comunicazione verbale da parte dei medium, perché erano quelli che meglio si adattavano alle osservazioni già eseguite sui soggetti posti in stato di ipnosi oppure trattati mediante suggestione. Almeno in una fase iniziale tutti i fenomeni medianici che non potevano esser fatti rientrare in questo quadro vennero quasi completamente ignorati, perché ritenuti privi di fondamento e non meritevoli di approfondimento. Dato il carattere inconscio della scrittura automatica e di parte dei comportamenti e delle comunicazioni verbali dei soggetti ipnotizzati, i ricercatori ritennero – coerentemente con quanto fino ad allora osservato – di poter attribuire all'inconscio dei medium il materiale così ottenuto, escludendo qualsiasi intervento di intelligenze extraumane. Da qui ebbe origine quella corrente di pensiero che, nell'ambito della ricerca psichica, ritenne di poter attribuire alle manifestazioni dell'inconscio (più o meno mitizzate) tutti i fenomeni medianici e paranormali. Alcune delle critiche avanzate nei confronti dell'ipotesi spiritista dagli psichiatri che decisero di occuparsi dei fenomeni medianici erano certamente fondate: lo spiritismo classico dava per scontata la sopravvivenza della personalità umana alla morte del corpo, ed i ricercatori intelligenti ebbero buon gioco nell'evidenziare le incongruenze, le contraddizioni, ed anche l'inconsistenza, la banalità e la stupidità di gran parte delle comunicazioni medianiche. Tuttavia diversi fatti ed un certo numero di comunicazioni resistevano a queste critiche e sfuggivano ad ogni tentativo di trovare una spiegazione che non comportasse il ricorso a qualche ipotesi metafisica. In questo quadro, gli scienziati più onesti, come Charles Richet, rinunciavano ad ogni tentativo di spiegazione, limitandosi a presentare ed a classificare i fatti studiati, descrivendo le circostanze in cui si erano verificati e le misure prese per accertarne l'autenticità. Ma altri ricercatori – pur di valore, come ad esempio Enrico Morselli – sentivano il bisogno di escludere qualsiasi causa che ai loro occhi apparisse irrazionale: venivano pertanto avanzate varie ipotesi in merito a presunte facoltà straordinarie del corpo o della psiche umana, che ovviamente – dato che si esplicavano mentre il medium era in stato di trance – dovevano essere a buon diritto attribuite all'inconscio. Teorie sui poteri della psiche inconscia Oggi possiamo anche sorridere dei vari ed ingenui tentativi di individuare le forme di energia fisica o biofisica mediante le quali veniva attribuita alla psiche dei medium la capacità di esercitare azioni efficaci sulla materia, ma bisogna tener presente che in quel periodo nuove e straordinarie scoperte andavano ogni anno ad arricchire il quadro delle conoscenze umane, creando un entusiasmo che rendeva comprensibile la facilità con cui si proponevano dei parallelismi tra energie fisiche già scoperte (come ad esempio l'elettromagnetismo o l'emissione di raggi X) ed energie biopsichiche ancora da scoprire. Va inoltre ricordato che ancora nel primo Novecento c'era la tendenza a ritenere scientificamente legittima qualsiasi teoria, avanzata da specialisti, fondata su osservazioni empiriche e sulla logica di argomentazioni ritenute valide, anche se a carattere prevalentemente speculativo, ma prive di conferme sperimentali. D'altra parte, come si è visto per esempio nella sezione sull'evoluzione della vita, anche oggi vi sono settori della ricerca scientifica per i quali la conoscenza si fonda su teorie di tipo logico-induttivo, basate sull'interpretazione di fatti osservati, ma per le quali non è possibile avere conferme sperimentali perché le condizioni ambientali attuali sono molto diverse da quelle del passato, e queste ultime non possono essere conosciute e riprodotte con sufficiente precisione. La ragione per cui buona parte di questo sito è dedicata ai fenomeni medianici ed alle questioni non risolte della ricerca psichica non va ricercata nell'ennesimo tentativo di dimostrare la continuità dell'esistenza della coscienza individuale dopo la morte del corpo, ma sta nel fatto che quei fenomeni e quelle questioni rappresentano per l'intelligenza umana una sfida ancora aperta: il quadro rassicurante (o inadeguato, a seconda dei punti di vista) che ci viene culturalmente offerto dalle conoscenze acquisite in merito al funzionamento del cervello umano, può entrare in crisi quando non riesce a chiarire determinati eventi che effettivamente si verificano o si sono verificati. D'altra parte anche l'accettazione di forme fideistiche ed acritiche di spiegazione di tali fenomeni, che rimandano ad un quadro di informazioni non verificabile, rientra tra le possibili interpretazioni prodotte dalla psiche, ma si tratta di spiegazioni che vengono sentite e valutate come inadeguate ed insoddisfacenti dalle nostre facoltà intellettive più evolute (che hanno anch'esse i loro limiti). Resta il sospetto (o qualcosa di più) che la condizione umana sia sempre e in ogni caso funzionale ed operativa, al servizio di poteri che la trascendono e di cui nulla possiamo sapere, né per quanto riguarda lo scopo della nostra esistenza né in merito all'eventuale forma di intelligenza creativa che determina l'ordine delle cose. Sotto questo aspetto la fiducia fideistica nei confronti dell'una o dell'altra forma di spiegazione a carattere mitico o religioso, non suffragata da informazioni verificabili da parte del nostro intelletto, per quanto limitato esso sia, potrebbe non esser altro che un espediente programmatico elaborato dalla psiche, finalizzato a farci funzionare in modo adeguato e senza troppi problemi. La personalità subconscia L'ipotesi dell'esistenza di una personalità subconscia (quella che Frederic H. Myers definiva Subliminal Self), che vive una vita parallela rispetto a quella di cui noi siamo coscienti, fu avanzata per spiegare, tra l'altro, alcuni fenomeni legati alle comunicazioni medianiche tra viventi, come ad esempio quelle ottenute mediante scrittura automatica, alla fine dell'Ottocento, dal celebre giornalista e scrittore William T. Stead (1849-1912), che fu poi tra le vittime del naufragio del Titanic. Lo stesso Stead riferì delle sue esperienze in alcuni suoi articoli: riporto di seguito alcuni esempi, inclusi da Ernesto Bozzano nel suo libro Animismo o Spiritismo? (1938). Ecco quanto scriveva Stead: «...può darsi che si tratti della mia medianità imperfettamente sviluppata, ma sta di fatto ch'io non pervengo ad entrare in rapporto con tutti gli amici miei, e che riscontro una grande differenza nel valore intrinseco delle loro comunicazioni. Così, ad esempio, ve ne hanno alcuni i quali mi comunicano ragguagli personali con straordinaria accuratezza, per modo che sopra cento loro affermazioni non ne riscontro una sola inesatta. Per converso, ve ne sono altri i quali si manifestano col loro nome, ma che nondimeno trasmettono ragguagli completamente falsi. Comunque, i più dimostrano la massima accuratezza nel trasmettere loro notizie; senonché, anche in simili circostanze, si rileva un fatto curioso, ed è che se io domando – poniamo il caso – a un amico di Glasgow notizie sulla sua flussione facciale, egli mi risponde con scrupolosa esattezza, sia che va peggiorando, sia che i suoi foruncoli si sono aperti e che ha la faccia coperta da un cataplasma, sottoscrivendo i messaggi con la propria firma. Eppure quando m'incontro con l'amico in carne ed ossa e gli sottopongo la sua scrittura, egli non ricorda affatto di avere conversato con me. Chiesi a Giulia dilucidazioni in proposito, formulando la mia domanda in questi termini: "Come si spiega che quando io chiesi all'amico mio come stava della sua flussione facciale, egli m'informò esattamente sul proprio stato, eppure non ricorda di avere comunicato con me? Qualora la nostra personalità spirituale non trasmettesse mai ragguagli senza la piena consapevolezza di farlo, come si spiega che gli amici mi forniscono ragguagli ch'essi ignorano di avermi fornito?". Essa rispose: "Quando ti rivolgi medianicamente a un amico tuo, la di lui personalità risponde esercitando le proprie facoltà mentali subcoscienti, non già quelle coscienti o cerebrali, e, naturalmente, non si cura di far sapere alla propria mentalità cosciente o cerebrale, ch'essa ha comunicato un ragguaglio a chi l'aveva chiesto, servendosi delle facoltà mentali subcoscienti; giacché non è punto necessario che lo faccia; ma se ritenesse utile di farlo, allora il tuo amico si ricorderebbe"». Giulia (Julia) era lo spirito dell'amica intima – morta alcuni mesi prima – di una signora incontrata occasionalmente da Stead: quest'ultima gli aveva chiesto se conosceva un medium, perché voleva mettersi in contatto con Julia, che le era apparsa già due volte, ma con la quale non riusciva a comunicare. Julia trasmise poi alcuni messaggi diretti all'amica tramite la mano scrivente di Stead, e in seguito cominciò a rispondere alle domande che il giornalista le rivolgeva mentalmente, tanto che Stead prese a considerarla come il proprio spirito guida, al quale si rivolgeva quando voleva ottenere risposte alle sue domande e chiarimenti in merito alle comunicazioni ottenute con la scrittura automatica. Parte di queste comunicazioni furono raccolte e pubblicate da Stead nel 1905 in un volumetto a carattere didascalico, Letters from Julia, che ebbe un notevole successo. Si noti la distinzione, operata da Julia, tra le facoltà mentali coscienti, definite come cerebrali, e quelle inconscie, attribuite ad una non meglio identificata personalità spirituale. Il contrasto tra questa distinzione e l'attuale quadro conoscitivo scientifico, che attribuisce esclusivamente all'attività cerebrale tanto i processi coscienti quanto quelli inconsci, va tenuto ben presente nella valutazione dei vari tentativi di spiegazione dei fenomeni paranormali. Altri fenomeni indotti dal subconscio Ed ecco un altro esempio interessante di comunicazione medianica tra persone viventi, tra i molti citati da Stead: «Alcuni mesi or sono io mi trovavo a Redcar, nel nord dell'Inghilterra, e dovevo recarmi alla stazione ad attendervi una signora straniera, la quale era collaboratrice della Review of Reviews (un periodico diretto dallo stesso Stead). Essa mi aveva scritto che sarebbe arrivata verso le ore tre pomeridiane. Io ero ospite di mio fratello, la cui abitazione si trovava a circa dieci minuti di cammino dalla stazione. Quando mancavano venti minuti alle tre, mi occorse in mente che con la espressione verso le ore tre, la signora in questione avesse inteso dire qualche tempo prima dell'ora indicata, e siccome non disponevo di orari ferroviari, io rivolsi il pensiero alla signora, chiedendo che m'informasse, pel tramite della mia mano, sull'ora precisa in cui doveva giungere il treno. Osservo come tale esperienza avvenisse senza che fossero mai passate intese di tal natura tra di noi. Essa immediatamente rispose alla mia domanda mentale, scrivendo anzitutto il proprio nome, per poi informare che il treno doveva giungere dieci minuti prima delle tre. Non vi era tempo da perdere; ma prima di uscire volli chiedere ancora in quale stazione essa si trovasse in quel momento. La mia mano scrisse: "Siamo fermi alla stazione di Middlesborough, e provengo da Hartlepool"». «Mi recai subito alla stazione; ed ivi giunto, guardai la tabella degli orari, onde assicurarmi sull'ora precisa in cui doveva arrivare il treno atteso; e vidi segnare le ore 2.52. Nondimeno il treno era in ritardo, e quando scoccarono le 3 non era giunto ancora. Trascorsero altri cinque minuti senza indizio alcuno dell'avvicinarsi del treno. Allora tolsi un foglio di carta e una matita, domandando mentalmente all'amica viaggiatrice in qual punto della linea si trovasse. Immediatamente essa scrisse il proprio nome, quindi m'informò: "In questo momento il treno gira la curva che precede la stazione di Redcar. Tra un minuto arriveremo". Chiesi ancora: "Come si spiega tanto ritardo?". Venne risposto: "Fummo trattenuti lungamente alla stazione di Middlesborough, e non so comprendere il motivo". Misi il foglio in tasca e mi recai sulla piattaforma, mentre il treno appariva in distanza. Quando la signora ne scese, io le andai incontro domandando: "Perchè tanto ritardo? Che cosa avvenne?". Essa rispose: "Non ne conosco il motivo, ma il treno si fermò lungamente alla stazione di Middlesborough; pareva che non ne volesse più partire". Allora io le diedi a leggere il foglio che avevo in tasca». La signora in questione, Gerda Grass, confermò il racconto di Stead con una lettera del 4 aprile 1893, pubblicata nel vol. IX dei Proceedings della SPR: «Mio caro amico, ricordo senza incertezze e con molta chiarezza l'episodio al quale vi riferite nell'articolo allegato. Ero rimasta davvero sorpresa quando mi diceste che avevate ottenuto da me per via telepatica l'informazione sull'ora esatta di arrivo a Redcar, mentre io ero del tutto inconsapevole di avervi inviato mentalmente alcun messaggio al riguardo. Non ritengo di dover aggiungere niente al vostro resoconto. È molto chiaro, e non ho nessuna correzione da apportare». Non v'è motivo di dubitare della veridicità di questi episodi e dell'onestà di Stead nel riferirli. Resta dunque il fatto che il giornalista poteva mettersi coscientemente in contatto con persone a lui note e lontane, chiedendo loro informazioni che avrebbero potuto esser date di persona in risposta alle sue domande. Otteneva poi le informazioni richieste tramite frasi scritte dalla sua mano: alcune di queste informazioni si rivelavano corrette e precise (come quelle sopra citate), mentre in altri casi risultavano imprecise o lacunose, ed occasionalmente scorrette. In nessun caso, tuttavia, la persona reale del soggetto mentalmente interpellato da Stead dichiarò di aver ricevuto coscientemente una domanda mentale, e di aver inviato telepaticamente l'informazione richiesta. I tentativi di spiegare questi strani fatti aprirono un dibattito tra i sostenitori, da una parte, dell'ipotesi dell'esistenza di una personalità subconscia (come Myers o Bozzano), e dall'altra, di una particolare e straordinaria facoltà inconscia posseduta dai medium, che consentirebbe loro di trovare le informazioni che desiderano conoscere, cercandole in una specie di archivio universale che comprende tutto ciò che entra a far parte qualsiasi coscienza umana nel passato o nel presente (ed in qualche caso anche nel futuro). Quest'ultima ipotesi si differenzia dalla prima, e riveste uno specifico interesse, solo in quanto attribuisce queste facoltà straordinarie al funzionamento mentale (e dunque cerebrale) del medium. Ma può essere interessante citare le informazioni fornite al riguardo dalla stessa Julia, riferite da Stead nel corso di una conferenza da lui tenuta nella sede della London Spiritualist Alliance, il cui testo è riportato alle pagine 134 e seguenti della rivista spiritualista Light (anno 1893). «Dopo qualche tempo (da che Julia comunicava), essa scrisse con la mia mano: "Perché ti sorprende che io possa scrivere con la tua mano? Chiunque può farlo". Io dissi: "Cosa intendi con chiunque?". Io parlo con lei esattamente nello stesso modo in cui parlo a voi, con la differenza che Julia scrive le sue risposte invece di darmele a voce. Lei rispose: “Chiunque. Le persone viventi sulla Terra possono scrivere tramite la tua mano". Replicai: "Intendi dire anche le persone ancora vive?". E lei: "Qualsiasi tuo amico può scrivere con la tua mano". Io dissi: “Vuoi dire che se io metto la mia mano a disposizione di uno dei miei amici, questi può scrivermi nello stesso modo in cui lo fai tu?". "Certo: fai la prova". Pensavo che fosse un'impresa non da poco, ma poi ci provai, con i risultati che vi sto raccontando... Ritengo che sia meglio, per me, non tentare di dare alcuna spiegazione, ma riferire semplicemente quello che mi è accaduto. Misi la mia mano a disposizione di miei amici che si trovavano a diversi livelli di lontananza, e riscontrai che, sebbene con facoltà variabile da caso a caso, alcuni di loro potevano scrivere molto bene, dapprima imitando anche il loro stile di scrittura, almeno fin quando non avevano stabilito più o meno precisamente la loro identità, per poi continuare a scrivere esattamente come avrebbero scritto una normale lettera. Scrivevano i loro pensieri, se desideravano vedermi, o su dove erano stati». L'ipotesi del Sé reale (o subliminale) e la sua relazione con l'io personale «Devo dire che all'inizio quello che mi sorprese di più fu la franchezza con la quale amici che io ben conoscevo come persone sensibili e reticenti, di carattere modesto e riservato, che mai mi avrebbero parlato dei loro problemi personali o dei loro affari, mi comunicavano tramite la mia mano, nel modo più chiaro possibile e senza imbarazzo, i loro guai e le loro difficoltà. Notando ciò, io dissi una volta a Julia: "Questa è una cosa piuttosto seria, perché mi sembra che usando questi sistemi non ci potranno essere più segreti al mondo!". "Oh no! – disse Julia – Tu non capisci". Io dissi: "Com'è, allora, che una persona mi racconta, tramite la mia mano, cose che non si sognerebbe mai di dirmi con la sua lingua?". Allora mi dette la seguente spiegazione: io non so se sia vera, ma ve la riferisco come quella da lei proposta scrivendo con la mia mano. Non è una mia invenzione: a me non sarebbe passata nemmeno per la mente. Julia disse: "Il vostro Sé reale non comunicherebbe mai alcuna informazione, né tramite la mano di un medium scrivente, né parlando normalmente con la lingua, se non avesse l'intenzione e la volontà di comunicarla, tuttavia il vostro Sé reale è molto diverso dal sé fisico"». «Io chiesi: "Cosa intendi per il mio Sé reale?". Rispose: "Il tuo Sé reale, quello che tu puoi chiamare il tuo Ego, sta dietro sia ai tuoi sensi fisici sia alla tua mente, e può utilizzarli entrambi come meglio ritiene: i tuoi sensi fisici sono usati per le comunicazioni tra il tuo Sé reale e altre persone, quando queste sono a portata di vista o di udito. Ma i sensi fisici sono, al più, un congegno meccanico primitivo; la mente invece è anch'essa uno strumento di tipo materiale, ma molto più efficiente ed evoluto rispetto ai sensi fisici, e quando il Sé reale vuole comunicare a distanza con qualsiasi persona, allora usa la mente, ma la mente non viene mai usata per raccontare quanto si vuole mantenere segreto, così come non lo si racconta a parole, perché in ogni caso è il Sé reale che comanda". Io dissi: "Come può essere?". E lei: "Come, non riesci a capirlo? Tutte le menti sono in contatto tra loro attraverso l'intero Universo, e tu puoi sempre rivolgerti alla mente di qualsiasi persona, e comunicare con lei, ovunque essa si trovi, purché tu conosca già in qualche misura quella persona. Se puoi parlare con lei incontrandola in carne ed ossa, puoi anche parlarle e chiederle di usare la tua mano per scrivere, in qualsiasi parte del mondo essa si trovi"». Fin qui la spiegazione di Julia, che appare alquanto stravagante tanto sotto il profilo logico quanto sotto quello psicologico. Non spiega infatti per quale motivo una stessa persona dovrebbe essere riservata e reticente quando comunica verbalmente, e franca ed aperta quando comunica mentalmente, ammesso che dietro entrambe queste forme di comunicazione vi sia il medesimo Sé reale. Inoltre non si capisce per quale motivo non ci si possa connettere con la mente di una persona sconosciuta, quando invece lo possiamo fare verbalmente. Dunque Stead ha fatto bene a riferire questo tentativo di spiegazione così come l'ha ricevuto, senza esprimere alcun giudizio nel merito. Nel corso della conferenza Stead aprì anche una parentesi esprimendo una propria valutazione nei confronti della personalità subliminale: «Mr. Myers ed altri studiosi sono molto inclini ad attribuire ogni cosa alla coscienza subliminale. Io posso solo dire che se Julia fosse la personificazione della mia coscienza subliminale, io avrei due coscienze che non sono molto d'accordo tra di loro, dato che Julia a volte mi scrive di essere molto indispettita nei miei riguardi, mi riprende, e mi comunica con la massima franchezza la sua delusione e la vergogna che prova verso di me, poiché pensava che fossi più assennato: si esprime proprio come farebbe un amico intimo». Queste osservazioni di Stead non colgono del tutto nel segno, dato che anche nello stato di coscienza ordinaria noi possiamo avere pensieri e stati d'animo discordanti o conflittuali nei confronti di varie situazioni e di noi stessi. Quello che va tenuto presente invece è il fatto che il sé subliminale, secondo Myers, difficilmente riesce a manifestarsi nella coscienza: sembra corrispondere al Sé reale al quale fa riferimento Julia, la cui spiegazione in merito alla comunicazione mentale tra persone lontane non tiene conto del fatto che uno dei due comunicatori, quello che dovrebbe guidare la mano del medium scrivente, afferma poi di non essere stato assolutamente cosciente né della richiesta di contatto ricevuta né delle informazioni date. L'ipotesi della personalità inconscia spirituale A proposito del sé subliminale, più volte è stato ipotizzato, in diverse forme, che a fianco della personalità cosciente e dell'io di ogni essere umano esista una seconda personalità, per noi inconscia, la quale in alcune circostanze potrebbe interferire col nostro umore, con la nostra volontà e con la nostra percezione, ed in definitiva con la nostra mente, determinando in noi comportamenti ed azioni contrari a quelli da noi voluti o desiderati. L'unico aspetto realmente importante di quest'ipotesi sta nel fatto che la personalità inconscia non viene identificata con l'attività inconscia del nostro cervello, ma le viene attribuita una natura non fisica, o – come si usa dire – spirituale. Non è però mai stata fornita una spiegazione chiara e convincente né in merito alla dimensione in cui questa personalità spirituale dovrebbe esistere, né riguardo agli strumenti tramite i quali può esercitare il suo potere sulla nostra mente. In ogni caso, qualora esistesse realmente, proprio il suo carattere per noi inconscio la renderebbe un'entità aliena, una specie di spirito che cerca di sfruttare la nostra esperienza umana cosciente e che non di rado dimostra nei confronti dell'io cosciente un'aperta ostilità. Tutti questi aspetti relativi allo spirito vengono esaminati ed approfonditi nella sezione sui fenomeni medianici. Non vi è dubbio, in ogni caso, che esistano influenze della psiche conflittuali in grado di utilizzare la nostra mente come un campo di battaglia, ma è pur sempre nell'ambito dell'attività mentale che determina la nostra coscienza, la nostra volontà e le nostre esperienze che viene giocata la partita. Nel corso della vita il nostro io cosciente fa esperienza di un'ampia gamma di sintonie della psiche, registrandone gli effetti ed anche gli eventuali elementi di conflittualità: va però ricordato che solo nell'ambito della coscienza e della memoria risiede il senso dell'esistenza associato al nostro io. Ipotesi come quelle che implicano l'esistenza di una nostra personalità inconscia di natura spirituale possono essere suggestive, ma proprio per questo rischiano di diventare suggestioni che, recepite come tali dall'io cosciente, ne influenzano poi l'orientamento. Sotto questo aspetto possono anche essere prese in considerazione, purché si tenga presente che la loro realtà potrebbe essere di natura esclusivamente psichica: potrebbero dunque rientrare nell'ambito di quei fattori che agiscono perché, coscientemente, ci crediamo. Tuttavia, come vedremo meglio, esistono fatti che indicano come l'esistenza di una dimensione nella quale l'esperienza della psiche può diventare realtà non possa essere scartata a priori.
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