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Aprile 2019 La nuvola dei cervelli A volte, quando masse di aria calda e fredda si incontrano, capita di osservare la formazione di imponenti cumulonembi che, partendo da una quota inferiore relativamente bassa, si innalzano progressivamente fino a superare il limite della troposfera. Nel loro sviluppo dinamico, si osservano continue trasformazioni, con parti che progressivamente svaniscono ed altre nuove che prendono corpo in tempi relativamente brevi, mentre al loro interno si intuiscono, e talora si vedono, processi energetici anche violenti che danno origine a tempeste di fulmini ed a scrosci temporaleschi. Ecco, l'umanità nel suo insieme mi sembra un nuvolone formato da miliardi di cervelli che interagiscono dinamicamente: via via che alcuni si dissolvono e spariscono, altri si formano e si sviluppano, in un processo mutevole e turbolento che continuamente trasforma il nuvolone, facendolo sembrare quasi animato. Ovviamente questo processo non è venuto rapidamente fuori dal nulla, ma rappresenta la fase attuale dell'evoluzione naturale di questo pianeta, durata oltre un miliardo di anni dalla comparsa dei primi proto-organismi alle forme di vita unicellulare complesse, e diverse centinaia di milioni di anni dalle prime colonie pluricellulari fino agli animali superiori. In questo quadro, l'apparizione della nuvola di cervelli umani è un fatto recentissimo, ed il suo repentino imponente sviluppo è un fenomeno iniziato appena un attimo fa. Questo processo (il nuvolone) esiste, è una realtà in sé, o quanto meno ha una durata nel tempo decisamente superiore rispetto a quella di ogni singolo cervello che ne fa parte. Fino ad oggi la sua esistenza è stata vincolata al nostro pianeta. In un futuro più o meno remoto potrebbe anche scindersi e collegarsi con altri mondi, oppure potrebbe svanire. Il tempo è intrinsecamente connesso con questo universo: in ogni caso è una caratteristica ineludibile e fondamentale della nostra percezione mentale. Mentre il passato è determinato una volta per sempre, il futuro ci appare enigmatico ed aperto a diverse opzioni, anche se è destinato a trasformarsi in passato. Ma, come vedremo tra poco, è l'esistenza stessa del nuvolone a presentare dei risvolti sorprendenti. All'interno della nuvola i cervelli sembrano simili tra loro, ma possono interferire in modo molto diverso, sia isolatamente che raggruppandosi, e si può notare che ognuno esercita un certo effetto sugli altri: sono degli instancabili elaboratori, che con la loro continua attività modificano la struttura della nuvola, ne cambiano i colori ed i campi energetici, fanno sì che si ingrandisca e sviluppi nuovi potenzialità, mentre intere zone vengono distrutte e milioni di cervelli terminano la loro attività, mentre altri, nuovi di zecca, cominciano a funzionare. Sì, ma di chi, o da cosa, viene osservata la grande nuvola? La nascita e lo sviluppo dell'io cosciente Ognuno dei cervelli della nuvola, se non presenta anomalie di rilievo, dà origine ad una particolare e sorprendente struttura che col tempo si organizza, si rinforza e si evolve intorno ad un nucleo percettivo, sensibile ed operativo che può essere definito con vari termini: quello che preferisco è «io cosciente». È chiaro che in questo caso stiamo utilizzando un linguaggio, cioè un sistema di rappresentazione, di elaborazione e di comunicazione messo a punto nel tempo all'interno di vaste aree della nuvola di cervelli. Tramite il linguaggio noi ci inventiamo una descrizione interpretativa dell'io cosciente, così come – sempre in termini di programmi basati sul linguaggio – a quest'ultimo viene data in eredità una rappresentazione del mondo. In ogni caso noi partiamo dal dato di fatto interiore di essere coscienti ed autocoscienti, e possiamo anche riconoscere che questa nostra coscienza ed autocoscienza individuale è determinata dall'attività del cervello, quasi fosse un'autorappresentazione di una parte del cervello stesso. Ogni io cosciente percepisce, sente, ricorda, pensa, desidera, decide, sogna, fantastica, esercita un certo controllo sulle azioni del corpo: in una parola, vive. Tutte queste attività non sono il risultato della creazione istantanea di un sistema funzionale: così come il corpo cresce e si sviluppa, anche l'io cosciente si forma e si consolida progressivamente nel tempo, seguendo un percorso determinato dal funzionamento del cervello e dalle condizioni ambientali e culturali che gli trasmettono i programmi operativi ai quali dovrebbe attenersi. Tutto questo determina, per ciascun io, una storia personale, cioè un destino che si sviluppa nel corso della vita, ed è banale sottolineare come questi destini possano essere quanto mai diversi da un individuo all'altro. Quand'anche l'esistenza dell'io cosciente fosse determinata esclusivamente dall'attività del cervello, tutto quello che del mondo percepiamo, sentiamo, interpretiamo, conosciamo, tutte le domande che ci poniamo in merito al mondo ed al significato della nostra esistenza, ed il senso stesso del mistero di cui siamo parte, tutto questo è reso possibile dall'esistenza dell'io cosciente, o meglio, dalla coscienza dei miliardi di io presenti nella nuvola. Il fenomeno dell'esistenza di un universo, e dell'evoluzione della vita su questo pianeta, si autorappresenta attraverso l'evoluzione di una coscienza frammentata e multiforme, generata dal fenomeno stesso. La coscienza e la mente Dunque tutto quello che noi percepiamo, sappiamo ed intuiamo sull'universo, sulla Terra, sulla vita e sulla nostra stessa esistenza è reso possibile dallo sviluppo dell'io cosciente. Ma potrebbero esistere altre forme di coscienza diverse da quella umana? È opportuno, a questo punto, stabilire una distinzione tra la coscienza, cioè il fatto essenziale di essere coscienti di qualche cosa, e gli eventi mentali che, in un determinato periodo di tempo, entrano a far parte dell'ambito della coscienza. È abitudine comune identificare tali eventi con la coscienza stessa, per cui si parla spesso di coscienza per indicare ciò di cui siamo coscienti. Tuttavia io preferisco considerare la coscienza come una funzione, associata all'io, che – in forma di autocoscienza – dà all'io stesso un senso di identità e di esistenza temporale. Tutto quello che l'io sperimenta tramite la coscienza può essere considerato come il risultato dell'attività mentale, anche se sarebbe necessario fare un po' di chiarezza nei termini che usiamo: in che senso l'attività mentale può essere qualcosa di diverso dall'attività cerebrale? Il termine mente viene di norma utilizzato per indicare l'insieme delle attività cerebrali i cui effetti pervengono alla coscienza, ed in particolare quelle funzioni superiori che possono essere, almeno in parte, controllate dall'io (come ad esempio il pensiero). Potremmo dunque dire che la mente è quella parte dell'attività cerebrale che viene percepita dall'io cosciente: si tratta, in definitiva, dell'esperienza cosciente interiore. C'è qualche differenza tra la mente e la psiche? Se includiamo nell'ambito dell'attività mentale tutte le esperienze che coinvolgono l'io cosciente, cioè il pensiero (ed in particolare il ragionamento), l'intuizione creativa, l'intento, la memoria, l'immaginazione – funzioni considerate superiori, alcune delle quali tipicamente umane – ma anche i sogni, le sensazioni, i sentimenti, le emozioni (in tutta l'ampia gamma che comprende quelle positive e quelle negative, comprese quelle associate al dolore fisico) la psiche coincide con la mente. Alcuni ritengono invece che il termine mente vada riservato alle funzioni superiori, sulle quali l'io cosciente esercita un certo grado di controllo, mentre gli eventi – soprattutto di carattere emotivo, affettivo e sentimentale – che irrompono nella coscienza, coinvolgendo l'io anche ben oltre le sue capacità di controllo, andrebbero attribuiti alla psiche. Bisogna semplicemente mettersi d'accordo. Io utilizzerò i termini mente e psiche come sinonimi. Resta il fatto che l'elaborazione di ognuno degli stati mentali che diventano coscienti è determinata dall'attività del cervello, la quale a sua volta produce molti effetti che restano inconsci. Questo ha indotto gli psicologi a fare riferimento ad una psiche inconscia, attribuendo a quest'ultima la capacità di influenzare – pur restando occulta per la coscienza – alcuni eventi psichici che coinvolgono l'io cosciente. Io preferisco riservare il termine psiche ai soli stati mentali che sono – o che sono stati – oggetto di esperienza cosciente, mentre attribuisco ad alcune attività mentali inconsce la capacità di influenzare la psiche. L'enigma della psiche umana Quando l'io cosciente esercita un controllo su alcune funzioni mentali superiori – come il ragionamento, l'intuizione creativa o le attività manuali e corporee finalizzate al conseguimento di un certo obiettivo – cosa accade in termini di attività cerebrale? Noi siamo soliti dire: io penso, io invento, io progetto, io agisco, identificando così l'io con la totalità del nostro sistema psicofisico. Tuttavia l'io cosciente è qualcosa di diverso perché, al massimo, può essere considerato come una funzione dotata di auto coscienza – probabilmente generata dall'attività di alcune aree cerebrali – alla quale viene conferito il senso di esistere. Per qualsiasi altra cosa, l'io cosciente dipende dagli eventi psichici determinati dall'attività cerebrale. La quantità, la varietà e la complessità degli eventi psichici sono sorprendenti e sconcertanti (anche questo modo di esprimermi corrisponde ad un evento psichico), e non si può, non dico comprendere, ma nemmeno inquadrare correttamente il problema della psiche umana se prima non procediamo ad un cambio di prospettiva. Tutto quello che fino a questo punto abbiamo considerato come intrinsecamente reale – il mondo, il nostro corpo, il cervello, ecc. – è tale solo in quanto la nostra mente, la nostra psiche, ce lo rappresenta come tale. Questo non significa che là fuori non ci sia nulla, ma l'essenza diretta della struttura di ogni cosa ci sfugge, perché la nostra mente può percepire solo alcuni aspetti dell'essere e del divenire della realtà. Per esempio, potremmo descrivere il mondo come un enorme insieme di atomi in moto: tale rappresentazione, sostanzialmente corretta, sarebbe però solo un aspetto della realtà, che non comprenderebbe tutto quello che gli organismi viventi possono percepire e sentire. La psiche umana, nella sua globalità, è un fenomeno in continua trasformazione che viene elaborato e rielaborato nel tempo nell'ambito della nuvola dei cervelli, ciascuno dei quali riceve e ritrasmette frammenti di psiche, interagendo con gli altri. Dunque la psiche non è solo qualcosa di interiore, determinato dal funzionamento del cervello e dagli effetti che l'attività mentale produce sull'io cosciente, ma è anche un'energia autonoma che plasma i cervelli e ne condiziona il funzionamento, soprattutto tramite il potere che gruppi di cervelli che condividono determinate sintonie psichiche esercitano sui cervelli di nuova formazione. Nei confronti di questo processo l'io cosciente è, di norma, completamente inerme: non si rende nemmeno conto di essere solo una pedina in un gioco di tali dimensioni. Basta osservare le trasformazioni più evidenti della psiche nel corso della storia, e le differenze sostanziali tra una cultura e l'altra – anche nello stesso periodo storico – per comprendere come il fenomeno psichico abbia una sua autonomia creativa rispetto al mondo fisico ed alle leggi che lo governano: si potrebbe anzi sostenere ragionevolmente che la psiche umana trasforma il mondo fisico, e nello stesso tempo trasforma se stessa. Se tutto questo sia determinato dalla sola attività dei cervelli – sia pure nel complesso ambito della nuvola – oppure anche da qualcos'altro, merita di essere indagato. Ma per ora limitiamoci ad esaminare gli effetti che il fenomeno psichico produce sull'io cosciente. L'io cosciente, il cervello e gli stati emotivi Sebbene l'io, come soggetto cosciente, possa essere considerato come qualcosa di separato rispetto agli eventi psichici che comunque lo coinvolgono, non è corretto riferirsi ad esso come ad un modello standard: il percorso evolutivo dell'io cosciente è molto diverso da un individuo all'altro, e le risorse di cui l'io dispone, come l'intelligenza, l'intento volitivo, e la qualità stessa della coscienza (si vedano, nel merito, alcune delle pagine della sezione sulla psiche) presentano differenze di rilievo non solo tra gli esseri umani, ma anche nelle diverse fasi della vita di un singolo individuo. Quello che possiamo affermare con sufficiente certezza è che, sebbene l'io cosciente possa essere considerato come un prodotto dell'attività cerebrale (anche se in futuro mi ripropongo di chiarire meglio questo aspetto), almeno in alcuni esseri umani l'io sente l'esigenza di approfondire la conoscenza del funzionamento del cervello (e, di conseguenza, delle attività mentali), anche allo scopo di esercitare un controllo più efficace sugli eventi psichici che lo coinvolgono. Le dinamiche della vita umana, le capacità funzionali del cervello di un individuo e l'interazione tra i cervelli fanno sì che il corso della vita di ognuno di noi determini una storia personale, un destino, che viene sperimentato dall'io cosciente – nelle sue varie fasi temporali – non in modo neutro e distaccato (sempre che il cervello funzioni normalmente), ma con un coinvolgimento emotivo più o meno intenso caratterizzato da tonalità positive o negative (un tema che è stato approfondito nella pagina sull'io e la psiche). Potremmo chiederci se questa particolare sensibilità dell'io cosciente sia una qualità intrinseca – che caratterizza ogni io cosciente, differenziandolo dagli altri – oppure se anch'essa è determinata da una serie di eventi psichici. Io propendo per quest'ultima ipotesi, dato che le emozioni e le variazioni di umore e di stato d'animo che coinvolgono (e talvolta travolgono) l'io sono determinate dal funzionamento del cervello. Ma nello stesso tempo ritengo che sia una qualità intrinseca dell'io cosciente – e dunque diversa da un io all'altro – la capacità di destreggiarsi tra gli eventi psichici emotivi e dunque, in sostanza, di acquisire un certo grado di controllo sul funzionamento del cervello. La teoria attualmente più condivisa in merito alla formazione delle strutture cerebrali la cui attività determina i nostri stati emotivi, fino a quelli più estremi, fa riferimento all'evoluzione naturale della vita organica, nella quale ogni individuo passa attraverso alcune fasi fondamentali: nascita, crescita, alimentazione autonoma, riproduzione ed eventuale cura della prole, e morte. Le fasi intermedie tra la crescita e la morte possono essere del tutto assenti nella vita di un gran numero di organismi, per i quali anche la fase di crescita può avere una durata breve. È come se ogni organismo ricevesse dei comandi che gli impongono di adottare – nelle varie circostanze ambientali in cui può venirsi a trovare – comportamenti adeguati a continuare a funzionare nel modo programmato fino alla morte. Nonostante ciò, inevitabilente, solo un numero limitato di individui riesce a portare a compimento il programma completo. Mentre questo processo ci sembra comprensibile, per quanto bizzarro, in funzione dell'evoluzione naturale (ci sembra bizzarro perché non conosciamo né le finalità dell'evoluzione né le ragioni per cui si debba svolgere proprio in questi termini), con la comparsa dell'io cosciente – soprattutto nella sua forma umana più evoluta – le cose si complicano, e non di poco! Non esiste, lo ripeto, un modello standard di io cosciente: nella maggior parte delle persone, ancor oggi, l'io cosciente si identifica completamente con gli eventi psichici che lo coinvolgono e con i programmi ed i condizionamenti ricevuti dall'ambiente sociale. Ma anche ad un livello non particolarmente evoluto la coscienza registra gli eventi psichici della storia personale, ai quali l'io reagisce, sperimentandone la tonalità emotiva e ponendosi delle domande alle quali cerca di ottenere delle risposte: in sintesi, possiamo dire che l'io si presenta come un'entità (almeno in parte) autonoma rispetto al precesso stesso dal quale sembra aver avuto origine. Non solo si pone delle domande, ma mediante le funzioni superiori della mente riflette, ragiona, medita e può perfino emettere dei giudizi critici. È come se, tramite l'io, il processo cercasse di conoscere e di comprendere se stesso, oppure – e questo potrebbe essere più in sintonia con la realtà – tramite l'io una certa dimensione della realtà tentasse di stabilire una relazione con un'altra dimensione della realtà. Per queste ragioni seguire e comprendere il percorso evolutivo dell'io cosciente è particolarnente importante.
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