Storia di un medium italiano: sesta parte

 

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Comunicazioni della guida Marzo Veritieri

Come risulta dai verbali, fino al 1939 si manifestarono tre entità alle quali i partecipanti riconoscevano il ruolo di guida, cioè di entità di elevato livello avente la funzione di presiedere al corretto svolgimento delle sedute, di vegliare sul benessere del medium e dei presenti e di rendersi garanti delle buone intenzioni delle altre entità che si manifestavano. Le guide erano dunque presenti ad ogni seduta: in genere erano le prime a manifestarsi e decidevano quando la seduta doveva terminare. I partecipanti le consideravano come amici e protettori. Due di queste guide, che si facevano chiamare Marzo Veritieri ed Amato Cellini, erano spesso presenti contemporaneamente, e si manifestarono fin dalla prima seduta a voce diretta registrata nei verbali (quella del 20 maggio 1938). Queste due entità si erano già manifestate, come si è visto, nel periodo delle sedute esclusivamente tiptologiche. Una terza guida, chiamata Luciano, venne presentata da Amato, nella seduta del 9 novembre 1938, quale guida nell'aldilà di Boris Chiti, deceduto nell'incidente motociclistico di cui abbiamo detto nella quinta parte. Nella seduta seguente (14 novembre 1938), Luciano prese il posto di Amato (che tuttavia continuò a manifestarsi ancora per qualche mese), per svolgere il suo ruolo di guida fino all'interruzione delle sedute alla fine del 1940 per la partenza del medium, richiamato sotto le armi a causa della guerra.

Dei fenomeni prodottisi per opera di Marzo ed Amato abbiamo già fatto cenno. Molte pagine dei verbali sono inoltre dedicate alla trascrizione delle comunicazioni di queste guide, anche se Ravaldini riteneva che quanto era stato trascritto rappresentasse solo una parte di quanto venne effettivamente comunicato. La guida Marzo aveva una voce dolce ed un tono affettuoso ed amichevole. Nella conversazione registrata nel 1973 i Chesi, rievocando quel periodo, affermavano che per loro la voce di Marzo era così dolce ed amorevole da non poter essere paragonata a nessuna voce umana. I partecipanti, ed in particolare i membri della famiglia Franchi, dimostravano nei confronti di Marzo un sentimento come di venerazione. Le comunicazioni di quest'entità avevano spesso un carattere edificante, e solo occasionalmente facevano riferimento ad eventi del mondo fisico. Il 20 maggio 1938: Marzo parla di una poesia la quale molto si avvicina alla definizione di «Chi è Dio», e la recita più volte onde ci sia facile ritenerla e trascriverla. All'interno del quaderno dei verbali, su un foglietto separato, è stata inserita la seguente poesia dattiloscritta, intitolata Che cosa è Dio.

Nell'ora che nel bruno firmamento
Comincia un tremolio
Di punti d'oro, d'atomi d'argento,
Guardo e domando: dite o dolci stelle,
Dite: che cosa è Dio?
È luce, mi rispondono le stelle.

Quando all'april la valle, il monte, il prato,
I margini del rio,
Ogni campo dai fiori è festeggiato,
Guardo e domando: dite o bei colori,
Ditemi, cosa è Dio?
Bellezza, mi rispondono quei fiori.

Quando il tuo sguardo innanzi a me scintilla,
Amabilmente pio,
Io chiedo al lume della tua pupilla:
Dimmi, se il sai, bel messagger del core,
Dimmi, che cosa è Dio?
E la pupilla mi risponde: Amore!

A parte qualche dettaglio, si tratta del testo di una poesia del poeta Aleardo Aleardi (1812-1878). Il 5 giugno 1938: Si manifesta Marzo con la sua voce tanto dolce e dice che prega affinché la materia non vinca lo spirito. Ed il 9 giugno seguente: Si manifesta Marzo e ci dice che i colpi che sentiamo (tiptologia) non sono prodotti con le dita, ma sono vuoti nell'aria dell'emanazione dei fluidi che manda a noi Mercurio. L'ectoplasma, dice Marzo, serve a noi per incollare gli atomi di materia che sono nell'aria, così abbiamo le materializzazioni. Al vostro trapasso, quando cadrete in incoscienza, vedrete la strada fatta e quella da fare; allora bisognerà credere per forza, il credere allora è necessario come il nutrimento per il corpo. Come affrontare l'ignoto, l'Infinito, chi non ha mai creduto? Allora cerchiamo di reincarnarci per operare bene, ma la materia a volte ci vince e peggioriamo ancora. Per migliorarsi da spiriti occorrono milioni di anni. Prosegue Marzo: "Con la fede tutto si ottiene. Qualcuno si può domandare: perché Dio ci ha fatti nascere? Non poteva tenerci sempre con sé? Il saper questo è vietato per legge di Dio. Si nasce per volere dell'Infinito. Dio ci mette nel male, che è la materia, per trarne del bene che è lo spirito, e ci dà questa prova per poi ritornare a lui. Ricordate che Dio ha dato piena libertà tanto nel credere che nell'operare".

Il 12 giugno 1938 si svolse a Firenze, per iniziativa di un medico che aveva partecipato alle sedute di Castelfiorentino, una riunione alla quale parteciparono anche alcuni studiosi che volevano verificare i fenomeni prodotti dal medium. I verbali così ne riferiscono: Si manifesta Marzo e parla della vita che è eterna; dice che tutti siamo reincarnati e facciamo una evoluzione infinita. Parla del medio che è molto forte, e dice ancora che l'ectoplasma serve per le materializzazioni. Dice che il cervello riceve elettricità per mezzo dell'albero della vita come un parafulmine, e anche là succedono degli scoppi. Questa corrente si riceve da due stelle che non sono abitate: una di queste manda vibrazioni semplici, l'altra le manda doppie. Dice che anche la nostra dinamo serve a trattenere queste vibrazioni. Ora viene domandato a Marzo se si vuole materializzare perché avrebbero molto piacere di vederlo, e lui risponde: "Io mi farò vedere agli amici di Castelfiorentino che amo tanto; dopo si vedrà". (Qualcuno chiede) "Si potrebbe costruire una macchina come il medio?" "Io credo di no. Noi non possiamo saper tutto, ma solo quello che ci è permesso. E dire che voi, a volte, vi mettete in testa di arrivare a cose che neppure noi le sappiamo spiegare; vi sono troppe leggi nell'infinito". Al termine di questa seduta Marzo continuò a parlare anche mentre si proiettava della luce rossa sul viso del medium, per provocarne il risveglio. Diversi partecipanti furono così in grado di osservare la bocca di Urbino, assolutamente ferma, e di udire contemporaneamente, nell'aria, la voce di Marzo.

Ecco una serie di comunicazioni di Marzo, con la data delle sedute verbalizzate: (20 giugno 1938) Si manifesta Marzo e ci ripete la preghiera che Gesù Emanuele faceva all'Infinito: "Padre nostro che sei nei cieli, tu che tutto vedi e tutto puoi, tu esisti, lo so, è il mio spirito che mi dice che tu esisti, e ti amo. Da te, o Padre, veniamo e a te dovremo ritornare; fai che camminiamo nella via del bene affinché, lasciato il corpo, possiamo avvicinarci sempre a te che ci hai creati".

(5 luglio 1938) Parla Marzo: "Non per lodarci, perché da noi non esistono lodi, ma gli spiriti molto alti si possono contare sulle dieci dita. Ho sfiorato una luce che mi sembrava di sfiorare Dio stesso. Per leggi dell'Infinito, io dovrò assentarmi. Una stella miliardi di volte più grande del sole emette raggio azzurro; ci sono ancora due stelle più grandi e più belle che parlano proprio di Dio. L'isolamento del raggio rosso porterà a guarire certe malattie, ma quando sarà l'ora, nulla varrà per restare nel corpo".

(12 luglio 1938) Si manifesta Marzo, e dice: "Pensate almeno una volta al giorno all'Infinito che voi chiamate Dio e che è lo stesso. Non pensate sempre perché farebbe male al vostro cervello. Quando lo pregate, adoprate poche parole dette dallo spirito: mio Dio, tu esisti, lo so, me lo dice il mio spirito; io ti prego, dai sempre luce a tutti i miei trapassati attirandoli sempre più a te e spandi su loro la luce azzurra che purifica. Io, dopo il mio lavoro, mi inoltravo da solo nella campagna contemplando, abbracciavo le piante e carezzavo le messi; molto fissavo le stelle che parlano di Dio. Guardate anche voi le stelle e spesso vi incontrerete quegli occhi che molto le contemplavano. Voi domanderete: Perché si nasce? Si nasce per il volere di Dio che vuol trarre il bene dal male; ché ogni spirito nella materia subisce la prova nel credere e nell'operare. Dio è sapienza, e come il babbo perdona il figlio che ha fatto male una cosa e glie la fa fare ancora tante volte finché la fa bene, così Dio ci rimette alla prova con la reincarnazione finché non abbiamo operato bene. Ma cosa sono settanta o più anni di fronte all'eternità? È la materia che passa, non il tempo".     

"Quando abbiamo operato male, al trapasso occorre avere molta guida che ci consiglia a reincarnarci aiutandoci. Allora diciamo: io mi reincarno per fare del bene e voglio farlo in tutti i modi. Tutti siamo reincarnati per fare il bene, ma la materia a volte vince e si peggiora ancora. Lo spirito incarna sempre persone, mai cose né animali inferiori". Continua a parlare Marzo: "Un altro dirà: perché Dio non ci ha tenuto sempre con sé senza queste alternative? Questo non lo so neppure io, solo lui lo può sapere. Noi veniamo da una grande luce dalla quale ci stacchiamo come si staccano tante scintille dal ferro arroventato di un fabbro quando lo batte. Se non esistesse la vita eterna, sarebbe come se il sole, che è la stella della vita, ci rifiutasse la sua luce, e questo sarebbe una mostruosità. Ma in verità io vi dico che Dio esiste; non si può mai sbagliare quando si ha per guida la verità stessa. Se a un cane gli gettiamo un osso spolpato che a noi non serve, lui ci guarda, ci fa festa e ci scodinzola in segno di gratitudine. Noi invece, che da Dio tutto ci viene dato, lo neghiamo, lo trattiamo male. Teniamo bene in mente queste quattro cose: Dio è Amore, Bellezza, Sapienza, Luce. Un fiorellino che nasce dentro una siepe in un punto dove non può entrare nessuno, né punti occhi possono guardarlo, che ci nasce a fare? Nasce, e cresce e fiorisce per ringraziare il suo creatore; non per voi. Al vostro trapasso pensate all'Infinito e a noi. Io non ho avuto bisogno di guida; quando essa arrivò, io ero già al mio posto. Luce a tutti".

(23 agosto 1938) Dopo qualche momento udiamo l'amorosa voce di Marzo che ci saluta: "Amici, luce a tutti". Indi dice che è stato assente da noi per leggi dell'Infinito e ci parla di ciò che noi chiamiamo elettricità: questa viene da Giove e da Mercurio. Questa corrente, che non ci sono ostacoli per trattenerla, serve all'infinibilità della materia. L'incontro di queste due correnti dà origine alla vita; anche il nostro albero della vita che ha sede dietro al cervello, riceve queste due correnti, ed ivi avviene la scarica e lo scoppio come su un parafulmini. Quindi Marzo continua: "Il fulmine che succede fra le vostre nubi, è causato da due correnti contrarie di Giove e di Mercurio, le quali incontrandosi danno origine a nuova energia; se le correnti sono di uguale natura, si immedesimano. Un uomo che si chiama pazzo, è così perché ha l'albero della vita un po' alterato che non può ricever bene. Come già dissi, c'è una stella miliardi di volte più grossa del sole, che emana raggio azzurro, e questo raggio serve a noi. Ve lo dico perché io sono un'entità molto elevata, e le entità molto elevate si contano sulle dieci dita; questo, non per lodarmi, perché da noi non esistono lodi. Gli animali hanno soltanto la vita, mentre l'uomo ha anche lo spirito che è genio e capolavoro dell'Infinito. Luce a tutti: raggio azzurro al vostro spirito e raggio rosso al vostro corpo. Se, come già dissi, poteste isolare quel raggio che viene dal sole, molto farebbe bene ai vostri corpi. Luce".

(6 settembre 1938) Marzo si manifesta: "Luce a tutti; non badate se la mia voce diminuisce; sono le nour basse, essendo queste oscillanti. Quella che voi chiamate pazzia non è altro che corrente ricevuta male. Quelli che voi chiamate scienziati, quanto più studiano e più si allontanano dal vero; solo con la fede tutto si ottiene perché Dio ha dato tutto. La fede non si insegna, ma si ha. Quelli che non hanno mai creduto, in una notte stellata guardano il firmamento e dicono osservando: «Che grandezza!» A dire questa parola è come dire Dio. Al loro trapasso bisognerà che credano per forza di cose; allora il credere sarà loro necessario come lo è ora il cibo per il vostro corpo. Dio perdona sempre, pure rimettendoci alla prova come fa il maestro che vede lo scolaro piangere perché ha sbagliato il compito, lo accarezza, lo incoraggia, gli strappa il foglio del compito sbagliato e lo mette a rifarlo. Il fatto degli spiriti più alti o più bassi non è un'altezza, ma è vibrazione più o meno. Dio è Amore, Bellezza, Sapienza e Luce. Io vi ripeto sempre le stesse cose perché vi fanno acquistare luce. Lo spirito che solo all'uomo è stato dato è il capolavoro dell'Infinito. Luce a tutti".

(12 settembre 1938) Si manifesta Marzo: "Amici, luce a tutti anche ai non presenti e ai nuovi venuti. Io vi ripeto qualora vi doveste trovare a cose difficili nella vita, anche se il vostro corpo patisse per lungo tempo, non imprecate mai; questa infinità di mali ci sono per leggi che l'Infinito ha messo. Bisogna sempre sopportare pensando all'Infinito che è Dio. Nella materia che è male, Dio prova tutti gli spiriti pesando il bene e il male che ciascuno ha. La morte repentina è causata dall'interruzione della ricezione dell'albero della vita che non trattiene più la corrente che viene da due astri. La morte che viene ad un bimbo robusto per una piccolezza qualunque, è perché ha compiuto il suo ciclo sulla Terra. Certa corrente è ricevuta anche dalla Terra; la formazione di diamanti etc. è dovuta a questa corrente che porta sempre con sé degli atomi di certa materia, e parte dei quali restano alla superficie terrestre, mentre altri penetrano all'interno formando minerali. Il colore azzurro che voi vedete guardando il cielo, il mare e i monti in lontananza, domandate alla scienza che cosa è che produce questo azzurro, e vi risponderà che è la gran massa. Invece pensate che un grande astro miliardi di volte più grande del vostro sole emana raggio azzurro. Ricordate che io, per voi, sono Marzo Veritieri: Marzo mese che tempra, Veritieri che deriva da veritas. Mi dispiace, le nour della parte destra sono basse, non badate se la mia voce si allontana. Queste cose non chiamatele fenomeni, ma realtà dell'aldilà. Facendo giurare sulla luce suprema le entità basse, bisogna che parlino di verità, perché altrimenti, proprio in nome della verità, sarebbe come negare Dio. La nostra luce è vibrazione; la mia luce è vibrazione superiore a tante altre vibrazioni che mi permette di vedere da dove scaturisce il raggio azzurro. Quando ci pensate, nell'attimo che state pensando, noi vi sfioriamo. Noi non siamo con voi soltanto quando sentite la nostra voce; anche i vostri trapassati sono spesso con voi".

(4 novembre 1938) Marzo ci saluta: "Amici, luce a tutti; voi avete sempre fede, e solo questa ci vuole. Noi siamo sempre nelle leggi dell'Infinito. Anche se incarnato, uno spirito può sentire il pensiero, avvertendo come una certa malinconia che lo purifica. Con l'amore si risolve qualsiasi problema. Ricordate che nelle sedute bisogna stare come si deve; chi ha sonno vada a dormire; chi crede, crede; chi non crede, luce al suo spirito. Se avesse dovuto dirvelo Amato avrebbe detto in altro modo, ma a me non piace. Luce a tutti, anche ai non venuti".

(20 novembre 1938) Manifestazione di Marzo: "Amici, luce a tutti. Quando eri al tavolo li chiamavi fenomeni; chiamateli invece realtà dell'aldilà. Non si può dubitare quando si ha a guida la verità stessa. Ricordate che c'è libertà negli uomini tanto nel credere che nell'operare; al loro trapasso se ne accorgeranno. Quando io vi regalai quei sassi, fu un regalo solo a voi: tienili chiusi, Gino; niente pubblicità se ti sono cari. Un genitore buono che abbia due figli, uno bello e l'altro brutto, non fa distinzione di affetto fra loro, ma li ama tutti e due di uguale amore. Così fa Dio verso tutti, e così facciamo noi entità. Anche voi, non amate solo il bello, ma anche il brutto. Del medio non dubitate mai, è nelle nostre mani, se le avessimo. La seduta fatela quando volete; basta che mettiate il vostro pensiero nella macchina e noi veniamo".

(2 gennaio 1939) Marzo: "Amici, luce a tutti. Era da tempo che non mi sentivi perché ero dietro le leggi dell'Infinito, leggi belle che gli uomini non hanno fatto. Da voi viene un altro con nome Luciano che è molto buono, e che ho conosciuto ai miei tempi. Si è reincarnato molte volte, ma si ricorda solo dell'ultima incarnazione perché, appunto, solo dell'ultima ci ricordiamo. Ricordate che quanto più lo spirito sta nella materia e più si perfeziona. Noi non abbiamo né lunghezza, né larghezza; abbiamo l'Infinito, e per tempo, l'eternità. Quando uno è trapassato e che non ha assistito a sedute vere come queste, si trova come stordito; cerca di fare le sue abituali cose e non vi riesce, ed è allora che ha bisogno di molta guida per rendersi conto. Questa guida può arrivare subito, o anche dopo un giorno, come voi contate, e allora si accorge che non ha tanta luce. La vibrazione scaturisce dal corpo al momento del trapasso. La mia luce mi fa vedere come vedete voi; per me non esiste neppure l'atomo, come chiamate voi, e vedo il riformarsi della materia. La vostra Terra la vedo trasparente come voi vedete una nuvola. Agite bene, e ne avrete una ricompensa. Vi farò vedere anche come il medio riceve. È trapassato uno che era a capo di un circolo di Roma e si è reincarnato circa quaranta giorni fa". Viene riferito a Marzo che il proposto di Castelfiorentino, quando ha saputo che si tenevano queste sedute, ha predicato e fatto predicare contro spiriti e spiritisti riportando in ballo la ormai troppo sfruttata favola dell'intervento diabolico, e Marzo ha così risposto: "Amico, il prete è sempre esistito fino dai tempi più remoti, ed è sempre lo stesso. E che cosa vuol parlare del diavolo, se il diavolo è proprio lui? Leggete il vangelo che, per quanto imbrogliato, pure racchiude sempre qualcosa di buono, e non fate come insegnano quei cenci neri. Fate sempre del bene, perdonate chi vi offende. Amatevi l'un l'altro, come io amo voi. In verità vi dico che vi riconosceranno per miei discepoli se vi amerete a vicenda; proprio così. Stasera un fluido va poco; insistere ancora sarebbe delitto, cesserebbe la sua ricezione. Luce a tutti". L'affermazione finale: vi riconosceranno per miei discepoli se vi amerete a vicenda, risulta piuttosto sorprendente se riferita a Marzo: probabilmente si tratta di una citazione tratta dal vangelo da parte dell'entità.

(24 gennaio 1939) Marzo: "Amici, luce a tutti. Come già vi dissi, il momento del trapasso non è doloroso; è come uno svenimento, uguale; e quando uno crede di riaversi da questo svenimento, è già trapassato ed è più vivo di prima; proprio così. In pura verità vi dico che neppure il vostro corpo muore, ma ritorna materia prima per dar vita ad altri corpi per mezzo delle belle leggi dell'Infinito. Tocca al babbo ed alla mamma ad insegnare ai bambini ad essere amorosi e sapienti". (In un momento di pausa viene apportato un vaso con fiori che una mano invisibile porge dal mezzo delle tende, mentre udiamo la voce di Marzo che dice: Prendi pure). Marzo: "Pensate che molto addietro siete ritornati, ma quel che ho promesso mantengo; a me è sempre piaciuto dire la verità. Ai tempi che voi chiamate molto addietro, credevano più di voi; salutavano la luce al sorgere del sole, e pregavano al tramonto, ed erano più vicini alla verità. Ora dite di avere progredito, ma invece siete pieni di odio e di ambizione. Eppure Dio è tanto buono che al vostro trapasso non permetterà che vi perdiate nell'infinito, ma avrete la vostra guida che darebbe la sua luce per non vedervi soffrire. Sentite che amore esiste fra noi! Ora vado; luce a tutti". In questa seduta, dopo molto tempo, si verifica un fenomeno di apporto.

Questa è l'ultima comunicazione diretta dell'entità Marzo riportata nei verbali, ma Ravaldini riferì un altro interessante episodio, che ebbe Marzo come protagonista: «L'attenzione premurosa che questa guida aveva nei confronti dei miei, mai mancava di manifestarsi. Era l'amore che veniva messo in atto, si capiva benissimo, da un essere superiore. Ma tutto era fatto con semplicità. Noi bambini dormivamo in camere poco distanti da quella in cui si tenevano le sedute e le porte rimanevano sempre aperte. Una sera, mentre Marzo parlava, mio fratello si svegliò e cominciò a piangere. I partecipanti erano tutti seduti ed intenti alle parole della guida. Mia madre chiese a Marzo il permesso di potersi alzare ed assentarsi per poco tempo, non solo perché il suo bambino si era svegliato, ma anche perché uscire dalla stanza avrebbe potuto disturbare, dato che molte persone assistevano alla seduta, e interrompere quell'armonia di pensieri che è tanto necessaria durante la riunione. Marzo rispose: "Vado io". Il bimbo quasi subito smise di piangere e forse si addormentò. Marzo riprese a parlare e la seduta continuò. Dopo un po' di tempo mio fratello cominciò a piangere nuovamente. Marzo interruppe il suo dire e dal pianto placato del bambino tutti ritennero che egli avesse in qualche modo provveduto. Subito dopo però disse: "Ora il bimbo vuole la mamma. Vai pure". Mia madre trovò il piccolo sveglio, ma silenzioso».

Ho riportato le comunicazioni di Marzo (così come ho fatto e farò per le comunicazioni di altre entità) esattamente come risultano dai verbali, astenendomi dal commentarle, dato che la mia intenzione è quella di trasmettere un'utile ed importante documentazione. L'assenza di commenti non implica però una mia adesione acritica nei confronti dei contenuti delle comunicazioni stesse. Nel caso dell'entità Marzo, per esempio, la mia impressione è quella di trovarmi di fronte ad un singolare insieme di pensieri e di esortazioni di natura morale o etica, mescolati a bizzarre e fantasiose affermazioni prive di fondamento in merito ai fenomeni della realtà fisica.

Comunicazioni della guida Amato Cellini

Le annotazioni riportate nei verbali relative alle comunicazioni di Amato sono numerose, ed in merito al contenuto, possono essere grosso modo divise in tre gruppi: comunicazioni di argomento cosmico, storie della vita di Cristo e di Simon Pietro, e comunicazioni di altro genere. Per quanto riguarda la voce di Amato ed il tono del suo discorso ecco quanto riferiva Ravaldini: «Amato… si manifestava con una forte personalità che rivelava un uomo di azione, dotato di volontà non comune. Il suo parlare incuteva rispetto per un certo tono autoritario, ma da esso traspariva ugualmente quella bontà e quell'amore che tutte le entità guida dimostrarono di possedere. Un particolare aveva la sua voce: parlava un italiano corretto, ma quasi sillabando ogni parola».

Comunicazioni di argomento cosmico

Si tratta di comunicazioni di un genere affine a quello che oggi definiremmo fantascienza (lo stesso si può dire per alcune comunicazioni di Marzo). Il 22 maggio 1938: Si manifesta pure Amato il quale dice che ci sono due astri che mandano a noi delle vibrazioni a settemila il millesimo di secondo e vengono accumulate dal nostro corpo facendo poi agire i nostri nervi. Queste vibrazioni sono sempre esistite e servono anche per i metalli della Terra. Quando le correnti di questi due soli trovano, ossia, incontrano sulla Terra correnti contrarie, succede il fulmine.
Il 24 maggio vengono forniti altri particolari: Si manifesta Amato e ci parla molto di certe stelle. Dice che su Venere ci sono degli abitanti come sulla Terra, soltanto di colorito un po' più rossiccio, ma sono più progrediti di noi; anche lì fanno sedute come facciamo noi ed hanno i medium come abbiamo noi sulla Terra. Gli abitanti di Venere lavorano un'ora o due al giorno, essendo molto lavoro compiuto da macchine che sono messe in moto da certa corrente elettrica che viene captata da delle antenne fatte di un metallo che sulla Terra non si trova. Seminano e raccolgono il grano e fanno il pane come facciamo noi. Vi sono molto meno malattie che da noi. Anche Venere ha avuto il suo passato. Anche voi, dice Amato, sulla Terra arriverete presto a queste cose.
(26 maggio 1938) Amato parla ancora dei due astri che emanano raggi necessari alla vita del nostro corpo. Ripete che su Venere c’è vita e che questa fede è molto più sviluppata che qui… Marzo e Amato salutano: "Luce allo spirito e raggio rosso ai corpi".
Il 1° giugno 1938 l'argomento viene ripreso: Si manifesta Amato Cellini che dice: "Prima, sulla vostra Terra che è molto più vecchia di Venere, il clima era molto più dolce perché ora i raggi cosmici emanati da Mercurio vanno scomparendo perché Mercurio sta per essere riassorbito dal Sole. Dalla stella Venere, le stelle si vedono di più colori, e la vostra Terra sulla quale puntano i loro telescopi, appare agli abitanti di Venere molto lucente. Vi è una stella che io chiamo la stella della vita, e sopra a questa si vede come una striscia ferma formata da tante stelle in fila, molto lucenti; ma i vostri telescopi non arrivano a vederla".
Due accenni anche il 26 ed il 28 giugno seguenti: Amato parla del sole che chiama la stella della vita, e dice: "Se voi poteste isolare il raggio rosso, molto bene farebbe all’umanità; è facile con due spettri. Lo zucchero fa molto bene; attira raggio rosso. Giove e Mercurio non sono abitati; inviano anche alla Terra, come a Venere, elettricità e la inviano anche ad un’altra stella che ha pochi abitanti".
(30 luglio 1938) Amato fa un disegno che accenna a come operare per ottenere l’isolamento del raggio rosso, ma non dà spiegazione definitiva sul come operare.
(15 agosto 1938) Amato continua ancora dicendo: "Il raggio rosso è un fluido molto grosso e a noi fa male, ma fa bene ai corpi; a noi fa bene il raggio azzurro".
(18 agosto 1938) Sentiamo la voce di Amato, il quale ci parla del meraviglioso astro che emana raggio azzurro, e dice che su questo astro vi sono fluidi tanto sottili che non possiamo conoscere.
Infine, il 26 dicembre 1938: Amato: "Luce azzurra e raggio rosso ai corpi. Lasciate stare quel raggio".

Storie della vita di Cristo e di Simon Pietro

(5 giugno 1938) Con tanto piacere di tutti i presenti si manifesta Amato che tiene a parlare di Simon Pietro che conobbe ai suoi tempi. Ha così inizio un corpus sostanzioso di comunicazioni relative ad episodi della vita di Cristo, con qualche accenno anche a quella di Pietro. E se nei verbali molte pagine sono occupate da queste comunicazioni, è probabile che varie altre cose, non trascritte, siano state dette. Non vi sono altri accenni storici alla personalità terrena di Amato, al di là di questo in cui si dichiara contemporaneo di Pietro. Per tornare alla seduta del 5 giugno, ecco quanto viene riferito da Amato: Pietro conobbe il Maestro a 30 anni e trapassò a circa 50; aveva statura media, grosso e svelto e molto sapeva manovrar di sciabola, ma aveva molta più fede di noi. Il 12 giugno 1938, nella già citata seduta che si tenne a Firenze, da qualcuno dei presenti venne chiesto ad Amato quale lingua parlava Gesù Emanuele, e Amato rispose: "Lingua aramaica con qualche parola essena". "A quanti anni incominciò a predicare?" "A 29 anni; era stato a 25 anni fra gli Esseni, tribù che viveva con questa fede. La madre di Gesù Emanuele si chiamava Miriam, o Marina che è lo stesso; il suo babbo si chiamava Giuseppe ed erano quasi della stessa età, a differenza di pochi anni in più Giuseppe" … Amato recita il Padre nostro in lingua aramaica.

Sempre nella seduta fiorentina si verificò un episodio che coinvolse Marzo, non riportato nei verbali ma così ricordato da Ravaldini: «Ad un certo punto uno di quei signori – un professore – si alza dalla propria sedia e si avvicina alla tenda che divide le due camere, forse per curiosare o – come è più probabile – per scoprire dove sta il trucco. Lo zio, ligio alle direttive impartite dalle guide, le quali hanno ripetuto che durante lo stato di trance il medium non deve essere toccato per alcuna ragione, si allarma subito e chiede al professore cosa desidera fare. Quello risponde con un gesto delle mani per far capire che nulla attuerà che possa turbare il medium. Infatti si limita solo a scostare leggermente la tenda da un lato nel tentativo di osservare il comportamento del medium nell'altra camera, mentre Marzo sta parlando. Poi lascia ricadere la tenda, ma subito ha come un ripensamento e torna di nuovo a scostarla per cercare di penetrare meglio l'oscurità che regna nel gabinetto».

«È a questo punto – durante una pausa del parlare di Marzo – che la voce del corriere sbotta chiedendo al professore, in colorito linguaggio del suo paese natio, cosa vuole e dandogli del somaro senza mezzi termini. Subito quel signore torna al suo posto, e poco dopo si rivolge a Marzo con questa domanda: "Se tu sei una entità evoluta, se sei veramente una guida ad un livello superiore a molte altre, dimmi che lingua è quella in cui io ora parlerò". E questo professore continua parlando una lingua arcaica. Marzo risponde: "Tu hai parlato aramaico". Il professore sorride e dice: "Ah! Finalmente ti ho colto in castagna! Non ho parlato aramaico, bensì..." Marzo lo interrompe: "Tu hai parlato una lingua che non conosci" e prosegue fornendo dettagliate spiegazioni sulla vera origine di quella lingua, aggiungendo che le radici erano aramaiche ed essene. Naturalmente il professore continua a negare. Marzo risponde, ma poiché la conversazione si protrae ancora senza raggiungere una conclusione l'entità pone fine al colloquio con queste parole: "...al tuo trapasso te ne accorgerai"». In questo contesto si fa menzione di parole essene, o di lingua essena. Va ricordato che gli esseni non erano una popolazione, ma una setta ebraica, come i farisei, i sadducei, gli zeloti o i nazareni. Dal punto di vista organizzativo, erano qualcosa di simile ad un ordine monastico, con diversi gradi di iniziazione (Giuseppe Flavio, La guerra giudaica e Antichità giudaiche). Le lingue parlate a quel tempo in Palestina erano l'ebraico e l'aramaico, e non ci sono pervenute tracce di una lingua essena.

Il 20 giugno 1938 viene chiesto ad Amato che parli di Simon Pietro che fu amico di Gesù Emanuele, e lui dice che Pietro fu uomo di grande fede e di carattere molto deciso. Dice che fu ucciso mentre andava a pregare insieme con altri tre amici in un luogo chiamato le tre querce, in un punto in cui il terreno faceva conca, fuori Porta Gloria nei pressi di Roma. Furono uccisi tutti; Pietro ebbe tre o quattro pugnalate alla testa e alla gola, e dopo furono gettati in pasto alle belve. Dice che Gesù fu battezzato, e che questo era un rito per mettere un nome.
Il 26 giugno 1938 Amato riprende a parlare di Gesù: Quando Gesù Emanuele, all'alba del giorno dell’ultima cena entrò in Gerusalemme, tutti gridavano: Viva la legge di Gesù! Viva Gesù! Noi vogliamo lui, non vogliamo più schiavitù, siamo tutti uguali! Quella sera il Maestro era molto mesto, e disse a Pietro che presentiva che sarebbe trapassato presto. Pietro gli fece vedere la sua spada contro chi avesse tolto a lui un capello. Gesù, presa quella spada, la gettò via, non visto dagli altri che parlavano. Durante la cena (che fu l'ultima) Gesù parlò ai suoi amici di tante belle cose dell'Infinito, e gli fu domandato: Lo vedremo subito Dio quando saremo trapassati? Lui rispondeva sempre con poche e semplici parole: "Prima che il grano sia pane occorrono molti ritocchi; chi non comprende, molto mi dispiace". Mentre che il Maestro parlava, Pietro andò a riprendere la spada che poco avanti gli aveva gettato via Gesù. Dopo la cena si avviarono, a pochi per volta, nell'orto ove si recavano di consueto per pregare; qui vi erano degli olivi, qua e là dei cespugli e vi erano fiori. Era uso di ognuno di baciare il Maestro al proprio arrivo, e così anche quella sera fu fatto. L'ultimo ad arrivare un po' in ritardo fu Giuda, il più giovane di tutti e tanto buono. Appena ebbe baciato Gesù, sorsero dai cespugli i soldati, i quali pareva che andassero ad arrestare il più grande bandito. Gesù non oppose resistenza, ed i soldati, sorpresi, indietreggiarono come impauriti. Zebedeo, Benur e Pietro fecero in quell'orto molti morti. Benur voleva mettere a disposizione le sue armate, ma Gesù gli disse: "Perché le armi, se con l'amore tutto si ottiene?" Pietro era un uomo svelto e coraggioso che per la sua fede avrebbe ricorso a tutto. Giuda non fu traditore. Il grande tempio dove si prega Dio è costruito, è l'Infinito che nessuno potrà mai abbattere.

Il 28 giugno seguente: Amato ci parla di Gesù e dell'ultima cena, che ebbe luogo in casa di Nicodemo che faceva parte del Sinedrio. Pietro sedeva alla destra di Gesù, e alla sinistra Giovanni; poi: Andrea, fratello di Pietro, Iacopo, Timoteo; Benur di fronte etc, in tutti erano 14. Una donna portava il cibo in tavola. Il Maestro era molto preoccupato, presentiva che qualcosa doveva accadere, e domandò a Pietro: "Che faresti se dovesse accadere qualcosa?" Pietro mostrò subito la spada, ma Gesù gliela gettò via dicendogli: "Sei duro come una pietra, non voglio, hai troppe vibrazioni, sui nervi accumuli troppa energia". Altri domandarono a Gesù se, dopo trapassati, avrebbero veduto subito Dio, ed egli rispose: "Prima che il grano sia pane ha bisogno di molti ritocchi". Dopo il suo arresto, Gesù fu portato da Caifa al Sinedrio, e gli venne contestato di aver detto che avrebbe abbattuto il tempio dove si commerciava. Gesù Emanuele così rispose: "Sì, è vero; cosa sono tre massi di fronte all'Infinito? Questo è il mio tempio che costruirò molto più bello del vostro, e nessuno potrà abbatterlo". Intanto Pietro era tra la gente, la spada l'aveva nascosta, e tremava vedendo che frustavano Gesù, il quale disse a chi lo percuoteva: "Se ho detto male, correggimi; se ho detto bene, perché mi percuoti?" Dopo, Gesù fu portato da Pilato che era console di Tiberio. La moglie di Pilato aveva molto compreso circa gli insegnamenti di Gesù, e cercò di convincere anche Pilato che Gesù era innocente. Pilato domandò al popolo se volevano libero Gesù o un altro condannato; e siccome i sacerdoti per fanatizzare il popolo contro Gesù avevan fatto circolare molto oro, quello stesso popolo gridò che voleva la morte di Gesù. Quella era tutta gente comprata; quelli che non si venderono all'oro sacerdotale furono allontanati. Pilato, dopo che ebbe fatto fustigare a sangue Gesù, lo mostrò così malconcio al popolo per far vedere che l'aveva punito, ma a nulla valse questo, e Gesù puro e innocente, fu condannato a morte. Dopo il trapasso di Gesù si abbuiò l'animo dei suoi amici, perché lui era la vera luce che illuminava; non il cielo si abbuiò.   

Avanti l'alba del giorno seguente il supplizio, Pietro e Nicodemo andarono a prendere il corpo di Gesù, portando con loro una scala. Calata che ebbero la croce, Pietro riuscì con la forza dei suoi robusti polsi, a levare i chiodi fatti ad U dai polsi e dai piedi di Gesù. Questi chiodi erano quattro: uno per ogni polso ed uno per ogni piede. Tolti i chiodi, gli piegarono piano piano le braccia, ne unsero tutto il corpo con essenza ricavata da certe piante, lo pettinarono (perché lui teneva molto bene la sua capigliatura color biondo rame) e lo avvolsero tutto in un panno bianco (sudario). Dopo, servendosi della scala, lo portarono in un luogo di proprietà di Nicodemo, vicino alla sua casa. Nicodemo che faceva parte del Sinedrio, ma che aveva la fede insegnata da Gesù, diceva: "Non temo anche se mi vedono; è morto Lui, non mi importa più di me". Il corpo di Gesù venne ancora unto con aromi, gli venne messo un altro sudario e fu trasportato a Cafarnao presso Genezareth dove fu seppellito. Ora il suo corpo è tutto consumato. Il primo sudario nel quale fu avvolto il corpo di Gesù è quello che ora si trova a Torino, e fu portato da pellegrini. Quando Gesù fu crocifisso, non era presente nessuna donna, neppure sua madre, perché se ci fosse stata non avrebbe resistito, sarebbe morta di dolore. Gli occhi di Gesù brillavano di luce; quando ti guardava ti sentivi molto contento. Al suo trapasso non ebbe bisogno di guida. Tutti credettero che Gesù fosse risuscitato col corpo. Fra quegli amici di Gesù ce n'era uno che aveva forza medianica, e una sera si riunirono proprio come ci si riunisce nelle sedute spiritiche, e apparve loro il Maestro materializzato. Dopo il trapasso di Gesù, parte dei suoi amici ritornò al lavoro, altri si sparsero per il mondo a insegnare la verità. Pietro andò a Costantinopoli, e dopo andò a Roma dove fu ucciso. I medium vi sono di tante qualità; Gesù fu l’unico al mondo, superò anche Mosé. I miracoli sono esplosioni di nour che fanno riattivare una parte del corpo. Gesù non risuscitò nessuno, e quando trapassò Lazzaro, disse: "Egli vive più di prima. Chi non crede, molto mi spiace".

Seduta del 5 luglio1938: Gesù Emanuele a 25 anni andò presso una tribù di Esseni i quali vestivano tutti di bianco in segno della fede pura che essi avevano; a 29 o 30 anni incominciò a insegnare.
(10 luglio 1938) Amato dice che Gesù trapassò di sabato nel mese di marzo, quando la luna era in colmo, la sera sul tramonto verso le cinque e mezzo.
(25 luglio 1938) Manifestazione di Amato: "La fede mi attira molto. Dove Gesù passava ci nascevano dei fiori; dove Egli parlava c'era chi lo comprendeva, ed erano questi i fiori, non che questi nascessero dove Lui posava i piedi".
(9 novembre 1938) "Gesù pregò sempre sull'altare della natura, all'aperto; vale molto di più, e il pensiero è più verso Dio. Voi dite Dio, ed è ben detto; noi diciamo Infinito. Il Maestro pregava scostandosi sempre un po' dai suoi amici che erano con lui, e molto spesso diceva: "Padre tu esisti, ed io ti amo". Questo, detto con lo spirito, non con la bocca; non gli pareva così neppure di aver corpo. Noi siamo ancora nelle leggi dell'Infinito che ci regolano. Come si farebbe senza queste?"
(28 novembre 1938) "Gesù Emanuele aveva un fratello solo, nato avanti e morto avanti a Lui. La sua mamma si chiamava Miriam, o Marina che è la stessa cosa. Era bella e fu una madre tanto buona; il figlio assomigliava alla mamma. Sì, partorì in una stalla perché fu presa dai dolori del parto durante un viaggio e fu assistita dalle altre donne che erano in comitiva con lei".
(30 novembre 1938) "Gesù trapassò a 34 anni. Quando morì, molto si abbuiò il nostro animo, non il cielo, perché lui era la vera luce e molto ci illuminava".
Il 26 dicembre 1938 Amato si richiama al Natale: "Ieri, molti pensieri per quella nascita; nacque quando la 13^ luna faceva la prima falce; nacque in una stalla. Erano, in quei giorni, riunite molte famiglie che insieme andavano a presentarsi alle autorità romane per il censimento, perché allora era Roma che comandava.  Pietro nacque quando la terza luna di marzo era in colmo, e Gesù Emanuele morì in questa luna piena, in giorno di sabato, la sera sul tramonto. Grande delitto umano fu quello! Lui voleva tutti uguali, e diceva: "Fate sempre del bene; anche se vi battono una parte, mostrate loro l'altra. Con l'amore tutto si ottiene; ciò che conquista l'amore rimarrà eterno, ciò che conquista la forza, si inabisserà". Pietro venne a Roma, ultima sua missione, e vi restò fino al trapasso. Pensate, quando gli uomini si ameranno, tutto sulla Terra sarà perfetto". È questa l'ultima comunicazione a verbale in cui Amato parla di Cristo.

Comunicazioni di altro genere

Il 24 maggio 1938 Amato fa riferimento ad un episodio di scetticismo relativo ad una seduta che aveva avuto luogo a Napoli: ci racconta che andava anche a certe sedute tenute in un circolo a Napoli, ma hanno perso la fede, continua Amato, hanno acceso la luce a sorpresa che ha sciupato tutto e ha fatto perdere la forza del medio, e noi, per far loro vedere meglio in piena luce, abbiamo fatto tremare i quadri appesi alle pareti e smosso tutta la mobilia per levar loro il dubbio.
Altre volte Amato rivolge agli assistenti consigli, esortazioni, ed anche rimproveri. Il 1° giugno 1938 dice: "Fra voi c’è ambizione e delle simpatie; se fate così io non ritorno più qui, perché molto male fa alla mia luce, molto la indebolisce".
Il 5 giugno seguente: dice che Omero è esistito e ciò è stato raccontato di padre in figlio fin che poi è stato scritto. Parla del sogno, e dice che a volte il nostro spirito può allontanarsi dal corpo restando però sempre attaccato da un fluido sottilissimo, e così vagare e vedere certi luoghi distanti; così che avviene di andare (col corpo) in certi luoghi e abbiamo l’impressione di esserci già stati e ne riconosciamo anche qualche particolare. È appunto per il fatto che lo spirito ci è già stato prima del corpo. Uno di voi, dice Amato, ha provato questo. Ci dice che noi ci incarniamo sulla Terra per fare il bene, ma la materia a volte ci vince e bisogna ritornare alla prova per migliorarci: "Dio padre dell’Infinito è sapienza". Amato continua: "Certe invenzioni che fa l’uomo, le detta lo spirito perché riesce a ricordarsi di certi fluidi che esistono nella vita eterna. Se io mi reincarnassi sulla Terra e potessi ricordare quello che conosco ora, sbalordirei il mondo".
Il 12 giugno 1938, mentre alcuni dei partecipanti alle sedute andavano a Firenze col medium per tenervi la seduta di cui abbiamo riferito, si scatenò un violento temporale: Si parte da Castelfiorentino un gruppo di sei amici col medio alle ore 20,30, in automobile sotto l’imperversare di una bufera d'acqua che aumenta e si converte in un vero uragano quando siamo a poco più che metà strada, e molte altre macchine che ci precedevano si addossarono al ciglio della strada. Le folgori che si scaricavano a terra continuamente sembravano che volessero sbarrarci il passo, ma noi non paventammo ed incitammo l'autista a voler proseguire, sicuri che i nostri amici spirituali ci avrebbero protetto. Infatti fu proprio così e ne avemmo conferma da Amato che disse: "Abbiamo allontanato da voi certe correnti; sappiate che sono gli elementi sotto di noi, non noi sotto gli elementi".
Il 20 giugno sembra che Amato voglia mettere alla prova i partecipanti: Dopo un’aspettativa un po’ più lunga del consueto, si manifesta Amato e dice: "Molto spiace che ci sia tanta impazienza nei corpi; non vi dovete mai prender di niente, mai arrabbiarvi; togliete subito la seduta". A questa ingiunzione della guida, si procede come di consueto con la lampadina rossa per il risveglio del medio, ma subito il buon Amato perdona e dice a chi si accingeva ad aiutare per il risveglio del medio: "Vai al tuo posto, svelto". Indi prosegue: "Luce a tutti. Dio è Amore, Bellezza, Sapienza e Luce. Ad adorare queste quattro cose si adora Lui". Sempre nella stessa seduta ha luogo un episodio di rilievo: Dice ancora Amato che in un circolo nei pressi di Roma c'è seduta, e noi gli domandiamo se ci saluta i componenti di quel circolo. Amato soddisfa il nostro desiderio e ci ricambia i saluti di quegli amici che sono: Mino Doro, Andreina Pagnani, Cesare Bongio. Ci dice che anche Mussolini rare volte fa sedute.
A proposito di questa circostanza, Ravaldini scrisse nel suo libro che vi fu l'apporto di un biglietto da visita, con le firme dei citati attori, che facevano parte, secondo Amato, del circolo di Roma. Il biglietto, che conteneva anche la firma di Mussolini, era conservato dal medium nel suo portafoglio. La cosa più strana, sempre secondo il racconto di Ravaldini, è che dopo l'8 settembre 1943 la firma di Mussolini scomparve dal biglietto, come se non vi fosse mai stata, mentre le altre rimasero. In relazione a questo gruppo di Roma, Ravaldini raccontò anche un altro episodio. Un giorno una macchina targata Roma si fermò davanti alla bottega di barbiere dove Urbino Fontanelli lavorava, ed alcune persone chiesero un po' d'acqua per il radiatore dell'auto. Successivamente, durante una seduta, una delle guide disse che quelle persone erano membri del circolo di Roma, alle quali la guida Marzo aveva riferito delle straordinarie facoltà del medium di Castelfiorentino, tanto da indurle a fare un viaggio fino al loro paese per vedere il medium di persona, pur senza palesarsi. Purtroppo non venne fatta nessuna ricerca per accertarsi se effettivamente esisteva questo circolo romano, e per contattarne i componenti. Nei verbali delle sedute non compare alcun accenno a questi fatti, a parte i nomi riportati. Resta il fatto che, nel 1942, mentre era militare a Roma, Fontanelli fu prelevato nella caserma in cui si trovava da un capitano dei bersaglieri, e venne portato in un palazzo sconosciuto, tra persone sconosciute, per fare da medium in una seduta (maggiori dettagli su questo episodio sono riportati nella parte settima).

Il 26 giugno Amato dichiarò di aver spostato un quadro in casa di uno dei partecipanti: in casa di Paolo Chesi che sta vicino al medio gli abbiamo spostato un quadro rappresentante Ecce Homo fatto dal medio stesso.
Il 28 giugno fece alcune considerazioni in merito allo spirito incarnato: Due spiriti in un corpo non possono stare. Quando una donna partorisce, quel corpo che ne viene fuori è come un vaso dove deve entrare lo spirito per farlo funzionare. Il fatto degli spiriti addosso, non è vero; è guasto di macchina; il fatto è stato inventato a certi tempi. Il corpo è materia e male, il bene è lo spirito.
(10 luglio 1938) Si manifesta a colpi Amato dicendo che c’è troppo rumore in un locale vicino e che certe vibrazioni molestano le nour del medio perché le sforzano. Dopo poco il rumore cessa, e allora Amato dice: "Pensate Marzo che può dare dei fluidi più forti". (Poi comunica in voce diretta) dice che la paura non esiste, e che il senso della paura stessa è causato dal nostro organismo il quale riceve due forze, una a destra e l'altra a sinistra; quando queste ricezioni non avvengono in misura uguale succede uno sbilancio nel sistema nervoso e si prova ciò che si chiama paura. Ci parla del trapasso dicendo che quando le agonie sono molto lunghe, lo spirito si può staccare dal corpo anche prima che questo abbia cessato tutte le sue funzioni; al massimo può staccarsi anche dieci ore prima. Nelle agonie durante le quali permane la conoscenza, si vede la strada fatta e quella da fare, e allora bisogna credere per forza perché il credere allora è necessario come il cibo al corpo, e dispiace a chi ha operato male, e dice di voler tornare indietro per operar meglio; dopo finite le forze vitali, lo spirito, sempre nella conoscenza, lascia il corpo. A volte, dopo il trapasso, lo spirito si aggira anche per un giorno intorno al corpo senza convincersi di doverlo lasciare.
Il 12 luglio 1938 c'è un accenno alla scrittura etrusca: se volete fare sedute, potete provare lunedì dalle undici alla mezza; se noi non veniamo togliete seduta. In questo tempo anche se ci pensate durante il giorno non possiamo sfiorarvi. Viene domandato se si può decifrare la scrittura etrusca, e Amato risponde: "È cosa facile; si tratta di posposizione di lettere; Marzo potrà dirvelo". Domandiamo anche se può sapere a chi appartiene una maschera di cera che si trova nella biblioteca di Castelfiorentino, e Amato dice che ce lo diranno.
Il 27 luglio Amato mostra una certa irritazione, che però non appare giustificata: siamo in seduta, è già trascorso il tempo stabilito da Amato per trattenerci (mezz'ora) e stiamo per alzarci e toglier seduta, ma sentiamo la voce di Amato che dice: "Che fai? Io dissi mezz'ora e non di più; quando dico un quarto deve essere un quarto, e così quando dico mezz'ora. Non sai che mi costa molta luce il trattenermi?"
(3 agosto 1938) Amato dice: "Ho veduto il medio con l'amico Gino i quali erano in gita in campagna e osservavano le stelle dando a queste certi nomi".
(9 agosto 1938) Si manifesta Amato il quale dice: "Io ero molto svelto, mio fratello era più calmo di me. Pregate sull’altare della natura osservando la luce e le altre belle cose dell’Infinito che è Dio; non rinchiudetevi tra quattro mura. Ora mi assento per pochi minuti" Torna a manifestarsi Amato, ma toglie immediatamente i fluidi al medio perché qualcuno dei presenti alla seduta ha pensato ed evocato altra entità mentre che altro stava comunicando.
Il 15 agosto Amato parla di medianità: si manifesta Amato al quale vengono rivolte delle domande circa una donna che finge di avere una forte medianità, e viene risposto che, la donna in parola, della forza medianica ne ha poca anche per scrivere. Invece, dice, che un'altra donna avrebbe una discreta forza medianica.
(1 novembre 1938) Sempre a colpi, Amato dice: "Tenete il pensiero fisso". Quindi fa voce dicendo: "Quando visitate i trapassati, immaginateli e pensateli come quando erano in vita col corpo; il pensiero fa a loro molto bene, li attira. I medium scriventi quando da tempo ci hanno sempre la solita entità bassa, devono smettere per del tempo". Viene chiesto a Amato se può vedere nell'interno di un braccio di una donna che è caduta, e risponde: "Non vedo incrinature; quando si ha materia si sta male".
Il 9 novembre Amato parla delle entità che comunicano tiptologicamente: Sentiamo il solito segnale delle guide seguito dalla voce di Amato che ordina di chiudere le tende e di lasciarvi un piccolo spiraglio affinché il medio, svegliandosi, non abbia a impressionarsi; quindi Amato dice: "Quando vengono entità che comunicano tiptologicamente, fate più attenzione; carta e lapis non vi mancano; così le nour sono sfruttate meno, e meno si indebolisce la luce delle entità, perché è come quando voi dite qualcosa e non siete compresi così che molto vi dispiace. Quando, durante il giorno e la notte, mi pensate io vi sfioro; ringrazio delle vostre preghiere… (Poi) i vostri occhi fermano poche vibrazioni. Noi abbiamo luce che non vediamo. A dire luce a noi ci fa molto bene; è come se ad uno che deve passare per una via molto scabrosa date una lanterna che illumina il suo cammino".
Il 28 novembre 1938 Amato fa un cenno alle persone che possono assistere alle sedute: Si manifesta Amato: "Amici, luce a tutti. Sento che vuoi portare delle persone, fai come vuoi; quel che tu fai è ben fatto. Dio ha dato piena facoltà tanto nel credere che nell'operare. Scegli fior da fiore. Beati coloro che credono senza vedere. Quanto raggio azzurro acquista il loro spirito! Prendete in considerazione anche le entità basse, non sono mostri, sono sempre superiori a voi".
In seguito le comunicazioni di Amato diventano sempre più concise. Il 4 dicembre: Si manifesta Amato: "Amici, luce a tutti. Io sono per voi Amato Cellini; sono guida di Luciano che si migliora col vostro pensiero. Il pensiero degli incarnati e degli spiriti, come voi li chiamate, si fanno bene a vicenda. Luce".
(22 dicembre 1938) Amato: "Luce; era molto tempo che non sentivi la mia voce, ma questa assenza è per legge dell'Infinito. Luciano ha ragione, le vibrazioni stasera sono ondulate. Alle vostre domande non posso rispondere. Qui resta Luciano che è molto buono, e il vostro pensiero lo migliora; ora Luciano parlerà meglio perché gli elementi sono sotto di noi, non noi sotto gli elementi. Luce a tutti".
Il 26 dicembre, Amato accenna ancora alla medianità: "Quando noi vogliamo comunicare diminuiamo al medio quella forza che voi ricevete da due astri, e così il medio si addormenta, permettendo così a noi di premere sul suo spirito e comunicare con voi. Tanti che non hanno creduto, al loro trapasso hanno creduto molto. Luce anche ai non venuti".
(4 gennaio 1939) "Venite spesso; tanta luce anche da parte di Marzo. La seduta rifatela fra sei giorni, per riposare. Che meraviglia, se voi poteste vedere che cosa succede alla vostra testa quando dormite e anche quando siete svegli! Cose da sbalordire. Questo medio, molto si presta per la voce. Voi, cosa fate? Non lavorate? Molto mi spiace. Il mio lavoro era di pescare. Io prego per voi. Tanta luce azzurra al vostro spirito e tanto raggio rosso al vostro corpo. Luce".
Un ultimo accenno ad un intervento di Amato (anche perché poi i verbali si interrompono) è in data 16 febbraio 1939: Viene domandato ad Amato di un giovane ammalato che abita in Romagna, e Amato dice di portarlo là col pensiero… Amato ritorna: "Amico, sono già stato coi fluidi, ma è costato un po' di sforzo al medio. Ho veduto, era caldo, ma la sua materia resiste; ci erano due donne che mi hanno pensato, e sono stato costretto a sfiorarle. Io prego l'Infinito. Ringrazio del vostro pensiero; luce da parte di Marzo; chi segue le sue parole avrà meno bisogno di reincarnarsi. Luce".


 

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