Considerazioni finali (e non definitive) sulle NDE |
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Due aspetti importanti delle NDE Le esperienze riportate in questa sezione sono solo una minima parte di quelle citate nei molti libri e nei siti internet dedicati alle NDE. Praticamente ogni giorno si aggiungono nuove testimonianze, talvolta anche significative, dunque per ulteriori approfondimenti in tema di NDE si rimanda ad altre fonti. Invece per quanto riguarda il significato della vita umana ritengo utile evidenziare i seguenti due aspetti. Il primo è quello oggettivo del fenomeno, come può essere dedotto dalle testimonianze e dalle indagini eseguite: sotto questo profilo si riscontra che le NDE non sono esperienze comuni, dato che molti di coloro che vengono a trovarsi nelle stesse condizioni critiche di chi ha vissuto una NDE in genere non ricordano nulla, ma riportano il blackout mentale che caratterizza normalmente il coma, un'anestesia totale, uno svenimento o una condizione critica che comporta la perdita di coscienza. Le NDE restano pur sempre delle esperienze elitarie, che non dipendono né dalla volontà né da altri elementi oggettivi o peculiari del soggetto coinvolto, almeno per quanto se ne può dedurre in base agli studi pubblicati fino ad oggi: resta dunque ancora da comprendere da cosa è determinato il fatto di avere o non avere una NDE. Le NDE condividono con altre esperienze riconducibili a stati di coscienza non ordinari (come le OBE o i sogni lucidi), la caratteristica di essere sperimentate solo da una minoranza di persone nell'ambito della vita organica. Nel caso in cui le NDE fossero determinate dal funzionamento del cervello, dovrebbero essere individuate le cause per le quali alcuni cervelli, in particolari circostanze, sintonizzano esperienze mentali così significative per l'io cosciente. Si sa che in alcuni casi di anomalie del funzionamento del cervello, come per esempio nelle crisi di epilessia del lobo temporale, l'io cosciente può sperimentare sintonie non ordinarie che a volte esercitano un fascino quasi irresistibile. Al riguardo Dostoevskij scriveva: «Voi non potete immaginare la felicità che noi epilettici proviamo un secondo prima di avere una crisi. Non so quanto possa durare nella realtà, ma tra tutte le gioie che potrei avere nella vita, non ne scambierei alcuna con questa». In un articolo pubblicato nel 2003 su Epilepsy & Behavior, Hansen Asheim e E. Brodtkorb riferivano di aver studiato un gruppo di undici pazienti soggetti a crisi epilettiche estatiche: otto di loro erano desiderose che le crisi si verificassero e le attendevano con impazienza, e – tra questi otto – cinque cercavano adirittura di trovare un modo per scatenarle. Dunque, qualora fosse il cervello a determinare le NDE, se ne dovrebbe concludere che alcuni cervelli sono più predisposti di altri nei confronti dell'attivazione di queste esperienze. Non si comprende inoltre il motivo per cui alcuni sperimentatori (fortunatamente sembra che si tratti di una netta minoranza) debbano avere delle esperienze negative ed angoscianti anziché luminose e paradisiache. Con una certa logica ingenuità, si sarebbe indotti a credere che le persone buone si meritino le NDE positive, piene di amore e di felicità, mentre le persone malvagie vadano incontro ad NDE angoscianti o infernali, ma le testimonianze dimostrano che non è così (anche se io non sono a conoscenza di NDE sperimentate da persone la cui malvagità sia pubblicamente riconosciuta). In sintesi si può dire che NDE positive o negative possono interessare indifferentemente persone normali, apparentemente simili tra loro. Il secondo è l'aspetto soggettivo dell'esperienza, e da questo punto di vista non vi è dubbio che la grande maggioranza di coloro che hanno avuto una NDE non solo ritiene che sia stata l'esperienza più importante della propria vita interiore, ma vi attribuisce qualità di percezione, di lucidità, di consapevolezza e di emotività che non di rado vanno oltre quelle di cui disponiamo nello stato ordinario di coscienza. A questo proposito si deve anzitutto riconoscere che per le NDE, come per per qualsiasi altro tipo di stato di coscienza soggettivo non ordinario, vale il fatto che chi non ha avuto l'esperienza non può rendersi pienamente conto di cosa ha provato chi ne è stato coinvolto. Qualsiasi interpretazione è di seconda mano, e non potrà mai sostituire l'esperienza diretta. A maggior ragione, qualsiasi spiegazione riduttiva del fenomeno sulla base del funzionamento del cervello non può essere considerata come esauriente o particolarmente intelligente: si sa ancora poco sul modo in cui l'attività mentale si trasformi in esperienza cosciente in condizioni ordinarie, ma nel caso delle NDE ci viene richiesto di credere che un cervello – il cui funzionamento viene addirittura messo in dubbio, considerate le condizioni di morte clinica in cui molte di tali esperienze si verificano – possa determinare un'esperienza mentale di impatto così straordinario. Come si è visto nella sezione sugli stati non ordinari (soprattutto nella pagina sulle sostanze psichedeliche), è stato suggerito che le NDE possano essere dovute ad una sorta di canto del cigno del cervello, programmato per funzionare in questo modo in condizioni critiche percepite come mortali. Anche se abbiamo evidenziato le analogie tra le NDE ed alcune esperienze indotte da sostanze psicotrope, devono ancora essere presentate prove sufficienti a conferma di quest'ipotesi, proprio perché le NDE possono prodursi in condizioni di funzionamento cerebrale considerate come critiche. I rischi dell'esplorazione dei labirinti della psiche Confrontando le NDE con le esperienze indotte da sostanze psichedeliche, in queste ultime si riscontra una maggior frequenza di esperienze negative, angoscianti o infernali, tanto in soggetti diversi (utilizzando identiche dosi di una determinata sostanza) quanto nello stesso soggetto, in momenti diversi ed in relazione allo stato mentale con il quale lo sperimentatore si predispone all'avventura. Non è raro il caso in cui una stessa esperienza presenti sia aspetti positivi (quasi sempre legati più ad intense emozioni ed a fantastiche percezioni che non ad immersioni nell'amore cosmico e nella conoscenza universale) che aspetti negativi, senza che lo sperimentatore possa prevedere in anticipo e con sicurezza la piega che prenderanno gli eventi. Dunque lo sperimentatore dovrebbe essere capace di prepararsi e di comportarsi come un esploratore, cercando di dotarsi di risorse mentali adeguate a far fronte alle ignote difficoltà ed ai pericoli che si possono presentare nel corso del suo viaggio: nei casi peggiori può anche dover soccombere a stati di angoscia che possono durare per quella che viene percepita come un'eternità. Il ricordo delle NDE e la nostalgia per una dimensione perduta Per chi ha avuto una NDE, l'esperienza si trasforma col tempo nel ricordo di un vissuto: un ricordo spesso indelebile, di eccezionale vividezza e con forti implicazioni emotive, che in non pochi casi determinano un radicale cambiamento della vita, non sempre con esiti positivi (talvolta questi mutamenti portano ad un divorzio, a conflitti con l'ambiente sociale di appartenenza o a forme di disadattamento). Tuttavia, come sempre accade, il ricordo di un vissuto, per quanto vivido, non corrisponde mai al vissuto stesso: prova ne sia il rimpianto col quale molti sperimentatori rievocano la loro esperienza, fino a desiderare di morire presto per poter tornare in quella dimensione. Talvolta questo rimpianto ha portato fino al suicidio (in qualche caso determinando una seconda NDE), ma più spesso il ricordo dell'esperienza ha avuto un effetto positivo anche sulla pienezza e completezza della vita vissuta dopo il ritorno, spesso sentita come finalizzata al compimento di un progetto. L'importanza culturale delle NDE Si deve riconoscere che l'interesse suscitato nella nostra cultura dalle NDE è stato enorme, e rappresenta tuttora un fenomeno in espansione. Ogni desiderio più recondito di felicità, di amore, di compassione e di comprensione riposto nell'intimo dell'essere umano viene abbondantemente soddisfatto dalle NDE, quanto meno da quelle di atmosfera paradisiaca. In sintesi, è come se l'essere umano si ricordasse di essere fatto per il paradiso, e che il paradiso è per lui la dimora di elezione: dunque le NDE luminose e positive costituiscono l'esperienza umana per eccellenza, mentre in confronto la vita terrena, con le sue preoccupazioni, gli affanni e le sofferenze, viene vissuta spesso come una specie di banco di prova (un purgatorio), e talvolta come un vero e proprio inferno. Ma un altro degli aspetti positivi ed interessanti di alcune NDE è che sembrano canalizzare nuove energie nella vita terrena: talvolta sono seguite guarigioni quanto meno inattese ed insperate (tanto per evitare di usare il termine miracolose), dovute, secondo i soggetti coinvolti, ad energie assorbite o ricevute nell'altra dimensione. Il ruolo del cervello Quanto allo strumento che rende possibile lo stato di coscienza, certamente non ordinario, che caratterizza una NDE, non sono in grado, allo stato attuale delle conoscenze sul funzionamento della mente, di dire se esso possa essere ricondotto con certezza nell'ambito delle attività cerebrali. Tra i medici, alcuni dei quali hanno sperimentato in prima persona una NDE, prevale un atteggiamento di cautela, dovuto almeno in parte al timore di esporsi alle critiche dell'establishment scientifico qualora ipotizzassero l'intervento di strumenti extrafisici per la percezione delle dimensioni sperimentate dall'io cosciente nel corso dell'esperienza. Come si è visto nella pagina sulle evidenze mediche presentate dal dottor van Lommel, non mancano pareri di specialisti che sostengono l'impossibilità, per un cervello che si trovi in alcune delle condizioni critiche nelle quali si verificano le NDE, di attivare un'esperienza mentale così complessa e ricca non solo di dettagli percettivi, ma anche di sensazioni, emozioni e sentimenti. Il fatto è che i nostri riferimenti al sistema nervoso ed al cervello umano sono limitati allo studio descrittivo e funzionale di strutture fisiche altamente organizzate e complesse, ma localizzate nello spazio ed operanti nel tempo. Come è stato evidenziato nella sezione sulla psiche, le attuali conoscenze sul modo in cui questi sistemi elaborano e determinano l'esperienza mentale, e sul modo in cui tale esperienza viene riportata a quel fruitore finale che è l'io cosciente, sono ancora in fase di approfondimento da parte delle neuroscienze. La coscienza individuale come fondamento di ogni esperienza In ogni caso, anche se il cervello è lo strumento di trasmissione e di elaborazione delle esperienze della psiche di cui disponiamo nella nostra dimensione fisica, non mi sembra che allo stato attuale ci siano elementi sufficienti per escludere categoricamente la possibilità dell'esistenza di altri sistemi di trasmissione ed elaborazione di esperienze mentali riferibili a dimensioni diverse. La stessa fisica non solo non esclude, ma anzi ipotizza la possibile esistenza di universi paralleli separati da quello in cui viviamo ma con esso coesistenti. Nel caso in cui la morte implichi un'eventuale transizione dall'una all'altra di queste dimensioni, può darsi che l'io cosciente possa disporre di altri strumenti atti a sintonizzare esperienze mentali diverse. Infatti, qualora venisse accertato che in alcuni casi le NDE si sono effettivamente verificate in assenza di attività cerebrale, dovremmo dedurne che la trasmissione e la memorizzazione di esperienze mentali può avvenire mediante uno strumento diverso dal cervello. Questo fatto non ci dovrebbe stupire più di tanto, sempre che si possa riconoscere alla coscienza un sua esistenza autonoma, dato che ciascuno di noi, in quanto io cosciente, dovrebbe continuamente meravigliarsi del fatto di esistere in questa dimensione fisica. Non ce ne meravigliamo, solo perché ormai ci abbiamo fatto l'abitudine. Se dunque in questa dimensione possiamo sperimentare sintonie della psiche di un certo tipo mediante il cervello, in un'altra dimensione potremmo sperimentarne altre di qualità diversa mediante altri strumenti. Qualcosa del genere sembra essere avvenuto nel caso di alcune NDE: non è che i protagonisti abbiano deciso o programmato di fare un'esperienza di quel genere, dato che quasi sempre avevano ben altre preoccupazioni per la testa, o erano in uno stato di presunta incoscienza. Invece si è attivato per loro un particolare sistema di percezione cosciente, che li ha connessi ad un canale o ad una sintonia mentale diversa da quelle del mondo fisico. L'attivazione di tale strumento è estranea alla volontà dello sperimentatore, nello stesso modo in cui lo strumento cervello ed il suo uso non sono stati da noi esseri umani né progettati né costruiti. Il nostro io cosciente può solo riconoscere, come dato di fatto, che in questa vita e in questo mondo sperimenta la psiche umana mediante il cervello. Il fascino delle NDE luminose Per concludere, riconosco di avere una particolare simpatia per quei contenuti delle NDE che hanno una valenza positiva e che ci rivelano una sorgente di amore, di bellezza e di armonia che dona felicità e gioia. Mi affascinano inoltre le visioni paradisiache di paesaggi fantastici pieni di straordinari colori. Invece le esperienze negative o angoscianti mi sembrano da evitare, a meno di non volerle considerare una sfida, un labirinto del quale bisogna trovare la via di uscita. Il tipo di esperienze trasmesso dalle NDE sembra enfatizzare quello che già percepiamo a livello meno intenso in questo mondo fisico, laddove, andando al nocciolo delle cose, il bene corrisponde alla gioia ed alla felicità ed il male al dolore ed alla sofferenza sperimentati sia da ciascuno di noi che degli altri esseri umani. Sotto questo aspetto dunque è come se l'io cosciente disponesse di un criterio di valutazione congeniale ed innato, e l'esperienza avuta nel corso di una NDE viene valutata alla luce di questa bussola che determina un senso di orientamento e ci attira verso una direzione prestabilita. L'amore come sorgente di bellezza, di felicità e di conoscenza rappresenta veramente ciò a cui sembra tendere l'essere umano per la natura stessa della sua essenza. Che poi tale orientamento sia ostacolato o invalidato dalle informazioni che ci sono trasmesse dall'ambiente e dalla nostra cultura, e che il nostro intelletto, con tutti i limiti determinati dalla natura fisica del cervello, finisca col considerare inevitabile, necessario e perfino conveniente l'attaccamento a questa vita ed a tutto quello che vi sperimentiamo, questo è un elemento connaturato alla condizione ed all'esperienza della vita organica. È ben comprensibile allora l'interesse suscitato dalle NDE positive, nel corso delle quali sono trasmessi all'io cosciente, in una forma o nell'altra, elementi di informazione che testimoniano di dimensioni nelle quali le nostre esigenze essenziali di esseri umani vengono riconosciute ed appagate: una dimensione nella quale, come si esprimono tanti sperimentatori di NDE, l'io cosciente si può sentire finalmente a casa sua.
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