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Lo strano caso del Mediatore

Le prove dell'esistenza degli spiriti

Le testimonianze affidabili sull'esistenza di entità che non fanno parte della dimensione fisica in cui vive il nostro organismo, ma che possono occasionalmente interferire con essa, sono davvero tante, e la letteratura specializzata ne offre un quadro vasto ed articolato. Vi sono, per esempio, casi storici e casi attuali ben documentati di fenomeni poltergeist e di cosiddette infestazioni (per un'indagine approfondita si rimanda al volume Poltergeists di A. Gauld e A. D. Cornell, White Crow Books, 2017), oltre all'ampia casistica dei fenomeni medianici, alcuni dei quali sono stati citati anche in questo sito. Il termine generico di spiriti, per indicare queste entità a volte davvero strane, è stato tratto dall'uso comune, ma il suo significato coincide solo in parte con quella che viene considerata come la controparte spirituale dell'io cosciente da coloro che ne riconoscono l'esistenza. Ovviamente, non tutti saranno d'accordo con me in merito all'esistenza degli spiriti (e dello spirito): c'è chi mette in dubbio i fatti documentati e le relative testimonianze (spesso senza approfondire lo studio degli stessi), e chi – pur ammettendo la realtà dei fatti – tenta di spiegarli con qualche ipotesi alternativa, senza fare ricorso agli spiriti.

L'io cosciente di un essere umano, quando riesce a mettere a fuoco l'attenzione e la coscienza sulle dinamiche della sua vita interiore, diventa testimone tanto degli eventi della psiche che lo coinvolgono, quanto – in determinate circostanze – di prodotti derivanti da una facoltà creatrice, l'origine della quale rimane per esso altrettanto misteriosa quanto la psiche stessa. Questo enigma è stato, per così dire, aggirato, facendo ricorso al cosiddetto inconscio (in qualche caso definito anche come psiche inconscia) per identificare la funzione creatrice alla quale vanno attribuite le funzioni superiori della mente umana. Ma poiché anche l'origine delle istanze della psiche, dalle più nobili alle meno evolute, resta per noi oscura, per estensione la psiche inconscia è diventata il vaso di Pandora dal quale ogni evento della psiche scaturisce: tanto le nefandezze e la stupidità quanto i più sublimi sentimenti e la genialità.

Le indagini e le testimonianze di Alfredo Ferraro

Per dare un'idea della relazione che può intercorrere tra l'io cosciente ed il suo spirito già nel corso della vita umana, voglio citare il caso del professor X, definito straordinario da Alfredo Ferraro, che lo riporta a pagina 410 del suo libro Testimonianza sulla medianità (MEB, 1996). Ma prima vorrei dare qualche informazione sull'autore, uno dei più attenti e tenaci investigatori italiani dei fenomeni medianici e paranormali, sempre sperimentati in prima persona mediante indagini sul campo. Ferraro (1916-2011), dopo la laurea in fisica all'Università di Bologna, lavorò alla RAI come dirigente tecnico specialista in telecomunicazioni. Scrisse alcuni libri sulla radio e sulla televisione, ed un'Enciclopedia della radio in 2 volumi. Dopo alcune esperienze che ne avevano stimolato l'interesse e la curiosità in gioventù, dal 1973 cominciò a studiare assiduamente i fenomeni medianici, dapprima sperimentando con alcune sensitive di Genova, e partecipando alle sedute del Cerchio Firenze 77 dal 1974 col medium Roberto Setti (1930-1984), fino alla morte di quest'ultimo. In seguito entrò in contatto con tutti i principali circoli medianici italiani: il Cerchio Ifior di Genova, il Cerchio Astorga di Palermo, il Cerchio Esseno di Roma. Partecipò inoltre a singole sedute con i medium Demofilo Fidani (1914-1994) a Roma e Roberto Buscaioli (1930?-2008) a Ravenna.

Ricercatore cauto, determinato e diligente, Ferraro si prefisse come proprio impegno personale quello di testimoniare fedelmente ciò che vedeva, percepiva e sentiva, oltre a condurre con pazienza e perseveranza le indagini, talvolta complesse, necessarie per verificare i vari casi di identificazione nei quali era coinvolto dalle entità comunicanti. Pur affermando ripetutamente, e quasi dando per scontato, che né le sue testimonianze né le sue deduzioni potevano essere considerate come una prova scientifica dell'esistenza degli spiriti o della sopravvivenza dell'io cosciente nell'aldilà, Ferraro evidenziava come il suo percorso di ricercatore l'avesse convinto – a livello personale – dell'esistenza di un disegno volto a dare una direzione ed un significato particolare alla sua vicenda umana. Dopo aver scritto alcuni libri sulle sue ricerche sul campo, rielaborò il materiale raccolto in due testi: Testimonianza sulla parapsicologia (MEB, 1993), ed il già citato Testimonianza sulla medianità. In seguito scrisse anche Il problema di vivere il mistero. Accettare o ricusare la parapsicologia? (Centro Studi Parapsicologia, 2000), Parapsicologia e... spiritismo. Testimonianze incredibili sulla medianità (L'Età dell'Acquario, 2004), ed il libro di memorie L'enigma della creatività (Erga, 2001).

Il Mediatore

Negli anni 1984 e 1985 il Cerchio Esseno di Roma aveva ricevuto una cospicua quantità di comunicazioni, che sembravano vere e proprie lezioni di livello filosofico. Il materiale veniva considerato anomalo dai componenti del circolo (il cui medium operava per incorporazione o tramite rapida selezione delle lettere sul tabellone) perché non era preceduto o seguito da alcun commento da parte delle guide, che di solito intervenivano attivamente per chiarire ed approfondire il contenuto delle comunicazioni. In questo caso, invece, era come se il testo venisse letto da un libro, con voce decisa e stentorea, ma senza alcun dialogo con i partecipanti. I concetti espressi erano difficili da seguire e da comprendere, nonostanto il buon livello culturale dei membri del circolo, i quali ritenevano che l'entità comunicante – a loro avviso evoluta – non avrebbe potuto essere da loro identificata, nonostante una delle guide, chiamata Giullare, avesse suggerito un nome con cui chiamarla (che Ferraro non rivela, per i motivi che saranno spiegati, limitandosi a chiamarlo Professor X).

A pag. 44 del libro Manifestazioni e messaggi dall'aldilà, a cura del Cerchio Esseno (Edizioni Mediterranee), nell'edizione del 1990, viene rivelato il nome indicato da Giullare per l'entità in questione: Mediatore. Richiesto di qualche ragguaglio in merito alla scelta di questo nome, Giullare rispose che l'entità poteva essere considerata come «mediatore tra la vostra dimensione ed un'altra dimensione», un «tratto d'unione tra due tipi di insegnamento: quello terreno e quello che continua dopo il passaggio che chiamate morte». Il Mediatore fu considerato come un maestro dai componenti del circolo, ed i suoi insegnamenti occupano oltre 60 pagine del libro citato, nel quale troviamo scritto (pag. 43): «...che fosse un'intelligenza autonoma potemmo dedurlo dalla qualità dei concetti espressi, che non erano di facile e pronta comprensione neanche per i più dotati tra noi nel campo del ragionamento filosofico. In merito alla complessità dell'esposizione, ci fu ripetutamente detto che essa era, in un certo senso, voluta sia per stimolarci e costringerci a riflettere su quanto veniva detto, sia perché quel modo di esprimersi era proprio del Mediatore nella vita terrena».

Dopo aver ribadito come, nella casistica medianica, sia molto raro che si possa pervenire all'identificazione di entità di elevato livello, i curatori del libro notavano che «...se ogni regola ha la sua eccezione... per quanto riguarda il Mediatore tale eccezione si è verificata. Siamo pervenuti alla sua identificazione grazie ad alcune indicazioni carpite alle guide... e ad alcune coincidenze». Alcuni membri del cerchio avevano infatti fatto leggere le comunicazioni del Mediatore ad Amedeo Rotondi (1908-1999, proprietario della nota Libreria delle Occasioni tuttora esistente a Roma, in via Merulana), il quale, pur non facendo parte del cerchio, era un appassionato cultore di spiritualismo ed esoterismo. Rotondi disse che quelle lezioni gli ricordavano in modo impressionante lo stile di un suo antico docente di filosofia, il professor Roberto Giordani, che lui non vedeva da 60 anni. All'epoca dei fatti, nella seconda metà degli anni '80, Rotondi non riuscì a trovare – nella sua ben fornita libreria – nessun libro di quel suo maestro di un tempo, ma dopo un po' venne in possesso di un articolo del Giordani pubblicato su una vecchia rivista, e lo fece leggere agli amici del Cerchio Esseno, che restarono meravigliati dall'impressionante somiglianza di stile tanto nei concetti quanto nei termini. In seguito le guide del cerchio, sollecitate dai partecipanti, confermarono l'identità del Mediatore.

Qualche mese dopo le stesse guide dissero ai membri del circolo di invitare Amedeo Rotondi ad assistere ad una seduta come ospite. In quell'occasione il Mediatore, che non si manifestava da alcune sedute, parlò rivolgendosi direttamente – cosa che non aveva mai fatto prima – al suo antico allievo con queste parole: «Idealmente abbracciamo il figlio Amedeo di cui seguiamo l'operato...». Seguivano alcune espressioni di simpatia e di affetto. Infine Amedeo Rotondi, dopo aver fatto alcune ricerche per conto proprio, chiese di aggiungere al paragrafo del libro dedicato al Mediatore questa sua breve nota sul professor Giordani (riportata a pag. 44): «Il prof. Roberto Giordani, di cui conservo un affettuoso ricordo di docente e anche d'amico, era nato in un paese della valle dell'Aniene, Arsoli, agli inizi del secolo. Filosofo, di sentimenti religiosi, non conformisti, abitò a Roma al quartiere S. Giovanni fino alla morte, avvenuta intorno agli anni '60. Ebbe una piccola polemica col noto filosofo Ugo Spirito. Conservo al riguardo un articolo del prof. Giordani che, a suo tempo diedi in fotocopia al  dierttore del Cerchio Esseno. Quando ho assistito alle sedute ho provato grande gioia nel risentire la voce del prof. Giordani...».

Il prof. Giordani era vivo e vegeto

Le sedute proseguirono nella convinzione che il Mediatore fosse effettivamente lo spirito del prof. Giordani, considerato trapassato. Ma, come raccontava Ferraro, una copia degli insegnamenti ricevuti dal Mediatore fu data ad un sacerdote, amico di uno dei membri del cerchio: al sentire che il professore veniva considerato morto il sacerdote restò allibito, dato che lo conosceva bene e sapeva che era ancora vivo ed arzillo, sebbene in età avanzata (quasi 90 anni). La contenuta differenza di età tra il Giordani e Rotondi (meno di dieci anni) non era tale da invalidare il rapporto insegnante-allievo, dato che il Giordani iniziò ancor giovane la sua carriera didattica universitaria. Quando il sacerdote, d'accordo con Rotondi, contattò il prof. Giordani per raccontargli tutta la curiosa vicenda, il professore cadde dalle nuvole, perché il suo io cosciente non ne era stato in nessun modo coinvolto. Inoltre nel 1954 il Giordani aveva pubblicato un'opera filofofica in due volumi, Il transistenzialismo (Edizioni del Fuoco) – sostanzialmente un progetto di superamento dell'idealismo hegeliano e del pessimismo esistenzialista – la cui terza parte del primo volume rispecchiava piuttosto fedelmente le tematiche delle comunicazioni ricevute per via medianica dal Mediatore. Ma c'era di più (e questo Ferraro non poteva scriverlo per i motivi che vedremo): nel 1948 Giordani aveva pubblicato un altro saggio filosofico intitolato, guarda caso, Il Mediatore (Ed. Anoica).

Tramite l'amico sacerdote, Ferraro entrò in contatto col professor Giordani, col quale ebbe rapporti improntati a cordialità, anche se il Giordani restava (comprensibilmente) perplesso in merito alle comunicazioni medianiche. I membri del cerchio incaricarono in seguito Ferraro di tastare il terreno in merito alla possibilità di pubblicare il caso (come poi fu fatto nel 1990), eventualmente con un riscontro tra le comunicazioni medianiche ed il testo tratto dal libro di Giordani, e – se possibile – un commento del professore stesso. Ferraro scrisse alcune lettere a Giordani, che rispose sempre verbalmente (al telefono) con corretteza e cordialità, in termini che Ferraro interpretò come non contrari alla divulgazione del caso, purché egli (Giordani) non ne fosse coinvolto. Intorno al 1990 venne anche fatta una seduta straordinaria per chiedere (finalmente!) alle guide come mai non fosse stato palesato che l'entità del Mediatore era connessa ad un vivente. La guida Alexander rispose in questi termini: «...innanzi tutto, vi dico i motivi per cui non vi abbiamo messo al corrente del fatto che il Maestro che per lungo tempo si è manifestato e vi ha insegnato tante cose, era vivo, ossia ancora incarnato. Ci sono dei motivi che possiamo definire tecnici; se vi avessimo messi al corrente di ciò, si sarebbero create delle condizioni particolari a livello psicologico. Molti di voi si sarebbero dati da fare per rintracciare questa elevata Entità che ancora alberga nella matrice umana e questo avrebbe compromesso il prosieguo dei suoi interventi. (Rivolto a Ferraro) Tu mi capisci, vero, amico Alfredo? Non sareste stati, inoltre, abbastanza sereni e qualcuno di voi avrebbe avuto una reazione interna non positiva e, per ultimo, volevamo appunto portare a termine questo disegno affinché coloro che lo possono... in un futuro più o meno prossimo, usino questo avvenimento sia per fini conoscitivi, sia per fini morali».

A me sembra che le ragioni addotte da Alexander fossero campate in aria, comunque in merito alla divulgazione del materiale la guida così si espresse: «...l'ultima parola spetta all'essere incarnato. Mi spiego: non potete usare questo avvenimento, questo fenomeno, se più vi fa piacere chiamarlo, se non è pienamente d'accordo il Maestro stesso, ossia il professor Giordani, in quanto lui è sempre stato inconsapevole, a livello razionale, di quanto accadeva. Noi prevedevamo che, una volta venuto a conoscenza di ciò, lui reagisse positivamente, come infatti è stato... ma da qui a propagare questo fatto... non possiamo darvi il pieno consenso. Mi capite?». Tornerò in seguito su queste parole della guida perché sono molto importanti per chiarire la relazione che viene attribuita all'io cosciente nei confronti dello spirito. Resta il fatto che si tratta di un'argomentazione del tutto insoddisfacente, in merito alla quale lo stesso Ferraro si mostra perplesso. Infatti il libro del Cerchio Esseno era già stato pubblicato, e prima della pubblicazione i verbali delle comunicazioni erano stati letti alle guide, che li avevano approvati, senza fare alcun cenno al fatto che il Mediatore fosse associato ad una persona vivente anche quando era evidente che i membri del cerchio ritenevano che il prof. Giordani fosse morto.

La lettera dell'avvocato

Ferraro aveva organizzato, tramite l'amico sacerdote, un incontro tra i membri del Cerchio Esseno ed il professore, a casa di quest'ultimo. Quando chiese alla guida Alexander se tale incontro sarebbe stato utile, ottenne questa risposta: «Essenzialmente è utile ma non ai fini dello sviluppo del problema... il tuo colloquio potrà essere molto utile in quanto potresti cominciare a preparare psicologicamente il Maestro. Noi continuiamo a definirlo tale, perché lo è veramente. È un'entità molto evoluta». Nel ritrovarsi dopo sessant'anni, Giordani e Rotondi si scambiarono un affettuoso e commovente abbraccio. Il colloquio iniziò serenamente, ma poi alcuni familiari del professore videro un'opportunità per un rilancio editoriale della sua opera (un'impresa che, secondo Ferraro, presentava non poche difficoltà) e cercarono di sfruttare l'occasione. Così l'incontro si concluse con un nulla di fatto, anche se Giordani riconobbe che l'elaborazione del suo pensiero era sempre avvenuta in condizioni di particolare ispirazione (cosa che peraltro accade a diversi pensatori). Però, anche un successivo contatto telefonico da parte di Ferraro non portò a nessun risultato.

Infine, il Ferraro, il Cerchio Esseno, l'editore e lo stampatore del libro Manifestazioni e messaggi dall'aldilà, ricevettero da parte di uno studio legale la seguente lettera datata 23 ottobre 1992: «Il Prof. Giordani mi ha conferito incarico di adire le competenti sedi giudiziare a tutela dei propri diritti in relazione alla illecita riproduzione mediante imitazione servile con apocrife alterazioni sul volume (Manifestazioni e messaggi dall'aldilà)... di una parte... della propria opera (Il transistenzialismo). Salvi ed impregiudicati gli aspetti di rilevanza penalistica del plagio e del contesto in cui detto illecito si è verificato e perpetuato, il Prof. Giordani Vi invita a far ritirare e ritirare immediatamente dal commercio le copie ancora in distribuzione del volume suindicato e Vi diffida dalla pubblicazione di altro volume nel quale sia ripetuta la già avvenuta violazione...». In sostanza, il Cerchio Esseno veniva accusato di aver copiato pedissequamente alcuni capitoli del libro del Giordani, apportandovi arbitrarie variazioni. Fu per questo motivo che anche Ferraro decise di omettere dal suo libro ogni riferimento al Giordani ed alle sue opere.

Com'è ben comprensibile, Ferraro si meravigliò non poco del fatto che una personalità indicata dalle guide come elevata entità si fosse poi comportata in modo così meschino, tanto che scrisse senza mezzi termini: «Posso dire che la presa di posizione del professor X, plagiato sì da scendere così in basso, sia un esempio lampante di stupidità umana e di grande ignoranza... Mi ha colpito il fatto che una persona predicata dalle guide come al massimo dell'evoluzione spirituale possa essere caduta di tanto. M'è stato detto (dalle guide) che, quando lo spirito è ancora avvolto nel garbuglio della materia, è esposto ad ogni rischio, indipendentemente dal suo stato evolutivo». Ancora una volta, si ha l'impressione che le entità comunicanti cerchino di cavarsela per il rotto della cuffia.

Un po' di chiarezza

Ferraro scrisse che nel corso di una seduta era stato chiesto ad Alexander se i messaggi pervenuti rispecchiassero fedelmente il pensiero contenuto nell'opera del Giordani o se le comunicazioni implicassero un'evoluzione, risultando più complete rispetto agli scritti di un tempo. La guida rispose: «Questo preferiremmo che foste voi a scoprirlo e avrete senz'altro il modo... Verrà il momento in cui potrete confrontare e sarà molto interessante». Ferraro aggiunse poi, in una nota (pag. 413): «Ho personalmente proceduto a un confronto diretto fra il testo del professor X e i messaggi medianici e, anche prescindendo dalla riproduzione solo parziale della sua opera, ho notato dei ritocchi intelligentemente operati ed essenziali all'adeguamento di quel testo a una esposizione in chiave appunto medianica del medesimo». Il testo confrontato da Ferraro con le comunicazioni medianiche dovrebbe essere quello contenuto nel primo volume, parte terza, de Il transistenzialismo. Io non ho quel testo, ma mi sono procurato una copia de Il mediatore (il cui titolo mi interessa di più per ovvie ragioni) e ne ho verificato il contenuto: pur trattando – almeno in parte – gli stessi temi attribuiti all'entità comunicante nel libro del Cerchio Esseno, il volume del Giordani è più ampio, articolato e complesso, ed il testo non è direttamente sovrapponibile.

È venuto il momento di cercare di fare chiarezza in merito alle persone ed alle entità (o spiriti che dir si voglia) coinvolte in questa storia. In ordine di tempo, abbiamo anzitutto il professor Giordani, il cui io cosciente impegna l'intelletto in una ventennale attività di pensiero, riflessione, meditazione ed eleborazione, mediante la quale viene ideata una struttura filosofica esposta dapprima in alcuni libri ed articoli, pubblicati tra il 1945 ed il 1953, e poi sintetizzata e riformulata in un'opera più ampia – ma non ben riorganizzata – pubblicata nel 1954: Il transistenzialismo, appunto. Tra il 1984 ed il 1985 il medium del Cerchio Esseno comunica a voce per incorporazione una serie di messaggi provenienti da un'entità chiamata il Mediatore, che vengono pubblicati nel 1990 in un libro delle Edizioni Mediterranee (Manifestazioni e messaggi dall'aldilà), del quale occupano le pagine da 125 a 188. Altre comunicazioni da parte della stessa entità furono pubblicate in un secondo volume (pagine 155-159) del Cerchio Esseno: Nuove Manifestazioni Medianiche (a cura di Natalino Tulli, Mediterranee, 1995).

Nel 1992 il professor Giordani, venuto a conoscenza della cosa, di sua iniziativa o consigliato da altri si rivolge ad un avvocato, perché ritiene che il medium abbia plagiato – in un modo o nell'altro – parte del contenuto del suo libro, sul quale egli mantiene i diritti d'autore. Dunque riconosce una sostanziale coerenza (l'avvocato parla addirittura di riproduzione mediante imitazione servile) tra il proprio pensiero e le comunicazioni medianiche. D'altra parte il medium – che durante la trance ad incorporazione non è cosciente – afferma di non aver mai saputo nulla dell'esistenza del professore o della sua opera, né di aver mai letto un suo libro: di fatto, il Giordani non è un autore celebre, e le sue opere sono note solo nell'ambito filosofico accademico. Qualcuno potrà non credere al medium, ma per una serie di valide ragioni sia Ferraro che gli altri membri del cerchio sono certi che egli non potesse mentire né simulare. Quanto a reminiscenze inconsce, a telepatia, a lettura di libri chiusi e ad altre forme paranormali di acquisizione di informazioni, ne parleremo tra poco.

È bene ricordare che sulla genesi dei processi della psiche che portano all'elaborazione di un romanzo oppure di un saggio filosofico non abbiamo sufficienti conoscenze. Nell'antichità si riteneva che l'ispirazione fosse una specie di stato medianico che consentiva a persone dotate di entrare in contatto con un'entità semidivina (la musa), che in un certo senso dettava l'opera. Gli stati mentali di concentrazione, di riflessione e di meditazione ragionata su certi temi possono essere considerati come una forma attenuata e cosciente di trance medianica, mediante la quale la mente elabora il materiale della psiche con un maggiore coinvolgimento delle risorse intellettive dell'io cosciente, ed in tempi lunghi. Nella trance medianica vera e propria, invece, il materiale prodotto dalla mente del medium o trasmesso dalle entità viene acquisito direttamente e rapidamente, in forma di pensiero già elaborato, ma quasi sempre senza la partecipazione dell'io cosciente del medium. In entrambi i casi il materiale ricevuto proviene dalla stessa origine: la psiche.

Il materiale della psiche era già stato elaborato coscientemente dal prof. Giordani certamente prima del 1954, e comunque era stato anche fissato in alcuni suoi libri. Nel 1984 materiale molto simile venne in qualche modo pescato dagli archivi cosmici (simili a quelli che io ho attribuito alla Human Mind Inc. nel mio raccontino mitologico) e comunicato medianicamente da parte di una voce incorporata, che una delle guide suggerisce di chiamare il Mediatore, senza rivelare che questo è il titolo di un libro del Giordani, pubblicato nel 1948. Nella seconda metà del secolo scorso una notevole quantità di materiale di argomento filosofico, spirituale e metafisico venne comunicata tramite messaggi medianici o processi di cosiddetto channeling (scrittura automatica o semplice dettatura in stato di semitrance). Oltre al Cerchio Esseno, si può richiamare la copiosa produzione medianica del Cerchio Firenze 77 o dell'Entità A a Napoli (tramite il medium Corrado Piancastelli). Indipendentemente dalla coerenza e dalla qualità delle argomentazioni (che, sulla base delle registrazioni trascritte, non di rado lasciano a desiderare sotto il profilo logico e conoscitivo), gli elementi che più catturano l'attenzione di chi è interessato ai fenomeni medianici risiedono, più che nel contenuto dei messaggi stessi, nella personalità delle entità e nei poteri che consentono loro di compiere autentici prodigi, anche se di piccola entità.

Gli effetti prodotti dalle entità guida

La maggior parte di coloro che hanno partecipato a queste sedute medianiche testimoniano della particolare atmosfera che si veniva a creare durante gli interventi delle entità guida: sentimenti di pace, di serenità, di fiducia si associavano a stati emotivi di dolce commozione, generati dalla sensazione di sentirsi amati. Alcuni hanno parlato di un'atmosfera satura di vibrazioni di comprensione e di amore, a volte pervasa di sacralità. Presso alcuni circoli medianici, in particolare il Cerchio Firenze 77, alla presenza di determinate guide (chiamate maestri dai partecipanti) si associava un intenso profumo di fiori, diverso e caratteristico per ogni entità, che spesso restava addosso ai partecipanti e sui loro abiti per qualche giorno, dopo la seduta. Inoltre, tanto nel Cerchio Esseno quanto nel Cerchio Firenze 77, i messaggi medianici di contenuto intellettivo si alternavano con fenomeni di apporto di notevole rilevanza, per la ricchezza di dettagli che è stato possibile osservare, documentare e fotografare. Particolarmente interessante è anche la componente energetico-luminosa associata alla materializzazione degli apporti. Non mi dilungo ulteriormente su questi fenomeni, in merito ai quali i libri pubblicati dal Cerchio Esseno e dal Cerchio Firenze 77 presentano un'abbondante documentazione. Mi interessa solo sottolineare come, di fronte a fenomeni che denotano poteri che noi potremmo definire magici, è comprensibile che si presti attenzione anche alla personalità delle entità ed al contenuto dei loro messaggi ed insegnamenti.

Tuttavia nel mettere a confronto comunicazioni a carattere filosofico-spirituale provenienti da entità diverse, tramite medium diversi, si riscontrano alcune analogie, ma anche sostanziali differenze. La stessa cosa accade quando si mettono a confronto sistemi filosofici o speculazioni di carattere religioso generati mediante l'attività intellettiva umana: si tratta pur sempre di prodotti della psiche che, sfuggendo alla possibilità di controllo e di verifica offerta dalla realtà fisica oggettiva, possono affermare qualsiasi cosa sia logicamente (e non di rado anche non logicamente) sostenibile. Le persone che ascoltano o leggono tali comunicazioni ed insegnamenti, a seconda della loro sensibilità, del loro orientamento intellettuale e della loro cultura, possono entrare in sintonia preferenzialmente con quello che è stato detto dall'una o dall'altra entità. Va anche osservato che nel caso di entità che comunicano per lunghi periodi (dell'ordine dei decenni), il tono ed il contenuto dei messaggi iniziali possono essere sensibilmente diversi rispetto ai messaggi finali. Alcune entità dichiarano, molto correttamente e ragionevolmente, che i loro messaggi non hanno alcuna pretesa di insegnare o di rivelare alcuna verità, ma costituiscono solo uno stimolo nei confronti degli umani affinché ciascuno ricerchi la verità in se stesso/a.

Va però riconosciuto che gli spiriti, o almeno alcuni tra loro, hanno conoscenze a capacità operative, non dico superiori a quelle umane, ma certamente di una qualità diversa, che consente loro di realizzare operazioni complesse sulla materia – come le smaterializzazioni e le materializzazioni – che sfuggono completamente, almeno fino ad oggi, alle nostre capacità conoscitive ed operative. Per contro, talvolta si ha l'impressione che essi siano poco informati – o abbiano una visione ingenua – in merito ai nostri progressi tecnologici e scientifici, o anche riguardo alle nostre conoscenze storiche. Ma questo può dipendere dal fatto che le entità attingono le loro capacità espressive linguistiche, e forse anche le loro conoscenze su nostro mondo, dalla psiche del medium e degli altri partecipanti alle sedute. In ogni caso, l'impatto emotivo esercitato sugli umani dai prodigi ai quali ho accennato fa sì che quasi sempre si instauri una relazione di deferenza reverenziale nei confronti delle comunicazioni intellettive delle entità.

Gli archivi dell'inconscio

Le creazioni dell'intelletto umano vengono attribuite, nella nostra cultura, a processi mentali inconsci i cui risultati diventano coscienti, senza che si riesca a definire meglio questa funzione che viene comunque fatta rientrare nell'ambito delle normali attività cerebrali. Ma che il cervello abbia capacità di connessione con certi campi, oltre che di elaborazione, è stato ormai riconosciuto dagli studi nel campo della parapsicologia, relativamente ad attività (telepatia, chiaroveggenza, precognizione) per le quali i limiti imposti dalle normali dimensioni spazio-temporali vengono superati. L'inconscio può essere dunque immaginato come un immenso archivio virtuale, indipendente dal tempo così come noi lo conosciamo, che contiene non solo tutte le esperienze della psiche già acquisite coscientemente dagli umani, ma anche quelle che potenzialmente potranno diventare coscienti in futuro. L'attività pensante, con le sue modalità di attenzione, di concentrazione, di impegno costante e di elaborazione cosciente, diventa allora una forma di accesso medianico agli archivi dell'inconscio.

Ma, a quanto pare, anche gli spiriti hanno accesso a quegli archivi, dato che tutto il materiale che ci viene trasmesso tramite i medium o è direttamente tratto dagli archivi, o è un'elaborazione di ricordi, pensieri ed altre esperienze conservate negli archivi, che contengono tutto il materiale della psiche umana: tanto quello già coscientemente sperimentato quanto – allo stato potenziale – quello che può essere sperimentabile. In questo modo, mi sembra, si può spiegare il fatto che il pensiero trasmesso verbalmente da un'entità spiritica che si fa chiamare il Mediatore presenti tante analogie col pensiero messo per iscritto e pubblicato alcuni decenni prima da un essere umano, il prof. Roberto Giordani. Ovviamente, per quello che riguarda il nostro mondo, in relazione alla genesi temporale dell'opera ed all'impegno intellettuale cosciente, i diritti d'autore spettano al Giordani! Ma, trattandosi di materiale originato dalla psiche, anche Giordani non ha fatto altro che estrarre dall'inconscio qualcosa che vi era già presente in forma grezza. Possiamo fare un paragone: il materiale grezzo contenuto nell'inconscio allo stato potenziale è come la roccia madre che contiene un minerale metallico, mentre il materiale elaborato coscientemente dall'intelletto umano è come il metallo estratto dalla sua roccia madre e raffinato. Resta da capire perché il materiale della psiche archiviato nell'inconscio è considerato così importante.

L'io cosciente ed il suo spirito

In ogni sezione di questo sito l'io cosciente è sempre stato considerato come il fondamentale nucleo di riferimento della vita e dell'esperienza umana individuale. Il materiale della psiche è l'oggetto dell'esperienza dell'io cosciente, che viene coinvolto dalla psiche fino al punto da identificarsi completamente con le proprie esperienze. In definitiva, il punto di vista da cui partiamo è quello relativo alla condizione umana. Ma abbastanza spesso le entità comunicanti – nei loro messaggi considerati di elevato contenuto intellettivo – ci raccontano un'altra storia: in un'altra dimensione, definita come trascendente, eterea o spirituale, vivono delle entità non soggette al tempo, dunque eterne o comunque non mortali, che compiono cicli di esperienze nell'uno o nell'altro dei mondi di questo o di altri universi, per accrescere la loro conoscenza ed acquisire un livello superiore di coscienza: in una parola, per evolversi. Queste entità sono gli spiriti, e l'esperienza di ogni spirito consiste nell'associarsi – almeno in questo mondo – ad un essere umano. Ci viene anche detto che uno spirito compie il proprio percorso attraverso una serie di reincarnazioni in un mondo (come la Terra), e che esso si ricorda di tutte le esperienze coscienti quando torna nella condizione di spirito disincarnato, mentre l'io cosciente di un umano non si ricorda – di norma – delle sue vite precedenti.

Se le cose stanno in questi termini, nel corso della vita umana l'interesse si sposta, com'è ovvio, sulla relazione tra l'io cosciente ed il suo spirito o, se preferiamo, tra lo spirito e l'io cosciente della sua attuale incarnazione. Ma ciò di cui noi abbiamo autocoscienza nella nostra condizione di umani è l'io, mentre lo spirito è di solito inconscio. Come ho più volte evidenziato, ciò di cui l'io fa diretta esperienza cosciente è la psiche umana, e le nostre esperienze sono determinate dalle esigenze naturali del nostro corpo, dai programmi che ci trasmette l'ambiente socioculturale in cui viviamo e, in qualche misura, dalle istanze originate dal nostro spirito che pervengono all'io cosciente. Saremmo allora interessati a sapere in che modo, in quanto io cosciente, possiamo metterci in contatto, comunicare e collaborare col nostro spirito, qual è il suo programma, che cosa gli interessa, e soprattutto cosa accadrà all'io cosciente alla morte del suo organismo. E qui le cose si complicano, perché le diverse comunicazioni medianiche non sono, nel merito, né chiare né coerenti, e fanno spesso confusione tra lo stato di coscienza dello spirito e quello dell'io, che, evidentemente, sono ben distinti. Inoltre viene talvolta menzionato anche uno spirito guida, distinto dal nostro spirito, il quale può anch'esso far sentire il proprio richiamo all'io cosciente. Per tacere del fatto che anche alcune istanze della psiche che coinvolgono l'io cosciente potrebbero essere determinate da entità spiritiche di varia natura, ben diverse dal nostro spirito. Insomma, da parte di entità evolute come venivano considerate quelle che comunicavano nei circoli medianici citati, ci si potrebbe attendere maggiore chiarezza.

In ogni caso, l'interesse che l'io cosciente sente tanto nei confronti della propria esperienza umana quanto riguardo al proprio destino al termine di questa vita, è un dato di fatto. Non tutti accettano tranquillamente e passivamente l'aspetto transitorio e provvisorio della vita umana, anche se ci si può mantenere sereni nei confronti della morte. E dunque, poiché le entità che si sono manifestate in queste sedute medianiche hanno dimostrato di essere in grado di compiere prodigi, ed hanno quasi sempre interagito in modo amorevole e comprensivo nei confronti dei partecipanti, senza imporre dogmaticamente alcunché – anzi invitando gli interlocutori ad elaborare direttamente i temi affrontati ed a cercare in loro stessi le risposte più soddisfacenti – è comprensibile e ragionevole che i loro messaggi ed i loro insegnamenti siano valutati con attenzione. Nella pagina del mese prossimo prenderò in esame quelli che secondo me sono gli aspetti meno convincenti di queste comunicazioni, ma adesso, per concludere, vorrei approfondire il tema del rapporto tra l'io ed il suo spirito.

Come ho detto, nel corso della vita l'io cosciente sperimenta sintonie della psiche di ogni genere, ne viene coinvolto, e di norma si identifica completamente con esse. Dal punto di vista dello spirito – per come ci viene presentato in gran parte dei messaggi medianici – l'esperienza dell'io cosciente è illusoria, perché limitata nel tempo e perché aleatoria, in quanto soggetta ai limiti sensoriali e mentali del corpo umano, che danno una falsa percezione della realtà. L'unica vera realtà sarebbe quella a cui si ha accesso nella dimensione dello spirito, se si è sufficientemente evoluti, una volta che si sia passati attraverso la crisi trasformativa della morte, che potrebbe essere definita come una metamorfosi di transizione dallo stato di io cosciente, ma vincolato al funzionamento del corpo e del cervello, a quello di io spirituale. Ma, naturalmente, finché noi viviamo la vita umana sperimentiamo la nostra realtà – pur con tutti i suoi limiti e difetti – e non quella dello spirito, e ci sembra ragionevole chiederci per quale motivo lo spirito voglia fare esperienza di questa realtà (ritenuta illusoria) ed in che relazione sia con l'io cosciente. Dunque vi deve essere la possibilità e la volontà, da entrambe le parti – l'io cosciente e lo spirito – di instaurare un dialogo leale e collaborativo, con pari dignità, in modo che ciascuna parte possa prendere coscienza e tener conto delle esigenze dell'altra: non dimentichiamo che è l'io cosciente a dover sopportare tutte le difficoltà della vita e superare gli ostacoli che si presentano.

La ricerca di un contatto tra l'io cosciente ed il suo spirito può essere paragonata alla costruzione di un ponte che colleghi due terre separate dal mare, o di un tunnel sotto una montagna. Il lavoro deve avanzare da entrambe le parti, finché non avviene il ricongiungimento. Lo spirito, pur con tutti i suoi limiti, potrà dare una mano all'io cosciente tanto nell'affrontare le difficoltà della vita quanto (e questo mi sembra l'aspetto più importante) nel liberarsi dall'assoggettamento ai conflitti della psiche, mentre l'io cosciente potrà collaborare più efficacemente con lo spirito nella ricerca di quelle esperienze che lo spirito ritiene necessarie per la propria evoluzione. Ma soprattutto si viene a creare, anche prima della morte, una sintonia tra la coscienza dell'io – legata al funzionamento del cervello – e quella dello spirito, libera dai condizionamenti della corporeità. L'io, pur mantenendo la propria coscienza, si può sentire più libero dai condizionamenti e dalle esigenze imposte dalla vita umana, e può passare attraverso il tempo che gli resta da vivere in uno stato di serenità e di interesse, attendendo con calma fiducia l'evento della morte. 


 

 

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