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La materia aliena

Le indagini di William J. Crawford

L'argomento di questa pagina sono le indagini sperimentali eseguite da William Jackson Crawford dal 1914 al 1920 sulla materia e sull'energia mediante le quali potevano prodursi i fenomeni fisici di levitazione di tavoli e di esecuzione di colpi acustici (raps) più o meno intensi, collegati all'attività medianica di una giovane donna di Belfast, Kathleen Goligher. Nato nel 1880 a Dunedin, in Nuova Zelanda, Crawford si trasferì in Inghilterra non ancora ventenne per studiare ingegneria a Glasgow. Qui si sposò e, dopo la laurea, ottenne nel 1907 un posto come professore esterno di ingegneria all'Istituto Tecnico di Belfast, in Irlanda. In seguito, divenne anche professore aggiunto presso la Queen's University di quella città. Economicamente guadagnava abbastanza bene, per gli standard della middle class dell'epoca. Dal matrimonio nacquero tre figli, due femmine ed un maschio. Alcune delle notizie qui riportate sono tratte dal sito www.thecrawfordmistery.com, dove si possono trovare altre interessanti informazioni. Crawford si suicidò a 40 anni, nel luglio 1920, su una scogliera a Bangor (una cittadina non distante da Belfast), avvelenandosi con cianuro di potassio. Secondo quanto riportato dalle cronache dei giornali locali, venne svolta un'inchiesta dal coroner: il corpo fu identificato dalla moglie, la quale dichiarò che da alcune settimane il marito soffriva di insonnia.

Crawford non lasciò informazioni precise sui motivi che lo indussero a togliersi la vita: non aveva problemi economici ed aveva fatto testamento lasciando una certa cifra alla moglie ed ai figli. Tuttavia da alcune settimane lamentava disturbi alla testa ed aveva riscontrato un rapido deterioramento delle proprie facoltà mentali. In una nota introduttiva di David Gow, direttore della rivista spiritualista Light, al terzo libro scritto da Crawford – pubblicato postumo nel 1921 – si legge che in una lettera inviatagli da Crawford quattro giorni prima del suicidio, l'autore imputava il suo esaurimento nervoso al troppo lavoro, e così concludeva: «Sono stato colpito mentalmente. Stavo perfettamente bene fino a poche settimane fa. Non è il lavoro psichico: mi è piaciuto fin troppo... La mia ricerca psichica è stata condotta interamente prima del collasso nervoso, e costituisce il lavoro più perfetto che ho portato a termine nella mia vita. Ogni cosa ad essa connessa è del tutto corretta, ed è in grado di superare ogni esame. È stata eseguita quando il mio cervello funzionava ancora perfettamente, e non può essere considerara la causa di quello che poi mi è successo». Dunque, molto probabilmente, qualcosa (forse un embolo o un aneurisma) aveva alterato il funzionamento del cervello di Crawford il quale, cosciente del deterioramento delle sue facoltà mentali, aveva deciso di suicidarsi.

Gli esperimenti di Crawford furono condotti principalmente nell'ambito del Cerchio Goligher, dal nome della famiglia della working class di Belfast in casa della quale si tenevano sedute medianiche di impronta spiritualista. Alcune sedute si svolsero a casa di Crawford, il quale aveva allestito un piccolo laboratorio dotato della strumentazione necessaria alle sue indagini, nel quale furono condotti esperimenti anche con altri medium. Il Cerchio Goligher era composto da sette membri: George Goligher, di mestiere camiciaio, le sue quattro figlie Rebecca, Elizabeth, Annabella e Kathleen, il figlio Samuel ed il genero Samuel Morrison, marito di Rebecca. Quest'ultimo, idraulico, aveva un negozio di ferramenta al pianterreno della casa, e dirigeva le sedute medianiche. A parte Rebecca, dattilografa, anche le altre figlie di George lavoravano come camiciaie. Quasi tutti i membri del cerchio presentavano in qualche misura facoltà medianiche, ed alcuni di loro cadevano in uno stato di semi-trance durante le sedute: ma la più dotata era senz'altro la figlia più giovane, Kathleen, nata nel 1898, in presenza della quale si producevano notevoli fenomeni fisici di psicocinesi (PK).

Secondo Crawford, le facoltà medianiche dei Goligher erano state ereditate dal ramo materno, tuttavia la madre di Kathleen non partecipava alle sedute, probabilmente a causa delle sue precarie condizioni di salute. La famiglia Goligher era spiritualista, e già da qualche tempo i suoi membri si riunivano regolarmente in sedute, nel corso delle quali avevano messo a punto le condizioni più idonee per le manifestazioni medianiche. A quell'epoca lo Spiritualismo era una vera e propria religione, sebbene priva di dogmi e di un'organizzazione unitaria: molte chiese nascevano spontaneamente, e si organizzavano come potevano a livello locale. Crawford riferiva che i Goligher vivevano semplicemente e dignitosamente del loro lavoro, in buona armonia, e che non vollero mai compensi per le loro attività medianiche: infatti, prima che Crawford fosse ammesso alle sedute per compiere i suoi esperimenti, le stesse avevano un carattere prevalentemente familiare. Non sappiamo in che modo Crawford sia venuto a conoscenza delle doti medianiche di Kathleen Goligher, che aveva poco più di 16 anni quando lui iniziò a frequentare il cerchio; forse fu sua moglie, Elizabeth Bullock, che nutriva interesse per lo spiritismo, a metterlo in contatto con la medium, o forse ne fu informato dai giovani allievi dell'Istituto Tecnico in cui insegnava.

Crawford scrisse dettagliati rapporti sui suoi esperimenti, e sulle conclusioni alle quali era pervenuto in base ad essi, pubblicandoli dapprima sulla rivista spiritualista Light, e poi in tre libri: The Reality of Psychic Phenomena (Raps, Levitations, etc.), pubblicato nel 1916 e – in seconda edizione – nel 1919, Experiments in Psychical Science (1919) e The Psychic Structures at the Goligher Circle (1921). I tre testi, in inglese, possono essere scaricati dalla Biblioteca. La formazione e l'impostazione ingegneristica di Crawford lo spinsero ad indagare le caratteristiche fisiche misurabili delle forze, apparentemente immateriali, che esercitavano la loro azione sugli oggetti materiali, come i tavoli che venivano fatti levitare, o i battiti sul pavimento o sul legno che producevano i colpi acustici (raps) ed altri rumori. Egli riuscì a dimostrare come gli effetti fisici fossero prodotti da forze attivate da operatori invisibili, tramite la trasformazione di una parte della materia che costituiva il corpo della medium in un'altra forma di materia di natura ignota, che tuttavia era in grado di interagire con la materia fisica percepita dai nostri sensi.

Gli esperimenti di Crawford

Nel corso dei suoi esperimenti, Crawford comunicava verbalmente con quelli che lui definiva per convenzione gli operatori, senza dare a questo termine un significato marcatamente spiritista, dato che non era interessato a scoprire l'origine psichica o aliena dell'intelligenza operante, ma solo le modalità tramite le quali le forze attive operavano sulla materia fisica. Egli si rivolgeva a voce agli operatori, ponendo delle domande, avanzando delle richieste o chiedendo conferme in merito alle sue deduzioni. Gli operatori, di norma, rispondevano col linguaggio convenzionale dei raps: tre colpi per dire , un colpo per dire no, due colpi per esprimere dubbio o incertezza. Spesso la forza con cui i colpi venivano battuti indicava la certezza nel confermare o nel negare. Una serie continua di colpi era il segnale con cui gli operatori chiedevano attenzione: si faceva allora ricorso al metodo alfabetico, tramite il quale uno degli assistenti diceva le lettere d fila e gli operatori battevano tre colpi alla lettera giusta. In questo modo venivano pazientemente composte le parole, che venivano poi completate a senso, chiedendo conferma agli operatori. Talvolta la medium, in stato di trance, esprimeva a voce il pensiero degli operatori, ma questo accadeva di rado.

Crawford notava come sia i membri del cerchio medianico che gli ipotetici operatori, avessero sempre collaborato al meglio delle loro possibilità per la riuscita degli esperimenti da lui condotti. Le sedute, circa un centinaio, non avvenivano mai al buio completo, ma l'ambiente era illuminato da una lanterna a gas schermata con vetri rossi. La medium  andava solo occasionalmente in trance: di solito rimaneva vigile, ma non percepiva gli effetti fisici di quanto accadeva al suo corpo (riduzione o aumento di peso, sforzi dovuti alla levitazione di oggetti, ecc.). Al termine delle sedute si sentiva in buona forma fisica e mentale. Poiché il cerchio Goligher si addestrava già da circa tre anni, quando Crawford iniziò i suoi esperimenti (nel 1915) i suoi membri avevano già raggiunto un buon livello di armonia, ed i fenomeni fisici avvenivano regolarmente, iniziando con raps di saluto alcuni minuti dopo il canto di qualche inno sacro con cui si apriva ogni seduta, raggiungendo la massima intensità verso la fine della seduta. Per illustrare il metodo e lo spirito con cui Crawford conduceva i suoi esperimenti, riporto qui di seguito il testo tradotto di un suo articolo pubblicato su Light col titolo Dov'è la frode, conscia o inconscia? – citato anche all'inizio del libro The Reality of Psychic Phenomena – scritto in risposta ad alcuni dei soliti scettici che non credono a nulla se non ne sono loro stessi testimoni (e, come vedremo, anche quando ne sono testimoni diretti).

«Vorrei qui ribadire come sia naturalmente spiacevole sia per me che per Miss Goligher che qualsiasi dubbio calunnioso debba essere espresso sulla genuinità della sua medianità. Lei è una giovane donna onesta e onorata, non ha ricevuto alcuna ricompensa in denaro per ciò che ha fatto ed è sempre stata disposta ad offrirmi suoi servigi liberamente per la causa della scienza. La sua medianità è assolutamente fuori discussione, come molte persone, alcune delle quali ben note, sono in grado di testimoniare con certezza. Tuttavia, sa che è mio dovere rassicurare le menti di coloro che temono interventi inconsci da parte della medium o degli assistenti, e di coloro che – non avendo potuto assistere alle sue sedute e vedere di persona ciò che realmente è accaduto – desiderano sapere quali precauzioni siano state prese, e cosa possono riferire testimoni indipendenti.

«La Fig. 1 mostra in pianta quanto segue:
(a) La medium (M) e gli assistenti (S...S) disposti per la seduta, il diametro del cerchio essendo circa 160 cm, gli assistenti seduti sulle sedie; la medium seduta su una seggiola posta su una tavola attaccata alla base di una bilancia (pesa). Il riquadro attorno al cerchio che indica la medium rappresenta la bilancia. X indica la mia posizione accanto alla medium, al suo fianco destro. La bilancia è uno dei modelli più recenti di Avery, nuova, tarata prima di essermi inviata, e da me verificata prima dell'uso, con fondo scala di circa 200 chili, e graduazioni di 50 grammi.
(b) La lampada (L), una normale fiamma a gas in un contenitore di metallo con vetri rossi, posta sulla mensola del camino a circa 130 cm dal pavimento, nella posizione indicata. La visibilità era tale che dalla mia posizione potevo vedere chiaramente tutti i partecipanti.
(c) Al centro del cerchio lo sgabello, alla cui levitazione è rivolto il nostro interesse. È un piccolo sgabello di legno del peso di poco più di un chilo.
(d) Due osservatori – indicati con O, O – in piedi al di fuori del cerchio, dietro gli assistenti sul lato opposto al mio.

«Periodo dell'esperimento – Circa un'ora dall'inizio della seduta, quando l'energia psichica era al massimo.
«
Preparativi – Gli assistenti, liberate le mani dalla catena, erano seduti con le mani sulle ginocchia. La medium stava seduta a schiena dritta sulla sua sedia sulla bilancia, con i piedi, accostati tra loro, poggiati sulla tavola (vincolata alla piattaforma della bilancia) e le mani, a palmo in giù, poggiate sulle ginocchia. La medium e la bilancia erano completamente isolate dagli altri membri del cerchio. Avevo detto alla medium di rimenere perfettamente ferma. Dopo averla messa in posizione, misurai con cura il peso complessivo della medium, della sedia e della tavola. Era circa 62 kg. La stadera era equilibrata esattamente. Posi lo sgabello sul pavimento in mezzo al cerchio e tornai al mio posto accanto alla medium.
«
Istruzioni agli operatori – Far levitare lo sgabello il più in alto possibile e mantenerlo in aria fin quando non avessi chiesto di abbassarlo.
«
Il fenomeno – Lo sgabello si alzò immediatamente per aria, fino ad un'altezza stimata con prudenza in circa 130 cm dal pavimento. La sua posizione era proprio davanti alla lampada, così che mi era possibile vedere distintamente al di sopra, su ciascun lato, ed al di sotto di esso. Posi la mia testa accanto a quella della medium, ed osservai che le gambe dello sgabello si trovavano allo stesso livello della sommità della testa di lei.
«Effetto sulla bilancia – Non appena lo sgabello si sollevò in aria, la barra della bilancia scattò con un clic, chiaramente udibile, contro l'arresto superiore dello strumento, indicando che il peso della medium era aumentato. Io regolai il cursore in modo che la barra fosse di nuovo in equilibrio.
«Controllo della medium – Posi la mia mano sul braccio destro della medium vicino alla spalla, poi la passai lungo il braccio fino al polso, sentii che entrambi i polsi erano sulle ginocchia, e che le ginocchia e gli arti inferiori erano perfettamente immobili, come li avevo posizionati. (L'unica differenza era che le sue braccia durante la levitazione si erano irrigidite – cosa che accadeva per tutte le levitazioni). Feci questo controllo due o tre volte. Ovviamente, potevo anche vedere la medium, dato che, essendo lo sgabello così piccolo e così sollevato per aria, praticamente non proiettava nessuna ombra. Mentre controllavo, continuavo a guardare lo sgabello, che era rimasto quasi immobile per aria a circa 130 cm di altezza. Mentre la mia mano controllava il braccio e le ginocchia della medium, osservavo attentamente tutti i membri del cerchio, e vedevo che le mani di ciascuno erano posate e ferme sulle rispettive ginocchia. Il bordo più vicino dello sgabello levitato si trovava ad almeno 110 cm. dalle ginocchia della medium. Va ricordato che lo sgabello stava sospeso in aria allo stesso livello delle teste dei membri del cerchio.
«Istruzioni agli operatori – Quando lo sgabello restò così sollevato per circa un minuto e mezzo e tutti ebbero modo di esaminarlo, chiesi agli operatori di farlo muovere delicatamente su e giù per aria.
«Effetto sulla bilancia – La barra si muoveva delicatamente su e giù contro l'arresto, in sincronia con il movimento su e giù dello sgabello. Tutti videro chiaramente il movimento su e giù dello sgabello in aria. Tutti potevano chiaramente vedere sopra, sotto e tutt'intorno allo sgabello. Lo sgabello si fermò di nuovo stabilmente per aria. Alla fine, dopo averlo esaminato a mio agio, e dopo aver controllato ancora i membri del cerchio e la medium, chiesi agli operatori di abbassare delicatamente lo sgabello sul pavimento. Lo fecero subito: lo sgabello scese piano piano fino a toccare delicatamente il pavimento. La barra della bilancia scattò contro l'arresto inferiore, indicando che il peso della medium era diminuito.
«Letture della bilancia – Peso della medium + sedia + tavola prima della levitazione = 62 kg e 40 g.
Peso della medium + sedia + tavola durante la levitazione statica = 63 kg e 290 g.
Aumento del peso della medium = 1.250 g.
Peso dello sgabello = 1.135 g.

«Considerazioni varie – Lo spazio tra la medium e lo sgabello levitato non era scuro. Mi sono mantenuto prudente, per non correre il rischio di esagerare. Invito chiunque a dire dove si può trovare la frode in questo caso particolare. Se i lettori mi vorranno inviare le loro osservazioni critiche, entrerò nel merito dei punti sollevati. Vorrei avvertire, tuttavia, che le loro critiche dovranno tener conto almeno del 50% dei fatti, compresi i dati della bilancia. Vorrei aggiungere infine di essere perfettamente convinto che, durante ciascuno degli esperimenti descritti in questo libro, non c'è stata assolutamente alcuna frode, e che i fenomeni riscontrati sono dovuti all'azione della sola forza psichica».

Mediante questo esperimento ed altri analoghi, Crawford giunse alla conclusione che, nel caso di levitazione di oggetti poco pesanti, dal corpo della medium fuoriuscisse una specie di braccio di materia ectoplasmatica invisibile che, portatosi al di sotto dell'oggetto, vi aderiva e lo sollevava per aria dopo essersi irrigidito. Per questo motivo il peso dell'oggetto levitato si aggiungeva al peso della medium. Questo accadeva anche con oggetti di peso maggiore (come nel caso di un tavolo di 5 kg): l'incremento di peso della medium coincideva quasi esattamente col peso dell'oggetto levitato. Crawford stava molto attento alla precisione delle misurazioni: verificava più volte la pesatura durante le levitazioni, che duravano, a sua richiesta, dai due ai tre minuti, e dovevano essere statiche – cioè con l'oggetto quasi perfettamente fermo in aria – perché in caso di oscillazioni anche i valori pesati dalla bilancia cominciavano a fluttuare.

In un'altra serie di esperimenti Crawford pose sul piano di pesata della bilancia un tavolo del peso di 5 kg, sempre appoggiandolo sul ripiano di legno già usato sotto la sedia della medium. Dopo aver rilevato il peso complessivo del tavolo e del ripiano di legno, Crawford chiedeva agli operatori di far levitare il tavolo: dopo alcuni tentativi, durante i quali il tavolo si alzava su due gambe, si ottennero delle levitazioni complete. Anche quando il tavolo restava fermo per aria, il peso misurato dalla bilancia non cambiava. Si poteva dunque ipotizzare la presenza di un sostegno verticale invisibile che continuava a trasferire il peso del tavolo sul piano della bilancia. Ripetendo gli esperimenti con tavoli più leggeri, si ottennero levitazioni statiche della durata di qualche minuto, durante le quali i tavoli restavano sospesi in posizione inclinata rispetto al piano di base, come se braccia invisibili li tenessero inclinati, afferandoli per una o due gambe: in questi casi la forza gravante sulla bilancia aumentava sensibilmente, come se lo sforzo per mantenere il tavolo inclinato implicasse la presenza di una forza supplementare. In ogni caso, ottenere levitazioni dal piano della bilancia, sopraelevato rispetto al pavimento, era più difficile rispetto a quando il tavolo era poggiato sul pavimento. Crawford notò inoltre che, nel corso delle levitazioni, l'unica posizione nella quale la levitazione veniva disturbata e si interrompeva era quando lui passava nello spazio tra le gambe della medium ed il tavolo sospeso per aria, mentre invece poteva muoversi all'interno del cerchio ed intorno al tavolo levitato senza influenzare il fenomeno.

      Fig. 2 - La bilancia utilizzata da Crawford

La teoria di Crawford e le sue verifiche

Crawford effettuò molte altre misurazioni delle forze che provocavano la levitazione dei tavoli, e che si opponevano efficacemente agli sforzi compiuti da lui stesso o da altri osservatori per abbassarli o spostarli dalla loro posizione. Spesso i suoi esperimenti – per i dettagli dei quali si rimanda a quanto descritto nei suoi libri – dimostrano una notevole intelligenza nell'uso delle apparecchiature più idonee a registrare i dati e nell'adozione di misure cautelative nei confronti di eventuali frodi. Sulla base dei vari dati ottenuti, Crawford elaborò un'interessante teoria in merito alla trasformazione della materia utilizzata dagli operatori per ottenere i risultati voluti, escogitando poi altri esperimenti, riportati soprattutto nel terzo dei suoi libri, The Psychic Structures at the Goligher Circle (PSGC), per verificare l'attendibilità della sua teoria. Vediamo dunque di cosa si tratta, e quali implicazioni possono avere le scoperte di Crawford, anche in relazione alle nostre attuali conoscenze di fisica.

Quando Crawford chiese agli operatori di esteriorizzare dal corpo della medium quella particolare forma di materia (chiamata plasma da lui stesso e definita ectoplasma da Richet) mediante la quale si potevano trasmettere le forze necessarie a far levitare i tavoli, senza tuttavia strutturarla in modo da esercitare forza alcuna, ottenne una diminuzione del peso della medium di diversi chili: in un caso si giunse fino a 24 kg. Crawford aveva già osservato che, quando il tavolo sospeso in aria veniva spinto con forza verso il basso da lui stesso o da qualcun altro, esso opponeva una forte resistenza e non era possibile riuscire ad abbassarlo: in queste circostanze il peso della medium, anziché aumentare notevolmente, diminuiva. Per quale motivo? Secondo lui, quando le forze da esercitare raggiungevano un certo limite, la struttura plasmatica, anziché costruire una trave a sbalzo che trasmetteva il peso dell'oggetto e le forze esercitate su di esso direttamente sul corpo della medium (e dunque sulla bilancia), produceva una struttura più o meno verticale rigida che, poggiandosi sul pavimento, sosteneva l'oggetto dal di sotto, contrastando anche le spinte verso il basso esercitate da agenti esterni sull'oggetto stesso.

In quest'ipotesi, la diminuzione del peso della medium registrata dalla bilancia era dovuta in parte alla trasformazione della materia del corpo della medium nella sostanza plasmatica che formava la struttura – che fuoriusciva dal corpo della medium, restando sempre collegata con esso – ed in parte ad un'azione di leva esercitata dal tratto orizzontale della trave plasmatica nel punto in cui si collegava con la struttura verticale rigida, che – spingendo verso il basso – alleggeriva il peso della medium (come quando una persona, in piedi su una bilancia, vede il suo peso diminuire se appoggia la mano su un tavolo vicino). In ogni caso, al termine della seduta la materia plasmatica era riassorbita integralmente dal corpo della medium, che tornava al peso misurato prima della seduta. A volte il tavolo veniva rovesciato, col ripiano appoggiato sul pavimento e le gambe per aria: in questa posizione gli operatori potevano esercitare sul tavolo una forte pressione verso il basso, tanto che nessuna persona, per quanto robusta, riusciva a sollevarlo prendendolo per le gambe. In queste condizioni il peso della medium diminuiva di una quantità notevolmente superiore rispetto al peso del tavolo stesso. Per i dettagli di questi esperimenti, e per un esame delle deduzioni di Crawford, conviene leggere con attenzione il suo secondo libro, Experiments in Psychical Science (EPS).

In un'altra serie di esperimenti Crawford misurò le variazioni di peso della medium, seduta su una sedia sistemata su una lastra di legno vincolata al piano della bilancia – che, come si può osservare nella fig. 2, era dotata di quattro rotelle – allorquando una persona esercitava sulle gambe del tavolo una forza di allontanamento dalla medium. Dapprima il tavolo resisteva al movimento, ed il peso della medium aumentava di poco più di due chili: quando, con uno strattone più forte, il tavolo venne mosso, la pesa con la medium seduta sopra si mosse di circa 10 cm in direzione del tavolo. Per verificare l'effetto contrario, la moglie di Crawford – la quale trascinava il tavolo – cominciò a spingere nella direzione opposta: il tavolo dapprima oppose resistenza – mentre il peso della medium sulla bilancia diminuiva di pochi chili – poi, quando con una spinta più forte si riuscì a muoverlo, anche la bilancia si spostò all'indietro di diversi cm. Va osservato che in questi esperimenti i piedi della medium non raggiungevano il pavimento, ma erano poggiati sulla lastra di legno attaccata al piano della bilancia.

Crawford costruì anche una specie di carrozzella con quattro ruote da bicicletta, dotata di un ripiano di legno sul quale la medium veniva fatta sedere, con i piedi che sfioravano il pavimento o venivano sollevati senza toccarlo. La carrozzella, con la medium seduta sopra, si poteva muovere avanti o indietro con poco sforzo, e lo sperimentatore potè così verificare gli effetti delle forze applicate quando il tavolo veniva fatto levitare, quando era mantenuto con forza vincolato al pavimento, o quando veniva spinto in avanti (verso la medium) o tirato all'indietro: per i risultati si veda l'esperimento 13 a pag. 56 di EPS. In alcune occasioni, sia Crawford che altri investigatori che collaboravano con lui riuscirono a toccare la materia ectoplasmatica, che si presentava al tatto in due forme: come una sostanza viscida, fredda e morbida, oppure – nella parte terminale delle emanazioni cilindriformi – come rigida, dura e consistente. In relazione alla sensazione della materia morbida Crawford così si esprimeva: «l'unica cosa che si percepisce al tatto è una specie di sensazione sgradevole, fredda, simile a spore di funghi, e l'interposizione della mano nella sua linea d'azione generalmente rompe la struttura» (EPS, pag. 119). Inoltre, sempre secondo Crawford: «questa materia biancastra, traslucida, nebulosa è la base di tutti i fenomeni psichici di tipo fisico» (PSGC, pag. 22).

In merito alla tangibilità di quelle che Crawford chiamava barre psichiche (psychic rods), ecco alcune interessanti osservazioni da parte di un altro partecipante alle sedute (PSGC, pag. 24): «Come esempio di una barra in quella che considero la sua forma più semplice, cioè senza la sua estremità impegnata ad afferrare o mutata in uno dei vari modi in cui può essere modificata, allego le seguenti note di Mr. Arthur Hunter di Ballycastle, Contea di Antrim. Egli descrive come appare una tale barra psichica al senso del tatto:
Data: venerdì 5 dicembre 1917.
Stanza: il pavimento e il tavolo sono stati esaminati da due miei amici che mi accompagnavano. Essi hanno anche testato la forza delle levitazioni e delle resistenze offerte.
Esperienza: Verso la fine della seduta ho chiesto agli operatori (dopo aver ottenuto il permesso dal leader del cerchio) se potevano farmi toccare con la mano la parte terminale della struttura psichica. Alla loro risposta affermativa, entrai nel cerchio, mi sdraiai col lato destro sul pavimento accanto al tavolo e misi la mia mano destra guantata tra le due gambe più vicine del tavolo. Quasi immediatamente sentii l'impatto di un corpo a forma di barra quasi circolare di circa 5 cm di diametro sul palmo della mia mano, tenuto verso l'alto (il dorso della mano era rivolto verso il pavimento ad una distanza di circa 12 cm dallo stesso). Questo corpo circolare simile ad un'asta era piatto all'estremità, come se l'asta fosse stata segata perpendicolarmente al suo asse. Manteneva una pressione costante uniformemente distribuita sull'area dell'impatto ed era morbida ma consistente al senso del tatto. Valuto l'entità della pressione esercitata da 120 a 150 grammi. Senza essere stati invitati a farlo, gli operatori spostarono questa struttura tondeggiante fino a quando sentii i bordi chiaramente definiti dell'estremità smussata circolare. Ciò fu accompagnato da una sensazione di rugosità, come se il bordo fosse seghettato, una sensazione tattile come sarebbe data, credo, da una sostanza simile a carta vetrata a grana molto fine...
Potevo vedere chiaramente la mia mano e lo spazio intorno e oltre le gambe del tavolo, ma non riuscivo a vedere l'asta di materia psichica che mi stava toccando. I toccamenti avvenivano sul lato più sensibile della mia mano. Quando le mie dita venivano toccate o premute sembrava che un altro dito stesse causando la sensazione – un dito dotato di grandissima forza. Durante questo esperimento di pressione sulle dita non si verificò alcuna sensazione di rugosità, come era accaduto ed ho descritto con l'asta più grande, quando percepii il bordo della sua estremità circolare. La mia vista è molto acuta».

Nelle sedute del 1920 Crawford riuscì a vedere e poi anche a fotografare la materia ectoplasmatica che fuoriusciva dalla medium. Dapprima utilizzò dei cartoni sui quali era stata stesa della vernice luminosa (fluorescente), che venivano sistemati orizzontalmente sul pavimento e verticalmente appoggiati alle pareti o a qualche oggetto: questo tipo di luminosità aveva un impatto molto minore sui fenomeni, e permetteva di vedere – contro il fondo luminoso dei cartoni – le forme delle protuberanze che avanzavano dai piedi della medium e si sistemavano al di sotto del tavolo, prima della levitazione, per poi ritirarsi ed essere riassorbite dal corpo della medium al termine dei fenomeni. Con la collaborazione attiva degli operatori, alla fine Crawford riuscì anche ad ottenere una serie di fotografie nitide mediante un flash al lampo di magnesio: il corpo della medium reagiva tuttavia con spasimi violenti all'improvvisa ed intensa luce prodotta dal flash, tanto che dopo ogni foto erano necessari alcuni minuti di oscurità totale prima che le convulsioni si calmassero. Oltre una ventina di queste foto sono pubblicate nelle pagine finali di PSGC.

La materia plasmatica

Gli esperimenti di Crawford lo portarono ad elaborare alcune ipotesi teoriche sulla materia plasmatica e sulla sua origine, sintetizzate nel capitolo intitolato Analysis of Results a pag. 106 di EPS. Tutti i risultati della prima serie di esperimenti confermavano la teoria di una trave a sbalzo rigida (emanata dalla parte inferiore del corpo della medium) che poteva sollevare oggetti il cui peso non superasse un certo limite. In questo caso, l'incremento del peso dell'oggetto sollevato e la lunghezza della leva necessaria per sostenerlo avrebbero dovuto generare un momento angolare che doveva essere contrastato dal corpo della medium, il quale – superati certi limiti – non sarebbe stato più in grado di sostenere lo sforzo. Gli esperimenti confermarono questo fatto, ed indussero Crawford ad ipotizzare un secondo sistema di contrasto della gravità e delle intense forze di spinta esercitate dalle persone sui tavoli, sia levitati che appoggiati sul pavimento. Secondo quest'ipotesi, confermata dagli operatori, la materia plasmatica emanata dal corpo della medium dapprima si fissava, aderendovi, ad un'area del pavimento, e da qui si innalzava con una struttura verticale – o di poco inclinata – per attaccarsi al di sotto del tavolo, ed irrigidirsi in modo da poter contrastare le forze applicate su di esso.

Talvolta gli operatori trasformavano una trave a sbalzo – più semplice da realizzare ed adatta al sollevamento di oggetti non molto pesanti – in una struttura del secondo tipo, più complessa e necessaria per contrastare forze di una certa entità: queste trasformazioni non erano però immediate, ma richiedevano alcuni minuti di preparazione. Crawford cercò anche di comprendere se la materia plasmatica emanata dalla medium avesse un proprio peso oppure no: il problema non era di facile soluzione, perché le diminuzioni di peso della medium (che in qualche caso arrivavano quasi alla metà del suo peso corporeo) – sebbene misurate con precisione e coerenti con il peso degli oggetti levitati, delle pressioni esercitate e delle forze contrastate – potevano essere attribuiti agli effetti dinamici delle forze attive, e non necessariamente ad un trasferimento di peso corporeo dalla medium alla materia emanata. Pur senza pervenire a conclusioni definitive, Crawford riteneva che una parte della perdita di peso della medium fosse dovuta alla trasformazione delle sostanze fisiche del suo corpo in materia plasmatica, dotata di un proprio peso: quest'ipotesi fu confermata anche dagli operatori.

A questo punto, Crawford si poneva la domanda fondamentale: «Che tipo di materia è questa, che sembra provenire dal corpo della medium, viene usata per costruire strutture psichiche ed ha un suo peso? Qui sta il grande problema connesso ai fenomeni psichici... Certamente questa materia – se di materia si tratta, ed un gran numero di esperimenti tendono a mostrare che è così – non si presenta in alcuna delle forme di cui siamo a conoscenza in senso scientifico. Anche se, naturalmente, il numero di esperimenti che ho effettuato è ancora insufficiente per consentirmi di stabilire una legge inoppugnabile... tuttavia penso di poter menzionare a ragione alcuni dei punti che mi sembrano importanti in relazione a questo problema, e quello che più di ogni altra cosa mi ha meravigliato è che questa materia sembra praticamente priva di palpabilità. È una materia impalpabile, ma sembra avere un proprio peso. Il metodo con cui viene emanata dal corpo della medium è un mistero. Solo questo è certo: che di solito viene emanata ad ondate, non costantemente, e che la difficoltà di espellerla aumenta con la quantità già emessa... Sembra presentarsi in una forma di cui la scienza non è a conoscenza».

Questo scriveva Crawford più di un secolo fa. Oggi tuttavia l'astrofisica ipotizza l'esistenza di una forma di materia dotata di massa (e dunque soggetta alle leggi gravitazionali) ma priva di tangibilità e di visibilità: è la cosiddetta materia oscura, che costituirebbe quasi il 27% dell'universo, contro solo il 5% della materia fisica conosciuta che cade sotto i nostri sensi (il rimanente 68% è dato dall'energia oscura). Con questo, non affermo che la materia oscura ipotizzata dagli astrofisici e la materia plasmatica sperimentata da Crawford (che negli ultimi mesi della sua vita riuscì anche a toccarla ed a fotografarla) siano la stessa cosa. Mi limito ad evidenziare come – tramite le osservazioni condotte, gli esperimenti eseguiti e le teorie avanzate in due ambiti di ricerca completamente diversi, come l'astrofisica ed i fenomeni fisici della medianità – si arrivi a riconoscere l'esistenza di forme diverse di materia che sono in grado di interagire con la materia fisica da noi conosciuta sotto il profilo sia dell'attrazione gravitazionale che della trasmissione di forze fisiche, ma che i nostri sensi non riescono a percepire.

Crawford affrontò anche il problema degli effetti che queste enigmatiche trasformazioni di materia potevano avere sul corpo della medium: «È ora necessario considerare il fatto che la medium non sente mai nulla di simile ad una pressione meccanica su alcuna parte del suo corpo. Anche nel caso in cui lei e la sedia su cui è seduta si rovesciassero a causa del momento generato da una pesante levitazione, non sentirebbe nulla. Mi ha detto che la sensazione è del tutto simile a quella che si prova quando si sta seduti su un'altalena... Tutto ciò che si può dire con certezza è che, nel caso di levitazione semplice, l'intera reazione sembra sopportata dal corpo della medium, anche se potrebbe scaricarsi su una parte dell'apparato accanto a lei, appoggiato sulla piattaforma o sulla stessa bilancia. L'esperimento 24 sembra dimostrare, tuttavia, che l'intera reazione si scarica davvero, in un modo o nell'altro, direttamente sul corpo della medium. Come può essere che una struttura rigida lunga da 60 cm ad un metro possa fuoriuscire dalla medium e sostenere un peso di 15 o 18 kg alla sua estremità, senza che la medium subisca inconvenienti? Se una barra rigida di questa natura entrasse in una parte morbida del suo corpo, come ad esempio la regione dello stomaco, la carne sarebbe lacerata da una leva come quella descritta. Come mai allora la medium non viene mai ferita da queste reazioni meccaniche, anzi nemmeno le percepisce?».

Bisogna però ricordare che l'autore aveva anche affermato che, durante le levitazioni, tutto il corpo della medium si irrigidiva in una forte tensione muscolare. Infatti, in Reality of Psychic Phenomena, aveva scritto (Esperimento 62, pag. 141): «Durante molte delle levitazioni citate negli esperimenti precedenti ho potuto esaminare la medium. Le sue braccia, sia che fossero tenute da altri membri del cerchio su entrambi i lati, sia che fossero poggiate sulle sue ginocchia, erano sempre rigide, in quanto i muscoli sembravano sottoposti a un forte stress, rendendo talvolta le braccia simili a ferro nella loro rigidità. Questa rigidità si notava soprattutto alla curvatura del braccio, sebbene dalla spalla fino al polso la tensione muscolare fosse sorprendente. Mentre lo sgabello era costantemente levitato alla notevole altezza di 130 cm, le braccia della medium erano eccessivamente rigide, persino più rigide di quando veniva fatto levitare il tavolo usato nelle sedute, quasi quattro volte più pesante. La stessa medium afferma che l'altezza della levitazione influisce maggiormente sul suo sistema muscolare. Dice che la rigidità muscolare non è limitata alle sue braccia ma si estende a tutto il corpo, sebbene non nella stessa misura».

Negli anni seguenti questa rigidità muscolare sembrò attenuarsi, almeno in parte (PSGC, pag. 171): «Avevo notato spesso la rigidità verticale del corpo della medium nel corso dei fenomeni, ma ora potevo prendere appunti più accurati. Poco prima che abbia luogo una levitazione, la medium si appoggia comodamente sulla sedia, ma circa un minuto prima che si verifichino i fenomeni, si mette rigidamente seduta in posizione verticale, il suo tronco a volte si erge di qualche centimetro e i piedi e le gambe si uniscono all'istante, sotto la sedia. A volte, durante levitazioni particolarmente alte, la parte superiore del suo tronco si inclina in avanti, verso l'interno del cerchio. Inutile dire che è assolutamente impossibile per chiunque sia seduto verticalmente su una sedia sollevare un tavolo con mezzi normali. Questo può essere ottenuto (in modo tutt'altro che semplice) distendendosi sulla sedia e facendo leva ai suoi lati con le mani o con i gomiti».

Comunque, per dare conto del fatto che, irrigidendosi, il corpo della medium era in grado di sostenere senza piegarsi forze anche di notevole entità, incrementate da eventuali effetti di leva, Crawford elaborò la seguente ipotesi in merito alle trasformazioni della materia plasmatica (EPS, pag. 124): «La struttura psichica, quando entra nel corpo della medium, è composta da un tipo di materia sconosciuta. Chiamiamola materia-X. Questa materia-X può trasmettere attraverso di sé le normali sollecitazioni dirette e di taglio, ma non è in grado di trasmettere direttamente tali sollecitazioni alla materia ordinaria. Per raggiungere questo obiettivo, deve prima essere convertito in un'altra forma di materia che possiamo definire materia-Y (questo è il tipo di materia che possiamo vedere con i nostri occhi in una seduta di materializzazione; in altre parole, la materia-Y è ciò che è noto agli studiosi di ricerca psichica come sostanza "materializzata"). Abbiamo dunque la materia-X che può essere convertita solo in materia-Y (in modo analogo all'acqua convertita in ghiaccio), e le sollecitazioni trasmesse alla prima possono essere trasmesse attraverso di essa alla seconda. La materia-Y può agire sugli oggetti fisici nel corso delle sedute.

«Il profilo approssimativo di una struttura psichica è quindi il seguente: (a) L'estremità libera (che supponiamo aderisca al tavolo delle sedute): materia-Y. (b) Il corpo della struttura: materia-X. La struttura quando entra nel corpo fisico della medium è interamente composto da materia-X. (c) All'interno del corpo della medium la materia-X che compone la struttura viene nuovamente convertita in materia-Y. La sequenza di azione meccanica è la seguente: la materia-Y all'estremità libera, per esempio, della barra a sbalzo psichica, si aggrappa al legno della superficie inferiore del tavolo, che viene quindi levitato. Il peso del tavolo viene trasmesso a questa materia-Y e da quest'ultima alla materia-X del corpo della struttura. La forza meccanica viene trasferita attraverso la materia-X direttamente nel corpo della medium. Nel posto in cui la struttura entra nel corpo della medium, nessuno stress di alcun tipo viene trasmesso alla sua carne, perché in questo particolare posto abbiamo una materia-X e una materia fisica ordinaria in contrapposizione, e lo stress non può essere trasmesso direttamente dal prima alla seconda. All'interno degli interstizi del corpo della medium la materia-X della struttura psichica probabilmente si ramifica, e ogni ramificazione alla sua estremità diventa materia-Y: questa materia-Y si attacca a varie parti interne del corpo della medium, che così alla fine – indirettamente – sopporta e sostiene il peso del tavolo».

Non so fino a che punto questa spiegazione possa sembrare convincente: lo stesso Crawford la definiva un abbozzo molto imperfetto, elaborato per dare un'idea della complessità dei problemi relativi all'interpretazione dei fenomeni fisici. In ogni caso la si può applicare solo a quei fenomeni nei quali tutto il peso dell'oggetto levitato era trasferito sulla medium (teoria della trave a sbalzo), e non a quei fenomeni nei quali uno o più uomini robusti tentavano (senza riuscirvi) di abbassare o di sollevare il tavolo, oppure di spostarlo sul pavimento, spingendolo o tirandolo con tutte le loro forze. In questi casi l'unica spiegazione possibile, come Crawford riconosceva, è quella di una struttura rigida, formata da materia-Y, che aderiva tenacemente con un'estremità al tavolo e con l'altra al pavimento, scaricando su quest'ultimo le forze esercitate sul tavolo. La connessione di questa struttura col corpo della medium, dalla quale la struttura stessa era emanata, poteva avvenire tramite un fascio non rigido di materia-X, in grado di trasferire nel corpo della medium anche una minima frazione delle forze applicate sul tavolo.

Crawford eseguì inoltre vari esperimenti con altri medium, i cui risultati sono riportati nei capitoli VI e VII di EPS (pag. 160 e seguenti). Nel 1919 e nei primi mesi del 1920 sperimentò intensamente su Kathleen Goligher allo scopo di verificare le modalità con le quali la materia plasmatica veniva emanata dal corpo della medium. Le conclusioni a cui pervenne sono esposte nel suo terzo volume, PSGC. Invito chiunque sia interessato a questo genere di indagini – e, in generale, ai fenomeni fisici paranormali – a leggere con attenzione i libri di Crawford, perché è difficile trovare nella letteratura specializzata una serie così completa ed accurata di dati sperimentali. Nel prossimo post verificheremo l'affidabilità di questi dati, e la fondatezza delle accuse di frode che – come sempre accade in questi casi – furono avanzate nei confronti del cerchio Goligher e della sua medium.


 

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