Storia di un medium italiano: nona parte

 

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Gli esperimenti della guida Amedeo

L'aspetto più interessante dell'attività di questa guida (dall'ottobre al dicembre 1945) è costituito dalle indicazioni date ai partecipanti sulla dislocazione del medium nel corso delle sedute. (23 ottobre 1945) ...La guida: "Uno spirito augura tanta luce a Gino Franchi e Mario Saroldi. Volete farmi un favore? Non riesco a capacitarmi come siete disposti per questa manifestazione. Vorrei darvi i miei consigli utili per la disposizione". Rispondiamo: "Il sensitivo si trova in una stanza, sdraiato su una poltrona, ed è situato davanti ad una porta che comunica con un altro locale, nel quale noi siamo riuniti e disposti a semicerchio. Noi e il mezzo, all'occorrenza, possiamo venir separati da un telo di stoffa che viene a chiudere l'apertura che mette in comunicazione le due stanze". Ancora la guida: "Voi state seduti ed avete il sensitivo separato. Dovreste disporvi col sensitivo al centro. Io sono trapassato molto tempo fa e credevo come voi. Scusate se vi dico questo, ma parlo sempre in nome del grande Padre: volete per favore chiudere il telo?" Le tende vengono chiuse. "Ora che siete separati dal sensitivo tramite una stoffa, potreste fare una grande luce nella stanza vostra? Badate, però, che nessun raggio penetri al di qua della tenda". Accendiamo una lampada da 40 Watt che serve per la normale illuminazione della stanza (la lampada resta poi accesa fino al termine della seduta). La guida: "Vi ringrazio".

(5 novembre 1945) Dietro consiglio della guida il mezzo viene posto al centro della stanza, e gli assistenti si dispongono in circolo, attorno a lui, alla distanza di circa un metro. Circa 15 minuti dopo, la sedia, ove il sensitivo si trova già in completa trance, si sposta due volte dal proprio posto per almeno mezzo metro. Poi comunica la guida: "Pensieri buoni di Dio a tutti. Anche questa sera siete tornati. Vedo undici vibrazioni col sensitivo. Grazie per aver disposto in maniera da accontentarmi. La mia felicità è grande. Avete una potente luce? Volete per cortesia accenderla e spegnerla immediatamente?" "Sì, abbiamo la potente luce, e possiamo fare ciò che ci hai chiesto, ma ti ricordiamo che il sensitivo non è riparato dalla stoffa come le altre sere, e facendo luce tutta insieme" "Ho compreso". Dopo alcuni minuti: "Ora potete fare". La luce viene accesa e spenta immediatamente. Ancora la guida: "Grazie di aver esaudito il mio pensiero. Una vibrazione si ricorda soltanto di Peruzzi, forse il nome del suo corpo. È felice e augura tanto bene a tutti. Vi ringrazio ancora di tutta luce per aver operato così".     

Di nuovo alcuni minuti di intervallo, poi la guida riprende: "Perdonate la mia frase materiale, ma stavo studiando. L'altra sera vi avevo detto che un senso ricevente era atrofizzato. Ora mi accorgo che non lo è del tutto; percepisce anche questo una sottile vibrazione di vita. Ora vi prego di fare silenzio". Tutti ci raccogliamo col pensiero ed un silenzio assoluto regna nella stanza; la durata è breve perché la guida ancora comunica: "Ecco, ho tolto tutta la ricezione dell'altro organo ricevente, e se questo fosse completamente atrofizzato la mia voce non giungerebbe a voi e questo uomo sarebbe già trapassato. Il suo cuore batte un po' più veloce, ma non fa niente". A questo punto la sedia dove si trova il medio si sposta più volte in varie direzioni. La guida: "Ecco, comando di nuovo alla materia. Ora dirò al pensiero di questo sensitivo che comandi al suo corpo di alzarsi". Il medio, infatti, sempre in completa trance, si mette a sedere sulla sedia, per poi ritornare nella posizione primitiva. Sempre la guida: "Sono contento di questa vostra prova, che dimostra come veramente amiate Dio. Vi prego, non domandatemi perché ho fatto questo, non eccitate i vostri sensi curiosi. Cerco di fare qualcosa di bello per voi e per me. Quando vi riunite sarebbe bene che vi disponeste come le volte precedenti, e la volta appresso come ora. In una parola, disponendovi alternativamente. Molti spiriti vi sfiorano e sono felici di queste mie gesta e di questo mio studio. Luce a tutti".

(13 novembre 1945) La guida: "Luce. Pensieri buoni di Dio a tutti. Scusate la mia domanda certamente materiale: siccome in questo momento vedo soltanto i vostri spiriti, volete dirmi come vi siete disposti? Siete separati mediante uno schermo?" "Sì, stasera siamo separati."...Dietro indicazione della guida le tende vengono chiuse e nella stanza dove sono riuniti gli assistenti viene accesa la luce. Comunica sempre la guida: "Forse mi domanderete di questo mio agire: voglio vedere se riuscirò a far funzionare anche l'altra cellula del sensitivo. Può darsi che si possa riattivare al suo stato primo; almeno spero. Ora avete uno schermo che vi divide dal sensitivo. I vostri occhi non possono distinguere attraverso la materia, quindi non avete veduto quello che ha fatto il mezzo: sono riuscito a farlo alzare in piedi ed ho comunicato con voi mentre continuava a rimanere in quella posizione". Domandiamo: "Come fate a riprodurre la voce che aveva un tempo il vostro corpo?" "Posso cercare di spiegarvelo semplicemente, ché altrimenti non capireste. Il mio pensiero comunica col pensiero di questo uomo che, a sua volta, lo trasmette agli organi del suo corpo e, a seconda della vibrazione dello spirito comunicante, voi udite le diverse tonalità della voce. La vibrazione del mio pensiero è di colore violetto. Ora sto studiando, rimuovere questa cellula sarebbe tutto. Ditemi, come udite la mia voce?" "Udiamo benissimo". "Ecco, attenzione, volete ripetermi il pensiero che vi dico?" Alcuni istanti di silenzio, poi ancora la guida: "Avete udito il mio pensiero?" "No" "Vi avevo detto: nelle disgrazie il… il turco si rassegna, il francese spera, il tedesco ricomincia, l'inglese si uccide e l'italiano va a giocare al lotto. Era una frase materiale qualunque per farmi udire da voi"...

I verbali, che si interrompono alla data del 13 novembre, non forniscono altre indicazioni in merito agli esperimenti di Amedeo. Secondo quanto scritto da Ravaldini in Realtà e Mistero, in questo periodo il medium, quando era isolato in una camera diversa da quella dei partecipanti, non si trovava più nella cucina ma in una stanza intermedia: «Il soggiorno comunicava anche con un'altra camera – pure essa mancante di finestre – nella quale si trovavano pochissimi mobili. In considerazione del fatto che dalla cucina talvolta si percepivano rumori provenienti dall'esterno, decidemmo di utilizzare come gabinetto medianico l'altra stanza interna…», come evidenziato nella piantina qui riprodotta.

Quando invece il medium veniva a trovarsi nella stessa stanza, in mezzo al circolo dei partecipanti, Ravaldini era in grado di osservare molto bene i movimenti della sedia e del corpo, dato che la luce rossa restava sempre accesa. Ecco quanto scrisse in merito nel fascicolo 4 del 1995 di Luce e Ombra (pag. 436): «Nel corso delle sedute in cui il medium è fra noi, difficilmente la camera rimane al buio: è quasi sempre illuminata da una lampada rossa (salvo qualche brevissimo periodo in cui – come ho detto – ci viene chiesto di accendere quella bianca), il che permette di vedere benissimo quanto accade. Ed è nel corso di queste particolari riunioni, che posso per la prima volta constatare de visu le varie fasi della trance di Urbino, ma soprattutto osservare da angolazioni diverse – a seconda della collocazione della poltrona in cui egli si trova in profonda trance – il punto dal quale scaturisce la voce di Amedeo e delle altre entità che parlano intrattenendosi con noi assistenti. Questi aspetti del fenomeno, che affronto sempre con calma e serenità assolute, fanno, ormai da tempo, parte integrante della mia vita. Quindi tutto lo svolgersi dalla seduta è di fronte a me, dinanzi ai miei occhi, talvolta attoniti per quello che stanno vedendo».

«Dal momento in cui comincia la trance le gambe del medium, che ha i piedi appoggiati sul pavimento, si sollevano gradatamente fino a disporsi orizzontalmente, rimanendo sospese a mezz'aria le parti che sporgono dalla poltrona; tutto il suo corpo diventa rigido, ed assume le caratteristiche di uno stato che definirei catalettico. Il colore della sua pelle diviene cadaverico e la respirazione sembra completamente sospesa. Nessuna parte del suo corpo ha contatto col pavimento, eppure, mentre la voce di Amedeo ci sta parlando, la poltrona su cui si trova adagiato si muove, spostandosi agevolmente nello spazio vuoto all'interno del circolo che abbiamo creato noi assistenti. Si tratta pertanto di notevoli movimenti telecinetici, cioè movimenti senza che alcuno, almeno apparentemente, provveda a spostare la poltrona. Non solo, ma anche il suo corpo, che si trova irrigidito sulla poltrona, con le braccia conserte, si muove, talvolta notevolmente, senza che egli adoperi alcun punto di appoggio, proprio come se mani invisibili lo sollevassero, lo girassero. E già questi fenomeni per me sono un fitto mistero. Ma il mistero più grande, più profondo, più impenetrabile, è dato dall'osservazione del punto – che talvolta è mobile – dal quale la voce di Amedeo scaturisce. Per quanto mi sforzi di guardare non riesco a scorgere nulla, assolutamente nulla, perché tutto ciò che sta al di là di quel punto, al di là di quella voce, è perfettamente visibile: assistenti, mobili e pareti della stanza. Niente sta ad indicare che cosa sia che produce la voce, la quale sembra scaturire da un altoparlante fantasma, non solo direi, ma da un altoparlante che potrebbe benissimo essere la parte terminale di un complesso elettronico ad alta fedeltà. Inoltre il mio sguardo corre più volte, nel corso di ogni seduta, dalla voce alle labbra del medium, che appaiono esangui, ma sempre perfettamente immobili. ...Sempre a proposito di ectoplasma, aggiungo che nel periodo in cui rimase con noi Amedeo, nel corso di una seduta osservammo che proprio di fronte al medium si stava delineando una forma umana a mezzo busto, biancastra ma molto nebulosa, la quale, però, scomparve in pochi secondi».         

Lo stesso articolo riportava (a pag. 447) altre osservazioni di Ravaldini sugli esperimenti di Amedeo: «Gli esperimenti condotti da Amedeo consistevano in spostamenti, anche di alcuni metri, e talvolta veloci, della poltrona sui cui si trovava il medium; di sollevamenti, scuotimenti ed autoannodamenti, delle tende scorrevoli che separavano la camera degli assistenti da quella che fungeva da gabinetto medianico. Talvolta lo stesso medium veniva spostato sulla poltrona nelle condizioni di trance profonda in cui si trovava, fino a restare in piedi dritto e rigido mentre Amedeo parlava con noi. Ma il fenomeno che più mi rimase impresso fu quello di fortissimi colpi battuti sul pavimento da qualcosa di invisibile, di inesistente, ma il cui rumore lo abbinai subito a quello di un fascio di tondini di ferro che fossero lasciati cadere da una considerevole altezza. Conosco bene quel rumore, avendo lavorato in uno stabilimento metallurgico, dove si adoperavano proprio dei tondini di ferro per fabbricare viti e reti metalliche. Insomma tutta una serie di colpi e di movimenti mentre il medium era irrigidito sulla poltrona e nessuna parte del suo corpo si muoveva. Tutti questi fenomeni fisici, uniti a quello più importante della voce diretta, io li ho vissuti, direi quasi che li ho assaporati, centellinandoli a lungo nel tempo. E si tratta di fatti oggettivi, indubitabili, che debbono forzatamente farci meditare a lungo. È una fenomenologia, come ho detto all'inizio, molto difficile da accettare per chi non l'ha constatata personalmente, tanto che molto spesso mi sono trovato di fronte a persone che hanno espresso la loro incredulità, logica d'altra parte. Qualche parapsicologo mi ha fatto capire che sono cose che non hanno importanza, che non dimostrano nulla, perché in fondo si tratta solo di spiritismo, un argomento che neppure deve essere preso in considerazione. Io ritengo, però, che i fatti sono fatti, e con qualunque terminologia vogliamo indicarli, nulla cambia. Devo solo far rilevare che è molto riduttiva, vorrei dire molto miope, una prevenuta negatività nei confronti di fenomeni che avrebbero bisogno invece di essere tenuti nella giusta considerazione, anche se si vogliono interpretare esclusivamente in chiave psicologica, dovuti allo strapotere del subcosciente».    

Altre testimonianze di Ravaldini sui fenomeni occorsi nel breve periodo di Amedeo sono riportate in Realtà e Mistero (pagine 159 e 160): «Le tende, ad un tratto, si chiudono e si aprono da sole con movimenti rapidissimi, producendo un notevole rumore a causa dello scorrimento degli anelli nell'asta metallica alla quale sono fissati. Quando le tende sono chiuse vengono agitate con veemenza. Questi scuotimenti improvvisi producono dei colpi sordi, ma molto forti… A tende aperte il riverbero della luce rossa ci permette di vedere il medium immobile sulla poltrona, sempre in stato di trance… una tenda viene sbattuta con tanta violenza che lo spostamento d'aria non solo investe tutti i presenti, ma si ripercuote su una porta chiusa della camera dove ci troviamo noi assistenti, facendola oscillare. Quindi le tende si aprono completamente e rimangono immobili, mentre il silenzio torna sovrano. Le tende tornano a chiudersi e ad aprirsi di nuovo… la parte terminale di una di esse – esattamente quella di destra rispetto agli astanti – si solleva con movimento rapidissimo e si posa sulle ginocchia di uno di noi che si trova seduto vicino alle tende stesse. Poi si ritrae… Colpi intermittenti, abbastanza forti, si odono al centro del gabinetto medianico. Una tenda, sempre quella di destra, che si trova in posizione aperta, si annoda da sola all'estremità, si solleva e si abbatte dolcemente sulla testa di uno di noi. Poi torna al suo posto, mentre il nodo si scioglie».      

«Ho già detto quale fosse la posizione abituale del medium sulla poltrona durante la trance, e cioè posizione supina con braccia conserte, piedi sollevati dal pavimento e gambe dritte e rigide. Ora il medium si muove sulla poltrona. Il suo corpo compie la rotazione di circa novanta gradi e vi si pone di fianco, mentre le sue gambe si piegano in maniera che egli viene a trovarvisi tutto rannicchiato. Dopo pochi secondi sembra si svegli dalla trance, perché si lamenta di trovarsi in una posizione scomoda. Ma appena pronunciate poche parole ripiomba in stato di incoscienza totale. Quindi la poltrona, che si trova poco meno di un metro al di là della soglia della porta aperta, di fronte alla quale siamo noi assistenti, si sposta rapidamente fino al centro del gabinetto medianico, che è una camera di circa m. 5 x 5. E quasi subito – è un fenomeno che ha dell'incredibile – va a sbattere contro la parete di sinistra (rispetto noi assistenti) del gabinetto, che è quasi privo di mobili. Il fracasso della poltrona che striscia sul pavimento di mattoni e l'impatto contro la parete sono molto forti… Ma non sono in grado di vedere quale lato o angolo della poltrona ha sbattuto contro la parete… La poltrona avrà percorso poco più di due metri in un tempo brevissimo. Poi, sempre strisciando sul pavimento, torna dolcemente al suo posto. Il medium, che scorgiamo ancora rannicchiato di fianco, compie una rotazione inversa alla precedente e si pone nuovamente supino, mentre le gambe si distendono e assumono la posizione abituale dello stato di trance» (pag.161).

Comunicazioni della guida Amedeo

Le poche comunicazioni di Amedeo trascritte nei verbali sono edificanti e fanno riferimento alla vita eterna e ad un ambiente cosmico: (16 ottobre 1945) "Per ora sono la vostra guida. Ho sentito i vostri pensieri da un punto dell'infinito e sono subito accorso. Quando il vostro pensiero mi ha colto, sfioravo forse una nebulosa o quella materia che forma ciò che voi chiamate stelle. Provavo una gioia immensa. Il vostro pensiero è stato accolto anche da altri, e sono accorsi, chi sa quanti! Per me è una gioia venire a voi; poi torno nell'infinito. Ora siamo vicini al materiale e possiamo ricordare le cose terrene".

(23 ottobre 1945) La guida: "Pensieri buoni di Dio a tutti. Avete scuro sul vostro pianeta, l'ho percepito attraverso voi, e così è passata ancora un'altra giornata. Uno spirito augura luce a tutti; è uno spirito che non vedo data la sua alta vibrazione. Io non ho più corpo, ma, è strano, mi sento abbastanza bene anche quando comunico con voi. Udite bene il suono? Certamente è materiale per voi, ora che dovete approfittarvi della materia; ma anche da questa si vede la grandezza del nostro Padre. La sua mano creatrice tutto ha coordinato. Sta allo spirito il soggiogare la materia, ecco perché Dio ci ha dato corpo. Qui è un continuo va e vieni di vibrazioni. Chi giunge, chi va, chi sfiora; e chissà da quale punto dell'infinito esse giungono!" Domandiamo: "Ci puoi spiegare come percepisci queste vibrazioni?" "È un punto, un pensiero, ma voi non potete capire. È un qualche cosa di immateriale che le vostre parole non possono descrivere. Tutti i più alti, però, non sono percepiti dalla mia luce". Interviene uno spirito che comunica in una lingua sconosciuta a noi. Poi ancora la guida: "Uno, forse, trasmetteva in un linguaggio che non è il vostro. Diceva: «Ci dobbiamo amare. Sulla Terra ci insegnano a odiare, invece bisogna essere tutti fratelli». Anche questa vibrazione è più alta della mia e non posso percepirla. Vedo tutte quelle più basse di me e quelle che hanno la mia stessa luce, ma qua fra noi tutto è amore. Un altro spirito augura tanto bene ed ha un pensiero buono perché dice: «Fiori, fiori», ma non dice il nome che aveva il suo corpo. Ecco, cedo a uno spirito, accetto il suo pensiero da trasmettere a voi in suono".

"Tra pochi attimi io ritorno all'infinito. Mi sono accorto, attraverso la mia sensazione, che quando vi siete riuniti così, in qualunque punto dell'infinito mi trovi, sento un richiamo e mi parto per venire da voi. Il male, cari fratelli, si ha la sensazione che esista. Come potrebbe Dio, che dà vita al nulla, pensare al male? Ci ha dato il principio e ci ha tolto la fine. Esso è il Padre consolatore; tutto è amore da parte sua. Le gioie qua sono infinite e non hanno nulla a vedere con quelle terrene che, anche se esistono, sono effimere. Poco fa ho captato il vostro pensiero, e ora sono a voi. Dove mi trovavo? Forse ero in una nebulosa? Non ricordo. La mia gioia era tanta, ma quando il vostro pensiero mi ha colto ero ancora più felice. In Dio tutto si ottiene. Non è forse Lui che, con i suoi fluidi animatori, fa splendere il sole sul vostro pianeta, fa germogliare i semi, dà la vita agli animali e infine corpo allo spirito? Il male non esiste, non è stato mai creato. La vostra personalità presente è inesistente. Non può sembrarvi vero tutto ciò che vi dico, ma purtroppo lo è. Io, non avendo più corpo mi rendo conto che tutto ciò che ho sofferto è come quando ci svegliamo da un sogno e ci accorgiamo che nulla è esistito. Sono felice perché un giorno constaterete che queste mie affermazioni non sono false. Sono tanto felice perché ho amato Dio a modo mio, quando avevo corpo. Se andate in chiesa vi accorgerete che è tutto tempo perso e che vi allontanerete da Dio. Vi ringrazio tanto per quello che fate, e per dirvi una cosa tanto bella; vi ringrazio in nome di Dio. Voi che avete avuto la grande, la divina, la immensa fortuna di comunicare con noi, siate felici. Luce tanta a tutti".      

(13 novembre 1945) "La legge di Dio è basata su amore, più amore, per amore, uguale amore. Ricordatevi fratelli, che il vostro pensiero che lascia il materiale è scaturito dal più grande amore, da quel complesso di forze misteriose che voi chiamate Dio. Da lui attendiamo, non la morte, ma la vita eterna. Ci ha dato corpo perché possiamo gioire di più al nostro trapasso; ci ha dato corpo perché, uniti alla materia, ha voluto che provassimo dei dolori inesistenti; ci ha dato la gioia di essere uniti alla materia affinché possiamo indirizzarla al bene o al male, a seconda del comando del nostro spirito, anche se il dolore fisico attanaglia una parte del nostro corpo. Amiamo Dio, non sbaglieremo mai". Sempre nella stessa seduta comunica uno spirito che dice: "Prima di ritornare tra voi col corpo voglio dirvi arrivederci. In questo momento, in questo attimo, quando non udrete più la mia voce, io sarò entrato in un corpo. Sarò un bambino, forse una bambina. Ecco, in questo momento io entro in un cor..." La guida: "Era uno spirito che voleva parlare altre volte, ma ha aspettato di riprendere corpo. Ora andrà a tuffarsi fra i dolori materiali, che in realtà non esistono affatto".

Crisi del medium ed interruzione delle sedute

Alla fine del 1945 Urbino Fontanelli ebbe una crisi, a causa della quale le sedute furono interrotte per alcuni mesi: evidentemente le difficoltà della vita, il trascorrere degli anni ed il dispendio di energie che la medianità di cui era dotato comportava cominciavano ad incidere sul suo equilibrio mentale. Nel fascicolo 1 del 1996 di Luce e Ombra (pag. 47) Ravaldini ricordava così gli eventi di quel periodo: «I medium sono quasi sempre esseri ipersensibili (il nostro lo era in maniera particolare) e le vicende umane molte volte si ripercuotono su di loro in maniera tale da alterarne il comportamento, che può assumere aspetti imprevisti e quasi incomprensibili. A ciò va sempre aggiunto il fatto – da non sottovalutare – che nella stragrande maggioranza dei casi lo stato di trance profonda in cui cadono li priva totalmente di vedere e udire quanto accade durante la seduta. Pertanto sono relegati al ruolo di strumenti passivi; il loro rapporto con la fenomenologia che producono è sempre distaccato e credo che occorra una forte spinta interiore per continuare nel tempo, come nel caso del nostro medium, che è rimasto attivo per sedici anni. Non abbiamo mai saputo se e quali vicende avessero eventualmente coinvolto Urbino al tempo in cui si manifestava la guida Amedeo: forse era scontento del proprio lavoro, che gli lasciava poco tempo libero, perché di questo si era lamentato più volte».      

«Una sera dopo cena, mentre si trovava a casa mia e stavamo parlando anche delle sue facoltà e dei fenomeni che produceva ormai da molti anni, accadde qualcosa che non ci aspettavamo. Ad un certo momento si alzò di scatto e dopo aver dichiarato che non avrebbe fatto più sedute, e senza addurre alcuna giustificazione per la decisione che stava prendendo, se ne andò senza neanche salutarci, come se fosse colmo di risentimento verso di noi. Lo richiamammo, naturalmente, ma tutto fu inutile. Ho ancora davanti agli occhi quella scena e credo che non la dimenticherò mai. Restammo di stucco per questo suo modo di comportarsi. Non sapevamo proprio cosa pensare né cosa fare, anche perché erano molti anni che frequentava la nostra casa (quando venne la prima volta aveva i calzoni corti) e mai era accaduta una cosa del genere. Esaminammo il nostro comportamento nei suoi confronti, ma nulla riuscimmo a trovare che potesse giustificare in qualche modo quella sua presa di posizione. All'inizio pensammo che fosse soltanto un episodio contingente, senza importanza, e che tutto, a breve scadenza, sarebbe rientrato nella normalità; ma in realtà non fu così, perché passarono prima le settimane e poi alcuni mesi senza che Urbino tornasse in casa nostra, o comunque tentasse di riallacciare il rapporto affettuoso e fraterno che ci aveva legati per tanto tempo. Va detto, ad onor del vero, che anche noi – che ci sentivamo offesi – non facemmo alcun passo nei suoi confronti, ma rimanemmo in attesa, con la speranza che prima o poi tutto si sarebbe risolto».

L'ultimo periodo: la guida Mariòl

Tuttavia dopo alcuni mesi le sedute ripresero: «Intanto passò l'inverno e giunse la primavera (del 1946). Improvvisamente mia nonna si ammalò ed il suo stato andò peggiorando nel giro di pochi giorni, tanto che sembrava dovessimo perderla. Urbino, che era molto affezionato anche a lei, venne a conoscenza della sua malattia e inaspettatamente tornò in casa nostra per farle visita. La nonna lo accolse con queste parole, derivate, credo, da un proverbio della sua gioventù: "Urbino è come la luna di Bologna: sembra che non ci sia più, ma poi ritorna". La sua presenza ebbe il potere di cancellare completamente quanto era accaduto alcuni mesi prima. Ci ritrovammo fratelli come eravamo sempre stati, tanto che ci riunimmo nella camera dell'ammalata per una improvvisata seduta. L'ambiente non era attrezzato come quello in cui ci riunivamo normalmente, ma cercammo di adattarlo fasciando con una stoffa rossa la lampada che illuminava la camera. Urbino si dispose al centro, sulla sua solita poltrona, e noi familiari ci disponemmo in circolo, attorno a lui. La trance, almeno all'apparenza, si svolse regolarmente, ma passò un tempo che ci parve molto lungo – in realtà non più di quindici minuti – prima che accadesse qualcosa: poi, a livello del pavimento, vicino alla poltrona del medium, una serie di colpi cominciò a scandire lettere dell'alfabeto. Tramite questo sistema di comunicazione (tiptologia) ci fu detto che l'entità guida era cambiata: da lì capimmo che Amedeo aveva esaurito il proprio compito ed era stato sostituito. Questa nuova personalità trasmise un nome: Mariol, che ci facemmo ripetere perché quella "elle" finale ci sembrava fuori posto. Chiedemmo se era possibile udire la voce di Mariol, ma ci fu fatto capire che a causa di alcuni mesi di inattività del medium, per il fenomeno della voce diretta occorreva un po' di... rodaggio. L'entità manifestatasi disse anche, fra l'altro – sempre tramite la tiptologia – che la nonna sarebbe guarita in breve tempo e si sarebbe ristabilita come prima, il che avvenne regolarmente. Quando poi, dopo qualche giorno, ci riunimmo nel solito ambiente, la nuova guida ci parlò direttamente, e la sua voce, al contrario delle nostre aspettative, fu una gradita sorpresa: era femminile, squillante, come se si fosse trattato di un soprano. Dovemmo leggermente correggere il nome che ci era stato comunicato nella precedente seduta: il nome esatto di questa nuova personalità era Mariòl, con l'accento sulla o».

Le sedute potavano aver luogo solo quando il medium si sentiva disponibile: mediamente fu trascritta una seduta la settimana fino al 1948, ed una seduta ogni due settimane negli anni seguenti. I verbali riprendono dal 25 ottobre 1946, e furono scritti a macchina da Ravaldini o da un suo amico che collaborava con lui, rielaborando gli appunti presi durante le sedute. Probabilmente alcuni dei verbali sono andati persi, o forse non sono tra quelli che Ravaldini mi mandò e di cui ho potuto eseguire la scansione. In particolare c'è un'interruzione di sei mesi da aprile a novembre 1949 ed un'altra di cinque mesi da giugno a novembre 1950. Devo dire che, avendo messo a confronto le registrazioni delle ultime due sedute (14 e 28 marzo 1952) con i relativi verbali, ho potuto riscontrare la sostanziale fedeltà dei contenuti delle comunicazioni, alla quale tuttavia non si associa un'informazione esauriente sulle modalità con cui la voce diretta comunicava. L'ascolto diretto delle registrazioni (nelle pagine relative alla penultima ed all'ultima seduta) è indispensabile per comprendere la complessità anche tecnica dei fenomeni di estrinsecazione delle voci e le difficoltà che dovevano essere affrontate e superate affinché la comunicazione potesse svolgersi in termini comprensibili.

Il campo creato da Mariòl

Per quanto riguarda l'aspetto tecnico della manifestazione in voce diretta di Mariòl, riporto quanto scritto da Ravaldini su Luce e Ombra (fascicolo 1 del 1996, pag. 53): «Con Mariòl il fenomeno della voce diretta subì una trasformazione, che quasi quasi si potrebbe definire una mutilazione: mentre prima le personalità manifestantisi potevano, se lo desideravano, parlarci con la propria voce di un tempo, ora ciò era possibile solo in casi particolari. La guida ci disse che per sfruttare al massimo la medianità di Urbino, tramite la quale era possibile stabilire il contatto fra la sua dimensione e la nostra, aveva creato come un congegno – un particolare campo (e anche questo rimase un mistero) – del quale solo lei possedeva la chiave, e pertanto la porta per la comunicazione si apriva soltanto quando lei lo voleva, perché solo lei aveva il contatto diretto col medium. La realtà, però, era un po' diversa. È vero che quasi tutti i pensieri di coloro che si manifestavano ci erano ritrasmessi da Mariòl, ma ogni tanto qualche voce diversa dalla sua parlava con noi più o meno brevemente, come se vi fosse un'eccezione alla regola. Quali erano in quei casi particolari il suo ruolo e quello del medium? ci si potrebbe chiedere. Un altro mistero che andava ad aggiungersi ai tanti che quel lungo ciclo di sedute medianiche poneva continuamente».

«All'inizio delle manifestazioni il parlare di Mariòl era fluido, spedito, tanto che riusciva difficoltoso trascriverlo, e di quelle sedute sono rimasti pochi spezzoni dei suoi discorsi. Poi le cose cambiarono e la trascrizione delle comunicazioni fu facilitata e i verbali erano quasi completi. Questo perché il parlare di Mariòl si stabilizzò in maniera diversa: era spesso intervallato da pause, fatte talvolta di silenzio assoluto oppure colmate da suoni strani o parole incomprensibili, che però nulla avevano a che vedere col discorso che andava facendo, perché questo, alla fine, si presentava sempre compiuto, senza soluzione di continuità. Pertanto ritenemmo quel suo modo di esprimersi una necessità di carattere tecnico, diciamo, connessa e alle possibilità del medium e al particolare campo che lei stessa diceva di avere creato. Considerate le particolari disposizioni che Amedeo ci aveva impartito per le sedute, chiedemmo a Mariòl come dovevamo disporci noi e il medium. Essa ci disse di operare come durante l'ultima seduta con la guida precedente: Urbino nella propria camera che fungeva da gabinetto medianico, al buio, isolato da noi tramite due pesanti tende nere scorrevoli, adattate alla porta che metteva in comunicazione le due stanze, e completamente chiuse. Nella camera adiacente noi assistenti, disposti a semicerchio dinanzi alla porta del gabinetto e con la luce accesa. Quindi: il medium al buio completo, noi in piena luce. Questo contrasto, come ci aveva detto Amedeo, permetteva di esteriorare al meglio l'energia medianica di Urbino per produrre il fenomeno della voce diretta. La voce di Mariòl non scaturiva sempre dallo stesso punto del gabinetto, talvolta era vicinissima alle tende chiuse, oppure si spostava, anche velocemente, da un punto all'altro del gabinetto stesso».      

In merito al fenomeno dell'interferenza di una voce maschile profonda e baritonale nel campo creato da Mariòl, ecco le interessanti osservazioni di Ravaldini (Luce e Ombra, fascicolo 2 del 1996, pag. 145): «Dopo i primi incontri con Mariòl, che parlava con voce femminile decisamente di soprano, cominciammo a udire in sottofondo – ma quasi sempre incomprensibile, perché a un livello molto basso – un'altra voce dal timbro baritonale, che parlava senza sosta nei numerosi intervalli che si verificavano durante le comunicazioni della guida. Poiché il fatto ci sembrava che disturbasse il buon andamento della seduta, chiedemmo a Mariòl perché quella entità parlava instancabilmente, malgrado le sue parole ci giungessero indistinte. "Egli vorrebbe dire ciò che non disse quando aveva corpo. Io ben volentieri cederei il mio campo a lui, ma il campo è stato creato da me e solo io ho il contatto diretto con questo medium". Ed aggiunse che quel parlare quasi bisbigliato era dovuto proprio al fatto che l'"io" dell'entità comunicante non era in contatto diretto col medium; i suoi pensieri giungevano di riflesso ad Urbino e conseguentemente si riverberavano nel campo a livello audio molto basso, rendendo le parole incomprensibili, forse anche perché leggermente distorte. "Io non ho creato un campo a scopo egoistico – precisò Mariòl –; non esiste in noi tutto ciò che è impalcatura materiale; ho fatto così in modo da utilizzare al massimo il vostro medium"». Tuttavia di quando in quando (e non di rado) la voce maschile dal timbro profondo riusciva ad insinuarsi nel campo creato da Mariòl, ed allora poteva essere udita distintamente da tutti i partecipanti. Il fenomeno è ben evidente anche nelle registrazioni delle ultime due sedute, e quello che sorprende di più è proprio l'aspetto tecnico della sintonizzazione acustica: qualcosa di molto simile al sistema con cui si cambia la sintonia delle diverse lunghezze d'onda in un apparecchio radioricevente. Tornerò su questo importante aspetto dell'uso del campo creato da Mariòl per la comunicazione in voce diretta nelle pagine relative alle ultime due sedute.

Tornando al resoconto di Ravaldini, ecco cosa disse l'entità dalla voce maschile: «"Io continuamente comunico con voi, e so pure che il vostro senso uditivo non afferra il suono che ne deriva. Ma non crediate che malgrado questo soffra: tutt'altro! Parlando materialmente vi dirò che la vostra stazione è stata chiesta con una data onda; di conseguenza tutte le altre rimarranno incaptabili". Ed ancora: "Io, continuamente insinuandomi, senza fare del male al medium, in questo campo, cerco di comunicare con voi; ma data la mia gioia non mi avvedo che udite ben poco. Tutto ciò è inerente al campo che questo spirito sublime (cioè Mariòl) ha creato"... La voce in sottofondo continuò ad accompagnarci per tutte le sedute, e direi proprio che faceva parte integrante del fenomeno della voce diretta così come si estrinsecava in quel tempo. Talvolta la guida ci ritrasmetteva molte di quelle parole incomprensibili, come se si fosse trattato di una traduzione simultanea. Erano lunghi discorsi che occupavano un'ampia parte del verbale dattiloscritto di ogni seduta. Mariòl definì tale entità lo spirito che invade il campo, ma aggiunse: "Si tratta di un'invasione d'amore". Disse anche che, indipendentemente dalle consuete sedute medianiche, esso seguiva sempre la sua scia, ovunque si recasse, nell'infinito senza tempo. Ciò avveniva perché lei era la sua guida. E ad una nostra successiva domanda su quello strano modo di manifestarsi ininterrottamente, Mariòl rispose: "Per esso è gioia, è tanta gioia come è per me essere sua guida. La sua gioia è nel rivedere la vibrazione della sua voce". A questo proposito molte personalità che si erano manifestate parlando direttamente – fra le quali la stessa Mariòl – avevano asserito di non possedere più i sensi umani, ma di essere dotate di percezioni completamente diverse, tanto che non udivano le parole che tramite il medium giungevano a noi, ma le percepivano sotto forma di colori». Chi fosse interessato/a a leggere direttamente il libro Realtà e Mistero e gli articoli di Silvio Ravaldini può consultare la pagina dei link.

Le comunicazioni di Mariòl

Tutto il periodo della guida Mariòl fu caratterizzato da una certa ripetitività delle comunicazioni, almeno secondo quanto riportato dai verbali, per cui ci si può limitare ad alcune citazioni scelte tra le più significative tanto sotto il profilo formale quanto in relazione ai contenuti. (25 ottobre 1946) "Luce e felicità a voi fratelli e sorelline. Ancora di nuovo sono a voi, giunta da un punto X dell'infinito per portarvi in suono la felicità. Per me è gioia giungere a voi. Non vi è al nostro stato la materia che domina con i suoi istinti; noi la traversiamo, sia essa spessa come la più potente coesione, sia essa al suo stato primo. Per noi, ricordate, e tenete bene in memoria, tutto si ottiene con amore; la morte, dico la morte, spaventapasseri dell'umanità, non esiste. Insegnate ai fanciulli che essa non esiste, dimostrateglielo con tutto ciò che vedete, perché esso è stato creato dall'infinito. Nulla si distrugge poiché tutto è in continua trasformazione e lo spirito è in continua evoluzione attratto sempre più verso la grande Luce che con infinito amore ci partorì, ed essa senza di noi non avrebbe scopo di continuare; come la luce del sole illumina e riscalda il vostro scoglio, così essa illumina e ci guida attraverso il suo essere. L'umano essendo preso da passioni basse, generate dalla sua materia, dimentica che la vita è un semplice passaggio, tanto che ciascuno di voi potrà ricordarsi benissimo un male avuto ad una certa età. Al suo trapasso, però, constaterà che tutto il male non fu che un terribile sogno; giacché, quel tempo che rimane volontariamente legato ad un corpo di fronte all'infinito della sua luce non esiste".         

"Non si deve pensare e dire: perché Dio ci ha fatti nascere nel male? Ha voluto che noi vivessimo nell'amore con lui; l'umano calpesta e dimentica, ma Dio è sempre pronto a riceverlo, ed ecco la grandiosità della sua luce. Esso ci dette la facoltà di abbinarci alla materia racchiudendo in essa quella piccola scintilla pregna di amore che si chiama spirito... Quando si ha il corpo esiste il male. Io prego, prego per tutti voi, ma sarà gioia grande quando constaterete che ciò non è mai esistito. Ma perché quando abbiamo corpo, a volte, percepiamo qualcosa di più sublime? Se si percepisce qualche cosa anche quando siamo presi dal materialismo, segno evidente che vi deve essere non morte, ma vita. Dio non ci crea per darci sofferenze, tutto è stato da esso predisposto, affinché ogni gradino asceso ci porti sempre più verso di lui con gioia ancora più accesa, ma non lo raggiungeremo mai, se lo raggiungessimo sarebbe la fine. Se avessi corpo potrei mentire, come avrò mentito, ma ora il mentire non è più nella mia modesta luce, questo rimase nel corpo che non ha avuto esistenza".

(17 novembre 1946) Poco dopo la guida comunica: "Luce a voi tutti fratelli e sorelline di un tempo e di sempre. L'emanazione del vostro pensiero mi ha raggiunto in un punto X dell'infinito; ricevutala, con la velocità senza misura del pensiero sono giunta a voi. Sono felice, non felice per un illusorio contatto con la materia, ma perché facendo così posso mettermi in contatto con voi spiro-materiali". Tra una frase e l'altra di Mariol si sente sempre una voce maschile che parla sommessamente, ma non riusciamo a capire le parole. "Questo spirito che udite nella vibrazione e si dimostra, secondo voi, abbastanza eloquente, incuneandosi nel mio campo riesce con sua gioia a farvi udire frasi che percepite indistinte. Ciò è dovuto perché io ho disposto come una forza X, come un qualcosa che io posso risolvere, o meglio ancora in linguaggio figurativo e prettamente materiale, un oggetto che io sola posso adoperare. È come se uno di voi avesse il segreto di un congegno ed un altro profano volesse usufruirne". Viene domandato alla guida perché questo spirito interrompe anche la sua comunicazione. "Ma non interrompe nessuno! Chi è che interrompe? Voi spiro-materiali vedete ben diverso. Io non ho creato un campo a scopo egoistico, non esiste in noi tutto ciò che è impalcatura materiale, ho fatto così in modo di utilizzare al massimo il vostro mezzo. Voi non udite distintamente perché l'io comunicante non è in contatto diretto col mezzo; di conseguenza esso passa indistintamente il pensiero di questo spirito, e naturalmente indistinto giunge a voi il suono. Quando io per ragioni dell'infinito lascerò questo campo, la vostra nuova guida creerà un campo detto da voi variante. Per me è gioia vedere la vibrazione di gioia dello spirito che cerca di far giungere il suo pensiero a voi; ecco ora mi dà pensiero: «Vorrei essere la vostra guida per avere la gioia di dare tanta gioia a voi»".

Ecco una delle più lunghe ed interessanti comunicazioni di Mariòl: (25 novembre 1946) Dopo pochi istanti di attesa parla la guida: "Luce a tutti voi fratelli e sorelline di una volta e di sempre. Il vostro pensiero mi ha raggiunto in un punto che io chiamo X nell'infinito, ed ora eccomi a voi come una volta, con la differenza che allora avrei potuto mentire, ma ora come sapete allo stato attuale, libera da tutto ciò che è materiale, mi è impossibile mentire. Uno spirito che voi non udite distintamente mi dà pensiero di trasmettervi che è tanto felice e vi augura tanta luce e tanta salute ai vostri corpi. Esso dice: «Vorrei essere col corpo vicino a voi, sempre con voi, vorrei abbeverarmi solo alla vostra fontana. La mia vicissitudine sul vostro globo terracqueo mi è stata molto penosa, ma il mio spirito ha sempre pensato a Dio, anche quando prigioniero della materia bruta doveva lottare con la materia bruta. Sappiate sempre in tempo schivare il temporale prima delle ore dodici e non abbiate mai paura. Vi auguro tanta luce ai vostri spiriti e tanta salute ai vostri corpi. So che voi non udite direttamente la mia parola, ma per me è gioia uguale come se voi la udiste in pieno». Noi auguriamo tanta luce alla sua face, alla face dei vostri trapassati e alla face di tutti. Non è che esso provi pena così comunicando con voi, no! esso prova gioia. Vi ringrazia augurandovi che lo spirito vi sia sempre guida in tutto durante la vostra vita terrena".          

"Ho tanta gioia quando mi metto in contatto con voi, perché so che il vostro pensiero non si arresta alla parola morte, e so pure che il vostro spirito la oltrepassa credendo nell'eterna vita. Quando voi sapienti dell'aldilà vostro vi accingeste per la comunicazione con noi e vi preparaste per questo, io fui diverse volte presente; allora avevate un'altra guida. Vi auguravo che il bene vi guidasse e la salute vi conservasse la coesione da quegli acciacchi che voi chiamate male". "Ma tu – le ricordiamo – avevi anche parlato a noi!" "Non ricordo, ma se lo ricordate voi è la verità. Durante la mia illusoria vita terrena noi non ci conoscemmo mai, non fummo né parenti, né fratelli… ma ora io, libera, so soltanto che ci siamo eternamente conosciuti e perciò vi chiamo fratelli". Viene domandato se si può pensare alla divinità di Gesù. "No! No! Siamo in errore. No! Forse voi chiamate divine tutte quelle faci che sono a Dio come me e tante altre, ma è molto diverso. No! No! Soltanto pensare che Dio fu uomo sulla terra! È errato. Non bisogna confondere l'infinito con quell'uomo. Egli fu soltanto uno spirito che volle ancora provare la coesione. Trapassato che esso fu, naturalmente, è uno spirito che ha luce assai; ma non confondete la luce di fiaccola come la vostra luce materiale, essa è un puro pensiero. Durante la illusoria vita materiale fu uno che più si avvicinò a Dio. Quell'uomo della Palestina aveva, si dice, aveva una grande influenza sulle folle; egli le ammaestrava al bene perché il suo spirito aveva saputo rintuzzare la materia".         

(I partecipanti chiedono) "Ma perché in alcune sedute come le nostre, entità spirituali affermano il contrario di ciò che hai detto ora?" "Può darsi sia uno spirito che prendendo contatto come prendo io col mezzo, vada dicendo una cosa che forse non pensa neppure. Gli spiriti hanno tutti i soliti pensieri, e soltanto col contatto nuovo con la materia esternano in sonoro ciò che pensavano quando avevano corpo". Parliamo nuovamente alla guida: "Lo spirito dell'uomo della Palestina, come dici tu, si è manifestato a noi; è stato nostra guida, ma ha dato un altro nome per conversare con noi". "Ma quando lo spirito che incarnò Gesù, cioè l'uomo della Palestina, si è manifestato a voi? È impossibile". Domandiamo: "Perché Mariol dici che è impossibile?" "Scusate fratelli e sorelline, quello spirito non mi ha mai sfiorato durante la mia permanenza presso questo mezzo, dovrebbe almeno avermi sfiorato da quando vengo a voi. L'uomo della Palestina predicava a quei tempi di agire per il bene. È stato uno che durante la coesione si è avvicinato a Dio. Il suo pensiero non è stato per la materia, ma per una vita migliore. Io non ho mai sfiorato quello che pensavate. Ditemi, come si chiamava quella guida che veniva al vostro mezzo?" Rispondiamo: "Si faceva chiamare Marzo". "Una face mi ha sfiorato e risfiorato augurando luce, luce a tutti".       

Domanda: "Quando uno spirito prende corpo, prova gioia o dolore?" "La reincarnazione è stata data da Dio, è una gioia che esso ci dà. È gioia perché ci promettiamo, partendo decisamente, di operare in bene. Forse qualcuno avendo preso contatto col mezzo vi ha detto il contrario? Era il suo modo di pensare, forse, quando aveva la coesione. Non è dolore, è gioia. E quando abbiamo lasciato il corpo è gioia continua, perché nell'aldilà vostro, sia per lo spirito basso sia per lo spirito elevato, sempre il pensiero è a Dio. È come quando svegliandoci da un brutto sogno ci accorgiamo che non è mai esistito e siamo felici. Non conta quando abbiamo corpo il credere nell'uno o nell'altro modo se operiamo bene; neppure io credevo nella verità, ma operavo bene, è questo che conta. È inutile dire: io credo, sono religioso, quando non ci indirizziamo nel bene. È inutile. Dovete indirizzarvi nel bene. Prima di fare una data cosa, consigliatevi con la vostra coscienza, consigliatevi  con essa: dovrò io fare quella certa cosa? Dovete sempre dominarvi, cioè indurre la coscienza a farvi operare bene, ma per voi spiro-materiali è molto difficile".       

Domanda: "Uno spirito che nella coesione agisce male, come si trova nell'aldilà?" "Vi sarà gioia anche per esso; ma non vedrà, parlando materialmente, molto lontano. Potrà dire ad uno spirito più elevato: se io avessi la tua vista sarei felice come te. Se io potessi farvi vedere il mio corpo di una volta, vedreste un volto molto sorridente. Come dicevo prima, operate sempre in bene, ma in questo non mettetevi la credenza. Operare bene vuol dire operare con amore; operare bene vuol dire operare come vuole l'infinito. Molti che si sono tuffati nella coesione, constatando poi che quella vita non è mai esistita, si meraviglieranno di non aver agito a scopo di bene. Allora essi trapassando, non potranno vedere come molti di noi; si avvicineranno agli altri e vorranno vedere sempre di più; avranno il pensiero per arrivare sempre più vicino a Dio e per conoscerlo più intimamente. Voi avete un'effimera coesione; cercate di mettere il vostro illusorio meccanismo sulla strada del bene. Non occorre che continuamente abbiate una preghiera materiale sulle labbra, occorre che la mettiate in atto. Dico così perché anch'io ho avuto corpo come voi. La vostra forza materiale è in continua rivoluzione con la face che provvisoriamente la abita. Certamente voi non crederete a un purgatorio o inferno, questo non esiste, soltanto un continuo pensiero di avvicinarsi sempre più a Dio. In questo momento uno spirito sfiora il mio campo, si sofferma, augura luce, tanta luce e fiori azzurri a tutti con felicità immensa. Credere in Dio e nel suo grande amore. È stato altre volte da voi facendo voce; ha portato un nome per voi e dice Marzo".      

A questo nome, dimostriamo gioia per la sua presenza e la guida quasi ci rimprovera. "Ecco, ecco, vedete? Voi sobbalzate e date uno sprazzo in più alla vostra face a nominare un nome che realmente non è mai esistito. Ecco, vedete? Per gli spiro-materiali la cosa è molto diversa da noi che non abbiamo più a che fare con la materia. Non riesco a comprendere il perché di questo. Non è forse uno spirito anche colui che trapassò dopo aver commesso innumerevoli delitti? Non deve darvi la stessa gioia come a nominare Marzo? Non riesco a comprendere come voi… Già, ma voi avete corpo! È molto diverso! Un altro spirito sfiora il mio campo e dice: «Tanta luce a tutti, sono felice della vostra fede, la fede che a me ha giovato. Luce a tutti»". Domanda: "Dato che nella vita spirituale esistono diversi gradi di elevazione, vi vedete ugualmente sullo stesso piano?" "Non c'è la vista, non potete capire voi che siete nella materia. Io sfioro e sono sfiorata. Uno spirito più elevato che sta in contatto con me, non lo vedo, ma lo sento; questo sì, ma tutto nell'amore uguale. Ora ho tolto. Avevo forzato un po' troppo ed ora il mio campo è già stato spento. Luce a tutti".

(2 gennaio 1947) "Luce a tutti voi fratelli e sorelline di una volta e di sempre. Vi auguro luce che vi illumini sempre, affinché lo spirito, libero da una illusoria vita terrena, ritorni al Padre, che è uno per tutti. Vorrei esplodere tutta la gioia che ho per voi, spiro-materiali. È con gioia che intercetto il vostro pensiero, e con gioia superlativa giungo a voi, prigionieri di una coesione che non esiste; appare reale perché lo spirito è abbinato alla materia, e quantunque esso si richiami sulla strada di partenza, viene offuscato continuamente dalla coesione, che è una forza negativa in contrasto con quella positiva, che è lo spirito. È bene pensare allo spirito che posa su delle fondamenta di armonia infinita. Quando poi trapassati ci accorgeremo che esiste una vita continuamente maggiorata di gioia, sarà allora che constateremo che la vita terrena non è mai esistita. Perché cercammo di mettere il male dove doveva stare il bene? Perché non guardammo in alto, oltre le stelle piene di palpito e di armonia? Perché non tergemmo una lacrima dall'occhio del fratello? Perché credemmo che con la parola morte cessasse tutta la vita? Che scopo aveva il tutto? Chi si nascondeva dietro il sipario calato sui nostri occhi, che erano lusingati con dei miraggi? Ecco che un giorno ci renderemo conto di tutto. L'Infinito non tiene rancore come gli spiro-materiali: perdona sempre. E la coesione non è che l'ha concessa per le sofferenze, perché esse non esistono: è per avere una maggiore gioia che conquisteremo piano piano. Sarà gioia al nostro trapasso anche se avremo operato male, perché ci troveremo nelle braccia dell'Infinito; ma è bene che sappiate che questa gioia ci viene data in relazione alle azioni compiute. Colui che ha agito in bene si sentirà vibrazione in più e sentirà in più quel Tutto che regge e governa".

(9 marzo 1947) "Luce a voi tutti fratelli e sorelline di una volta e di sempre. Tanta luce anche dallo spirito che in questo momento invade il mio campo. Esso dice: «Vorrei avere questo campo e comunicarvi con la voce del tempo che ho passato sulla Terra. Tenete il corpo sano e servitevene per il bene». L'Infinito, che l'umano chiama Dio, in lingua italiana, ha voluto crearci una gioia infinita. Non vi è castigo. Non vi è odio. Tutto è pace. Tutto è scaturito dal grande amore di esso. Non è che la materia che ci inganna: essa cade ora di fronte al nostro io libero e con grande rincrescimento ci domandiamo perché durante la nostra vita col corpo abbiamo agito diversamente da come ci eravamo proposti partendo. Perché non ci siamo soffermati mai ad interrogare il nostro spirito, togliendoci dal dubbio del nulla che attanaglia l'umanità? Eppure, come è semplice ora! La parola fine non esiste, se esistesse dovrebbe essere rimasta alla parte materiale. Ricordate che siete partiti per comandare la materia. Io durante la mia vita non ho agito come dovevo, ma ho terso una lacrima dall'occhio del fratello ed ho fatto sorridere un volto rattristato".

(12 giugno 1947) "Luce a tutti voi fratellini e sorelle di una volta e di sempre. Eccomi come sempre tra voi, a congiungere le nostre disparate rive, in un contatto di amore e di gioia reciproca. Il vostro pensiero, come sempre, mi ha raggiunta in un punto che dico X perché mi è impossibile darvene ubicazione esatta. È un punto diverso da quelli del vostro pianeta. Ringrazio continuamente l'Infinito, che non ha posto una barriera insormontabile tra voi materiali ed io libera dal peso materiale. Io gioisco, dando vibrazione in più, tramite questo nostro mezzo. Il mio pensiero si manifesta a voi in suono ed ho gioia immaginandolo. Di questo suono percepisco solo una vibrazione rosa, che partendosi dal mezzo si propaga e inonda fuori dal centro. È questo che colpendo i vostri organi uditivi, vi fa viva la voce che faceva il mio corpo un tempo. Io, questo non l'odo, lo immagino ed ho viva gioia pensando l'effetto che si ripercuote in voi. Non so però se vi giunge distinto od in un suono che vi possa fare impressionare. Tutto questo non è meravigliosamente strano, è meravigliosamente reale".

(16 settembre 1947) "Cari fratelli e sorelline di una volta e di sempre, vi ringrazio di nuovo dei vostri pensieri: se voi mi pensate segno evidente che il vostro io non si è incagliato nella vita terrena. Eppure sapete che non ho corpo e che ho vissuto un attimo inesistente come voi lo vivete ora. Dunque io non ho corpo, ma esisto. Un altro spirito sfiora questo mezzo ma non mi dà pensiero. Forse non si è accorto neppure del nostro contatto. A volte mi penso con il corpo; e questo avviene quando sono in contatto con il mezzo che si presta. Ecco, vorrei provare per un attimo quello che voi provate in questo momento. Chissà quale strana e diversa impressione avrei provato con il corpo se avessi assistito ad una manifestazione spiro-materiale. Dico così, ora, perché chiedendo con amore sono costretta a gettare un ponte sulla nostra riva apparentemente materiale. L'Infinito ci dà corpo per una gioia così infinita come noi la desideriamo. Ecco perché io, cari fratelli e sorelline, vi dico che è bene tergere una lacrima dall'occhio altrui, è bene far fiorire sorrisi sui volti tristi; è bene, molto bene, aiutare chi stenta a camminare. Non fate che i vostri sensi stendano un fitto velo sul vostro io! E un giorno comprendendo il tutto avrete gioia... Non date soverchia importanza al male, ma quando vi trovate nei momenti difficili pensate a Dio e a voi. Vi ringrazio tanto e prego per voi con preghiera di puro spirito. Vorrei ancora per un attimo riprendere il corpo che avevo una volta per udire il vostro contatto, per un attimo e poi ritornare al mio stato vero. Curate il vostro corpo. Amatevi con gli spiriti. Non temete e pensateci".

(1 marzo 1948) "Luce a tutti voi, fratelli e sorelline di una volta e di sempre. Ancora una volta, colpita dal vostro pensiero che non conosce ostacoli, giunta da un punto che io dico X, sono a voi per portarvi in suono il pensiero che non è intralciato da una illusoria coesione. Voi, in perfetta armonia di attesa, ci desiderate; grazie dei vostri pensieri. Poco fa, o forse in questo istante, non potendovi dare una cognizione di tempo perché questo è cosa che non esiste, ho percepito, cioè so a sicuro, che due di quelle stelle che voi chiamate mondi sono scoppiate. Naturalmente ho pensato subito a voi, ed ho percepito che il vostro stato era quello che è ora. Non crediate però che io abbia pensato voi come ad avere dispiacere dell'accaduto, perché tutto è naturale e pieno di amore nelle spire di questo infinito che voi chiamate, mi sembra, Dio. Vi ho pensato, e nello stesso istante vi ho sfiorato ed ho cercato di farvi percepire il mio stato ed io di percepire il vostro".

(18 novembre 1948) "Luce a tutti voi fratelli e sorelline di una volta e di sempre. Giunta da un punto X dell'infinito sono a voi tramite il vostro armonioso pensiero. Questo mi ha condotto fino al vostro punto. Vi ringrazio, non di cuore, ma di spirito, dei buoni pensieri che avete per me. Quando questi mi colpiscono in un punto che non so mi sento attratta da un meraviglioso fluido che non conosco e sono costretta a sfiorarvi. Ma non crediate che questa obbligazione mi dia peso; tutt'altro! È gioia, gioia diversa che si prova soltanto al nostro stato e che voi proverete un giorno. Ho forzato in più il vostro mezzo che gentilmente si presta perché una vibrazione scaturita all'improvviso ha colpito questo campo che io ho creato con amore chiedendo a Dio. Non so se la vibrazione deriva da un vostro volontario suono o se è una vibrazione estranea. Il fatto è che incidendo direttamente il campo, questo è sottoposto ad una vibrazione che colpisce il nostro mezzo che gentilmente si presta, e di conseguenza vibrando si ha una continua ripercussione che tende a riportarlo allo stato di prima, cioè a svegliarlo. Questa vibrazione che voi non percepite sarebbe ai vostri occhi un colore giallo vivo. Io non la vedo con gli occhi, ma approssimativamente il colore è quello. Ora di nuovo si accentua incidendo ancora il campo che con amore ho chiesto. Il suono risuona così..." (Udiamo distintamente il rumore della vibrazione estranea che attraversa il campo creato dalla guida).

(21 febbraio 1951) "...Uno spirito ha un nome come Amedeo. Entra nel mio campo, che con amore ho chiesto, e mi dà vibrazione; dice che è già stato tra voi, ma non sa raccapezzarsi circa la data. Mi prega insistentemente con amore di metterlo in contatto con voi. Dice che su un'altra terra come la vostra si fa ricerca di voi. È stato come continuamente interpellato con amore. Dice che essi vogliono sapere se a voi è giunto qualche cosa che ha turbato il vostro sistema: una grande esplosione di luce, non si sa di che colore, è stata inviata a voi. Voi dovete rispondere qual è il colore di questa luce. Se vi è giunto il segnale, per piacere dovete comunicare con loro. Esso dice che voi capite tutto. Dice ancora: una luce che viene da voi e vi fa un colore, forse in un punto. Una luce che non fa male, forse come un faro. Dà ancora pensiero: tanti saluti dai fratelli di un altro... voi capite. Amedeo vi augura luce tanta e vi ringrazia". (Alla domanda dello spirito di Amedeo rispondiamo che abbiamo capito tutto, e che ancora nessun segnale si è a noi palesato da parte dei fratelli dell'infinito). Da questa data il tema dei Fratelli dell'infinito ritorna con una certa frequenza nelle sedute, pur se in modo piuttosto ripetitivo.


 

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