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                                IL MEMORANDUM DI CLEVERNESS

 

Come avevo anticipato verso la fine del racconto Il mito dello Spirito, Cleverness aveva promesso a suo fratello che avrebbe indagato sulla sorte che la Human MInd Inc. riservava all'io cosciente quando arrivava la morte del corpo. Ecco il rapporto redatto da Cleverness. 

Il funzionamento degli umani

Si può iniziare l'indagine considerando la morte dal punto di vista degli umani, i quali – essendo provvisti di un corpo e del relativo cervello – osservano i cambiamenti ed i malfunzionamenti ai quali il corpo va soggetto nel tempo, e notano che ad un certo punto i corpi di altri umani, dopo aver smesso di funzionare, vanno in putrefazione e si dissolvono. Tramite l'attività mentale, vengono elaborate varie esperienze psichiche relative a questo fatto, ma – se si osserva l'umanità nel suo complesso – la maggior parte degli umani si sottomette di buon grado alle sintonie psichiche trasmesse dalla cultura in cui vivono: in pratica, credono in ciò che viene loro insegnato. Quelli che sono dotati di un'intelligenza capace di elaborare criticamente ed autonomamente le sintonie psichiche trasmesso sono relativamente pochi, ed anche l'io cosciente di questi pochi può restare invischiato negli aspetti conflittuali della psiche umana. Inoltre, basta dare uno sguardo alle varie culture umane per accorgersi delle profonde differenze esistenti tra le diverse elaborazioni psichiche relative al destino dell'io cosciente dopo la morte (che gli umani inquadrano nell'ambito delle religioni).

Quando l'io cosciente legge, apprende, pensa, medita, riflette, studia, elabora, in una forma o nell'altra mette in funzione il cervello, al quale si affida per ottenere un certo risultato. Si tratta di un'operazione talmente abitudinaria da venir data per scontata, tanto che l'io dice (a se stesso o agli altri): «Io penso, io studio, ecc.», identificandosi così col proprio cervello. Ma ogni elaborazione mentale, indipendentemente dal modo in cui si forma, è un'esperienza psichica che, dopo essere stata valutata dall'io, con un atto decisionale viene accolta o respinta, oppure può essere temporaneamente archiviata in attesa di nuovi elementi di valutazione. Questo vale soprattutto per le informazioni, le conoscenze ed i programmi che vengono trasmessi all'io dagli altri, mentre, salvo poche eccezioni, l'io degli umani ha un debole per quanto viene elaborato direttamente dal proprio cervello. Tutto questo è comprensibile, perché il cervello fa parte di un organismo della cui sopravvivenza – in un ambiente che può essere ostile – deve farsi carico.

Ma corpo e cervello sono destinati comunque a perire, ed il loro deterioramento comincia già nel corso della vita. Di questo l'io diventa di solito consapevole ben prima che l'evento accada, e comincia a valutare la possibilità di separare il proprio destino da quello del cervello. Affinché questa separazione sia possibile, è necessario che l'esistenza dell'io cosciente non dipenda più da quella del cervello, tuttavia, nella dimensione fisica nella quale l'io sta vivendo l'esperienza umana, le elaborazioni mentali alle quali l'io si affida dipendono effettivamente dal funzionamento del cervello. L'unica via di uscita, per l'io cosciente, consiste nel considerare il cervello come lo strumento creato dall'intelligenza cosmica per sintonizzarsi sulla realtà della dimensione fisica, dimensione che non rappresenta altro che una frequenza, o una gamma limitata di frequenze, nell'ampio spettro delle (forse infinite) dimensioni possibili.

Le mitologie psichiche relative alla sopravvivenza

In queste condizioni, è molto semplice – per le entità che possono controllare le sintonie psichiche – trasmettere e far circolare all'interno della nuvola dei cervelli varie mitologie relative alla vita dell'io cosciente dopo la morte del corpo, compresa quella secondo la quale l'io cosciente è destinato all'annientamento con il venir meno dell'attività cerebrale. E l'io, finché dipende dalle sintonie psichiche che il cervello fa diventare coscienti, viene coinvolto e condizionato dall'una o dall'altra mitologia. Queste mitologie, diffondendosi all'interno della nuvola di cervelli, coinvolgono e – per così dire – contaminano sempre nuovi io. Tuttavia le mitologie non sono equivalenti, e si possono dividere in tre classi, che differiscono tra loro in modo sostanziale. La prima classe è formata dalle sintonie psichiche che convincono l'io che non è possibile alcuna forma di sopravvivenza dopo la morte del corpo. La seconda classe è costituita dalle mitologie che attribuiscono il destino dell'io cosciente nell'aldilà al giudizio ed al potere di qualche forma di superiore autorità, che l'io cerca di ingraziarsi, in un modo o nell'altro, già nel corso della vita. La terza classe, alla quale solo una minoranza di umani sono interessati, è data dalle mitologie di liberazione, per le quali l'io cosciente scopre e percorre con le sue risorse un cammino che lo mette in condizione di scegliere (anche se questo termine non è del tutto appropriato) la sintonia della dimensione in cui desidera (ed anche questo termine andrebbe chiarito meglio) trasferirsi.

Quando l'io cosciente è coinvolto nelle sintonie psichiche che determinano le mitologie (e dunque le forme di pensiero) della prima e della seconda classe, il suo destino dopo la morte resta enigmatico: potrebbe essere quello previsto dalla sintonia psichica dominante fino al momento della morte, ma il personale del dipartimento alle dirette dipendenze di Lord Divine può modificarlo. Le dimensioni extrafisiche, ovviamente, esistono, e l'io cosciente può essere trasferito nell'una o nell'altra di tali dimensioni, mantenendo in misura maggiore o minore i ricordi della trascorsa esistenza terrena o, in qualche caso, perdendoli del tutto. Ha senso, allora, continuare a parlare di io cosciente? Sì, se per io intendiamo il soggetto dell'esperienza cosciente che ha luogo nella nuova dimensione ultraterrena. No, se per io intendiamo il soggetto legato, o qualto meno collegato, ai ricordi della sua precedente vita umana. Dunque, tutto è determinato dal livello e dalla qualità della coscienza, e dalle forme di psichismo prevalenti nella nuova dimensione. Il che corrisponde, né più né meno, a quanto accade anche nella dimensione della vita umana.

In ogni dimensione è necessario un supporto per la coscienza ed uno per la memoria. Nella dimensione della vita umana tale supporto è costituito dal cervello, un organo davvero molto complesso che svolge diverse funzioni. Il trasferimento della memoria in un nuovo supporto – che deve essere eseguito in prossimità della morte affinché i ricordi umani dell'io cosciente possano essere mantenuti – presenta qualche difficoltà, ed a volte riesce solo in parte. Nonostante ciò, il sentimento di continuità dell'esistenza individuale può essere mantenuto anche se i ricordi sono confusi o assenti, in virtù dell'autocoscienza dell'io. Però anche la coscienza deve essere trasferita dal cervello ad un altro supporto: infatti, quando viene sospesa l'attività del cervello che determina la funzione cosciente, l'autocoscienza dell'io va in blackout, e solo il ripristino del normale funzionamento cerebrale ristabilisce la continuità della coscienza. Non ha senso sostenere che anche la coscienza del nulla sia una forma di coscienza, se equivale all'annullamento della coscienza: nella dimensione fisica la coscienza ha bisogno di un supporto adeguatamente funzionante.

Il trasferimento della coscienza

Se dunque l'oggetto della nostra indagine è la coscienza, è necessario che – così come nella dimensione fisica terrena il suo supporto è costituito dal cervello – un supporto equivalente sia disponibile in un'altra dimensione. Questo è senz'altro possibile: d'altra parte, la stessa esperienza umana rende evidente il fatto che la coscienza scopre di esistere nella dimensione fisica, senza sapere come e perché sia finita in questo tipo di esperienza, salvo il dover prendere atto della sua dipendenza dal funzionamento del cervello. Tuttavia, può la coscienza di un umano essere considerata equivalente a quella di un altro umano? Sì, se la si considera come funzione autonoma, indipendentemente dalle esperienze psichiche da essa registrate. No, se si fa riferimento all'io cosciente come soggetto sperimentatore autonomo. E questo non solo perché ogni io cosciente è coinvolto in una serie particolare di esperienze psichiche che rende ogni umano diverso dall'altro, ma anche perché – indipendentemente dalle sintonie psichiche sperimentate – ogni io cosciente è libero di manifestare la propria autonomia di intento in merito alla propria esistenza. Pertanto, dal momento in cui tale intento decisionale porta la coscienza a mettere a fuoco la continuità dell'esistenza dell'io cosciente (temporale o al di fuori del tempo) nell'ambito di un processo evolutivo, lo Spirito viene chiamato in causa affinché tale continuità sia garantita.

Nella gamma delle dimensioni dello Spirito viene infatti identificata una particolare forma di energia dotata di consapevolezza, intelligenza ed intento, alla quale l'io cosciente può connettersi, in una certa misura, già nel corso della vita umana, a condizione di poter sentire l'attrazione che questa entità spirituale esercita. Questo alleato spirituale si associa all'io, pur mantenendo una propria autonomia – anche in quanto coscienza distinta da quella dell'io – che puo farlo percepire come separato, e perfino alieno, rispetto all'io (come descritto nella pagina sullo spirito alieno). D'altra parte, sebbene questo spirito associato all'io possa non essere molto entusiasta di doversi confrontare con le dinamiche psichiche di natura prettamente umana nelle quali l'io tende sempre ad essere coinvolto, esso svolge sempre diligentemente il compito che gli è stato assegnato, aiutando e sostenendo l'io cosciente nel suo percorso di liberazione. Accade così che l'io cosciente e lo spirito inizino ad operare di comune accordo già durante la vita umana, agendo tramite lo strumento psicofisico. Quando questo strumento si deteriora, fino a divenire inutilizzabile, l'io cosciente è pronto a separarsene senza timore, per andare con lo spirito nella dimensione che gli è propria. Quindi la dimensione dello Spirito si arricchisce di una nuova coscienza, che si è formata e addestrata nelle esperienze psichiche umane, mentre l'io continua la sua esistenza come spirito cosciente.

Il canale dello spirito

Affinché questo processo possa avvenire, è necessario che si apra un canale di comunicazione diretto tra la dimensione dello Spirito ed il cervello di un essere umano, tramite il quale l'io cosciente possa ricevere il richiamo dello spirito, distinguendolo tra le varie sintonie psichiche che costantemente riceve. Di solito i cervelli degli umani ricevono i programmi psichici – in accordo con i quali agiscono e sentono – da altri cervelli, o gruppi di cervelli, mediante le interazioni mentali che si determinano all'interno della nuvola dei cervelli. Inoltre è di norma aperto un canale di comunicazione diretta con la Human Mind Inc., tramite il quale vengono ricevute le sintonie psichiche programmate direttamente dai vari dipartimenti di quell'organizzazione e, all'occorrenza, prelevate le esperienze psichiche elaborate coscientemente. Tutte queste sintonie psichiche, che spesso si manifestano sotto forma di programmi, comandi e desideri, hanno in comune il fatto di prevedere per l'io cosciente una posizione di subordinazione e di sottomissione nei confronti di una forma di autorità superiore che presiede e regola l'ordine del mondo. Non è un caso che spesso l'io preferisca rinunciare ad ogni forma di sopravvivenza alla morte del corpo piuttosto che dover sottostare all'arbitrio di entità che vengono sentite come inadeguate o inaffidabili, alla luce della complessità dell'esperienza umana.

Io stessa, Cleverness, ho contribuito allo sviluppo di alcuni di questi programmi, pur rendendomi ben conto del fatto che l'identificazione dell'io cosciente con le sintonie psichiche determinate dall'esperienza umana rappresentava di per sé una forma di subordinazione, per non dire di prigionia, ineliminabile. Tramite l'identificazione con le sintonie psichiche, l'io cosciente è sempre costretto a difendere qualcosa o a difendersi da qualcosa, che sia la sopravvivevnza del proprio corpo, o la realizzazione di qualche desiderio, o la conquista di qualche meta, o – nel migliore dei casi – il progresso umano, la giustizia e la solidarietà sociale: come diceva un filosofo, il massimo di felicità umana possibile. Ma in questo genere di programmi e di sintonie psichiche è sempre il dipartimento di Love Divine che ha sviluppato i prodotti migliori, anche perché – dato che l'esperienza psichica della morte non può essere evitata – bisogna pur offrire qualche prospettiva per il dopo-vita che possa convincere ed appagare l'io cosciente. Nel caso in cui l'io non creda in alcuna forma di sopravvivenza, indipendentemente dal fatto che sia orientato prevalentemente verso il male o verso il bene, il problema non si pone nemmeno. Ma se l'io vuole sopravvivere alla morte del corpo, qualche prospettiva psichica gli deve pur essere offerta: come dice Love Divine, deve essere ricompensato, o quanto meno deve essere convinto che sarà ricompensato.

Sarebbe certamente corretto, e perfino doveroso, che le aspettative dell'io venissero rispettate, concedendogli quello che chiede e che desidera come compenso per aver sostenuto le difficoltà della vita. Si tratta, quasi sempre, di aspettative legate alla dimensione della psiche umana, e poiché la gestione della psiche umana è di competenza esclusiva della Human Mind, è senz'altro possibile che l'io cosciente, dopo la morte, venga trasferito in una dimensione psichica adeguata al suo orientamento psichico. Si tratta comunque di una condizione nella quale l'io continua ad accettare passivamente i condizionamenti, le illusioni e le seduzioni della psiche umana, privilegiando quegli aspetti che lo hanno maggiormente coinvolto, mentre per ottenere la ricompensa nell'aldilà si deve comunque rimettere alle decisioni di qualche funzionario della Human Mind. Quando invece viene aperto un secondo canale di comunicazione, che consente alla Spirit Life di connettersi direttamente con l'io, la coscienza mette a fuoco un messaggio – qualcosa di simile ad una proposta – che offre all'io l'opportunità di trasferirsi coscientemente in una nuova dimensione.

La proposta dello Spirito

Lo Spirito chiede all'io cosciente di considerare la possibilità di liberarsi dal dominio delle sintonie psichiche alle quali è assoggettato durante la vita umana, la quale resta in ogni caso un'esperienza destinata a concludersi nel tempo. Questo non implica che l'io debba negarsi l'esperienza psichica, ma che ogni esperienza venga valutata per quello che è: un aspetto temporaneo della psiche umana, che cerca di esercitare una forma di controllo sull'io, tramite un impatto emotivo, positivo o negativo, più o meno intenso. Se l'io presta attenzione a questo messaggio, può stabilire un contatto ed un dialogo interiore con un'entità spirituale che diventa per lui un amico/a ed una guida, accompagnandolo lungo il cammino che gli resta da percorrere nella vita. In questo rapporto l'io cosciente viene trattato con rispetto e con autentica empatia, perché lo spirito è consapevole delle difficoltà che la navigazione nelle acque agitate della psiche umana comporta. Fintanto che il canale dello spirito resta aperto, l'io non si sente mai solo. Tuttavia, nelle fasi iniziali della relazione tra l'io e lo spirito non tutto fila liscio, perché in genere l'io – coinvolto ed affascinato dalle sintonie psichiche con le quali è abituato ad identificarsi – è portato a considerare lo spirito come un'entità astratta, distante e quasi aliena (nel merito si rimanda, ancora una volta, alle considerazioni riportate nella pagina sullo spirito alieno). Ma col tempo la partecipazione dello spirito alle vicende umane dell'io diventa sempre più calda e sincera, mentre contemporaneamente l'io intraprende il suo percorso di liberazione nei confronti dell'identificazione con la psiche umana.

Via via che la relazione si consolida, l'affiatamento tra l'io e lo spirito aumenta: tramite l'io lo spirito prende parte alle vicende della vita umana, valutandole dal punto di vista della propria dimensione, mentre con l'aiuto dello spirito l'io si sente sempre meno coinvolto dall'impatto negativo che certe esperienze psichiche possono avere su di esso, pur potendo ancora trarre vantaggio dalle esperienze positive, ma senza essere asservito da comandi o desideri compulsivi. Lo spirito non sollecita l'io con ordini o desideri di alcun genere, lasciandolo libero di decidere autonomamente in merito ad ogni questione riguardante la vita umana. Ma per poter seguire lo spirito nella dimensione che gli è propria, e collaborare a pieno titolo nella creazione di una realtà psichica alternativa, l'io cosciente deve aver raggiunto un sufficiente livello di libertà nei confronti della sollecitazioni della psiche umana, altrimenti – al termine della vita – resterebbe sotto la giurisdizione della Human Mind. Invece, se l'io è libero, può fondere la propria coscienza con quella dello spirito, iniziando una nuova esistenza libera dai condizionamenti e dalle costrizioni alle quali era assoggettato nella vita umana. 

Qualche commento sul memorandum di Cleverness

Così termina il memorandum di Cleverness, che riguarda il destino dell'io cosciente al termine della vita umana, sia che resti sotto il controllo della Human Mind Inc. – la potente organizzazione gestita da Lord Divine e dai suoi figli Evil e Love, con il contributo della stessa Cleverness – sia che si affranchi da tale controllo, e decida di partecipare al progetto della Spirit Life, l'agile e giovane azienda creata dallo Spirito, alla quale anche sua sorella Cleverness ha deciso di associarsi. Come ho già detto, ho lasciato alla fantasia la libertà di organizzare in modo creativo vari elementi tratti dalle sintonie psichiche relative al termine della vita umana e da comunicazioni medianiche a carattere filosofico-speculativo tese a colmare, almeno in parte, la mancanza di conoscenze affidabili sul destino dell'io cosciente dopo la morte del corpo. Vorrei però aggiungere qualche considerazione in merito alle ragioni per le quali ho preferito raccontare la storia in questa forma anziché in un'altra.

Nel corso di manifestazioni medianiche con medium diversi, le entità comunicanti raccontano versioni relative all'esistenza nell'aldilà che presentano alcune analogie, ma anche molte differenze: si tratta dunque di forme di realtà di natura psichica, con una forte componente soggettiva. Ognuno, sempre che creda alla continuazione dell'esistenza dell'io cosciente dopo la morte, si sentirà più incline a prestar fede all'una o all'altra forma di elaborazione della realtà ultraterrena. Per questo Cleverness identifica tre gruppi di umani: coloro che non credono alla sopravvivenza dell'io cosciente, coloro che credono in una forma di sopravvivenza determinata da un potere superiore (al quale l'io non può che sottomettersi), e coloro i quali ritengono che l'io possa (e debba) esercitare un ruolo attivo anche nel determinare il proprio destino nell'aldilà. Al riguardo, secondo quanto comunicano le entità, spesso i risultati non corrispondono alle attese: per esempio, coloro che non credevano nella vita nell'aldilà sono quanto mai sorpresi di continuare a sentirsi vivi anche dopo la morte. Si è così consolidata un'interpretazione teorica secondo la quale ad ogni umano (ed al relativo io cosciente) sia associato uno spirito immortale, che compie diverse esperienze (o esperimenti) nella dimensione terrena, attraverso una serie di incarnazioni, cioè di vite successive.

Tuttavia, anche senza tener conto della contabilità del numero di esseri umani contemporaneamente presenti in questo mondo – oggi come in passato – e dunque del numero degli spiriti coinvolti nell'esperimento (magari suddivisi tra debuttanti, poco esperti, esperti ed evoluti), il fattore psichico è di gran lunga predominante nella vita della stragrande maggioranza degli umani, e l'io cosciente è talmente coinvolto nelle esperienze psichiche, da confondere, di solito, lo spirito con la psiche, inglobandolo in quell'elemento ibrido interiore che un tempo veniva designato col termine di anima. Così mi è sembrato importante dare risalto al ruolo essenziale dell'esperienza psichica coscientemente elaborata come obiettivo fondamentale della vita umana, un'attività nei confronti della quale l'io cosciente svolge solo una funzione ausiliaria e subordinata. I fruitori di tale attività possono essere immaginati e chiamati in vari modi (tutti di natura psichica): divinità, spiriti, dèmoni, entità naturali, ecc., oppure se ne può anche negare l'esistenza. Il fatto essenziale resta comunque il ruolo subordinato dell'io cosciente, coinvolto nelle dinamiche psichiche, ma anche prigioniero delle stesse.

In quest'ottica, anche gli elementi di natura religiosa che attribuiscono la salvezza dell'io cosciente (o dell'anima) ad una subordinata e diligente acquiescenza nei confronti del progetto gestito dalla divinità, con atteggiamento reverenziale e devozionale nei confronti della stessa da parte dell'io, sembrano espedienti psichici attivati affinché l'io svolga efficacemente il suo compito, senza preoccuparsi troppo della morte. D'altra parte nella psiche umana sono ancora presenti e ben attive molte sintonie negative, orientate alla malvagità, alla ricerca di forme di potere, all'affermazione della stupidità a danno dell'intelligenza: tutte queste attività psichiche sono state attribuite all'efficace e solerte lavoro svolto dai funzionari del dipartimento diretto da Evil Divine al quale, per quanto possibile, cercano di rimediare Love Divine ed i suoi collaboratori, con i loro programmi organizzativi impegnativi e complessi anche se talvolta piuttosto ingenui. Si instaura così un equilibrio più o meno stabile – e di quando in quando instabile – in relazione al quale l'amministratore delegato della Human Mind Inc., Lord Divine, non sembra essere intenzionato ad intervenire con decisione, anche se probabilmente potrebbe farlo, se volesse.

Lo Spirito e l'io cosciente

Considerata la condizione spesso non facile nella quale l'io cosciente viene a trovarsi via via che procede nel cammino della vita, si comprende l'importanza del sentirsi aiutato – nel suo compito impegnativo – non solo dalla solidarietà e dalle capacità degli altri umani, ma anche da una risorsa interiore che lo sostiene, lo incoraggia e lo illumina. La storia dimostra che spesso gli esseri umani hanno sopportato prove molto ardue, fino alla morte, con animo sereno, proprio perché sostenute da questa risorsa interiore, che può essere identificata nello Spirito. A volte questo aiuto si manifesta in una forma d'amore che coinvolge l'io, facendolo sentire al sicuro ed accolto in seno ad un'entità superiore che lo ama incondizionatamente (come ben evidenziato da alcune NDE). Altre volte si apre un canale di comunicazione tra lo spirito e l'io, tramite il quale lo spirito mostra all'io la possibilità di uscire consapevolmente e – per così dire – a testa alta dall'avventura della vita terrena, per continuare la propria esistenza cosciente in un'altra dimensione. Può iniziare allora, già in questa vita, un percorso di fusione tra la coscienza dell'io e quella dello spirito, nel corso del quale l'io cosciente, pur mantenendo la proria identità, si trasforma, poiché comincia a sentire come propri gli obiettivi dello spirito. Ma anche lo spirito riconosce il contributo fondamentale dato dall'io affinché l'esperienza della vita umana possa aver luogo: una posizione decisamente diversa da quella che considera l'io come il mero esecutore subordinato di un progetto che va al di là della sua capacità di comprensione.

Lo stesso spirito non si presenta all'io come un'entità superiore, un essere divino di fronte al quale l'io, conscio della propria debolezza, è costretto a chinare la testa in segno di sottomissione, ma piuttosto come un fratello maggiore, anch'esso impegnato in un proprio percorso evolutivo di conoscenza e di sperimentazione, alla ricerca del significato dell'esistenza individuale. Ma, a differenza dell'io cosciente, nella propria dimensione lo spirito non conosce un limite temporale che debba concludere la sua esperienza: non è soggetto alla morte. Così, nell'associarsi all'io, lo spirito accoglie sotto la propria protezione quella parte che, affrontando coscientemente l'esperienza della vita, permette anche ad esso di entrare in contatto con un interessante aspetto della dimensione terrena dell'universo fisico. Affinché questo avvenga già nel corso della vita umana, tuttavia, è necessario che si apra un canale di comunicazione tramite il quale la coscienza dello spirito possa stabilire un contatto con la coscienza dell'io.

Una volta che la relazione tra lo spirito e l'io sia stata stabilita, anche lo spirito comprende di aver qualcosa da imparare dall'io cosciente, il quale ha dovuto affrontare e superare le difficoltà determinate dai conflitti psichici generati dalla propria condizione esistenziale. Il ruolo della coscienza, coadiuvata dall'intelligenza umana, è fondamentale affinché anche lo spirito possa essere coinvolto nelle dinamiche psichiche relative alla vita terrena, traendone l'insegnamento necessario per la propria evoluzione. Se il canale di comunicazione tra l'io e lo spirito non viene aperto, lo spirito – immerso nella dimensione che gli è propria – può restare, per così dire, indifferente alle vicende dell'io cosciente, determinate dalla condizione umana. Quest'atteggiamento è rappresentato – nella nostra storia – dall'orientamento della Human Mind, che sembra indifferente – per non dire insensibile – nei confronti del destino evolutivo dell'io individuale, essendo interessata solo al prodotto, cioè all'esperienza psichica elaborata mediante l'interazione tra la coscienza e la psiche allo stato grezzo.

Le difficoltà con cui l'io cosciente si deve confrontare, soprattutto nell'ultima parte della sua vita, riguardano l'esigenza di distinguere tra le istanze provenienti dal canale dello spirito e quelle determinate dalla psiche umana che – come si è visto – possono presentarsi anch'esse come provenienti da entiità spirituali di natura superiore, siano esse interpretate come positive o negative. Per questo è necessario che l'io cosciente prenda le distanze dalla psiche, in modo da non essere acriticamente coinvolto ed irretito nelle dinamiche psichiche. Tutto ciò che ha un carattere compulsivo, tutto ciò che obbliga l'io a fare qualcosa tramite un comando o un desiderio coercitivo, non viene dalla dimensione dello Spirito, anche se può essere attribuito all'intervento di un'entità superiore di origine divina (come sono certamente Evil o Love Divine, ed i loro collaboratori). Lo Spirito è sempre molto attento nei confronti dell'io cosciente e rispettoso del ruolo che esso svolge in relazione alle difficoltà che la condizione umana comporta. Lo Spirito, ed i suoi collaboratori, instaurano con l'io un dialogo alla pari, per persuaderlo ed anche per aiutarlo, almeno in parte, nelle difficoltà della vita, lasciandolo libero di scegliere se vuole accedere o meno alla libera dimensione spirituale dell'aldilà.

Lo spirito non si presenta mai all'io come un essere divino – nel senso di autorità superiore, nei confronti della quale l'io cosciente deve avere un ruolo subordinato – ma come una controparte la cui esistenza non è soggetta ai limiti del tempo, interessata anche all'esperienza umana. È interessato alla conoscenza, alla creatività, all'organizzazione collaborativa ed intelligente, e segue anch'esso un proprio percorso evolutivo, tuttavia privo della conflittualità psichica che sovente caratterizza l'esperienza umana. Il suo percorso evolutivo lo porta a ricercare l'integrazione della coscienza umana, arricchita dall'esperienza della vita, nella propria, purché l'io cosciente si sia liberato dai vincoli conflittuali della psiche umana. Affinché il canale di comunicazione tra l'io e lo spirito possa essere aperto, è necessaria una collaborazione da entrambe le parti, ognuna delle quali deve poter sentire il richiamo dell'altra. Una volta che il canale sia stato aperto e la comunicazione stabilita, lo spirito potrà trarre vantaggio dall'incremento di efficienza della coscienza nel mettere a fuoco le esperienze psichiche, mentre l'io inizierà a percepire anche la dimensione dello Spirito, nella quale potrà trasferirsi al termine dell'avventura umana. In tutto questo processo, un ruolo fondamentale è affidato a Cleverless, la quale fa da tramite tra la dimensione umana, controllata dalla psiche, e quella dello Spirito.


 

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