Storia di un medium italiano: quinta parte

 

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Altri fenomeni di materializzazione

Molte altre entità, oltre a Wagner, si manifestarono in quel periodo. I verbali però, quando parlano di manifestazione, fanno riferimento alla voce diretta dell'entità, e solo in alcuni casi specificano che vi era stata anche una materializzazione. Nella seduta del 20 maggio 1938 sono esplicitamente citate le materializzazioni, oltre che di Wagner, delle guide Marzo ed Amato, di Dante Alighieri, di Boccacci e del nonno di Urbino Fontanelli, mentre di altre entità viene detto che si manifestano parlando (dunque senza materializzarsi). Siamo indotti a credere che anche nel periodo precedente, relativamente al quale mancano i verbali, si siano materializzate altre entità oltre a Wagner. Nelle sedute successive, invece, non si parla più di materializzazioni ma solo di manifestazioni (a voce diretta).  Nella seduta del 26 giugno 1938, la guida Amato disse: «C'è forza, facciamo un allenamento di materializzazione perché ci mostreremo tutti o punti. Pesando ora il medio sarebbe 10 chili…» Poi però continuò parlando di altro, e dal verbale non risulta più niente in merito all'esperimento di materializzazione. Può anche darsi che a volte nei verbali venga usato il termine manifestazione anche per indicare la materializzazione dell'entità. Per esempio nel verbale della seduta del 24 maggio 1938 è scritto: «Si manifesta Boccacci e dice che ama farsi vedere come era una volta, ché ben pochi profili lo rassomigliano. Si nota intanto una emissione di ectoplasma dal petto del medio». Boccacci, dicendo che ama farsi vedere come era una volta, potrebbe riferirsi alla sua materializzazione nella seduta del 20 maggio precedente.

Una seduta molto importante per i fenomeni che si verificarono fu quella del 12 luglio 1938. Dopo diverse comunicazioni a voce diretta, ecco cosa accadde: Amato materializza una mano che emana una luce rossa come il ferro arroventato; quindi quella luce diviene sempre più chiara fino a divenire scintillante, sembra un’esplosione di luce; piano piano riacquista il colore rossiccio, si abbassa su una chitarra e ne fa vibrare le corde. Dopo ciò (sempre Amato) ci getta due garofani che fa passare attraverso alla tenda. Qui possiamo benissimo osservare la penetrabilità della materia. Questi garofani al momento che attraversano la tenda acquistano una luce fosforescente. Questo è il resoconto dell'episodio, come sempre molto stringato, tratto dai verbali. I ricordi di Ravaldini, riferiti ai racconti fatti dai familiari dopo l'evento, offrono qualche dettaglio in più: «Amato dice che sta materializzando una mano. Infatti poco dopo una mano luminosa compare ad un tratto al di qua delle tende chiuse. È sospesa in aria ad un'altezza di circa mezzo metro sopra le teste dei presenti; si muove lentamente, scostandosi sempre più dalle tende. Questo arto che termina al polso, assume gradatamente ed abbastanza in fretta, luminosità sempre più brillante ed appare agli assistenti come una sorgente di luce. La materia di cui è composta la mano sembra incandescente e nello stesso tempo emana una fosforescenza molto accentuata, forse dovuta all'intensa luminosità».

«I presenti seguono con sguardo attonito e meravigliato questo nuovo prodigio e si rendono ben conto della realtà del fenomeno, ma nessuno di loro avverte calore proveniente dalla mano, il che fa supporre che si tratti di una incandescenza fredda. Dopo che la luce sembra aver raggiunto il massimo splendore, lentamente va attenuandosi, per poi assumere un colore rosso fuoco molto ben visibile. Sempre quella stessa mano, che nel frattempo ha continuato a spostarsi, si dirige poi sulle corde di una chitarra appesa ad una parete e le fa vibrare armonicamente, comportandosi così come se fosse un arto umano vivente. Poi scompare. La distanza che intercorre fra le tende chiuse e il punto della parete a cui è appesa la chitarra è di circa tre metri e mezzo. Prima della seduta, sul tavolo che si trova nel gabinetto medianico è stato sistemato un mazzo di garofani. Amato informa che ne porgerà alcuni allo zio. La camera dove si trovano i partecipanti è rischiarata dalla luce rossa; le tende sono ancora chiuse. I garofani sono offerti da Amato in un modo che nessuno avrebbe immaginato. Esso li dà allo zio uno alla volta. Per far ciò non scosta affatto le tende, ma ad ogni garofano fa attraversare la stoffa. Materia che penetra entro altra materia senza subire alterazione di sorta. I fiori si muovono come se una mano invisibile li sorreggesse per lo stelo. È notato soltanto che ogni garofano, al momento in cui attraversa le tende, assume una luminosità fosforescente, che scompare appena il passaggio è avvenuto. Lo zio li raccoglie ad uno ad uno mentre sono ancora sospesi in aria».       

Siamo dunque in presenza di due fenomeni davvero straordinari, ai quali i verbali accennano senza alcun commento. Anche nella seduta del 29 agosto 1938 Amato materializza due dita e fa vibrare una corda della chitarra; in ultimo lascia un disegno fatto con lapis sopra un foglio di carta. Questo è l'ultimo fenomeno di materializzazione riportato nei verbali delle sedute, ma va anche citato un importante fenomeno di materializzazione dell'entità Marzo, ricordato da Ravaldini in Realtà e Mistero, di cui non vi è traccia nei verbali e che probabilmente è da ascrivere al periodo precedente il 20 maggio 1938: «Fra le numerose voci che parlarono quella sera, una era già conosciuta. Altre volte si era manifestata ed aveva narrato molte cose riguardanti la propria esistenza umana. Aveva detto che nel nostro mondo faceva il corriere con barroccio e cavallo. Era stato ucciso, per errore, durante la rivoluzione fascista, perché scambiato per altra persona. Questa personalità ricordava quasi con nostalgia il proprio mestiere della vita terrena: il veicolo con cui trasportava le merci, il cavallo e particolarmente un bilancino. Bilancino è chiamato il cavallo che si attacca per rinforzo avanti o a lato di quello posto alle stanghe. Tale animale non è mai di grande potenza, ma serve egregiamente nei punti difficoltosi, specialmente nelle salite. Il corriere si manifestava parlando come un uomo completamente immerso nella nostra dimensione, come se per lui il trapasso quasi non fosse avvenuto. In alcuni momenti, però, diceva di rendersi ben conto della superiorità che godeva da spirito, nella sua nuova vita. Quella sera parlò di suo figlio, che asseriva di vedere militare in Libia, e aggiunse che sarebbe andato da lui per una breve visita. Seguirono pochi secondi di silenzio e poi informò che era già andato da suo figlio, il quale stava dormendo. Fra l'altro aggiunse che in un attimo poteva raggiungere anche la luna, a suo piacimento».

«Per meglio puntualizzare la componente umana di questa personalità aggiungo che, nel corso di un'altra seduta, ricordò che in uno dei suoi viaggi col barroccio era passato anche dal nostro paese, si era fermato in un'osteria ed aveva bevuto un bicchiere di vino. In altra occasione disse allo zio che se gli avesse procurato da fumare, per ricompensa gli avrebbe fatto vedere un piede luminoso. Erano solo parole, naturalmente, perché coloro che si manifestavano nulla potevano senza il permesso e l'aiuto delle guide. In seguito, sempre durante la seduta che sto ricordando, il corriere si materializzò. Il fenomeno avvenne al di là delle tende chiuse e col buio completo nella camera dei partecipanti; ma i rumori che accompagnavano le sue parole, e le esclamazioni in gergo, permettevano ugualmente di immaginare la scena. Il corriere cominciò a trainare sul pavimento della cucina la poltrona ove il medium si trovava, e nel compiere ciò incitava un inesistente cavallo, accompagnando l'azione col dire caratteristico dei barrocciai. Non conosco la durata di quella sua rappresentazione. So soltanto che dopo quello sfogo salutò tutti e nel gabinetto non fu più udito alcun rumore».      

«Quindi la voce di Marzo si rivolse ai presenti per informarli che il medium aveva fornito una prestazione veramente fuori del comune. Molta forza aveva elargito per permettere al fenomeno di prodursi in quel determinato modo. Aggiunse che il corriere aveva abbondantemente prelevato energia dal nostro amico come acqua da un rubinetto completamente aperto; e informò che la conseguenza di quella particolare materializzazione sarebbe stato solo un ritardato risveglio del medium dalla trance. "È nelle nostre manidisse –. Questo vi basti". Ed aggiunse che le loro mani erano ben diverse da quelle umane, e di gran lunga più sicure. Poi avvenne un fenomeno eccezionale: Marzo si materializzò, prese in braccio il medium, scostò le tende, venne tra i partecipanti alla seduta e lo adagiò dolcemente sulle ginocchia dello zio, dicendo: "Ecco, così il suo risveglio sarà facilitato". Lo zio notò che il peso del suo amico, in quel momento, era molto ridotto: forse la metà del normale. Marzo rientrò subito nell'altra stanza, e accomiatandosi disse di operare come al termine delle sedute precedenti, e cioè luce rossa accesa e tende aperte. Il medium, frattanto, anche se lentamente, stava riacquistando peso. Pian piano si svegliò dalla trance, e appena fu cosciente si stupì di trovarsi fra le braccia dello zio». Non si può che concordare con quanto affermava Ravaldini nel rilevare che un fenomeno come questo, in cui un'entità materializzata trasporta il medium in trance tra le sue braccia e lo depone sulle ginocchia di uno dei presenti, ha un carattere eccezionale, e forse unico, in tutta la storia dei fenomeni medianici.

Comunicazioni a voce diretta: entità conosciute dai presenti

Nei verbali relativi alle sedute del periodo tra il 20 maggio 1938 ed il 19 febbraio 1939 si fa riferimento a diverse entità che comunicavano a voce diretta, ognuna col suo caratteristico timbro vocale e con le inflessioni ed il modo di esprimersi che denotavano una specifica personalità, ben distinta dalle altre. Spesso si trattava di persone recentemente trapassate, parenti o amici dei partecipanti alle sedute: ogni entità era facilmente identificata da parte di coloro che l'avevano conosciuta, compresi alcuni bambini che parlavano con la loro voce infantile. Nella seduta del 30 novembre 1938: Si manifestano due entità che furono di questo paese e che trapassarono quando il loro corpo era ancora piccolo, e sono: Sanesi e Baragatti. Quest'ultimo conversa con lo spirito del medio; fra l'altro, il medio dice: «Oh Tonino! Come tu stai bene; chi sa che dirà la tua mamma quando ti vede». La guida di Tonino è Corrado Franchi che fa sentire la sua voce salutandoci. In quest'occasione si svolse un vero e proprio dialogo tra il medium in trance e l'entità del ragazzino Baragatti, recentemente morto; però al risveglio il medium non ricordava nulla di quanto era accaduto.

In merito ad un'altra seduta (probabilmente quella del 3 agosto 1938, anche se l'episodio non è riportato nei verbali) Ravaldini riferiva quanto segue: «In seguito si manifesta Marzo, il quale si comporta in una maniera strana che mai più si ripeterà. Dopo aver porto il suo saluto, invece di continuare a parlare agli assistenti, come sempre ha fatto, si rivolge direttamente al medium in trance. Comincia col chiedergli se andrebbe volentieri lontano dal nostro ambiente, in una grande città, ove le sue eccezionali facoltà potrebbero interessare tante persone importanti, e così, oltre ad acquistarsi benevolenza e notorietà, guadagnerebbe molti soldi. Ma il medium risponde che non desidera affatto fare un commercio delle sue doti, perché l'assoggettarsi alla trance è solo dettato dall'immensa fiducia che ha nei confronti delle guide e quindi quello che fa lo ritiene una missione. Ancora il dialogo prosegue, ma di esso nulla è rimasto. Poi Marzo tace, ma il medium continua a parlare e alla fine prorompe in una serie di gioiose esclamazioni, le quali terminano con queste parole: "Quanta luce! Troppa luce! Basta Marzo! Basta!" Segue un breve silenzio. Amato rimprovera perché qualcuno dei presenti, parlando, disturba le manifestazioni. La seduta termina». Quando chiesi a Ravaldini se, a suo parere, nel corso di questi dialoghi il medium si esprimesse con la propria voce, o se anche lui si manifestasse mediante una voce esterna, mi rispose che, pur non essendo in grado di dare una risposta certa alla mia domanda, secondo lui il medium si esprimeva con la propria voce. In questo caso nel medium in stato di trance si manifesterebbe una personalità distinta da quella cosciente, e da essa separata.

Spesso si manifestava il nonno materno di Ravaldini, Francesco Franchi, che ripeteva «Miseria umana!», un'espressione caratteristica che usava in vita per rimarcare qualcosa di straordinario, che andava al di là delle capacità di comprensione degli esseri umani, limitati per l'appunto dalla loro condizione. Questa esclamazione lo faceva immediatamente riconoscere dai suoi familiari. Un'altra comunicazione interessante è quella relativa a Boris Chiti, morto in un incidente motociclistico e cugino di uno dei partecipanti alle sedute. Nella seduta del 9 novembre 1938: Domandiamo di certo Boris Chiti trapassato da pochi giorni in un incidente della strada, che essendo in motocicletta e dato che era l’aria pregna di fitta nebbia, trovandosi a ridosso di un camion, frenò bruscamente tanto che la moto slittò, ed egli andò a fracassarsi la testa contro il camion. (L'entità Amato) Racconta che (Boris) si alzò subito col suo corpo fluidico e sorrise dicendo che non si era fatto nulla, mentre quelli che guidavano il camion piangevano e si strappavano i capelli. Lui vide un corpo per terra e credé che qualcun altro, e non lui, fosse rimasto sotto; andava per prendere la moto, ma non vi riusciva. Data la morte così repentina non sa rendersi conto del suo trapasso, e anzi, non crede di essere trapassato, e si aggira intorno al suo corpo e sul luogo dove avvenne il trapasso. Ora riflettendo incomincia a rendersi conto della realtà del fatto. In un'altra seduta (il 24 novembre) venne riferito un altro pensiero di Boris: «È bello vivere così; sono arrivato fino alla luna e ora voglio girare l'universo».

Altre entità ignote ai partecipanti

Oltre ai conoscenti ed ai parenti dei partecipanti alle sedute, si manifestavano a volte (sempre a voce diretta) entità sconosciute a tutti, che tuttavia fornirono dettagli della loro vita che sarebbero potuti servire per una loro eventuale identificazione. Una tra queste è il sedicente conte Paolo de' Paoli (seduta dell'11 dicembre 1938): Fui conte Paolo de' Paoli. Sono stato sei anni anche a Verona. Ora la materia non mi interessa più; non mi trovo tanto contento perché vorrei veder di più ed essere più vicino a Dio. Sono trapassato per una donna, alla quale però ora non penso più. Ero sposato con una donna che non amavo, quella che non potei sposare si fece suora. Io ero nella ricchezza e nel lusso, ma un giorno mi sparai e restai ucciso al primo colpo; però mi sembrava di continuare ancora a sparare nonostante che fossi già trapassato. Restai molto sorpreso nel vedere che non ero morto, ma che invece vivevo ancora, perciò mi pentii e pregai. Allora sentii darmi dei consigli, era la mia guida. Quella donna che veramente amavo andai a trovarla al convento dicendo che era mia sorella, e un giorno ci incontrammo a parlare vicino alla tomba di Giulietta e Romeo, e dopo tanto parlare mi disse che ci saremmo veduti di là. Ora non so se vive ancora. A parlare mi aiuta la guida, se no non mi sentiresti.

Nella medesima seduta si manifestò anche un militare morto in guerra: Io sono Pietro Sabatini di Castel del Piano, trapassato in guerra a 27 anni. Il capitano Sonetti mi disse di spostare la linea telefonica; ero con altri due compagni al Passo della Buca sul fronte di Gorizia; ero del 3° Genio, terza compagnia. Io trapassai subito, gli altri non ricordo bene se trapassarono ad uno spedaletto. La mia guida è Luciano. I bambini di mio fratello mi ricordano e mettono fiori alla mia fotografia, e di ciò ne godo. Se avessi creduto come credete voi, mi sarebbe piaciuto stare ancora sulla Terra.

Anche il corriere di Signa si manifestava frequentemente. Nella seduta del 5 giugno 1938 parla a lungo del suo trapasso e di altre cose che ricordano episodi della sua vita. Ed ancora, il 9 giugno 1938: il corriere di Signa parla di suo figlio militare in Libia, e dice: "Ora ci vado", e dopo qualche secondo riprende: "Ci sono già stato, l'ho visto che dorme". Trovandosi il medio con la testa in una posizione scomoda, questa entità lo risveglia dalla trance affinché si sposti con la testa in miglior posizione, e avvenuto ciò ricade in completa trance.
Il 5 luglio 1938 il corriere di Signa … dice che la camomilla fa molto bene, e ai denti fa bene l'acqua bollita con la salvia.
Il 24 novembre successivo si manifesta il corriere di Signa che dice: "Ho sofferto di sciatica e arteriosclerosi; che male mi faceva la mi' gamba!"
L'11 dicembre subentra il corriere che dice: "O che fai? La melodia trasporta e fa brillare gli spiriti" (riferendosi al fatto che l'entità del tenore era andata in estasi al suono della chitarra di Gino Franchi). Complessivamente nei verbali relativi alle sedute del periodo tra il 20 maggio 1938 e il 19 febbraio 1939 (meno di un anno) sono riportate più di un centinaio di manifestazioni a voce diretta di conoscenti, amici e parenti dei partecipanti alle sedute, ed entità di personaggi minori non altrimenti noti. Una particolare forma di comunicazione esclusivamente tiptologica, che in genere si verificava all'inizio delle sedute a voce diretta, si riferiva al tamburino Giulio Santi di Siena. Quest'entità non si manifestò mai altro che per colpi, eppure nel corso di varie sedute fornì su di sé diverse informazioni: di essere stato tamburino della contrada dell'Oca, di essersi ammalato di tubercolosi (a causa della quale era morto all'età di 23 anni, quando la foglia cadeva), e di essere stato curato da un medico che si chiamava Branducci. A volte i colpi (raps) erano cadenzati come se veramente stesse suonando il tamburino.

Entità di personaggi famosi

Oltre a Wagner, a Boccacci, ed al tenore identificato come Silvio Costa Lo Giudice, si manifestarono in questo periodo alcune entità che si attribuirono l'identità di personaggi più o meno famosi. Alcune comunicavano in modo molto superficiale, altre fornirono informazioni più ricche, e talvolta di un certo interesse. Esaminiamole in dettaglio.

Dante - Si era già manifestato nelle sedute tiptologiche del periodo precedente. Nel periodo della voce diretta le sue manifestazioni furono più frequenti, ma sempre laconiche. Solo nel verbale del 10 luglio 1938 è riportata una sua dichiarazione esplicita: si manifesta Dante: "Nacqui nella città del fiore, battagliai di poesia, quel che tu parli è lingua mia".

Garibaldi - Quest'entità si manifestava spesso con voce virile, imperiosa e vibrante d'entusiasmo. Talvolta la voce era così potente da disturbare il medium (il quale, sempre in stato di trance, se ne lamentava), oppure da provocare l'intervento delle guide, che dicevano all'entità di limitarsi per non consumare troppa energia medianica. Il contenuto delle comunicazioni è piuttosto uniforme, e ripropone sempre tre o quattro frasi di base: (20 novembre 1938) Si manifesta Garibaldi con voce maschia e potente: "La svolta è vicina, tenete duro. Allora squillavano le trombe! Caprera terra di Dio. Ora non più cose terrene. Dio bello".
(4 dicembre 1938) Manifestazione di Garibaldi: "Tenete duro, siete alla svolta. Allora squillavano le trombe! Luce… Dio bello, grande; siete alla svolta, molta fede ci vuole".
(30 dicembre 1938) Garibaldi: "Fede! Non più Terra, luce di Dio! Bravi ragazzi, siete alla svolta! Allora squillavan le trombe!" A questo punto il medio si sveglia perché Garibaldi parla con troppa forza, ma si riaddormenta subito, e Luciano dice: "Troppa bramosia di far sentire la sua voce; niente paura, è nelle nostre mani, (se le avessimo) ma diciamo che è nei nostri fluidi".
(2 gennaio 1939) Garibaldi dice: "Ancora poco. Terra, no; Dio è bello! Fede ci vuole. Dio esiste, ed io molto credevo".
(22 gennaio 1939) Garibaldi: "Bravi ragazzi! Siete alla svolta; allora squillavan le trombe! Non più Terra. Molto illuminavo i miei: coraggio, ragazzi; Dio non è un uomo, non si muore mai".
(9 febbraio 1939) Garibaldi: "Non c’è più Terra, Dio solo, siete alla svolta, l'albero che non dà frutti va tagliato".
Qualcosa di più viene riportato il 12 febbraio 1939: Garibaldi: "Tanta luce! Se avessi corpo mi lancerei con voi, perché sarei con voi contro chi non crede. Dio non lo vediamo, ma esiste; siete alla svolta! Io molto illuminavo i miei ragazzi per levar loro la paura della morte, e dicevo: non si muore, si vive più d'ora. Ora non più Terra, Dio solo, Lui è bello. Io credevo e mi provavo col tavolino, ma avevo poca forza".
Solo nella seduta del 28 novembre 1938 le comunicazioni di quest'entità rivestono un carattere più dettagliato e personale: Garibaldi dice: "Nulla si teme con la fede vera; siamo alla svolta; ora non più Terra, ma anche la Terra è bella, è Terra di Dio. Io molto ruzzavo coi miei ragazzi, e molti scapaccioni tiravo anche a quello che ha fatto il mio ritratto, il Necchi. I cavalli mi piacevano tanto, sono molto intelligenti; bello è il canto dell'usignolo, bello il paese mio. Io fino da piccolino credevo; è stato questo un dono di Dio. Penso alla mia Anita, si è reincarnata e il suo corpo è caritatevole ancora. Mia madre non l'ho mai veduta; ho domandato anche a entità elevate e non me lo hanno saputo dire. Non mi stancherò mai di pregare e di cercarla fino a ritrovarla un giorno. Ci sono molti che stendono la mano, ma un giorno saranno levati perché c'è chi ci pensa, non gli uomini, ma l'aldilà. Ai miei uomini dicevo: coraggio, non si muore, ma si vive; e loro si gettavano fino all'ultimo anche con le mani quando non avevano più nulla; ci chiamavano i Diavoli rossi. Mi dispiace di una cosa sola, ed è stato per un attimo che non mi sono reincarnato, e cioè che abbiano reso la libertà a chi io avevo imprigionato. I miei nipoti li proteggo, sono buoni".

Guglielmo Marconi - Si manifesta alcune volte. La prima comunicazione riportata nei verbali è quella del 3 agosto 1938: "Io avevo molta fede. A Verona, con la mia signora facevo sedute, e si manifestavano entità molto elevate che trasmettevano a colpi che con tanta pazienza mi aiutarono nelle mie ricerche. Io avevo medianità; quando studiavo mi ritiravo nella mia cabina che io chiamavo la cabina dell’Infinito e lì facevo i disegni che poi mostravo agli altri, e ne restavano meravigliati. Quando scoprii le onde corte, il lapis mi tracciò una riga sui cerchi del mio disegno che non sapevo come ultimare; il lapis tracciò e cadde a terra. Avanti poco del mio trapasso domandai se vi fossero altri raggi da scoprire, e mi fu risposto che c'era ancora il raggio rosso, isolandolo dal sole, contro le più terribili malattie. Ma avvenne il trapasso e così cessarono le mie ricerche. Tenete segreto tutto quanto vi ho detto".
Il 9 agosto seguente la comunicazione continua: "Io vi scriverò un biglietto che invierete alla mia gentil signora; anche essa si prova per far sedute col tavolo, ma non ha medianità. Ricevendo il mio biglietto, essa verrà qui, ma non dubitate non vi darà soggezione perché è una buona signora". Nei verbali non è detto se il biglietto fu poi effettivamente scritto. Nelle biografie di Marconi non ho trovato riferimenti alla città di Verona.

Augusto Murri - Il professor Augusto Murri (1841–1932) fu un illustre clinico. Laureatosi a Firenze, dopo studi di specializzazione a Parigi e Berlino, nel 1875 fu chiamato alla cattedra di clinica medica a Bologna, e di quell'Università fu anche rettore prima di diventare deputato al parlamento italiano nel 1891. I suoi Scritti medici (1902) e le Lezioni di clinica medica (1908) gli assicurarono un posto preminente non solo tra i clinici ma anche tra i filosofi della scienza di quell'epoca. Nella seduta del 24 maggio 1938: Il professor Augusto Murri si manifesta, si reca quindi in una casa vicina, visita un giovinetto ammalato e ordina una cura che in pochi giorni ristabilisce in salute il detto ammalato. Ravaldini presenta una versione più dettagliata dell'episodio: «Si manifesta, parlando direttamente e salutando gli assistenti, una personalità, già presentatasi durante altre riunioni, che aveva detto di essere stato un medico molto noto, quando possedeva un corpo fisico nel nostro mondo. Alla seduta è presente una mamma il cui figlio, alcuni giorni prima, è stato colpito da un attacco febbrile acuto, che non accenna a diminuire. All'ammalato è stata somministrata una cura, che però non ha apportato alcun risultato positivo. La donna chiede a quel medico se può conoscere la causa che ha determinato la malattia del ragazzo ed eventualmente consigliare sul da farsi. L'entità è oltremodo gentile: dice che con l'aiuto del medium visiterà l'ammalato. Per poter far ciò, aggiunge, è necessario che sia condotto, tramite il pensiero, nella camera in cui il ragazzo si trova. La madre si concentra e pensa intensamente alla stanza ove suo figlio giace febbricitante. Dopo pochi minuti, durante i quali un silenzio assoluto regna nel gabinetto del medium, la voce dell'entità si fa di nuovo udire per tranquillizzare e per informare che l'ammalato non ha nulla di grave. Il caso può essere risolto con una semplice cura: acqua di sorgente ben zuccherata. E di tale medicina specifica la quantità giornaliera da somministrare. Un ringraziamento, formulato col cuore, viene inviato a quell'invisibile dottore». Non sono registrate altre manifestazioni di rilievo da parte di quest'entità.

Umberto Maddalena - Si tratta di una delle manifestazioni più interessanti di questa serie di sedute, anche perché affermò esplicitamente, come vedremo, di riconoscere la sua identità terrena in una fotografia che gli venne presentata da uno dei partecipanti. Nella realtà Umberto Maddalena (1894-1931), dopo un periodo di navigazione come mozzo nella Marina Mercantile, frequentò l'Accademia Navale di Livorno, ottenendo la nomina a Guardiamarina. Come pilota di idrovolante partecipò a importanti operazioni nel corso della prima guerra mondiale. La sua passione aeronautica venne in seguito messa in evidenza dalla partecipazione a tutte le maggiori imprese aeronautiche italiane. Nel 1925 con un M24 partecipò alla Crociera dei Mari del Nord, che comportava anche un doppio sorvolo delle Alpi. Nell'ottobre del 1927 a bordo di un idrovolante da ricognizione compì un raid di 12.000 km fino in Russia. Era in volo quando gli giunse la notizia del naufragio del dirigibile Italia. Fu proprio Maddalena a guidare la spedizione di salvataggio dei naufraghi a bordo di un S55, con a fianco il capitano Stefano Cagna. Vincendo moltissime difficoltà, riuscì a rintracciare la Tenda Rossa e a portare i primi soccorsi ai disperati naufraghi precipitati sulla banchisa polare dal dirigibile comandato da Umberto Nobile. Nel 1930 Maddalena conquistò per l'Italia il primato mondiale di durata e di distanza in circuito chiuso con 67 ore ininterrotte di volo, coprendo una distanza di 8.188 km. Nel 1931 partecipò alla prima crociera aerea transatlantica da Orbetello a Rio de Janeiro. Trovò la morte a Marina di Pisa il 19 marzo 1931, nell'esplosione avenuta durante un volo di collaudo di un apparecchio destinato al record di distanza in linea retta. Fu decorato con una medaglia d'oro al valore aeronautico, tre medaglie d'argento al valor militare e due medaglie d'argento al valore aeronautico, ma le sue spoglie non furono mai ritrovate.

Nei verbali le manifestazioni di Umberto Maddalena sono registrate a partire dal 22 maggio 1938, ma probabilmente l'entità si era presentata anche prima, perché viene citata senza che sia riportata alcuna informazione in merito al personaggio ed al contenuto della comunicazione. Il 9 giugno 1938: Si manifesta Umberto Maddalena, e dice: «L'Ala ha nuovi primati».
Il 26 giugno seguente si manifesta Maddalena, il quale dice che non sente il bisogno di reincarnarsi. Dice che quando aveva corpo portava al collo una madonnina che gli aveva regalata la mamma, la baciava sempre prima di montare sull'apparecchio, e che molto gli ha giovato.
Il 7 luglio 1938 abbiamo una comunicazione interessante: Si manifesta Umberto Maddalena il quale dice: «Io trapassai mentre ero in volo su un apparecchio; andavamo a grande velocità, e Cecconi mi abbracciò al collo dicendomi: Come si va! Diventeremo mondiali! Ma una persona invidiosa aveva nascosto nel nostro apparecchio un ordigno esplosivo, il quale, esplodendo, mandò il mio corpo in pezzi, gli altri annegarono presso Tombolo. A me non sembrava neppure di essere trapassato, mi pareva d'essere in aria col corpo, mentre poi vidi questo a pezzi sparsi nel fondo del mare. Io ho già perdonato a chi fu la causa del mio trapasso, e quando esso trapasserà sarò volentieri sua guida».
Il 12 luglio 1938 Umberto Maddalena dice: «Grandi accoglienze ebbi in America, ma ora sto meglio, per me non ci sono distanze».
Fino alla fine del 1938 sono registrate altre manifestazioni di Maddalena prive di comunicazioni di rilievo. Ma il 30 dicembre 1938 troviamo questa lunga comunicazione: Umberto Maddalena: «Luce. La mia vibrazione fra poco mi dà gioia di essere guida. Mi piace tanto di comunicare; prendo bene il fluido per materializzare la voce per dire di cose che esistono alle creature di Dio. Erano con me Cecconi e Damonte e, caso strano, non li ho più rivisti. Io sono molto felice. Non parlatene troppo di queste verità, perché vi prenderanno per pazzi. Ho un vago ricordo di Tombolo, ma ora c'è l'Infinito per noi, con le sue belle emanazioni. Cecconi prometteva bene; si stava preparando un raid per Tokio. Quell'apparecchio era molto veloce; quando fummo vicino a Tombolo, Cecconi mi si avventò al collo dicendo: come si va forte, diventeremo mondiali! Ma avvenne un'esplosione e precipitammo. Mi pareva di nuotare e non affondavo, già perché cademmo in mare. Il mio corpo lo vedevo che giaceva tutto a pezzi nel fondo, il cranio era sfracellato. Allora pensai a casa e subito mi ci trovai; mia moglie era lì in casa che lavorava a mano e cercai di scuoterla e di farmi sentire, ma non ottenni nulla. Restai stupito. Allora mi vennero dei consigli, era la guida. Io credevo a qualcosa di supremo e portavo al collo una medaglietta con la Madonna che fu donata da mia madre; forse era questa superstizione, ma io baciavo questa medaglia ogni volta prima di montare in apparecchio, e il pensiero mi ha valso. La mia mamma mi diceva sempre che bisogna essere buoni, e che Gesù perdonò a chi lo mise in croce. Io non tengo odio; di qua l'odio non c'è, avendo materia si può odiare. Fu un ordigno la causa del mio trapasso, e ne pagarono degli innocenti. Fu vile chi operò questo, ma ho chiesto a Dio che lo metta sotto la mia guida. Solo pensando a Dio ci si migliora. Da voi mortali, pensando a Dio, sarebbe strada compiuta. Subito dopo il trapasso, non mi raccapezzavo, ma venne la guida e pensai allora a Dio. Il pensiero mi dà luce; le manifestazioni non valgono».
Alcune delle precedenti citazioni corrispondono al vero: Tombolo è la pineta vicino Marina di Pisa che i piloti stavano sorvolando prima che l'aereo esplodesse. Il capitano Fausto Cecconi (secondo pilota del velivolo) ed il sottotenente Da Monte (motorista), compagni di Maddalena, perirono con lui nell'incidente. I loro corpi furono ritrovati in mare, quello di Maddalena no. Quanto all'ipotesi dell'ordigno, non è avvalorata dalle indagini tecniche che furono svolte dopo l'incidente, in base alle quali sembra che il velivolo, un nuovo modello, potesse avere qualche difetto di fabbricazione. Dato che Maddalena era un accanito fumatore e non rinunciava alle sigarette nemmeno in volo, la causa dell'incidente potrebbe essere stata una fuoriuscita di vapori altamente infiammabili da uno dei motori nella cabina di pilotaggio.
Un'altra comunicazione di Maddalena è registrata il 9 febbraio 1939: Umberto Maddalena: «Il vostro pensiero attira ed è gioia infinita. Fra voi c'è odio ed ambizione; mi dite che avrebbero idea di far la guerra: molto dispiace a noi la distruzione dei corpi; fra noi è amore e bene che voi non potete immaginare. Quella medaglia che io portavo me la aveva data mia madre, e mi dispiace non averla ancora vista. Non ho pensiero di riprender corpo. Si prova più impressione quando si prende corpo che quando si trapassa. Di qua, tutto è Dio; sempre verso di Lui. La luce della nostra vibrazione è eterna».
Infine, il 12 febbraio seguente, l'entità esegue il riconoscimento del proprio aspetto fisico: Umberto Maddalena: «Luce, amici. Oh, avete la mia fotografia?! È proprio tale e quale, assomiglia bene; non mi ricordo dove fu fatta, se a Roma o a Livorno dove andavo spesso con mia moglie; tenetela come se ve la avessi data io con le mie mani. Sono felice, amici, io sono già guida ed ho gioia. Non vedo Luciano; lui è molto buono. Mi piace scordare la Terra e non sento il pensiero di reincarnarmi. Io ero di un paese vicino a Rovigo. Ritornerò, mi piace di comunicare; non ho assistito a sedute, ma credevo. Luce a tutti e a questo medio».
L'ultima comunicazione trascritta è del 19 febbraio 1939: Umberto Maddalena: «Luce. Il tempo è eternità; mi piace fra voi. Mi dispiace di non vedere i miei compagni Cecconi e Damonte; mi è rimasto impresso che mi baciò con occhi di lacrime, era gioia! Ricordo che si provava l'apparecchio; si doveva innalzare l'Ala italiana. Luce».

Ugo Lago e Finn Malmgren - A proposito di Maddalena, abbiamo visto che col suo idrovolante riuscì a rintracciare la famosa Tenda Rossa dei naufraghi del dirigibile Italia, nel drammatico epilogo della spedizione guidata da Umberto Nobile. L'avvistamento avvenne il 19 giugno 1928. Due componenti di quella spedizione, il giornalista Ugo Lago ed il geofisico e meteorologo svedese Finn Malmgren, entrambi tragicamente periti dopo l'impatto del dirigibile sul pack, si manifestarono nelle sedute di Castelfiorentino. Ugo Lago fu tra quelli che restarono a bordo della struttura del dirigibile, quando questa riprese quota dopo l'impatto e sparì dalla vista di coloro che erano stati scaraventati sul pack. I suoi resti non furono mai ritrovati. Nella seduta del 26 giugno 1938 Lago comunicò: "L'involucro si trova ancora intatto; quella fiamma che dicono di aver visto era un motore. Noi molto ci raccomandammo a Dio, e ci ha valso molto; dopo due giorni siamo trapassati. Siamo a 80° di latitudine e a 40° di longitudine, siamo lì". Nella stessa seduta, Malmgren disse: "Io dire non proseguire, noi morire tutti". In effetti Malmgren, con altri due compagni, intraprese una lunga marcia sul pack per tentare di intercettare una squadra di soccorritori, attiva in una zona diversa da quella nella quale erano naufragati. Ma dopo 15 giorni di marcia, stremato, morì per congelamento ed a causa delle fratture riportate al momento dell'impatto. In un'altra seduta, il 24 novembre 1938, Malmgren disse: "Io dire non proseguire, il bello viene dopo". Per quanto riguarda l'informazione fornita dall'entità Lago, il punto dell'impatto (corrispondente alla posizione della Tenda Rossa) si trovava a circa 81°N e 25°E. Dunque, sebbene non verificabile, l'informazione potrebbe essere plausibile, perché è stato ipotizzato che, dopo l'impatto, il dirigibile sia andato alla deriva verso il mare di Barents, per poi inabissarsi, e le coordinate indicate dall'entità corrispondono ad una zona che si trova in quel mare. È interessante notare che nei verbali il nome di Malmgren è sempre trascritto in modo scorretto: Fil Malgremn, Fil Malgremm, Fil Malgren. Considerando che Gino Franchi, che redigeva i verbali, aveva una certa cultura ed era piuttosto preciso, ipotizziamo che abbia trascritto il nome come lo percepiva dalla comunicazione (a voce diretta) dell'entità, perché se fosse stato lui ad attribuirlo all'entità stessa, probabilmente l'avrebbe trascritto correttamente, o quanto meno in modo coerente.

Altre entità celebri - Nei verbali sono inoltre citate comunicazioni in voce diretta attribuite a Camillo Flammarion, Raffaello Sanzio, Eusapia Paladino, Giacomo Leopardi ed Umberto I° di Savoia, ma i contenuti di queste comunicazioni o non sono riportati, o sono del tutto generici e privi di interesse.


 

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