Ugo Dèttore: un filosofo del paranormale |
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Le opere divulgative di Ugo Dèttore nel campo della parapsicologia Il nome di Ugo Dèttore, nato a Bologna nel 1905 e morto a Santa Margherita Ligure nel 1992, non è molto noto al di fuori della cerchia degli addetti ai lavori nel campo dell'editoria e degli studiosi dei fenomeni paranormali. Le notizie biografiche su di lui sono scarne, ma per la sua prolifica attività di letterato, romanziere, traduttore (oltre a molti classici inglesi e francesi, ha tradotto il Satyricon dal latino) e curatore editoriale di numerose pubblicazioni, può essere considerato una persona di solida e vasta cultura. Altre informazioni sulla sua attività editoriale si possono trovare sulla pagina di Wikipedia a lui dedicata. Non sono in grado di datare l'inizio dell'interesse di Dèttore per il paranormale, ma il primo testo a carattere divulgativo da lui pubblicato sull'argomento risale al 1973: si tratta di L'altro Regno - Enciclopedia di metapsichica, di parapsicologia e di spiritismo, un volume di oltre 600 pagine edito da Bompiani che rivela un approfondimento dell'evoluzione storica dei temi trattati ed una buona conoscenza di molti dei libri e degli articoli pubblicati fino ad allora nel campo della metapsichica e dei fenomeni paranormali. Nel 1984 fu pubblicata da Fabbri un'edizione aggiornata ed ampliata della stessa opera col titolo di Dizionario enciclopedico di parapsicologia e spiritismo, mentre nel 1978, per le Edizioni Armenia, aveva visto la luce L'uomo e l'ignoto, un dizionario enciclopedico in 5 volumi curato dall'autore. Per quanto interessanti, questi testi hanno un'impostazione divulgativa rivolta soprattutto ad un lettore colto ma non specializzato. Il primo libro che rivela un'impostazione originale del pensiero di Dèttore è Storia della parapsicologia (Armenia Editore, 1976), un testo che merita senz'altro di essere letto per la chiarezza con cui espone le manifestazioni paranormali dalla preistoria al 1970, mettendo in evidenza la relazione esistente tra le sintonie della psiche collettiva prevalenti in ogni epoca ed in ogni cultura, i fenomeni paranormali che si producono ed il modo in cui vengono interpretati ed acquisiti. Purtroppo non è possibile rendere disponibile questo testo online per motivi legati ai diritti d'autore. Fenomeni paranormali nell'evoluzione degli organismi viventi Il motivo per cui viene qui dato un particolare risalto al pensiero di Ugo Dèttore è che, per alcuni aspetti, la sua visione dell'evoluzione della psiche, anche in funzione della comprensione della vita umana, deriva da esigenze simili a quelle evidenziate in questo sito. Per esempio, nel primo capitolo della Storia della parapsicologia, dedicato alla paranormalità nei viventi preumani, Dèttore mette in evidenza tutti quegli aspetti dell'evoluzione della vita organica che riesce difficile, per non dire impossibile, inquadrare in un'interpretazione esclusivamente meccanicistica della teoria dell'evoluzione, ma che diventano più comprensibili se si riconosce la presenza attiva di energie psichiche, come quelle che determinano la telepatia o la chiaroveggenza, anche nel mondo organico animale e vegetale. Già negli organismi unicellulari come le amebe si osservano infatti attività sia di riconoscimento di particolari elementi presenti nell'ambiente (come possibili fonti di nutrimento), sia di comportamento finalizzato (come l'emissione di pseudopodi): in assenza di un sistema nervoso organizzato all'interno dell'organismo, secondo la teoria meccanicistica tali attività dovrebbero essere riconducibili ad una serie di reazioni chimiche tra determinate sostanze presenti nell'ambiente che circonda l'ameba ed altre contenute al suo interno. Ma è proprio questa separazione tra ambiente ed organismo che determina in quest'ultimo una forma di conoscenza percettiva dell'ambiente ed un comportamento finalizzato (intento o volontà), che rappresentano qualcosa di nuovo e di inedito rispetto all'automatismo delle reazioni chimiche in gioco: nell'ameba potrebbe dunque esistere una forma elementare e rudimentale di psichismo, pur in assenza di un sistema sensoriale specializzato. Dèttore esamina poi i comportamenti specializzati di alcune specie di insetti, che presuppongono uno psichismo evoluto (anche se non necessariamente associato a forme di coscienza), per rilevare come l'interpretazione meccanicistica che vuole far derivare ogni attività dal codice genetico non tenga conto del ruolo svolto dall'energie psichica (che si traduce in informazione ed in volontà) nel determinare il comportamento degli individui. Esperimenti svolti su insetti sociali quali le formiche o le termiti dimostrano come le energie psichiche possano determinare in questi organismi forme di conoscenza di tipo telepatico (e dunque parapsicologico) piuttosto che sensoriale. La stessa cosa è evidente, in modo ancor più marcato, nel senso di orientamento di molte specie di uccelli, e nel comportamento decisamente parapsicologico dimostrato in certe circostanze da mammiferi evoluti come i cani o i cavalli. Dunque – secondo l'autore – l'energia psichica si rivela come qualcosa di diverso e di autonomo rispetto alle varie forme di energia fisica conosciute, e non si possono comprendere né l'evoluzione della vita né la storia dell'umanità senza avere un'informazione sufficientemente chiara sui vari modi in cui essa si sviluppa e si manifesta. Anche se Dèttore non utilizza la terminologia dell'informatica (forse per la sua cultura di impronta umanistica e perché, all'epoca in cui scriveva, l'informatica non aveva raggiunto l'impatto culturale che ha ai nostri giorni), il suo pensiero dimostra una discreta consapevolezza della correlazione esistente tra la complessità informatica di un organismo vivente ed il livello di energia psichica che si manifesta in quell'organismo, determinandone tanto il comportamento quanto la vita interiore, nel caso in cui l'organismo sia sufficientemente evoluto da poter disporre di una coscienza. Abbiamo già affrontato, nella sezione di questo sito dedicata alla psiche umana, i complessi problemi legati alla sintonizzazione delle energie della psiche da parte della nostra attività mentale (cerebrale), mettendo in evidenza come tale attività sia in gran parte inconscia, mentre le sintonie che interessano e coinvolgono il nostro io sono quelle che entrano nel raggio di esperienza della nostra coscienza. Per comprendere meglio quale sia la relazione esistente tra l'io cosciente e le energie della psiche si rimanda alla pagina dedicata all'Io e la psiche. Impostazione di una filosofia della psiche Nel suo libro, pubblicato da Armenia nel 1977, intitolato Normalità e paranormalità, Dèttore pone i fondamenti per un'interpretazione filosofica del fenomeno della psiche, la cui complessità ci induce a ritenere che l'elaborazione delle idee e dei concetti esposti sia il frutto di anni di studio e di riflessione. Va osservato anzitutto che, se l'esposizione della Storia della parapsicologia (pubblicata solo un anno prima) era chiara e di agevole lettura, la prima parte di Normalità e paranormalità, intitolata Premesse teoriche di un'ipotesi, è ben più impegnativa, non di rado difficile da seguire e da capire ed a tratti oscura, anche se rappresenta un serio tentativo da parte della psiche umana di comprendere ed interpretare il fenomeno che essa rappresenta nel suo complesso (inclusa quella parte della propria attività che viene oggi inquadrata nell'inconscio). Mentre la seconda parte (Normale e paranormale nel mondo animale) e la terza (Il paranormale nell'uomo) riprendono ed ampliano i temi già affrontati nella Storia della parapsicologia, dando ulteriori utili informazioni sulla base di fatti osservati dai ricercatori ed interpretati dall'autore, la prima parte ha un carattere decisamente speculativo: si tratta cioè di una costruzione del pensiero umano tesa a rappresentare e ad interpretare un fenomeno complesso – quale è certamente quello dell'evoluzione dell'universo e delle forme viventi – alla luce di fatti e di processi conosciuti, e sulla base di ragionamenti più o meno coerenti e ben congegnati, ma inevitabilmente privi dell'affidabilità delle conoscenze scientifiche basate sulla conferma sperimentale, o della certezza dell'evidenza. Quanto esposto nel libro può apparire convincente o arbitrario, in relazione all'orientamento personale della psiche di chi legge, ma presta il fianco a più di una critica. Con queste premesse, passiamo ad esaminare sinteticamente le tesi esposte dall'autore. Psiche e antipsiche Va precisato che in Normalità e paranormalità l'autore usa il termine psiche per indicare quello che si potrebbe definire come tensione creatrice o potere creativo presente nell'universo, un'entità che viene contrapposta all'antipsiche, una sorta di sostanza inerte che oppone resistenza alla tensione creatrice della psiche. L'antipsiche non va intesa come energia fisica (o come materia nella quale l'energia si trasforma), perché anche nei loro stati più indifferenziati l'energia fisica e la materia sono governate da leggi risultanti dall'interazione tra psiche ed antipsiche, due entità che restano in sé inconoscibili, ma di cui la psiche umana intuisce l'esistenza in base alla percezione degli effetti prodotti dalla loro interazione. A questo punto viene spontanea una domanda: ma perché Dèttore ha voluto chiamare psiche questa forza, o questa entità, alla quale avrebbe potuto assegnare un nome più convenzionale, o comunque più neutro e meno collegato con l'attività mentale degli esseri umani e degli altri organismi viventi? Mi sembra che si possa rispondere così: nel pensiero di Dèttore la psiche umana non è altro che la manifestazione nella coscienza di quell'entità in sé inconoscibile che lui definisce psiche, e la coscienza umana è il prodotto più evoluto del processo di interazione tra psiche ed antipsiche. Il limite di questa originale concezione è evidente: mentre, tramite la coscienza, abbiamo un'esperienza diretta – ognuno di noi per la piccola parte di sua competenza – di un fascio di sintonie della psiche umana, il processo creativo ed evolutivo dell'universo sfugge alla nostra esperienza diretta ed alla nostra comprensione, ma viene interpretato secondo il quadro (mutevole) che ce ne viene offerto dalla stessa psiche umana, e dunque anche l'interpretazione che ne dà Dèttore ha un carattere induttivo (non sostenuto da prove sufficienti) e speculativo. Formazione ed individuazione Il nostro autore pone particolare attenzione al processo creativo di formazione e di individuazione risultante dall'interazione della psiche con l'antipsiche. Il processo di formazione, che comporta la realizzazione nel tempo di forme sempre più complesse rispetto allo stadio precedente, è dovuto all'effetto creativo della psiche, che agisce superando continuamente la resistenza dovuta al carattere essenzialmente amorfo, indifferenziato e statico dell'antipsiche. Dunque dall'interazione tra psiche ed antipsiche hanno origine le forme, dapprima quelle inorganiche e poi quelle organiche e viventi. Si noti come, nella sezione di questo sito dedicata alla vita, l'evoluzione delle forme sia stata interpretata col criterio di un incremento di informazione (nel senso attribuito al termine dall'informatica): mi sembra dunque che Dèttore, pur senza fare riferimento all'informatica, interpretasse l'evoluzione delle forme in modo identico o molto simile. È evidente la somiglianza dei termini formazione ed informazione, entrambi derivati dal concetto di forma. Il processo di formazione comporta il costituirsi di individui (che Dèttore chiama anche nuclei), cioè di forme ben differenziate che esistono all'interno di uno spazio e di un ambiente avente un livello di formazione meno evoluto: nel mondo inorganico possono essere considerati nuclei individuali gli astri, come le stelle ed i pianeti, oppure i cristalli, mentre nel mondo organico si va dalle protocellule alle cellule, e poi agli organismi pluricellulari. Dèttore, nello sviluppare la sua ipotesi, ritiene che la formazione di ogni individuo avvenga sulla base di leggi che determinano le modalità in cui quell'individuo prende forma (e questo è un fatto evidente), e che di conseguenza ad ogni individuo, o nucleo, possa essere associata una forma di coscienza più o meno rudimentale o più o meno evoluta (e questo non è per niente evidente). Secondo Dèttore anche un cristallo dispone di una forma molto primitiva di coscienza, certamente non paragonabile a quella umana: l'autore ne sembra convinto, ma come provarlo? Le gerarchie dell'individuazione Un'altra conseguenza del processo di formazione, considerato in senso evolutivo, è che tra i nuclei individuali – ai quali l'autore attribuisce, come si è detto, una coscienza ed un io – si stabiliscono delle gerarchie organizzative, ad ogni livello delle quali corrisponde un io superiore. Per esempio, un mammifero come un gatto è dotato di una coscienza e di un io determinati dalla presenza di un sistema nervoso complesso, ma anche ogni cellula del suo organismo ha un proprio io ed una sua coscienza di livello inferiore, ed interagisce con altre cellule di quell'organismo secondo criteri intenzionali determinati dalle leggi dell'evoluzione. Nel caso degli esseri umani, poi, Dèttore ritiene che le interazioni tra gli stessi portino alla costituzione di organismi di ordine superiore (le società umane), ai quali i singoli individui sono subordinati: per coerenza, anche questi nuclei di ordine superiori dovrebbero avere una loro forma di super-coscienza ed un loro io. L'ipotesi di Dèttore cerca la sua giustificazione in quelle interpretazioni della psicologia dell'inconscio che sono state accolte nella nostra cultura: i concetti da lui utilizzati, come il subconscio (per definire l'attività della psiche determinata dai nuclei di livello inferiore), o il preconscio (dal quale deriverebbero le sintonie che irrompono nella coscienza di noi esseri umani per determinare una tensione verso forme creative ed evolutive di livello superiore), sono in parte mediati dalla psicoanalisi (Es, Super-io), nelle forme in cui si era affermata culturalmente nel secolo scorso. Eppure, in più di un passaggio del libro, Dèttore dimostra di essere ben consapevole dei limiti della psicoanalisi freudiana, e piuttosto critico nei confronti delle varie interpretazioni del concetto di inconscio. La psiche e l'individuo Secondo Dèttore la psiche si manifesta in ciascun io nella sua completezza, e nello stesso tempo la pluralità degli io consente un'espressione inesauribile e globale di tutti i diversi aspetti della creatività della psiche. Non mi sembra che si possa condividere questa visione troppo semplicistica ed edulcorata del fenomeno: l'esperienza degli esseri umani, infatti, è limitata dalla psiche umana, e ciascun individuo fa esperienza solo di una ristretta gamma di sintonie della psiche, determinata dal suo destino e dalla sua storia personale. Nel suo complesso la psiche umana presenta aspetti contraddittori e conflittuali, e l'esperienza della psiche determinata dallo svolgersi della vita umana ha comportato e può comportare per molte persone sofferenze, tribolazioni, dolori e patimenti che vengono recepiti e memorizzati dall'io tramite la coscienza. Nella concezione di Dèttore manca un approfondimento sulle cause della sofferenza umana: non si comprende se essa sia riconducibile ad un'antitesi tra psiche ed antipsiche (analoga a quella tra bene e male), o se vada considerata come un elemento ineliminabile della creatività della psiche. Infine, per quanto riguarda i fenomeni paranormali, Dèttore ritiene che vadano considerati come manifestazioni più dirette ed immediate della psiche (da lui definite a materializzazione minima), sottratte in gran parte all'azione regolatrice e resistente dell'antipsiche. Il Modello N Lo stesso autore, probabilmente, era consapevole dei vari punti deboli e criticabili dell'ipotesi basata sul contrasto tra psiche e antipsiche, tanto che nel suo ultimo libro Modello N - alla ricerca di una realtà diversa, pubblicato nel 1989 dalle Edizioni Mediterranee, la terminologia adottata in Normalità e paranormalità viene abbandonata per esser sostituita da alcuni concetti più convenzionali, e dunque più facilmente comprensibili, come Essere e Divenire, Energia e Forma, Coscienza e Inconscio. Nella premessa del libro l'autore si esprime in questi termini: «Ho intitolato questo studio Modello N perché lo considero un ennesimo tentativo, quale che possa esserne il valore, per raggiungere una visione coerente dell'uomo e del mondo. Il mio scopo è stato di cercar di dare, oggi, un significato alla creatura umana e ai suoi rapporti con l'ambiente in cui vive, alla luce, in particolare, della fenomenologia paranormale che, da più di un secolo, è tornata nel fuoco del nostro pensiero formando l'oggetto dell'attuale parapsicologia. Uno scopo, forse, ancor più ingenuo che ambizioso». Come si vede, è proprio in ragione dell'intento dichiarato dall'autore che in questo sito viene riservata alle teorie da lui esposte la dovuta attenzione, anche se il riferimento all'ingenuità del proprio tentativo rivela la consapevolezza dei limiti del modello adottato. Modello N è soprattutto un libro di filosofia, nonostante i riferimenti ai fenomeni paranormali, che vengono utilizzati a sostegno del quadro teorico della psiche elaborato da Dèttore, il quale, sempre nella premessa, ha scritto ancora: «I tentativi fatti per inquadrare la paranormalità nella moderna concezione scientifica della realtà sono praticamente falliti: questo significa che tale modello è troppo ristretto per raccogliere una fenomenologia innegabile, ma apparentemente eccezionale ed extravagante. Bisogna dunque partire da un nuovo modello del reale quotidiano nel quale vi sia posto per tutto ciò che la vita ci mette davanti: lo studio del paranormale richiede anzitutto uno studio del normale, su cui fondarsi». Sarebbe lecito aspettarsi, a questo punto, che l'autore – conscio della complessità dei problemi che vuole affrontare – presentasse i criteri ed il metodo che intende adottare per questo suo studio, dando al lettore adeguate motivizioni sulle ragioni che stanno alla base di tale metodo e sui vantaggi che ne derivano in termini di conoscenza. Niente di tutto questo: quella che viene esposta nelle 250 pagine del libro è un'elaborata costruzione mentale, un prodotto del pensiero e dunque della psiche stessa, più o meno interessante e più o meno convincente, ma che non consente di fare alcun passo avanti per quanto riguarda un'effettiva e valida conoscenza del senso della vita umana. Aspetti critici Anzitutto la terminologia adottata da Dèttore non è precisa: la mancanza di definizioni, chiarimenti ed approfondimenti, rende spesso arduo comprendere che cosa l'autore intenda esprimere quando usa particolari termini ed espressioni. Per esempio, a me sembra che Dèttore usi il termine coscienza per riferirsi indifferentemente all'attività mentale ed a determinati aspetti della psiche, che possono essere registrati – in tutto o in parte – dalla coscienza, oppure restare inconsci. Inoltre, nell'esposizione della sua costruzione teorica, il nostro autore si serve talora di concetti filosofici che andrebbero meglio chiariti, altrimenti le idee esposte finiscono per sembrare delle banalità. Per esempio, dopo aver evidenziato come le trasformazioni del nostro universo nel tempo e nello spazio siano manifestazioni di un evidente processo di Divenire, Dèttore afferma che, se facciamo astrazione dal tempo, il Divenire, nella sua totalità, coincide con l'Essere. Ma sono proprio gli aspetti specifici del Divenire e le modalità della sua evoluzione a suscitare il nostro interesse: senza un approfondimento di questi aspetti del Divenire, il concetto di Essere è povero di significato, e comunque – al pari di altri concetti come Infinito ed Assoluto – resta al di là ed al di fuori della portata della nostra mente. Se Dèttore fosse ancora vivo, probabilmente sarebbe in grado di chiarire i punti oscuri del suo libro, dato che su vari temi dimostra di sapersi esprimere in modo molto più appropriato. Un'altra critica che si può muovere al modello teorico presentato dall'autore riguarda l'impossibilità di dimostrare la sua tesi che la realtà del divenire dell'universo fisico sia determinata da una sorta di energia psichica, un concetto mediato dell'esperienza della psiche umana. Come è accaduto e come accade spesso nelle elaborazioni del pensiero, Dèttore non distingue con sufficiente chiarezza tra la coscienza ed i vari aspetti della psiche umana che vengono sperimentati tramite la coscienza: anche per lui, dunque, l'elaborazione del pensiero diventa un'esplorazione della psiche mediante la quale si ricerca una verità. Questa verità, riconosciuta in quella forma che viene ritenuta dall'autore più soddisfacente e convincente, anzichè essere considerata per quello che è – cioè una verità psichica, al pari di altre che possono entrare nel fascio di coscienza dell'uno o dell'altro individuo e ne conquistano l'io –, viene poi presentata come reale, oggettiva, universale, senza che sia indicato alcun metodo di prova efficace per sottoporla a verifica. Dèttore è conquistato dal fenomeno della psiche e dal modo in cui esso si manifesta nella coscienza umana, tanto da considerare l'universo nel suo insieme, ed in ogni suo aspetto, come un fenomeno dotato di coscienza, di intenzionalità e di eticità: una teoria che può anche piacere, ma che non è una forma di conoscenza verificabile. Come lui stesso riconosce, la sua concezione è analoga a quella esposta nella Tabula smaragdina attribuita ad Ermete Trismegisto, secondo la quale l'essere umano è un microcosmo nel quale si rispecchiano l'ordine e l'armonia del macrocosmo: «quod est inferius, est sicut quod est superius, et quod est superius, est sicut quod est inferius». Molti degli esempi presentati dall'autore a sostegno della sua tesi possono essere smentiti da altri fatti che dimostrano qualcosa di diverso rispetto a quanto da lui affermato. Per esempio, quando Dèttore attribuisce ad uno psichismo cosciente associato all'energia fisica (ed alla sua trasformazione in materia) una sorta di impulso intenzionale che determina l'evoluzione dalle forme inorganiche alle forme organiche, e poi alle forme viventi, sembra dimenticare che gli eventi accaduti sulla nostra Terra non si sono verificati su altri corpi a noi vicini, come la Luna, Marte o Venere, che hanno mantenuto una sostanziale staticità per centinaia di milioni di anni. È dunque più ragionevole stabilire una connessione tra le trasformazioni delle condizioni ambientali e le possibili evoluzioni delle forme organiche a partire da quelle inorganiche, pur riconoscendo che la predisposizione all'incremento dell'informazione nell'evoluzione delle forme deve essere una qualità potenzialmente presente ab origine nell'energia e nella materia, anziché ricorrere ad un intento psichico più o meno cosciente che estrinseca i suoi effetti nel tempo: a meno che non si voglia intendere la stessa cosa, nel qual caso la psiche coinciderebbe con l'energia creativa che produce le trasformazioni dell'ambiente e della vita. Mi sembra opportuno evidenziare come una teoria esplicativa, per trasformarsi in effettiva conoscenza, debba trasferire nell'io umano un potere di controllo – attuale o almeno potenziale – su qualche aspetto della realtà, altrimenti va considerata solo come un'eventuale verità originata dalla psiche (sempre che non vi siano elementi che la contraddicono). È questo che distingue la conoscenza scientifica dalle presunte verità della psiche, condivise da milioni di persone, quali sono ad esempio quelle affermate dalle religioni. La conoscenza scientifica permette agli esseri umani di poter costruire macchine funzionanti atte a compiere determinate operazioni (potere attuale), oppure di pianificare operazioni che non possono esser effettuate oggi per mancanza di risorse adeguate (come ad esempio i viaggi interstellari), ma che potrebbero esserlo in futuro, qualora venissero scoperte altre risorse energetiche: in questo senso si può parlare di un potere potenziale. La ragione per cui i fenomeni paranormali sfuggono ad una conoscenza scientifica sta soprattutto nel fatto che non è stato possibile trovare un metodo per renderli controllabili, almeno fino ad oggi. Quanto alle verità originate dalla psiche, ognuno finisce con l'adottare quelle che gli sono state instillate, oppure che per lui risultano più persuasive e convincenti: da che mondo è mondo la psiche umana ha funzionato così, esercitando questo effetto – che potremmo definire ipnotico – sulla stragrande maggioranza degli individui. L'inconscio Tornando al Modello N di Dèttore, quest'opera è divisa in tre parti. Nella prima, intitolata Significato del reale, si esaminano l'Essere e il Divenire come aspetti fondamentali della realtà, che si manifestano mediante il sistema dell'energia universale e la creazione evolutiva di forme via via più complesse: nella tensione del Divenire, che si sviluppa nel tempo e nello spazio, è sempre presente l'esigenza di un ritorno all'unità ed al significato ultimo dell'Essere. La seconda parte tratta della Forma-Uomo, con riferimento alla Coscienza ed all'Inconscio. La terza parte, La paranormalità, interpreta i vari aspetti dei fenomeni paranormali nell'ambito del quadro teorico messo a punto dall'autore nelle prime due parti del libro, soprattutto in relazione ai diversi aspetti della coscienza e dell'inconscio. Il capitolo più interessante, secondo me, è quello sull'inconscio, nel quale Dèttore compie uno sforzo apprezzabile per chiarire alcuni aspetti relativi a questo complesso e controverso concetto il cui sviluppo culturale è stato esaminato anche nelle pagine dedicate argomento di questo sito. Dopo aver riconosciuto che l'influenza culturale dell'inconscio ha avuto origine nella seconda metà dell'Ottocento, dato che prima se ne era parlato assai poco, anche se la narrativa epica e romanzesca aveva sempre registrato, in varie forme, esempi di processi mentali che sembravano svolgersi ed imporsi al di sotto ed in conflitto con la ragione cosciente, Dèttore scrive: «Non si può dire tuttavia che, nel corso di quasi un secolo, l'idea di inconscio si sia veramente chiarita. La psicologia ammette e descrive una serie di processi che si svolgono fuori dell'area della coscienza e che, in specie se risultano praticamente negativi, possono essere reintegrati nella coscienza razionale (in senso psicologico) con vari metodi. Ma non è riuscita a ricostituire l'unità dell'io. La parapsicologia... si vale dell'inconscio come di un deus ex machina che può essere invocato come responsabile di tutte le fenomenologie oscure che si presentano al suo studio. Una definizione del termine inconscio è tutt'altro che facile, anche perché lo applichiamo ad attività mentali diverse. Vi sono attività dette inconsce, di cui siamo perfettamente coscienti nel momento in cui le svolgiamo, ma di cui ignoriamo e non possiamo razionalizzare i processi con cui avvengono. L'atto di ricordare, ad esempio, può essere del tutto consapevole come atto, ma è inconscio nella sua meccanica, e, se il ricordo non si presenta appena la sua rievocazione è richiesta, non abbiamo praticamente mezzi per eccitarla». Dopo aver osservato come, per varie attività umane, all'aspetto intenzionale e volontario della sollecitazione da parte dell'io si associ un meccanismo inconscio che porta alla loro esecuzione (o, in qualche caso, alla loro mancata esecuzione), l'autore così continua: «Se cerchiamo di definire questo inconscio cosciente, ci accorgiamo di giungere non a una definizione dell'inconscio ma a una definizione della coscienza: perché ogni atto cosciente è fondato, in definitiva, su processi inconsci. Anche nell'atto più rigorosamente ragionato noi ignoriamo quali siano i processi originari che guidano il ragionamento, tanto è vero che lo stesso atto può essere razionalmente spiegato in modi diversi a seconda che alla base dei nostri ragionamenti vi siano motivazioni inconsce diverse. Sarebbe dunque un errore identificare la coscienza con la razionalità: la coscienza è sempre coscienza di un inconscio. Più esattamente chiamiamo inconsce quelle attività che si svolgono effettivamente al di fuori della nostra coscienza, a nostra insaputa, e di cui prendiamo coscienza a posteriori, riconoscendone gli effetti, o di cui non prendiamo coscienza affatto. Può avvenire, a esempio, che, dopo aver meditato a lungo e invano sulla soluzione di un problema, questa ci si presenti improvvisamente, in un momento in cui pensiamo ad altro, o addirittura in stati di sonnolenza o di sogno... si tratta di processi totalmente inconsci che si svolgono con perfetta coerenza e che sembrano supporre un soggetto consciamente pensante diverso da noi stessi. Si presenta allora il conturbante problema dell'unità dell'Io. L'inconscio, infatti, minaccia di spezzare questa unità rappresentando un dinamismo psichico che opera per proprio conto e che talora sembra avere una propria coscienza segreta, una sua propria finalità e una sua propria volontà diverse e separate da quella dell'Io». Quest'ultima osservazione risente dell'imprecisione della terminologia utilizzata dall'autore (e dalla psicologia in generale). È il funzionamento stesso della psiche, infatti, ad essere in gran parte inconscio per la nostra coscienza, e dunque per il nostro io. Parlare di coscienza, di finalità e di intento a proposito della psiche umana è un azzardo, o forse una speranza suggerita da alcune sintonie della psiche stessa: in ogni caso, qualora l'io vi voglia prestar fede, si tratta di una verità originata dalla psiche. Che poi l'io sia a tutti gli effetti, e con pochissime eccezioni, irretito nelle trame della psiche e fedele esecutore dei comandi che dalla psiche provengono non è una novità: nella maggior parte dei casi l'io si identifica completamente con i contenuti della psiche che la coscienza gli trasmette, e l'unità dell'io può essere continuamente minacciata dalla conflittualità tra i contenuti psichici ricevuti in momenti diversi della vita. Citando Myers e Freud quali studiosi che tentarono di indagare il problema dell'origine della coscienza e dell'inconscio (una questione le cui stesse premesse potrebbero essere errate), Dèttore prosegue: «...il Myers afferma più volte che il suo Io subliminale, o inconscio, e il suo Io superliminale, o cosciente, non costituiscono una dualità; ma non spiega a sufficienza il nesso che li unisce né la loro fondamentale identità. Per lo psicologo meccanicista il problema non esiste: per lui, tanto il conscio quanto l'inconscio sono sistemi di processi che avvengono secondo le stesse leggi, alcuni dei quali sono avvertiti da quell'epifenomeno che sarebbe la coscienza, mentre altri non lo sono affatto presentandosi solo nei loro risultati. Ma lo speculatore parte proprio da quello che il meccanicista esclude o a cui dà un significato puramente convenzionale, l'Io, il centro di coscienza con cui ci identifichiamo, e deve dunque domandarsi in che cosa possa consistere e che cosa possa significare, accanto a questo Io, un altro centro di coscienza che appare indipendente da esso, capace di aiutarlo o di ostacolarlo nella sua attività. In particolare, dal punto di vista parapsicologico, dovrà chiedersi in qual modo questo altro centro di coscienza possieda capacità che all'Io cosciente sembrano essere negate, agendo fuori dall'organismo, nello spazio e nel tempo, così da apparire onnipotente ed onnisciente. Dedicheremo a quest'ultima domanda la terza parte del nostro studio; qui cercheremo solo di vedere se, con l'inconscio, l'unità dell'Io venga realmente spezzata o se è possibile conciliare la sua coscienza con quella incoscienza». Il problema della personalizzazione delle attività della psiche inconsce Queste considerazioni di Dèttore meritano qualche precisazione e qualche critica. Anzitutto, per un approfondimento del complesso tema del rapporto tra l'io e la psiche, rimando alla pagina dedicata a questo argomento. Inoltre, per una migliore comprensione del significato attribuito in questo sito a termini come coscienza, inconscio, io, mente, psiche, ecc., è opportuno consultare la pagina sulle definizioni (nella sezione sulla psiche), dato che il senso in cui tali termini vengono utilizzati da alcuni autori può essere sensibilmente diverso da quello in cui li usano altri autori. In merito all'io subliminale, Myers riteneva che la totalità della persona umana, quale si manifesta tramite il sistema psicofisico individuale (costituito da corpo e mente), lasciasse intuire la presenza attiva, a fianco dell'io cosciente, di una seconda entità da lui chiamata appunto Sé subliminale (Subliminal Self). Riallacciandosi alle teorie sull'inconscio di fine Ottocento, Myers era del parere che il Sé subliminale fosse in contatto sia con la parte meno evoluta delle attività inconscie della mente umana (pulsioni ed istinti di origine animale), sia con una dimensione superiore della psiche, dalla quale avrebbero origine facoltà come l'ispirazione creatrice, il pensiero evoluto, le nobili finalità etiche ed estetiche dell'essere umano. Il Sè subliminale di Myers potrebbe benissimo essere chiamato in un altro modo, per esempio Spirito, e la sua personalizzazione è dovuta al fatto che, evidentemente, ogni forma di manifestazione negativa o positiva da parte della psiche umana si concretizza in un comportamento individuale, oppure deve essere acquisita dalla coscienza, in una fase o nell'altra del decorso della vita umana, in modo da poter essere riferita all'io e dunque personalizzata. Le attività della psiche che esulano dalla coscienza possono essere personalizzate solo nel senso che i loro effetti si traducono in forme di comportamento di cui l'io non è cosciente, ed in qualche caso possono produrre effetti fisici oggettivi al di fuori del controllo e della percezione cosciente dell'io, come accade nella trance medianica. Con troppa disinvoltura Dèttore personalizza le attività inconsce e subconsce della psiche, attribuendo una coscienza autonoma («un altro centro di coscienza») ed un io a dinamiche della psiche di cui sappiamo davvero troppo poco. Se ci riferiamo all'attività mentale come espressione del funzionamento del cervello, nell'ambito del sistema psicofisico dell'organismo umano, allora la personalizzazione può derivare dal fatto che, socialmente, ogni individuo è caratterizzato dall'avere un corpo (e dunque un cervello) di cui è ritenuto responsabile, sempre che sia ritenuto in grado di intendere e di volere. Abbiamo già chiarito come alcune delle attività svolte dal cervello e dal sistema nervoso non pervengano alla coscienza e restino al di fuori delle capacità di controllo dell'io. Ne consegue che il controllo del nostro stesso corpo e delle nostre azioni è determinato in gran parte dalla psiche con modalità che per noi restano inconsce, o che si presentano sotto forma di programmi operativi acquisiti tramite i condizionamenti socioculturali. La coscienza è una facoltà, che viene acquisita nel corso della vita a partire dalla prima infanzia, mediante la quale l'io può ricevere informazioni su certe manifestazioni della psiche ed esercitare un controllo intenzionale su diversi aspetti dell'attività mentale e delle azioni del corpo. Per quanto riguarda l'esperienza della vita interiore, nella quale l'io è coinvolto tramite la coscienza, non sembra opportuno andare oltre, personalizzando le funzioni inconsce della psiche o attribuendo loro una coscienza autonoma. Vi sono però alcuni casi, come quelli delle cosiddette personalità multiple, o quelli in cui le entità spiritiche si manifestano nel corso della trance medianica, pur restando inconsce per il medium, nei quali la manifestazione tramite un corpo di personalità dotate di una loro autonomia psichica e di una loro coscienza – ben distinta da quella dell'io che normalmente è associato a quel corpo – sembra evidente. È proprio ai fenomeni paranormali ed a certi stati di dissociazione della personalità – come quelli che si possono verificare anche mediante l'ipnosi – che Dèttore fa riferimento per sostenere la teoria esposta in Modello N, una teoria del cui carattere speculativo l'autore era certamente consapevole. Come ho già osservato, si tratta di una costruzione del pensiero complessa, affascinante, e nello stesso tempo incompleta e lacunosa, ma che pure presenta alcune interessanti intuizioni. Sarebbe stato più vantaggioso, per una più agevole lettura del libro, se l'autore avesse illustrato, mediante adeguati esempi tratti dall'evidenza, dall'osservazione dei fatti e dalle informazioni in suo possesso, il percorso mentale mediante il quale era pervenuto ad elaborare quello che a lui deve essere certamente sembrato un valido modello esplicativo della realtà del nostro universo e delle manifestazioni della vita umana. In mancanza di queste delucidazioni, e dato che Dèttore non è più tra noi, dobbiamo accontentarci delle sue opere così come sono, con i loro pregi ed i loro limiti.
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