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L'Universo e la Natura Il Cosmo ed il nostro mondo Fino a qualche secolo fa la conoscenza del Cosmo era limitata alla percezione del cielo stellato da parte dei nostri occhi. Poi, con l'invenzione e la costruzione dei primi telescopi, le facoltà percettive umane si ampliarono e l'astronomia scientifica cominciò a muovere i primi passi. Ma solo da qualche decennio i progressi tecnologici degli strumenti di osservazione hanno permesso all'astronomia ed all'astrofisica di avere una conoscenza sufficientemente adeguata della complessità del Cosmo e delle sue enormi dimensioni: una conoscenza che, per diversi aspetti, sfida le nostre stesse risorse mentali. Uno degli aspetti che più colpiscono la nostra immaginazione è che nell'Universo esistono miliardi di miliardi di stelle (molte delle quali possono essere osservate con gli strumenti di cui l'umanità dispone), e certamente altrettanti pianeti, cioè mondi che non sono direttamente osservabili, ma la cui esistenza è confermata dall'interpretazione dei dati ricavati da altre osservazioni. L'esistenza di altri mondi era già nota all'umanità sulla base delle osservazioni dirette degli altri pianeti del sistema solare e dei relativi satelliti, compresa la nostra Luna. Per molto tempo la psiche umana ha potuto anche produrre ogni sorta di fantasticherie in merito agli ipotetici abitanti di questi altri mondi, in genere limitati ai pianeti del nostro sistema solare. La conoscenza dell'esistenza di una quantità enorme di pianeti, parte dei quali potrebbero presentare requisiti ambientali abbastanza simili a quelli del nostro mondo in una delle sue fasi evolutive, rende del tutto obsoleta la concezione antropocentrica dell'importanza universale dell'umanità. In effetti, oggi saremmo molto più sorpresi nell'apprendere – se ci fosse dato di saperlo – che noi umani siamo gli unici esseri dell'universo in grado di produrre una forma di conoscenza, che non di sapere che su altri mondi si sono sviluppate altre civiltà, più o meno progredite sotto il profilo tecnologico e scientifico. Lasciando alla nostra immaginazione la libertà di sbizzarrirsi in merito alle forme, alle risorse ed ai comportamenti degli alieni abitanti di questi mondi lontani, resta il fatto che anche la psiche umana viene molto ridimensionata, per quanto ne sappiamo, poiché non abbiamo alcuna certezza che il suo raggio d'azione possa estendersi oltre il nostro pianeta. Anche l'immagine di una divinità creatrice, come è stata spesso prospettata dalla psiche umana, può essere tutt'al più concepita come un riferimento simbolico al nostro sistema solare, nel quale il pianeta Terra sembra l'unico mondo sul quale ha potuto svilupparsi la vita: niente più di una goccia nell'oceano sconfinato del Cosmo. L'unico motivo per il quale riteniamo di poter continuare a funzionare così come funzioniamo, sulla base di schemi mentali e di programmi psichici ereditati dal passato, è dato dall'isolamento dei mondi, o quanto meno dell'inaccessibilità di altri mondi – in cui si siano sviluppate altre forme di vita – agli abitanti del pianeta Terra. Infatti, mentre possiamo essere certi che nessun essere umano – direttamente o mediante strumenti prodotti dall'umanità – è mai andato a visitare mondi al di fuori del sistema solare, non possiamo escludere che qualche forma di vita aliena non sia stata in grado di osservare lo sviluppo dell'umanità, ed eventualmente anche di influenzarci, senza che noi ce ne accorgiamo. Il fatto di non avere prove evidenti e documentazioni inequivocabili sulla presenza di osservatori alieni non è sufficiente a farci escludere al di là di ogni dubbio questa possibilità: potrebbero infatti disporre di una tecnologia che può renderli invisibili ai nostri strumenti. Non vanno inoltre dimenticati i molti casi ben documentati – anche a livello di organizzazioni militari e governative – di avvistamenti di oggetti aerei non identificati (UFO), in merito ai quali molti enigmi non sono stati ancora risolti. Anche i casi di guarigioni inspiegabili, o di fenomeni medianici e paranormali, potrebbero essere attribuiti ad interventi alieni in grado di esercitare un'influenza sulle normali dinamiche naturali del nostro mondo, e perfino sulla psiche umana. Fino ad un'epoca recente il confronto tra le diverse culture – ognuna delle quali poteva presentare una propria visione originale in merito al significato della vita umana – avveniva nell'ambito dell'umanità, via via che i viaggi e le esplorazioni mettevano in contatto culture anche molto diverse tra loro. Ai nostri giorni il modello culturale occidentale, basato sul progresso scientifico e tecnologico e – sotto il profilo economico e produttivo – sul lavoro e sul consumismo, ha preso il sopravvento praticamente in tutto il mondo, e le vestigia delle culture alternative preesistenti – laddove ancora resistono – si manifestano spesso come residui di sintonie psichiche più o meno svuotate di significato e destinate, col tempo, ad esaurirsi. Quegli esigui gruppi umani che ancora vivono, sparsi qua e là in qualche foresta, adottando programmi culturali ancestrali molto diversi dai nostri, vengono considerati dalla cultura dominante quasi come una risorsa etnologica, eventualmente da proteggere – come si protegge un reperto da museo – per poterla meglio studiare. Così, per il futuro, un nuovo reale confronto con culture alternative non può che avvenire o per declino e disgregazione della nostra cultura attuale – con la conseguente separazione di gruppi umani più o meno isolati, ognuno dei quali destinato a sperimentare nuovi programmi culturali partoriti dalla psiche – oppure per un contatto con una cultura aliena, proveniente da un altro mondo. La Natura nel nostro mondo Il termine Natura – come tanti altri termini usati dagli umani – può avere diversi significati: io qui lo utilizzerò per descrivere i processi e gli eventi relativi allo sviluppo della vita organica sul nostro pianeta, fino alla comparsa dell'umanità. Si potrebbe dire, tanto per fissare un termine, fino a circa 100.000 anni fa, dato che si può ragionevolmente presumere che, prima di quell'epoca, anche l'esistenza dei nostri remoti progenitori fosse soggetta alle stesse leggi naturali che regolano la vita degli altri primati antropomorfi. Ovviamente, possiamo chiederci se processi naturali analoghi a quelli che hanno avuto luogo sul nostro pianeta si sono verificati anche su altri mondi, e con quali risultati, ma si tratta di una domanda destinata a rimanere, almeno per ora, senza risposta. L'Universo, così come lo conosciamo, resta soggetto a leggi fisiche che possiamo anche definire come naturali, ma che nulla ci dicono in merito all'evoluzione creativa di eventuali organismi viventi sulle miriadi di mondi che ne fanno parte. L'unica cosa che possiamo ritenere plausibile è che condizioni analoghe a quelle presenti sulla Terra allorquando ebbero origine le prime forme viventi dovrebbero favorire lo sviluppo della vita anche su altri pianeti, ma non possiamo escludere che da condizioni ambientali diverse non possano derivare strutture via via più complesse – sotto il profilo dell'informazione organizzata – capaci di autoreplicarsi, basate sulla chimica del carbonio o su quella del silicio. Nel considerare la Natura nel nostro mondo, non intendo riferirmi ad un essere intelligente che dirige – dietro le quinte – il comportamento degli organismi viventi, e nemmeno ad un'organizzazione che programma il modo di funzionare di questi organismi: sebbene ogni persona intelligente non possa non riconoscere che questi programmi esistono e sono ben efficienti (basti pensare al codice genetico), non ci sono elementi sufficienti per identificare gli eventuali programmatori, che possono essere immaginati solo come entità aliene rispetto alla nostra dimensione fisica. È vero però che l'informatica ci insegna che ogni programma ben funzionante viene creato da un'intelligenza capace di programmare: pertanto, in mancanza di informazioni sulle entità che possono programmare gli organismi naturali, ci limiteremo a considerare i programmi di funzionamento degli organismi viventi come qualcosa di intrinseco al processo evolutivo da cui è governata la vita. La nostra valutazione della Natura si limiterà dunque alla descrizione di alcuni eventi osservabili nell'ambito di ambienti non ancora o poco contaminati da forme di cultura umana. Se delimitiamo uno di questi ambienti, come per esempio una foresta, una savana o una barriera corallina, possiamo anzitutto osservare come gli organismi viventi appartenenti ad ogni singola specie nascono, crescono e muoiono, sostituendo nel tempo quelli che hanno già concluso il loro ciclo vitale. Molti organismi muoiono per varie cause durante la fase di crescita, spesso poco tempo dopo la nascita. Uno dei motivi per cui muoiono è che altre specie se ne nutrono. In pratica, nell'ambiente da noi osservato – quello che viene chiamato ecosistema – le interazioni che determinano l'equilibrio tra le varie specie sono significative (o almeno così sembrano a noi osservatori umani), ma il destino dei singoli individui è irrilevante. Una forma diffusa di riproduzione prevede che dalle uova di un singolo organismo madre possano nascere centinaia di figli, dei quali solo poche unità sono destinate a raggiungere l'età riproduttiva. Nell'equilibrio naturale, il ruolo di alcune specie consiste nel cibarsi di individui appartenenti ad altre specie, dopo che sono stati trovati morti o dopo averli uccisi. Quasi sempre gli individui uccisi sono deboli e vulnerabili, e questo vale soprattutto per coloro che, nati da poco, dipendono dalle cure e dalla protezione dei genitori o del gruppo, oppure dalle circostanze aleatorie dell'ambiente in cui si vengono a trovare. Ma questa eliminazione degli individui più deboli si riscontra anche nell'ambito di una stessa specie: i maschi adulti di alcune specie di mammiferi – come i leoni o gli orsi – possono uccidere i cuccioli di una femmina, procreati da altri maschi, per far sì che la femmina vada di nuovo in calore e sia disponibile ad accoppiarsi con loro. Tra i nidiacei di alcune specie di uccelli, il più prepotente riceve più cibo e si rinforza fino ad uccidere i fratelli, in modo da ottenere le cure esclusive dei genitori. Simili comportamenti naturali sono, come si suol dire, innati, e corrispondono a programmi che, trasferendosi in un modo o nell'altro nel singolo individuo, ne determinano il comportamento. L'organismo animale, dunque, agisce, ma non è in grado di valutare coscientemente quello che fa. Potremmo venire alla conclusione che gli organismi animali funzionano come degli automi ben organizzati e programmati, nell'ambito di un sistema che, nel suo complesso, offre uno spettacolo altamente differenziato e creativamente esuberante. Si riscontra però che ad un certo livello dell'evoluzione di organismi sempre più complessi la Natura inserisce due nuovi elementi, il piacere ed il dolore, che richiedono la presenza di un centro organizzativo, nell'ambito del sistema nervoso, al quale fare riferimento. Mentre le dinamiche comportamentali automatiche sono in grado di operare mediante il funzionamento del sistema nervoso, senza che ci debba essere alcuna forma di partecipazione e di collaborazione da parte di un'entità cosciente, il piacere ed il dolore sono efficaci solo se vi è qualcosa in grado di provare piacere o dolore. È dunque necessario che un nucleo del sistema neurale sia in grado di sperimentare il piacere ed il dolore, e senta l'esigenza di dirigere intenzionalmente il comportamento dell'organismo – tramite il controllo del suo sistema nervoso – in modo da evitare il dolore e procurarsi il piacere: quest'attività di valutazione, di previsione e di controllo intenzionale determina dinamiche psichiche quali il desiderio o la paura. La sperimentazione e la memorizzazione delle dinamiche mentali che provocano il piacere ed il dolore come risposta a stimoli provenienti dall'ambiente esterno o dallo stesso corpo di un organismo ha determinato lo sviluppo delle prime rudimentali forme di coscienza, ancora lontane dall'autocoscienza dell'io come possiamo sperimentarla nella nostra forma umana, ma già collegate a tensioni psichiche in grado di dominare e controllare un organismo. In questa fase, pur sempre determinata da forze evolutive naturali, si forma il primo nucleo di qualcosa che richiede una sperimentazione interiore da parte di un soggetto senziente, per quanto ancora molto primitivo. Siamo infatti ben lontani da qualsiasi processo di valutazione intelligente e di autopercezione cosciente del proprio ruolo da parte di questo soggetto, tuttavia la fase di differenziazione rispetto ai meri automatismi naturali è già iniziata, ed i germi di rudimentali forme di valutazione nei confronti della passiva acquiescienza del soggetto senziente ai comandi imposti dalla Natura possono cominciare a manifestarsi. Gli organismi naturali funzionano dunque in parte sulla base di processi automatici che non richiedono nessuna forma di coscienza, ed in parte sulla base di processi che richiedono forme almeno rudimentali di coscienza, oltre alla trasmissione di programmi di apprendimento – in genere per imitazione – delle tecniche per sopravvivere, per riprodursi, per evitare i pericoli, ecc., sempre fondate sulla polarità piacere-dolore. I processi creativi naturali hanno messo a punto i sistemi neurali mediante i quali queste forme di apprendimento e di funzionamento cosciente primitivo possono operare. Gli aspetti conflittuali della Natura sono tuttavia sempre presenti, ed il singolo organismo – più o meno cosciente – è esposto a rischi a cui non è in grado di sottrarsi, come le catastrofi naturali o le malattie causate da parassiti, batteri e virus. Questo è dunque il quadro della Natura nel nostro mondo, come noi lo percepiamo con la nostra mente e come lo riscontriamo nel nostro organismo, che di questo quadro naturale fa parte a tutti gli effetti. La conoscenza sempre più approfondita dei dettagli del funzionamento degli automatismi e dei processi naturali – dal livello molecolare del codice genetico e delle proteine al livello informatico delle reti neurali – che ha fatto enormi passi avanti negli ultimi due secoli, ci ha resi molto più consapevoli dell'ammirevole complessità della Natura, e di conseguenza siamo diventati più inclini ad identificare noi stessi, in quanto esseri coscienti, col processo naturale che ha determinato la nascita, la crescita ed il funzionamento del nostro corpo. Le variabili del nostro destino individuale, che determinano le nostre risorse, i nostri punti di forza e le nostre debolezze, possono essere imputate all'enorme differenziazione che i processi naturali subiscono in ragione dell'incremento del numero di organismi individuali di una specie che vivono contemporaneamente: tuttavia, nel caso della specie umana, è facile osservare come siano presenti ed attivi altri processi non riconducibili al quadro naturale, così come l'abbiamo delineato. La Natura e la mente umana Sebbene il corpo umano ed il sistema nervoso di cui è dotato rivelino, sotto molti aspetti, la loro origine naturale, vi sono altri aspetti del nostro funzionamento mentale che non trovano riscontro nel mondo della Natura, così come lo abbiamo precedentemente definito. Gli esseri umani hanno dimostrato la capacità di aggregarsi in gruppi molto più numerosi rispetto a qualsiasi altro organismo animale comparabile con le loro dimensioni, e nell'ambito di queste società hanno sviluppato sistemi di scambio di informazioni sempre più efficaci, creando i programmi operativi che stanno alla base di ogni cultura e ne determinano lo sviluppo. La mente umana è capace di produrre il pensiero creativo, e dimostra una capacità di controllo delle attività corporee che ha determinato la trasformazione dell'ambiente naturale, la ricerca e lo sfruttamento delle risorse, e la costruzione di manufatti tecnologici sempre più complessi. Nel loro sviluppo storico, non tutte le culture umane hanno partecipato in egual misura a questo processo di sviluppo dinamico: molte di esse, rimaste per secoli in condizioni di relativa staticità, sono state almeno in parte assimilate – in epoca recente – dalle culture dinamiche scientificamente e tecnologicamente più avanzate. Un aspetto particolarmente interessante del funzionamento della mente umana è rappresentato dalla sua capacità di porsi domande per le quali cerca di ottenere risposte adeguate, tali cioè da soddisfare il suo bisogno di conoscenza. Queste domande riguardano praticamente tutto ciò di cui facciamo esperienza, compreso il funzionamento stesso della nostra mente: si creano così dei sistemi di pensiero, delle filosofie conoscitive, le quali – pur non traducendosi nelle attività necessarie alla produzione dei manufatti – circolano all'interno del sistema culturale tramite i programmi di informazione, e possono orientare il funzionamento collettivo di un sistema culturale. Inoltre molte delle attività determinate dal funzionamento della mente umana sono finalizzate ad ottenere risultati che si contrappongono a quelle stesse leggi della Natura che regolano il mondo organico pre-umano, ed alle quali tutti gli altri esseri viventi – esclusi quelli sui quali l'umanità esercita i suoi poteri – sono soggetti. Tutti questi aspetti vanno tenuti ben presenti allorquando si tenta di ricondurre l'intera gamma delle attività mentali degli esseri umani alla sola evoluzione naturale dello strumento mediante il quale tale funzionamento è reso possibile: il nostro cervello. Sebbene le nostre conoscenze sul funzionamento del cervello umano siano ancora insoddisfacenti, vi sono almeno due aspetti ben osservabili per i quali il nostro cervello si differenzia da quello degli altri mammiferi superiori: anzitutto i nostri cervelli si sono particolarmente adattati alla collaborazione sociale; inoltre il livello di complessità dei programmi di funzionamento trasmessi di generazione in generazione può incrementarsi notevolmente. La collaborazione sociale degli esseri umani non è quella – di gruppo – che si riscontra anche tra i primati o in altre specie di mammiferi: sebbene nelle più semplici società primitive tribali i ruoli dei singoli membri siano più o meno simili ed intercambiabili, con lo sviluppo storico si formarono, già alcune migliaia di anni fa, società complesse composte di molte migliaia di individui, nelle quali i ruoli sociali erano defferenziati e regolati da norme, ed ogni membro della società svolgeva quel ruolo per cui si sentiva più adatto o che, semplicemente, gli era consentito. Questo sviluppo sociale fu reso possibile dal fatto che i programmi culturali si arricchivano e diventavano più complessi via via che – col passare del tempo – venivano trasmessi ai giovani membri della società. Per quanto ci è dato di osservare nell'ambito degli organismi animali – anche tra quelli più evoluti – i programmi di comportamento trasmessi da una generazione all'altra di una determinata specie non variano nel tempo, e gli eventuali adattamenti determinati dai cambiamenti ambientali si limitano alle esigenze fondamentali della sopravvivenza e della riproduzione. Alcuni comportamenti innovativi – per esempio nei rituali di corteggiamento di certe specie di uccelli – possono essere recepiti per imitazione se dimostrano di avere successo, ma si tratta di eventi abbastanza rari che confermano la stabilità delle regole, che – ovviamente – non sono immutabili per l'eternità, ma si modificano lentamente. Invece tra gli umani, una volta che una società abbia raggiunto una certa massa critica ed un sufficiente livello di complessità, i cambiamenti nei programmi culturali trasmessi ai cervelli delle nuove generazioni si producono in tempi molto più rapidi. Dato che, a quanto sembra, il cervello degli umani viventi oggi non è diverso da quello degli umani che hanno vissuto, per esempio, 10.000 anni fa, né si riscontrano sostanziali differenze tra i cervelli di due esseri umani, l'uno appartenente ad una cultura meno sviluppata, l'altro appartenente ad una delle attuali complesse culture di massa, possiamo dedurne che le differenze tra gli umani civilizzati ed il mondo della Natura dipendano più dall'evoluzione dei programmi culturali che non dai cambiamenti nell'anatomia e nella fisiologia del cervello. È vero che il cervello umano ha dimensioni più ampie (in rapporto al peso corporeo, dato che il cervello di un elefante o di un capodoglio sono di fatto più grandi di quello di un uomo) ed è più complesso, nell'estensione e nel numero di neuroni della corteccia, rispetto a quello di altri mammiferi superiori, ma questi incrementi quantitativi non cambiano la modalità di funzionamento delle reti neurali che gestiscono l'informazione. Inoltre, a parità di dimensioni cerebrali, gli esseri umani presentano tra loro differenze sostanziali per quanto riguarda la capacità di elaborazione creativa intelligente, la quale è probabilmente determinata dalla complessità delle reti neurali. Dato che le reti neurali si formano attraverso le connessioni sinaptiche tra i neuroni, i dati, le informazioni ed i programmi acquisiti dal nostro cervello, così come i nostri stessi ricordi, devono essere rappresentati da reti neurali più o meno complesse. L'elaborazione creativa intelligente deve essere dunque determinata da uno stimolo proveniente da un centro di controllo e di valutazione, tendente a creare nuove reti neurali, che organizzano in modo significativo le reti neurali preesistenti. In definitiva, sotto il profilo operativo il cervello funziona come un computer sui generis, connesso in rete con molti altri computer: resta da capire se tutto questo possa ancora essere interpretato esclusivamente in termini di Natura. Reti neurali ed esperienze psichiche Una volta compreso che il cervello elabora informazioni e determina le azioni del proprio organismo mediante il funzionamento delle reti neurali, e che l'input primario delle informazioni elaborate è costituito dai segnali e dagli stimoli provenienti dall'ambiente, e soprattutto dalle interazioni con gli altri cervelli con i quali siamo interconnessi, possiamo esaminare le due diverse possibilità con cui il funzionamento delle reti neurali opera: l'automatismo inconscio e l'esperienza cosciente. L'automatismo inconscio implica un funzionamento per cui l'output di una rete neurale non perviene alla coscienza, oppure produce una reazione che anticipa qualsiasi elaborazione cosciente di risposta ad una segnale o ad uno stimolo. La maggior parte dei processi fisiologici del nostro corpo sono regolati da automatismi inconsci, ed alcune reazioni – talvolta definite istintive – a determinati eventi sono determinate da automatismi inconsci. Sebbene le reazioni elaborate dai circuiti neurali che agiscono inconsciamente non pervengano direttamente alla coscienza, non di rado possono influenzare i circuiti operativi di altre reti neurali le cui elaborazioni diventano, in tutto o in parte, coscienti: in alcune persone è particolarmente sviluppata una sensibilità che permette a processi di elaborazioni che di solito restano inconsci di venire percepiti indirettamente, sebbene spesso in modo confuso ed impreciso. In merito alle esperienze coscienti, dobbiamo subito precisare come la nostra coscienza non riceva mai direttamente alcuna informazione sul processo operativo che determina il funzionamento di una rete neurale, e l'elaborazione di un certo risultato: sebbene la coscienza umana operi da migliaia di anni, è solo nell'ultimo secolo che gli scienziati hanno cominciato ad elaborare ed a verificare teorie sul funzionamento delle rete neurali biologiche, sulla base delle informazioni disponibili sui neuroni e sui loro sistemi di connessione e di trasmissione di segnali elettrochimici. Questo significa che per il nostro io cosciente il funzionamento delle reti neurali resta in ogni caso inconscio, e solo i risultati da esse elaborati possono diventare coscienti. Ciò che rende le nostre esperienze coscienti particolarmente insidiose ed inaffidabili, è dato dal fatto che quanto viene percepito dalla coscienza prende la forma di un'esperienza psichica che – per così dire – impone all'io cosciente la propria realtà, senza che esso possa avere alcuna possibilità di verifica sul processo mediante il quale quell'esperienza psichica è stata elaborata. Ciò che l'io cosciente percepisce, in termini di sensazioni, desideri, pensieri, sentimenti, ricordi, emozioni, ecc., si presenta sempre sotto forma di esperienze psichiche, anche se prodotte da un sistema informatico che funziona sulla base di input ed output di natura elettrochimica: un sistema messo a punto da molte migliaia di anni di evoluzione, in merito al cui funzionamento – soprattutto per quanto riguarda le finalità a cui il sistema tende – l'io cosciente dispone ancora di poche ed insignificanti informazioni. Qualcosa di analogo accade anche per quanto riguarda il funzionamento dei computer ideati e costruiti dagli umani: i programmi (anch'essi progettati dagli umani) usati nei computer prevedono sempre un'interfaccia che si adatta alle esigenze dell'operatore umano – in termini di ricezione acustica o visuale e di azioni possibili – nonostante il processore funzioni esclusivamente sulla base di bit di informazione costituiti da segnali elettrici binari. Così, le mie percezioni visive di un albero, di un cavallo, di un prato verde, possono essere praticamente identiche a quelle di un essere umano vissuto 5.000 anni fa, e non dipendono dalla mia conoscenza del funzionamento dei circuiti neuronali, i quali acquisiscono i segnali elettrici provenienti dal nervo ottico e li elaborano in modo che io possa diventare cosciente dell'immagine percepita. Ma, a differenza del computer tecnologico (uno strumento per il quale i progettisti, i costruttori, i programmatori e gli operatori appartengono tutti alla specie umana, e possono scambiarsi informazioni sul suo funzionamento), nel caso del cervello umano – considerato come un computer biologico – i progettisti ed i costruttori restano ignoti, anche se vengono da noi etichettati sotto vaghi termini di uso comune, come Natura o processo evolutivo. L'elaborazione dei programmi trasmessi culturalmente, soggetti a modificarsi nel tempo, viene eseguita da alcuni cervelli umani – evidentemente dotati delle necessarie risorse – sulla base di elementi psichici acquisiti come retaggio delle elaborazioni prodotte dalle generazioni che ci hanno preceduto. Questo fa sì che la psiche umana, in tutti i suoi vari e complessi aspetti, abbia ormai acquisito un'autonomia totale rispetto alla Natura: anche se gli elementi iniziali che hanno dato origine, varie migliaia di anni fa, ai processi di elaborazione psichica erano costituiti sia dalle rappresentazioni mentali dei fenomeni e delle cose presenti nel mondo naturale, sia dalle percezioni delle nostre esigenze corporee e degli stessi eventi psichici primitivi che emergevano alla coscienza, la progressiva elaborazione culturale di questi elementi – pur producendosi mediante il funzionamento del computer biologico del cervello – è stata determinata da orientamenti che presentano differenze anche sostanziali rispetto alle dinamiche naturali. Quando poi prendiamo in considerazione l'operatore – cioè quell'entità che abbiamo definito io cosciente – le cose diventano molto più complesse rispetto al modello dell'operatore umano e del computer tecnologico. Infatti, almeno per certi suoi aspetti, anche l'io cosciente sembra essere un prodotto dell'attività mentale del cervello: questo accade in quanto di norma l'io cosciente fa coincidere la conoscenza della propria essenza con la rappresentazione psichica (e culturale) che gli viene mostrata mediante l'attività del cervello. Per comprendere meglio il problema che dobbiamo affrontare, prendiamo di nuovo in considerazione l'attività operativa inconscia del cervello: l'informazione che viene gestita dalle reti neurali è evidentemente in grado di far funzionare il nostro corpo – o il corpo di un altro organismo animale – in risposta agli stimoli ambientali, come se si trattasse di un automa biologico. Il successo o il fallimento delle scelte operative eseguite dal sistema nervoso di un organismo dipende dalle variabili in gioco: quello che funziona in certe circostanze non funziona in altre, e laddove un individuo ha successo, un altro individuo della stessa specie soccombe. Come si è visto, le complesse dinamiche naturali che regolano il funzionamento degli organismi prevedono tanto il successo quanto il fallimento, ed in ogni caso l'esito finale è la morte di ogni individuo. Da dove ha origine dunque la trasformazione di questi segnali provenienti dai circuiti cerebrali in esperienze psichiche che coinvolgono un'entità, l'io cosciente, che tutt'al più può essere interpretata culturalmente da alcune reti neurali come un'autorappresentazione dello stesso cervello umano? Soprattutto, qual è il significato, lo scopo di questa complessa trasformazione che coinvolge la coscienza, se tutto ciò che noi osserviamo in Natura sono dei comportamenti, delle interazioni, delle reazioni da parte di organismi che non hanno la minima idea sul perché debbano funzionare in quel modo? Evidentemente la coscienza ed il processo di trasformazione mediante il quale l'io può conquistare la propria autoconoscenza nel corso della vita, aggiungono alla Natura qualcosa di sostanzialmente diverso: la nostra esperienza psichica, pur essendo mediata dalle elaborazioni da parte delle reti neurali di altre esperienze psichiche precedentemente acquisite, non consiste in una trasformazione di segnali elettrochimici operata dai neuroni del cervello, ma rappresenta un'interpretazione di questi segnali in base alle esigenze dell'io cosciente, nel suo confronto diretto con la psiche umana. I segnali elaborati dalle reti neurali, che dovrebbero semplicemente tradursi in comportamenti determinati da vantaggi o svantaggi probabilistici, segnalazioni di difetti e di guasti, valutazioni di possibilità e di prospettive, esecuzione obbligata di programmi di funzionamento, si trasformano – almeno in parte – in stati emotivi di felicità e di sofferenza, in dolore, in speranze ed in delusioni, che costituiscono la vita interiore degli esseri umani in generale. Ma in coloro nei quali una forma di coscienza intelligente è più sviluppata, l'attività di particolari reti neurali si traduce in processi creativi desiderati, voluti e stimolati dall'io cosciente, oppure in capacità organizzative i cui effetti si estendono ad altri cervelli umani, ma soprattutto nell'incremento dell'informazione conoscitiva che ci consente di comprendere meglio il funzionamento della Natura ed il significato della condizione umana. Noi ci troviamo dunque nella singolare condizione di un robot computerizzato, progettato e costruito dall'intelligenza umana, che scoprisse di avere una coscienza ed una vita interiore, di poter ragionare, di poter ideare e costruire degli artefatti, di potersi porre delle domande e di essere capace di trovare delle risposte – almeno per alcune di esse – senza però riuscire ad entrare in contatto ed a comunicare con gli umani che lo hanno creato. Tuttavia l'aspetto più sconcertante di questa situazione – che rende il paragone con la condizione umana meno convincente – sarebbe rappresentato dal fatto che gli umani, nel progettare e realizzare il robot, non avrebbero previsto l'emergere, dai circuiti computerizzati della macchina, di una coscienza e, di conseguenza, di un io cosciente autonomo. Gli elementi e le dinamiche del gioco Riconsideriamo adesso, nei loro reciproci rapporti, gli elementi che interagiscono nel gioco della vita umana (commedia o dramma che sia). Anzitutto c'è il cervello, un potente computer dotato di molti miliardi di reti neurali la cui principale caratteristica è quella di poter elaborare informazione in parallelo – cioè eseguendo contemporaneamente un numero enorme di semplici operazioni, e scaricando i relativi segnali secondo determinate frequenze – e non in serie, come invece accade nei computer tecnologici: per quanto si tratti di un computer biologico, formato di materia organica vivente, il cervello, come qualsiasi altro strumento memorizzatore ed elaboratore di informazione, richiede energia per funzionare, ed è soggetto a guasti, a malfunzionamenti ed a deterioramento nel tempo. Il cervello elabora sia i segnali provenienti dal mondo esterno, acquisiti mediante i recettori sensoriali presenti nel nostro corpo, sia i segnali provenienti dai nervi periferici. L'elaborazione avviene a diversi livelli, dato che molti circuiti eleborano informazioni complesse, risultanti da elaborazioni già eseguite da altri circuiti. Alcune di queste elaborazioni producono dei segnali che, trasmessi alla muscolatura tramite le innervazioni periferiche, determinano i movimenti e le azioni del corpo. Gran parte del funzionamento del cervello è inconscio, in quanto sfugge al controllo diretto ed intenzionale da parte dell'io cosciente, anche quando il risultato delle azioni è quello voluto e stimolato dall'io. Per esempio, le azioni necessarie a battere sulle lettere della tastiera del mio computer, come sto facendo in questo momento, sebbene volute dal mio io cosciente, restano automatiche ed inconsce per quanto riguarda il funzionamento dei circuiti coinvolti nella messa in atto dei gesti necessari: man mano che io scelgo i termini più adatti ad esprimere quello che voglio comunicare, le parole scorrono già composte sul monitor, senza che alla mia coscienza pervenga alcuna informazione in merito alle modalità operative mediante le quali l'intenzione si è rapidamente tradotta in atto. E se qualcuno – per fare un altro esempio – soffrisse di mal di schiena a causa dell'infiammazione di un nervo, sebbene sia cosciente del dolore localizzato che gli impedisce di eseguire alcuni normali movimenti, non riceve alcuna informazione in merito al processo che trasforma il segnale proveniente dal nervo infiammato in sensazione dolorosa che affligge l'io cosciente. Se distinguiamo le attività svolte dalle reti neurali in processi di elaborazione che diventano coscienti e processi che restano inconsci, dobbiamo riconoscere che questi ultimi possono essere conosciuti solo per via indiretta, cioè mediante l'osservazione cosciente di un cervello – o di un team di cervelli – sull'attività dei circuiti neurali del cervello osservato, che resta inconscia per l'io cosciente collegato a quel cervello. Un altro elemento del gioco è rappresentato dai programmi culturali trasmessi ad ogni cervello allevato in un determinato ambiente sociale, che acquistano una notevole importanza soprattutto nella prima fase della vita, nella quale il cervello è particolarmente predisposto a riceverli. Come ho già sottolineato, si tratta di programmi elaborati nel tempo dai cervelli di coloro che contribuiscono all'evoluzione culturale di una società, sulla base di altri programmi elaborati dalle generazioni precedenti e culturalmente acquisiti. Molti di questi programmi, tuttavia, non rappresentano quanto di meglio una società possa offrire sotto il profilo dell'evoluzione culturale, ma sono relativi alle particolari condizioni ambientali in cui un cervello viene a trovarsi – che variano molto nell'ambito di una società complessa – ed alle capacità di elaborazione autonoma di cui un cervello può essere più o meno dotato. Chi cresce in un ambiente degradato, o laddove gli affari sono sotto il controllo di organizzazioni criminali, difficilmente potrà sottrarsi all'influenza dei programmi culturali che prevalgono in quell'ambiente: è evidente che l'eredità culturale che riceviamo dall'ambiente nel quale veniamo allevati – ed in particolare dai nostri genitori – ha un notevole impatto sul destino della nostra vita. Il terzo elemento è l'io cosciente, il quale – indipendentemente dalle cause che ne determinano l'esistenza – una volta che si sia formato e che abbia acquisito una sufficiente esperienza della vita, interagisce con gli altri elementi essanzialmente in due modi: da una parte reagisce alle esperienze psichiche in cui viene coinvolto, memorizzandole e poi richiamandole alla memoria, così da stabilire tra esse delle relazioni significative; dall'altra orienta – o comunque cerca di orientare – l'attività cerebrale, sia in termini di elaborazione di pensieri, ragionamenti, riflessioni, idee, fantasie, ed altre attività mentali coscienti, sia in funzione dell'esecuzione di azioni volontarie, determinate dai comandi programmatici, dai desideri o dalle scelte obbligate a cui esso non può sottrarsi. Ovviamente, essendo l'attività delle reti neurali in gran parte inconscia, oppure attivata in modo automatico da segnali e da stimoli provenienti dall'ambiente, prima ancora che le risposte elaborate dai circuiti neurali pervengano alla coscienza, la capacità di controllo del cervello da parte dell'io cosciente è limitata, e varia molto da una persona all'altra: un individuo dotato di forte volontà riesce a perseguire i propri obiettivi coscienti con determinazione, costanza, coerenza ed efficacia, nonostante gli eventi ed i programmi che possono influenzare il funzionamento del cervello in modo da ostacolare le direttive dell'io. Al pari dell'intelligenza, anche la determinazione presenta differenti gradazioni nei cervelli umani. Il quarto elemento è la psiche, che ritengo preferibile considerare come un fenomeno autonomo rispetto all'attività cerebrale, alla quale in ogni caso è strettamente collegata. La psiche umana affonda le sue radici nell'evoluzione degli organismi animali: si tratta dunque di un fenomeno che ha un'origine naturale, anche se poi si è sensibilmente ampliato e modificato in conseguenza dell'evoluzione dell culture umane. Come spero di avere ben chiarito nelle pagine di questo sito, la psiche produce i suoi effetti quando c'è un soggetto – nel caso degli esseri umani, l'io cosciente – in grado di sentirla, di esserne più o meno coinvolto e di avere la capacità di interpretarla in qualche modo. Dunque non credo che sia corretto parlare di psiche inconscia: mi sembra più opportuno fare riferimento all'attività cerebrale inconscia, oppure anche ad un'attività mentale inconscia tramite la quale vengono sintonizzate dai circuiti neurali esperienze psichiche che risultano tali proprio perché l'io cosciente ne viene coinvolto. Senza l'io cosciente, infatti, viene meno l'esperienza interiore, in mancanza della quale l'attività cerebrale non può produrre effetti psichici registrabili dalla coscienza e dalla memoria. In quanto esperienza cosciente, la psiche mostra – ad ogni livello evolutivo – una configurazione autonoma rispetto ai segnali provenienti dall'ambiente ed elaborati dai circuiti neurali, dai quali comunque dipende strettamente. Già a livello di emotività, reazioni emotive intense come la paura, il piacere, il desiderio, la speranza, ecc., che certamente derivano dall'elaborazione da parte di reti neurali del cervello dei segnali prodotti da eventi e circostanze del mondo esterno, una volta che – tramite la coscienza – coinvolgono l'io, assumono i caratteri di una complessa rappresentazione, ricca di sfumature, di interpretazioni, di valutazioni, di immagini e pensieri: sebbene tutte queste variabili siano determinate dall'interazione tra molte reti neurali del cervello, la loro trasformazione in esperienze psichiche di cui l'io diviene cosciente presenta molte analogie con l'interfaccia mediante il quale un computer tecnologico consente ad un operatore umano di acquisire le informazioni elaborate e di trasmettere i comandi operativi. Questa trasformazione psichica di quanto prodotto dall'attività cerebrale diventa particolarmente evidente in tutte le elaborazioni creative stimolate intenzionalmente dall'io, il quale – almeno in alcune persone – sente un intenso bisogno di ideare, di realizzare o di incrementare la conoscenza, nell'ambito dell'esperienza della vita in questa dimensione. Sotto questo profilo, sono particolarmente interessanti proprio quelle elaborazioni psichiche di natura simbolica, mitologica o religiosa – prive di riscontri nella realtà del mondo fisico – che hanno influenzato e tuttora influenzano l'attività mentale ed i comportamenti degli esseri umani. Le elaborazioni prodotte dall'attività delle reti neurali del cervello, quando coinvolgono l'io tramite la coscienza, si trasformano in esperienze psichiche, in base alle quali l'io si sente spinto ad attivare altre reti neurali, affinché organizzino l'insieme delle esperienze psichiche in un quadro che risulti sufficientemente armonioso o, quanto meno, non troppo conflittuale. A volte quest'alchimia riesce, altre volte fallisce. Un certo numero di elaborazioni creative, una volta trasformate in esperienze psichiche, cominciano a circolare nella rete dei cervelli mediante i sistemi di comunicazione, e possono prendere la forma di programmi culturali in grado di influenzare il funzionamento mentale di molti individui. Si tratta di un processo che si rinnova continuamente, producendo le più diverse esperienze psichiche individuali e le trasformazioni culturali che modificano sia la nostra visione del mondo, sia l'ambiente stesso del nostro pianeta. Si può osservare come i principali elementi di quest'alchimia esistenziale, cioè l'attività cerebrale, l'io cosciente e l'elaborazione psichica, possono presentare differenze sostanziali da una persona all'altra, sia sotto il profilo energetico (quantitativo), sia in relazione al livello qualitativo delle prestazioni. Il fatto che si possa considerare – come una parte della comunità culturale scientifica tende a fare – sia l'io cosciente che l'elaborazione psichica come prodotti dell'attività di particolare reti neurali, non cambia niente per quanto riguarda la vita interiore di ogni essere umano, che continua a manifestarsi come serie di esperienze psichiche che coinvolgono l'io tramite la coscienza. Anche se attualmente i programmi culturali più affidabili ci mostrano – e dunque portano a conoscenza dell'io cosciente – l'importanza del funzionamento delle reti neurali del cervello nel determinare l'elaborazione dei segnali che si traducono in esperienze psichiche, ed anche in creatività intelligente, sarebbe un errore di ingenuità ritenere che queste informazioni siano sufficienti per risolvere l'enigma del significato della vita umana. La stessa identificazione dell'io cosciente col cervello, proposta in termini divulgativi anche da alcuni scienziati, non è corretta, in quanto, pur riconoscendo che l'io cosciente dipende dal funzionamento del cervello (almeno in questa vita), le esperienze che ne determinano l'evoluzione sono pur sempre di natura psichica, ed i circuiti neurali che determinano le esperienze coscienti sono localizzati solo in alcune aree della corteccia cerebrale: dunque, caso mai, l'io cosciente rappresenterebbe una specie di cervello superiore all'interno del cervello, come un centro di coordinamento e di controllo di tutti i processi che possono essere acquisiti dalla coscienza. La complessità di questi processi di elaborazione e di trasformazione in esperienze psichiche coscienti e creative costituirà il tema del prossimo post.
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