Le ricerche e le ipotesi di Frederik van Eeden

 

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Il punto di vista di Frederik van Eeden

Un resoconto dettagliato e ben documentato di una serie di sedute con la medium Rosalie Thompson fu fatto da Frederik van Eeden, il medico e ricercatore olandese – che si occupò di diversi aspetti relativi alla psicologia ed alla ricerca psichica – al quale ho già fatto riferimento in merito al suo Studio sui sogni lucidi, nella sezione sugli stati non ordinari di coscienza. Van Eeden (1860-1932), dopo la laurea in medicina, pur lavorando come medico partecipò attivamente alla vita culturale olandese: fondò un giornale politico-letterario e fu (ed è tuttora) molto apprezzato come poeta e romanziere. Si interessò inoltre allo sviluppo della psicoterapia: si deve proprio a lui la formulazione del termine psicoterapia, che definì come la guarigione del corpo mediante la mente, coadiuvata dall'influenza di una mente su un'altra. Nel 1887 aprì il primo istituto psicoterapeutico olandese, nel quale condusse esperimenti con l'ipnosi, pubblicando diversi articoli sulle riviste europee specialistiche in merito ai metodi adottati ed ai risultati ottenuti. Si occupò anche di problemi sociali, come le condizioni dei lavoratori nel suo paese, e partecipò alle ricerche della SPR, pubblicando un lungo resoconto sulle sedute con Mrs. Thompson. Il resoconto si apre con una classificazione degli studiosi dei fenomeni psichici in tre categorie principali: gli scettici totali, gli spiritualisti ed i non spiritualisti. Questa suddivisione era già ampiamente diffusa nella letteratura sui fenomeni medianici di fine Ottocento, e in linea di massima può essere confermata anche ai nostri giorni. Van Eeden aggiungeva che tra gli scienziati che si erano presi la briga di esaminare i fatti e di sperimentare pazientemente e senza pregiudizi, gli scettici totali erano sempre più scarsi: secondo lui le opinioni degli scettici totali non meritavano nemmeno di essere prese in considerazione.

Spiritisti e psichisti

Più interessante è la sua divisione in due gruppi di coloro che non avevano dubbi sulla realtà dei fenomeni medianici: il primo gruppo comprendeva coloro che credevano nell'influenza degli spiriti (entità impalpabili ed impercettibili per i nostri sensi ordinari) sulla mente e sul corpo degli esseri umani viventi, mentre il secondo gruppo riconosceva che i fatti erano straordinari ed inesplicabili secondo le leggi fisiche e le loro cause conosciute, ma non era disposto ad ammettere che fossero state fatte scoperte tali da indurre a dare per certa l'esistenza degli spiriti. Van Eeden ascriveva al primo gruppo ricercatori come Alfred Russel Wallace, William Crookes e Frederic Myers, mentre al secondo Sidgwick, Podmore, Hodgson e altri. Per van Eeden la teoria spiritica era la più semplice: una volta concesso che esseri le cui condizioni di esistenza sono per noi impercettibili e non verificabili possano esercitare un'azione su di noi, tutto il resto si poteva spiegare facilmente. Dal punto di vista filosofico questa posizione non ha in sé nulla di assurdo o di impossibile. Anzi, in termini di probabilità, è senz'altro più semplice pensare che esista un'infinità di spiriti impercettibili anche tutt'intorno a noi, piuttosto che ritenere che la nostra sia l'unica forma di esistenza possibile, in grado di avere un potere di percezione così completo da poter riconoscere o visualizzare qualsiasi altra forma di esistenza. E questo è tanto più vero quanto più siamo coscienti dei limiti dei nostri sensi nell'ambito stesso delle energie fisiche. Come affermava van Eeden, credere che ogni forma di vita e di esistenza debba ricadere sotto il nostro potere di osservazione è altrettanto assurdo quanto ritenere che non vi siano altri corpi celesti al di là di quelli che il nostro occhio può vedere.

Il secondo gruppo di studiosi, tuttavia, pur non rifiutando la possibilità filosofica (o perfino la probabilità) dell'esistenza di altri esseri (chiamati con nomi come angeli, dèmoni o spiriti) che possono stare accanto a noi ed influenzarci, era del parere che fosse scientificamente più corretto opporsi per quanto possibile alla teoria dell'intervento spiritico per spiegare i fenomeni medianici, in quanto il metodo scientifico prescrive di attenersi strettamente alle cause note, evitando il ricorso alle cause ultime e ponendo la massima cura a non muovere passi avventati verso l'ignoto. In altre parole, all'inizio del secolo scorso facoltà come la telepatia e la chiaroveggenza venivano riconosciute come reali, e si dava per scontato che l'inconscio e la mente subliminale fossero dotati di poteri straordinari, anche se di solito non attivi: non era dunque necessario ricorrere all'interpretazione spiritica a meno che non fosse assolutamente indispensabile.

Le prime sedute con la Thompson

Per van Eeden era molto difficile, se non impossibile, attaccare le posizioni del secondo gruppo dal punto di vista teoretico una volta ammesse facoltà come la chiaroveggenza, la memoria inconscia, la telepatia o la telecinesi. Per esemplificare le difficoltà interpretative, van Eeden ricorse proprio all'esempio delle sue prime sedute con la Thompson (la quale comunicava a voce in stato di trance o di semitrance avendo come controllo principale Nelly, una sua figlioletta morta all'età di tre mesi). Alla sua prima seduta (30 novembre 1899) van Eeden partecipò in incognito: erano state prese tutte le precauzioni affinché la medium non sapesse nulla né del suo nome né della sua nazionalità. Lui restò quasi sempre in silenzio, e tuttavia fu comunicato il suo nome, Frederik, e venne fatto qualche tentativo di pronunciare il cognome (fon ...fondalin). Alla seconda seduta, tenutasi due giorni dopo sempre con le stesse precauzioni, il nome van Eeden fu comunicato per esteso (anche se pronunciato in inglese) e furono indicati il paese di origine (Netherlands), ed il nome di sua moglie e di uno dei suoi figli, mentre alla terza seduta fu comunicato il nome della città in cui van Eeden viveva (Bossum). Sebbene questi nomi fossero comunicati alla rinfusa e non sempre in modo appropriato (per esempio, il controllo della medium poteva rivolgersi a van Eeden chiamandolo Mr. Bossum), il ricercatore cominciò a interrogarsi sulla possibilità che questi dati significativi, che effettivamente si riferivano alla sua persona, potessero essere indovinati per puro caso. Inoltre riscontrò che ad ogni successiva seduta i riferimenti diventavano sempre più precisi ed abbondanti. Formulò allora quattro ipotesi per spiegare queste coincidenze.

Quattro ipotesi

La prima ipotesi era quella di frode cosciente da parte della medium, che avrebbe dovuto servirsi di un efficiente sistema di informazioni servendosi di detective privati. Van Eeden scartò questa ipotesi dicendo di ritenerla inverosimile in base alla sua conoscenza della medium, conoscenza che si era approfondita nel corso di tutte le frequentazioni successive, oltre che per altre ragioni che vedremo tra poco. È vero che tutti consideravano Mrs. Thompson come una persona di specchiata lealtà ed onestà, tuttavia se van Eeden non conosceva personalmente la medium sin dall'inizio delle sedute (come sembra evidente, dato che in caso contrario anche lei avrebbe dovuto riconoscerlo), forse sarebbe stato opportuno prendere qualche precauzione in più. La seconda ipotesi riguardava la frode inconscia, in base alla quale si doveva riconoscere all'inconscio della medium una straordinaria capacità di saper percepire, leggere e decifrare indizi anche minimi sulla personalità del consultante, in modo da poterne dedurre le indicazioni avanzate nel corso delle sedute. La terza ipotesi era fondata sulla natura spiritica delle informazioni ottenute. Questa era la spiegazione data dalla medium stessa, che affermava che gli spiriti parlavano attraverso la sua bocca mentre lei, in stato di trance, sognava tutt'altro, ed ogni tanto al suo risveglio raccontava anche i sogni che aveva fatto. La quarta ipotesi implicava la chiaroveggenza e la telepatia. In questo caso la mente della medium sarebbe stata in grado di ricevere per via inconscia informazioni dalla mente dello stesso van Eeden, costruendo nel contempo la figura drammatica ed immaginaria dello spirito comunicatore.

Prima di esaminare le critiche avanzate da van Eeden in relazione alle diverse ipotesi, va osservato che la loro stessa fondatezza era basata sul fatto che la medium comunicava attraverso la propria voce, o comunque attraverso una voce che poco si differenziava dalla sua e che sembrava provenire a tutti gli effetti dalle sue corde vocali: questo almeno è quanto affermò anche Mrs. Verrall, altra ricercatrice che condusse esperimenti con la Thompson nel corso di diverse sedute con esito positivo. Diverso sarebbe stato il caso qualora le comunicazioni fossero avvenute per voce diretta, perché allora le ipotesi della chiaroveggenza, della telepatia e della frode avrebbero dovuto anche attribuire alla mente inconscia della medium l'inconsueto potere di produrre il fenomeno. Sotto questo aspetto non possiamo che rammaricarci per la posizione assunta dal Myers, che – come abbiamo già osservato – fece il possibile per dissuadere la medium dal produrre i fenomeni fisici (tra cui la voce diretta) che si erano invece estrinsecati nelle sedute del Circolo Delfico.

Inconsistenza dell'ipotesi di frode cosciente

Van Eeden comunque giudicava insostenibile l'ipotesi della frode cosciente anche in base al fatto di aver ricevuto informazioni, da parte del controllo della medium, su oggetti la cui origine era nota a lui soltanto. Per esempio, avendo recato con sé una ciocca di capelli appartenuti ad un uomo vissuto e morto ad Utrecht, il controllo della medium vi fece riferimento chiamandoli i capelli di Utrecht. In un'altra occasione portò un pezzo di stoffa appartenuto ad un giovane che si era suicidato, senza che alcun altro sapesse a chi quella stoffa era appartenuta, e di nuovo il controllo diede un'esatta descrizione del giovane (del quale indicò anche il nome di battesimo) e del modo in cui si era suicidato.

Le premesse della teoria (mai dimostrata) della super-ESP

In merito all'ipotesi telepatica, van Eeden giustamente osservava che una volta che noi accettiamo tale facoltà senza alcuna ulteriore conoscenza sulle modalità con le quali la stessa può estrinsecarsi, cade anche la possibilità di poter considerare di sicura origine spiritica (come aveva proposto Myers) quelle informazioni di origine medianica delle quali gli stessi partecipanti alle sedute sono all'oscuro. Infatti la telepatia – senza limiti di spazio e di tempo – avrebbe implicato la straordinaria facoltà, da parte della medium, di accedere a qualsiasi tipo di informazione (anche passata o futura) comunque presente su questo pianeta. Ma l'esistenza di questa facoltà non è mai stata dimostrata in questi termini. Ancora più vaghe ed indefinite erano e sono le nostre conoscenze sulla chiaroveggenza, dunque nulla può essere provato sulla base di queste ipotesi, che si si sono dimostrate più inconcludenti ancora di quella spiritica, in quanto prive di alcuna fondata convalida sperimentale. Tutto quello che possiamo dire, sosteneva van Eeden, è che la nostra mente subliminale è in grado di produrre drammatizzazioni in grande stile, in grado di coinvolgere la nostra coscienza che ne resa affascinata e stupita: questo, per esempio, è quanto accade nei fenomeni dell'ipnosi, nei sogni lucidi o coscienti, nelle allucinazioni e negli altri stati non ordinari di coscienza. Nello stesso tempo, noi non sappiamo nulla circa le condizioni nelle quali gli spiriti (intesi come entità impercettibili con i sensi ordinari) possono eventualmente influenzare il cervello umano e la mente.

Etichette moderne per enigmi antichi

Da un punto di vista conoscitivo e filosofico, van Eeden avanzò una critica non infondata, che venne ripresa diversi anni dopo anche da Jung: termini come inconscio, coscienza subliminale, personalità secondaria, sono realmente più esplicativi e più scientifici di termini come dèmone, spirito o entità? Oppure non rappresentano altro che nuove etichette applicate dall'impronta socio-culturale della nostra epoca su barattoli il cui contenuto continua a restare un enigma? In base alla propria pratica come ipnotista van Eeden sapeva di essere in grado di suscitare nel soggetto ipnotizzato un personalità secondaria o anche terziaria, ma riconosceva apertamente di non sapere come il fenomeno potesse prodursi. Non scartava pertanto l'ipotesi che mediante la trance ipnotica l'ipnotista agisse sul soggetto in modo analogo a quello utilizzato dagli spiriti nel corso della trance medianica.

I fatti osservati e le valutazioni di van Eeden

Van Eeden riportò un particolare che lo colpì: il giovane a cui era appartenuto il pezzo di stoffa presentato alla medium aveva fatto un primo tentativo di suicidio, tagliandosi la gola. Era sopravvissuto, tuttavia a seguito della ferita alla gola la voce gli era rimasta roca, e mentre parlava era soggetto a piccoli colpi di tosse del tutto peculiari. Quando van Eeden mostrò per la prima volta il pezzo di stoffa alla Thopson, la voce della medium cominciò a diventare più rauca e di quando in quando si producevano colpi di tosse identici a quelli dell'amico suicida. Il fenomeno si intensificò nel corso delle sedute successive, fino a prodursi regolarmente e con continuità, e non cessò se non quando van Eeden lasciò l'Inghilterra, portando con sé la il pezzo di flanella. In un certo senso, almeno in questo caso, sembra che la distanza abbia potuto avere effetto in relazione al verificarsi del fenomeno.

Essendo un osservatore attento, scrupoloso e dotato di spirito critico, van Eeden non solo indagava ed annotava con precisione quanto accadeva e veniva comunicato nel corso delle sedute, ma non mancava di registrare le variazioni del proprio orientamento psicologico di fronte ai fatti osservati. Questo atteggiamento critico distaccato è molto importante, perché di solito gli esseri umani sono completamente coinvolti ed immersi nelle proprie reazioni psichiche, con le quali si identificano. Durante una prima serie di sedute con la Thompson, nel novembre e dicembre 1899, van Eeden aveva riportato la convinzione che quel suo amico che si era suicidato quindici anni prima, e del quale aveva portato con sé la reliquia che aveva presentato alla medium (un pezzo di stoffa della giacca del suicida), continuasse veramente a vivere come spirito e riuscisse a comunicare con lui tramite il controllo della medium. Tale convinzione derivava da un certo numero di piccoli particolari che, presi nel loro insieme, davano l'impressione di una prova evidente. Secondo van Eeden l'ipotesi che tali particolari fossero stati indovinati per caso era semplicemente assurda, mentre l'ipotesi della telepatia gli sembrava forzata ed insufficiente.

Tuttavia, una volta tornato in patria, riesaminando il materiale delle sedute si rese conto che le comunicazioni contenevano anche carenze ed inesattezze che diventavano inesplicabili qualora egli avesse realmente parlato con l'amico morto, che in vita non avrebbe mai fatto errori del genere. E quello che più colpì van Eeden fu il fatto che gli errori riguardavano proprio quei particolari di cui egli stesso non era al corrente, e dunque non era stato in grado di rilevare sul momento. Di conseguenza la sua opinione cambiò: sebbene riconoscesse sempre ai fatti il loro carattere straordinario e sopranormale, e continuasse a scartare l'ipotesi della frode o della coincidenza, cominciò a dubitare della sua prima impressione di aver avuto realmente a che fare con lo spirito del suo amico, e venne alla conclusione di aver interagito solo con la medium, la quale – dotata di un inconscio potere di acquisizione di informazioni al di là della nostra portata – aveva impersonato in perfetta buona fede lo spirito del defunto. Secondo van Eeden la psiche inconscia della medium doveva essere in grado di captare e di interpretare alcuni minimi indizi forniti dal consultante: come si sarebbero potute spiegare, altrimenti, le corrette informazioni fornite su tanti piccoli dettagli di cui lui era a conoscenza, e gli errori su quei particolari riguardo ai quali non poteva correggerla?

Ma durante una seconda serie di sedute nel giugno 1900 van Eeden tornò, e con maggior convinzione, alla sua prima impressione. Stavolta si era preparato bene, stava in guardia, e forniva consapevolmente indizi veri o fuorvianti per registrare l'influenza che potevano avere sulle comunicazioni. Fino alla seduta del 7 giugno le informazioni riguardanti l'amico suicida – sempre piuttosto precise ed appropriate – furono date da Nelly (il controllo della medium), ma a partire da quella data l'entità dell'amico fece in modo di prendere direttamente il controllo e per alcuni minuti van Eeden fu assolutamente certo, come egli stesso ebbe a dichiarare, di parlare di persona con lo spirito del suo amico. Pur parlando in olandese, ricevette nella stessa lingua risposte contenenti informazioni su fatti che erano del tutto estranei alla sua coscienza o su persone che non aveva mai conosciuto, informazioni la cui correttezza fu verificata solo dopo successive indagini. Ma soprattutto fu colpito dalle espressioni mimiche e gestuali della medium, che riproducevano fedelmente quelle che aveva avuto il suo amico da vivo, troppo realistiche e fedeli per poter supporre che la medium li interpretasse con l'abilità di un'attrice consumata.

Il ruolo della psiche nei fenomeni medianici

Van Eeden mantenne però il suo spirito critico e, facendo ben attenzione ad ogni dettaglio, si accorse che in certi momenti si verificavano come delle crepe, durante le quali i fenomeni genuini venivano sostituiti da un'identificazione di ruolo inconscia da parte della medium, attraverso il sedicente controllo. In modo graduale e quasi impercettibile quest'ultimo assumeva il ruolo dello spirito comunicante, cercando di completare le risposte o di dare le informazioni mancanti. In queste circostanze le informazioni date si dimostravano quasi sempre irrilevanti, errate o inverificabili. In particolare, secondo van Eeden, Nelly interveniva spontaneamente ed a sproposito dando spiegazioni su questioni delle quali con tutta evidenza non aveva capito niente. E se questo suo atteggiamento veniva incoraggiato da parte del consultante, per esempio accogliendo con entusiasmo o confermando le affermazioni della guida, essa continuava aggiungendo sempre più particolari e dettagli (del tutto inconsistenti) finché non restava più niente di vero o di affidabile rispetto alla comunicazione originaria da parte dell'entità dell'amico.

Senza voler pervenire ad alcuna conclusione definitiva – dato che per van Eeden il primo dovere di uno scienziato o di un filosofo era quello di astenersi dal fare affermazioni sicure su argomenti così incerti – lo studioso dichiarò di dover comunque riconoscere pubblicamente la sua convinzione di essere stato testimone, sia pure per alcuni minuti, della manifestazione volontaria dello spirito di una persona trapassata. Nello stesso tempo, si dichiarava persuaso del fatto che l'informazione diretta e genuina proveniente dalle entità fosse molto più rara e limitata rispetto a quanto la medium stessa non credesse, o non ritenesse in buona fede che anche i partecipanti dovessero credere. Per van Eeden una certa misura di messa in scena inconscia è quasi sempre presente in qualsiasi seduta e con qualsiasi medium: perfino sperimentatori particolarmente scrupolosi ed attenti, come Myers o Hodgson, erano stati a suo avviso tratti in inganno per non essersi resi conto di questo fatto. Però va anche osservato che van Eeden riconobbe di aver avuto, durante gli esperimenti, la vivida impressione che la medium fosse semplicemente uno strumento temporaneamente in potere di entità esistenti in regioni al di là dello spazio e del tempo, esseri capaci anche di prenderci in giro e di imbrogliarci. Van Eeden infine rese merito a Mrs. Thompson per aver sempre dimostrato, nel corso delle sedute e nei confronti dei risultati ottenuti, il più completo autocontrollo e la più scrupolosa neutralità. Il notevole livello culturale della medium fu considerato, tanto da van Eeden quanto dagli altri ricercatori che con lei sperimentarono, un notevole passo avanti rispetto alle condizioni nelle quali si erano trovati con altri medium.

Un problema tuttora aperto

Ritengo che le osservazioni di van Eeden siano senz'altro valide per quanto riguarda le informazioni e le comunicazioni ricevute durante le sedute (il resoconto dettagliato delle quali occupa 150 pagine dei Proceedings). Anzi, in linea di massima possono essere estese alle comunicazioni medianiche in generale, all'interno delle quali è quasi sempre presente una componente di natura psichica tipicamente umana (fantastica, immaginaria o speculativa) che si mescola a materiale di probabile provenienza aliena. Un punto che non è stato ben chiarito da van Eeden è se anche il materiale inaffidabile sia da considerarsi almeno in parte di origine spiritica, oppure no. In effetti van Eeden non riuscì a svincolarsi da un conflitto teorico (di cui lui stesso sembrava rendersi conto quando evidenziava i limiti della posizione di chi vorrebbe spiegare tutto attraverso i poteri dell'inconscio) in quanto da una parte riferiva di drammatizzazioni e di identificazioni di ruolo messe in scena dall'inconscio della medium, e dall'altra riconosceva di aver avuto l'impressione che la medium fosse solo uno strumento in potere di entità aliene, capaci anche di scherzare, di ingannare o di mentire.

Dunque nemmeno le ipotesi avanzate da van Eeden possono offrirci un quadro teorico coerente e convincente per spiegare le modalità di estrinsecazione dei fenomeni medianici, né fino ad oggi, dopo più di un secolo, sono stati fatti significativi passi avanti. Se si riconosce la realtà dei fenomeni paranormali, sono state proposte alcune ipotesi che prevedono l'esistenza di facoltà inconsce di tipo energetico (non direttamente rilevabili nella dimensione fisica) che in particolari condizioni potrebbero interagire con l'esperienza indotta dal funzionamento ordinario del cervello. Si avrebbe così l'elaborazione di contenuti psichici autonomi ed alternativi rispetto a quelli ordinari dello stato di veglia. Quest'attività mentale inconscia (che qualcuno potrebbe anche chiamare, in modo tradizionale, anima) è di norma inibita o bloccata dell'elevata quantità di stimoli provenienti dal mondo esterno e dai programmi funzionali che coinvolgono (e non di rado travolgono) il nostro organismo psicofisico. Tuttavia in determinate rare circostanze, oltre a potersi avere una sinergia tra le due attività psichiche, l'attività mentale inconscia potrebbe fare da tramite nei confronti di entità esistenti in una dimensione distinta da quella fisica, consentendo loro di interagire in qualche modo con la nostra dimensione. Questo è quanto accadrebbe nel caso di medium particolarmente dotati.

Nella pagina seguente, dedicata al dibattito a volte conflittuale tra il partito dei cosiddetti spiritisti o spiritualisti e quello di coloro che in passato erano chiamati animisti e che oggi potrebbero essere meglio definiti psichisti o mentalisti, vedremo come la psiche umana sia costantemente in tensione, non riuscendo ad offrire una soluzione soddisfacente alle contraddizioni presenti al suo interno. Il fatto stesso che il nostro funzionamento mentale preveda l'attivazione di contenuti psichici è destinato infatti ad inquinare in modo ineludibile qualsiasi osservazione o esperimento sui fenomeni paranormali.


 

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