La luce dell'eternità

 

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Una NDE del 1968

Questa è l'appassionata testimonianza della NDE di una signora francese, che ha voluto restare anonima.

Mi è toccato in sorte di vivere un'esperienza particolare che ha ampliato la mia concezione del mondo ed ha capovolto tutti i valori della mia vita. Fu un'esperienza profonda ed indimenticabile, che ha toccato ogni aspetto del mio essere e mi ha dato la certezza che la morte non esiste. Quest’esperienza è dentro di me e mi ricorda la pienezza, la bellezza e la pace immensa di uno stato che sfugge ad ogni descrizione, in confronto al quale la ricerca delle ricchezze materiali, della fama, del potere e della gloria appare miserabile e ridicola. Mi auguro che la descrizione di questa mia esperienza possa asciugare molte lacrime e demistificare la morte, poiché è un canto alla vita.    

45 secondi di eternità

Tutto avvenne nel 1968, quando tre settimane dopo la nascita del mio secondo figlio ebbi una grave emorragia. Fui ricoverata in ospedale e operata d'urgenza. Nel corso dell'intervento di isterectomia ci fu una seconda violenta emorragia. Il mio cuore smise di battere, mi fu detto, per circa 45 secondi, con elettrocardiogramma piatto. Durante quei 45 secondi vissi un istante di eternità! Ricordo prima di tutto di essermi trovata all'altezza del soffitto. Ero là con tutti i miei pensieri, le mie emozioni, le mie impressioni, con tutto ciò che costituisce il mio essere profondo. Presi coscienza di essere in grado di vedere contemporaneamente da tutti i lati, ma soprattutto provavo un sentimento nuovo e incredibile: quello di esistere fuori dal mio corpo fisico. Vi assicuro che sentirsi vivere al di fuori di se stessi è una cosa sconvolgente. Presi coscienza che ero l'inquilina del mio corpo, che era steso sul tavolo della sala operatoria. Lo guardai e non lo trovai bello. Ero cadaverica, avevo dei tubi che mi uscivano dal naso e dalla bocca, non ero assolutamente in forma. Cosa che non aveva più alcuna importanza, perché quel corpo non ero io, non era che il mio veicolo. Sentii il chirurgo esclamare: «Mi sta sfuggendo dalle mani!». Queste parole mi furono confermate un mese dopo dall'infermiera che aveva assistito all'operazione.      

Non rimasi a lungo in quella sala operatoria, perché pensai a mio marito e a mio suocero che erano in attesa nella sala d'aspetto. Pensando a loro, istantaneamente mi ci trovai accanto. Presi coscienza del fatto di poter attraversare i muri. Tutto mi sembrava naturale, solo in seguito mi sono chiesta come fosse stato possibile! Come avevo potuto attraversare i muri e ritrovarmi in quella sala d'aspetto, dal momento che non sapevo dove fosse ubicata? Constatai che nella stanza non c'erano sedie, cosa che mio marito mi confermò in seguito. Vedevo che lui e suo padre andavano su e giù per la stanza e io cercavo di manifestarmi a loro, ma invano: non mi vedevano. Non capivo cosa stesse succedendo, provavo una sorta di disperazione per non essere in grado di comunicare con le persone che amavo. Tentando di farmi percepire, posai la mano del corpo etereo nel quale ora mi trovavo sulla spalla di mio suocero, e la mia mano attraversò il suo corpo! 

La coscienza di essere se stessi

Al tempo stesso però prendevo coscienza di una facoltà nuova: quella di poter passare attraverso tutto ciò che esiste. Non ho mai perduto la nozione di essere me stessa, ma avevo l'impressione di occupare più spazio e mi trovai nel cuore di mio marito. Conoscevo tutti i suoi pensieri e anche l'essenza del suo essere, ciò che egli valeva come essere umano. La stessa cosa avvenne con mio suocero. I miei suoceri avevano perduto il loro primo figlio all'età di 25 anni: il ragazzo era annegato nel vano tentativo di salvare un amico. Di conseguenza avevano concentrato tutto il loro amore sul loro secondo e ultimo figlio, che a quell'epoca aveva 14 anni. Quando in seguito era divenuto mio marito, io avevo avuto l'impressione di aver portato via il loro figlio e credevo che essi non mi amassero per me stessa, ma soltanto in base alla mia capacità di renderlo felice. E questo mi faceva soffrire. Ed ora che potevo leggere nel cuore di mio suocero mi rendevo conto di tutta la compassione e di tutto l'affetto che egli nutriva per me ed ero capace di vedere al di là delle mie proiezioni.      

Una luce nelle tenebre

In seguito mi trovai in un abisso di tenebre, di silenzio. Ero sola al mondo, in un nulla infinito e avrei dato qualunque cosa pur di sentire un rumore e vedere qualcosa. Non so quanto tempo sia durato quello stato. Forse una frazione di secondo? Il tempo non esisteva. Pensai: «Ecco qui, ragazza mia, sei morta». E tuttavia non ero morta perché esistevo. Mi tornò alla memoria una frase che mi era stata insegnata al catechismo quando ero bambina: «Si vive fino alla fine dei tempi, fino alla resurrezione finale». In quel contesto, l'idea di vivere in quel nulla e in quelle tenebre mi sembrava insopportabile. Qualcosa dentro di me invocò aiuto e da lontano vidi una luce. A partire da quel momento non fui più sola al mondo. Fui proiettata a una velocità prodigiosa verso quella luce e via via che mi avvicinavo la luce divenne sempre più grande fino a occupare tutto lo spazio. Le tenebre si rischiararono, avvertii distintamente delle presenze intorno a me, senza per altro vederle, ma soprattutto sentivo nascermi in cuore una gioia infinita, una gioia mille volte più grande di tutte le gioie che avevo potuto sperimentare su questa terra. E così rientrai nella luce. Là non ci sono più parole... Questa luce era anche un oceano di amore, ma di un amore puro, che si offre senza chiedere niente, un amore-sole, e io ero l'amore. Ero immersa in un oceano di amore, amata per quello che ero, lontana da tutte le preoccupazioni e le agitazioni della Terra! Non avevo più coscienza del tempo e dello spazio, ma ero consapevole di essere, di essere sempre stata. Avevo compreso di essere una particella di questa luce ed ero eterna. In quella pienezza e in quella pace immensa compresi il senso delle parole: «Io sono». Era come se, restando me stessa, io divenissi tutto e ritrovassi la mia natura reale. Avevo ritrovato la mia patria. Ero divenuta amore ed ero la vita. Come fare, mio Dio, a condividere quest’esperienza? Se ognuno di noi potesse viverla, anche per un solo istante, su questo pianeta non ci sarebbero più miseria, violenza e guerra.       

Riconoscersi come anime

In quella luce vidi venire verso di me un giovane luminoso. Il mio cuore si riempì di gioia, perché riconobbi mio fratello. Quando io avevo undici anni, i miei genitori avevano perduto un bambino di sette mesi. Io adoravo quel piccino, ero la sua mammina. Dopo la sua morte i miei genitori ed io avevamo vissuto quella sofferenza così ben espressa dalle parole di Victor Hugo: «Un solo essere vi manca e tutto è deserto». Ma ora lui era davanti a me, vivo! Ed io ero felice, ero tanto felice! Mi trovai fra le sue braccia. Era solido e anch'io lo ero. Comunicavamo col pensiero e i sentimenti e io gli dissi: «Come sarebbero contenti di vederti papà e mamma!» Lui mi disse che ci aveva sempre seguiti e accompagnati nella nostra vita, e io capii che i legami d'amore non muoiono mai. Come facevo ad esser certa che quell'essere era mio fratello? Evidentemente c'è una grande differenza fra i tratti fisici di un bebè e quelli di un adolescente. E tuttavia io so con assoluta certezza che era lui. Penso che si tratti di un riconoscimento fra anime...         

Incontrai anche il fratello di mio marito, Jacques, che avevo visto soltanto in fotografia. Fui sorpresa e felice di constatare che mi voleva bene e mi conosceva. Egli mi mostrò le circostanze del suo decesso e quanto i suoi genitori avessero sofferto, in particolare mia suocera. Mi augurai di non dover mai affrontare nella mia vita una simile prova. Incontrai anche degli esseri che non avevo mai visto sulla Terra. E tuttavia li conoscevo e provavo una felicità immensa rivedendoli. Essi leggevano in me come in un libro aperto e avrei voluto poter mostrar loro solo aspetti positivi di me stessa. So che questi esseri mi accompagnano e mi guidano nella vita. Tutti questi incontri ebbero luogo in un paesaggio inondato di luce, di bellezza e di pace. Ero in un bellissimo giardino, la natura era magnifica. L'erba era più verde di quella terrena, c'erano altri fiori, altri colori, i suoni stessi si trasformavano in colori. E tutto questo creava un'armonia, un'unità tale che compresi la sacralità della vita. Tutto viveva, un semplice filo d'erba mi rapiva perché vedevo in esso le molecole della vita, vedevo la loro luce interiore. Pensai allora che al di là della sofferenza umana, che proviamo quando muoiono le persone che amiamo, dovremmo gioire sapendo che stanno ritrovando la vita. 

La revisione della vita

Ho rivissuto la mia vita a rovescio, dai miei 26 anni all'epoca della mia nascita. Accanto a me c'era un essere di luce, una creatura che il mio cuore conosceva. Non so descrivere la radiazione e la forza d'amore che emanava. Mi accorsi in seguito che aveva anche molto humour. Udii la sua voce che sembrava venire dal fondo dell'universo, una voce possente e dolce al tempo stesso. Una voce fatta di forza e d'amore, che mi domandò: «Come hai amato e che cosa hai fatto per gli altri?» Compresi immediatamente l'importanza della domanda. Al tempo stesso ebbi la visione di una moltitudine di esseri con le braccia tese al cielo, in atteggiamento implorante. Sapevo che quegli esseri soffrivano e io percepivo tutte le loro sofferenze. Che cosa avevo fatto per loro? Non ero stata cattiva, ma non avevo fatto niente di particolare. La domanda che mi era stata rivolta esigeva, per usare le parole di Emerson, di fare tutto il bene che esiste nell'individuo, e io capivo adesso che ciò richiedeva tanto amore. Richiedeva anche una crescita, una trasformazione che a sua volta avrebbe aiutato gli altri a trasformarsi. Sentii allora che l'umanità è un solo essere le cui membra sono interdipendenti una dall'altra per il loro progresso e la loro sopravvivenza. Mi ridestai a una responsabilità nuova. La comprensione di tutto ciò, semplice in apparenza, continua ad approfondirsi nel tempo.       

Tutta la mia vita era là, con tutte le gioie, le aspettative, le speranze e le sofferenze che ne avevano fatto parte. Ritrovai le mie emozioni di bambina, riscoprii certi episodi dimenticati, rividi tutte le motivazioni degli anni che avevo vissuto: non è possibile nascondere niente, tutto è scritto nel grande libro della vita. Era sconvolgente, perché durante quel bilancio io ero al tempo stesso colei che riviveva ogni situazione con tutte le emozioni che l'accompagnavano ed ero anche l'altra parte di me stessa, quella che non provava emozioni e che era soltanto saggezza, conoscenza, amore e giustizia. Era questa pura luce, quest'altra parte di me stessa, che valutava la mia vita e rendeva chiara ogni cosa. Compresi tutti i miei meccanismi psicologici, ne vidi i funzionamenti, vidi i miei limiti, le mia carenze e tante altre cose più sottili che non sono ancora riuscita a tradurre in parole. Presi coscienza del bene e del male che avevo fatto senza rendermi conto delle ripercussioni che i miei atti e i miei pensieri avrebbero avuto in me stessa e nelle persone che mi stavano vicine. Mi resi conto di ciò che provavano coloro ai quali avevo fatto del bene e coloro verso i quali mi ero comportata in modo sgradevole. Questa grande coscienza valuta la nostra vita in base a criteri di amore assoluto e saggezza, e noi ci rendiamo conto delle nostre manchevolezze, miserie e debolezze. Allora si rimpiange il tempo passato alla ricerca di falsi valori e si rimpiange di non avere veramente vissuto. Questa presa di coscienza si accompagna anche alla compassione per se stessi perché si scopre che l'ignoranza, la paura, i condizionamenti, le debolezze ci hanno allontanati da ciò che in realtà siamo e da ciò che avremmo potuto realizzare nella vita.         

Una scelta

Mi fu mostrata la mia vita dopo il mio ritorno sulla terra. Prima, però, mi era stato chiesto se desideravo restare o tornare a vivere. La mia anima voleva restare, ma aveva pensato ai miei due bambini che avevano bisogno della loro mamma. Mi fu detto anche che quando fossi ritornata avrei necessariamente dimenticato molte delle cose che avevo vissuto. Malgrado il mio desiderio di fissare dentro di me tutte quelle conoscenze, so che molte sono svanite: non ho potuto portare con me che qualche briciola, e me ne dispiace. Quando dico mi fu mostrato, mi fu detto, voglio dire che ricevevo queste informazioni da un essere (per esempio mio fratello) o dalla grande luce. Era come se fossi in una classe senza professori. Vidi dunque i miei figli crescere ed ero fiera di loro. Mi fu mostrato che i miei suoceri e mia nonna avrebbero lasciato questa terra quasi nello stesso periodo e che due di loro se ne sarebbero andati a tre settimane di distanza, cosa che mi colpì. Mio suocero e mia nonna ci hanno lasciati 13 anni dopo quest’esperienza, a tre settimane esatte di distanza uno dall'altro, e mia suocera morì l'anno successivo. Avevo rivelato queste informazioni a mio marito e ai miei genitori, che ne erano rimasti molto turbati. So di aver saputo molte cose, ma le ho dimenticate. Mi fu detto che Dio era la forza, la vita e il movimento, che la vita esisteva ovunque nell'universo, che quando morirò non mi sarà chiesto a quale religione, filosofia o razza appartengo, ma come ho amato e che cosa ho fatto per gli altri, perché l'unica cosa importante è la qualità interiore di un individuo.       

Mi fu anche detto che tutto ciò che andava nel senso dell'unità era positivo e che la mia vita, rapportata all'eternità, corrispondeva a un battito di ciglia della mia propria vita. Mi fu poi mostrato il futuro dell'umanità: vidi che la nostra Terra sarebbe stata oggetto di grandi capovolgimenti e che noi avremmo attraversato delle grandi prove, delle grandi tribolazioni, perché avevamo una tecnologia avanzata, molta scienza, ma poca fraternità e saggezza. E mi fu mostrato tutto quello che minacciava di avvenire se non avessimo cambiato. Insisto sul se perché è determinante. Mi fu detto che eravamo come a un crocevia e che niente era ineluttabile, tutto dipendeva dalla nostra capacità di amare e di agire con saggezza. Avvertii comunque l'urgenza estrema di una grande trasformazione individuale e planetaria dell'umanità e la necessità di instaurare la pace e la tolleranza in noi e intorno a noi per vivere in armonia e nel rispetto di tutto ciò che vive.      

La Vita universale

Vidi anche che avevo già vissuto su questa Terra. Mi furono mostrati spezzoni di altre vite e il legame che le collegava tutte. Mi fu detto che si ritorna su questa Terra finché non si acquisisce sufficiente amore e saggezza: è tutta questione di evoluzione. Nello stato in cui ero, trovavo tutto molto logico ed evidente. In seguito, quando fui ritornata nel corpo, questo ricordo mi è risultato sconvolgente; sono però intimamente convinta che questo concetto delle vite successive non deve far discutere, nel senso che non è importante far propria una credenza o una convinzione, ma trasformarsi. A livello di assoluto, al di là del tempo e dello spazio, non c'è che la vita, la grande Vita... Ma nella nostra dimensione, limitata dallo spazio e dal tempo, noi prendiamo coscienza soltanto di un segmento, di una parte di questa vita che scorre tra la nascita e la morte e pensiamo che questa piccola vita sia tutto quello che c'è da conoscere. Invece non è così.      

Mi fu detto anche che il Cristo sarebbe ritornato sulla Terra e che il suo ritorno era imminente. Io però non so più se ad incarnarsi sulla terra sarà un'entità come il Cristo oppure se è questa grande coscienza, questa grande vita che circola in noi come potenzialità che deve risvegliarsi alla dimensione cristica: so che piansi perché avevo capito che l'unica cosa che poteva salvarci era la sua venuta. Il Cristo, così come l'ho compreso nel corso della mia esperienza (ma non ho certo la pretesa di aver capito tutto il suo mistero), rappresenta la pienezza della vita in tutto ciò che esiste ed è la coscienza, l'amore e la vita che si manifestano totalmente nell'essere umano e nell'umanità liberata dalle sue miserie umane. Il Cristo non appartiene a nessuna religione perché è nel cuore di ognuno, è la pienezza di Dio nell'uomo. Ero emozionata e capivo che ciò che ci salverà da noi stessi ed eviterà guerre, catastrofi e calamità sarà il risveglio di questa dimensione del Cristo in noi tutti.   

Soffrire sulla Terra

Ricordo anche di essere andata di piano in piano, di livello in livello. Avevo l'impressione di penetrare profondamente nella mia coscienza, che si manifestava attraverso una lucidità e una comprensione interiore che crescevano continuamente. Mi ritrovai poi in una città di luce, d'oro e pietre preziose, la gloria delle glorie. Mi sentivo trasportata ed innalzata al livello più alto. Compresi allora più profondamente il senso dei 26 anni che avevo trascorso sulla Terra e ciò che avevo fatto di quest’opportunità. Poi mi fu mostrato che avrei avuto molte prove e sofferenze nel tempo che mi restava da vivere sulla Terra. Mi sono vista piangere molte volte e chiesi il perché di queste prove. Mi fu detto allora che le avevo accettate prima di nascere, perché grazie ad esse sarei cresciuta. Pregai allora che mi fossero date tutte le esperienze e le prove necessarie per arrivare allo scopo finale nel corso di una sola vita, perché non volevo tornare di nuovo sulla Terra. Capivo che l'inferno era sulla Terra ed ero pronta alle più grandi rinunce e ai più grandi sacrifici pur di non dover ritornare. Mi fu però fatto capire che non era possibile caricarmi più di quanto le mie spalle fossero capaci di sopportare. Potrà apparire stravagante o contro natura desiderare una cosa simile. Grazie a Dio, non sono masochista, amo la vita. Ma in quello stato di coscienza sublime non avevo più che un desiderio: arrivare il più presto possibile allo scopo, cioè riuscire a fondermi con quello splendore. Sulla Terra ci si rivolta alle sofferenze e alle malattie. Ma dall'altra parte se ne capisce il perché e se ne vedono i risultati. E tutto diviene chiaro.         

Il Sé eterno

Vidi poi venire verso di me un essere molto bello. Mi è impossibile dire se fosse un uomo o una donna, perché era virile e femminile al tempo stesso. Avevo l'impressione di conoscerlo fin dalla notte dei tempi e volevo fondermi con lui. Gli dissi: «Voglio unirmi per sempre a te». Ed in quel momento presi coscienza del fatto che quell'essere ero io, ma io alla fine dei tempi, io totalmente realizzata. Fu quella una grande lezione di umiltà, perché misurai tutto il cammino che mi restava da percorrere per divenire ciò che sono. Capivo che il tempo non era altro che la distanza che mi separava da me stessa. La mia incapacità di vivere la pienezza di ciò che sono attira le esperienze necessarie per acquisire ciò che mi manca.         

Mio fratello ed io ci salutammo. Lui mi consigliò di non parlare delle mie esperienze al mio risveglio e di aspettare 17 anni prima di darne testimonianza, perché prima di quel tempo sarebbero state considerate come un trauma conseguente allo shock operatorio. Non ricordo di essere uscita dal mio corpo, ma ricordo di esserci rientrata passando per la testa e di essermici infilata come in una calza. La pienezza svanì, la libertà si dileguò, finì la sensazione di essere uno e tutto al tempo stesso. Si rientra nel proprio corpo come dentro una scatola. Si dimentica che gli altri fanno parte di noi stessi, sono noi stessi, e ci si fa reciprocamente del male...         

Mi fecero risvegliare rapidamente. Al mio risveglio avevo nelle orecchie una musica sublime, una sinfonia infinita, di una dolcezza che mi faceva fondere d'amore. Ho cercato in seguito di ritrovare quella musica ascoltando musica sacra e classica, ma invano. Dietro a quella musica c'era un senso di completezza, una pace infinita, una pienezza, una conoscenza che avrei voluto poter conservare per sempre in me. Ho portato con me una particella d'eternità e la sensazione di aver compreso ogni cosa. Tutto era perfetto. Quando mi risvegliai, si risvegliò anche il dolore (avevo un lungo taglio all'addome) e tutta l'esperienza divenne meno nitida. Non riuscivo a trattenerla. Non ne ho conservato nella memoria che una parte infinitesimale. Da allora però so che l'amore è il segreto della vita, il segreto di Dio e so anche che Dio è questa luce splendida e meravigliosa e insieme l'energia che impregna l'universo. Credo in una religione senza frontiere, quella dell'amore che è nel cuore di ogni essere umano e che, al di là dei dogmi, conduce l'uomo a trasformarsi da bruco in farfalla.    

L'importanza ed il valore di quest'esperienza

L'aspetto più significativo di quest'esperienza, come di altre NDE, è rappresentato dalla coerenza di un'elaborazione completa – fatta di visioni, di suoni, di emozioni e di pensieri – che va ben oltre quelle determinate dall'attività del nostro cervello nello stato ordinario di veglia, ma anche nello stato di coscienza onirica. Qualche analogia può essere riscontrata con determinati aspetti di esperienze indotte da sostanze psichedeliche (per le quali si rimanda alla pagina dedicata), e tuttavia la testimonianza dà l'impressione che quest'esperienza sia stata vissuta e memorizzata in uno stato di coscienza non alterato, abbastanza diverso da quello determinato dall'assunzione di droghe. Le esperienze indotte da sostanze psicotrope sono caratterizzate dalla consapevolezza, da parte dell'io, di trovarsi in uno stato di coscienza non ordinario, e dalla presenza di frequenti discontinuità nell'elaborazione scenica o nelle reazioni percettive ed emotive, mentre non di rado nelle NDE si riscontra uno sviluppo della trama che si svolge con tranquillità, in un ambiente sereno ed ordinato, nel quale l'io cosciente sembra trovarsi a suo agio ed in equilibrio.

In merito poi alle eventuali sostanze capaci di stimolare quelle particolari attività cerebrali che dovrebbero determinare le NDE, l'attuale quadro conoscitrivo vede nelle sostanze psicoattive dei sostituti di particolari neurotrasmettitori che hanno un ruolo fondamentale nella trasmissione dei segnali da neurone a neurone tramite le sinapsi, e dunque nell'attivazione delle reti neurali. Nel caso delle NDE le uniche sostanze utilizzate sono le droghe che compongono l'anestetico, ma molte NDE hanno luogo senza che venga utilizzato alcun anestetico. Si dovrebbe allora necessariamente ipotizzare che il cervello stesso, in particolari condizioni, sia in grado di produrre e di utilizzare i neurotrasmettitori necessari affinché un'esperienza così coerente e significativa possa verificarsi, ma fino ad oggi sono stati individuati solo alcuni sporadici effetti – causati, per esempio, dall'ipossia o dall'anossia cerebrale – che potrebbero determinare qualche particolare elemento percettivo o emotivo della NDE, senza però riuscire a spiegare lo sviluppo coerente di queste esperienze nel loro complesso. Inoltre la NDE riportata in questa pagina comprende anche un fenomeno di premonizione, relativo alla morte – a tre settimane di distanza – del suocero e della nonna della protagonista.


 

Pam Reynolds
Anonima francese
Howard Storm
George Ritchie
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